Le Sabbie di Avalon
capitolo XXIV
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CAPITOLO XXIV - UN PIANO PERFETTO
Settembre, Inghilterra...?
Una leggerissima ed inquietante luce opaca filtrava attraverso gli immensi lastroni di vetro color verde bottiglia che chiudevano ermeticamente la grande sala nella quale si ergeva minaccioso il trono del Signore Oscuro.
La mite ed appena accennata luminosità andava a riflettersi sugli intarsi marmorei del pavimento levigato, mentre il silenzio più totale regnava in quella tomba spettrale.
La figura alta e letalmente elegante del terribile mago si muoveva nella stanza scivolando sull'orlo dell'ampio mantello nero. I suoi occhi iniettati di sangue facevano trasparire una certa apprensione, o quantomeno una particolare sensazione di attesa. Questa volta non poteva fallire. Non doveva.
Davanti alle sue avide e vendicative mani si era presentata un'occasione troppo grande, troppo preziosa per essere sprecata. Tutto era perfetto, tutto andava secondo i suoi perfidi piani.
Quello stolto del Re delle Fate aveva fatto il suo gioco. Credeva forse di proteggere le Sabbie a Hogwarts? Certo, sarebbe stato difficile entrare nel castello. Ma una volta dentro...niente e nessuno avrebbe potuto ostacolare la furia devastatrice che quel misterioso materiale magico avrebbe provocato sulla prescelta...e comunque Lord Oberon non avrebbe mai scelto Hogwarts se avesse saputo del suo...asso nella manica.
Ancora pochi minuti ed avrebbe avuto tra le mani ciò che gli avrebbe permesso di entrare a Hogwarts sotto il naso di Silente...e da quel punto in poi, non ci sarebbero stati più problemi. Poteva quasi avvertire nell'aria il dolce profumo del sangue innocente che di lì a pochi mesi avrebbe avuto modo di spargere...il sangue di Potter, dei suoi amici. E allora sarebbe tornato, allora ogni mago sulla faccia della Terra avrebbe avuto un nuovo Padrone...
...ma dove diavolo era finito quell'idiota?? Non doveva mandare Minus per un compito così importante, non doveva. Voldemort si sfregava le mani scheletriche impazientemente. Ormai era ora...doveva arrivare da un momento all'altro. Ormai era tutto pronto.
L'ultima zingara chiromante era prigioniera, non poteva sfuggire al suo destino. Mancava solo quell'ultimo particolare...e finalmente la porta che separava la sala del trono dal resto del mondo si aprì scricchiolando. Peter Minus entrò timidamente, riverendo il suo signore e scusandosi del ritardo.
"É--É---è stato difficile trovarlo, Signore" disse affannandosi "Q-q-quelle strade di Nocturn Alley sono sempre più intricate. Comunque ora è qui, ed ha tutto pronto"
"Lascia stare. Fallo entrare immediatamente" sibilò il mago. Minus fece un cenno con la mano ferrea ad una terza presenza che si trovava ancora fuori dalla porta.
Un uomo basso e tozzo, dall'andatura zoppicante e scalcinata si avvicinò al trono. Si inchinò maldestramente, alzò lo sguardo e posò con terrore ed emozione i suoi occhi piccoli e neri sulla maestosa e crudele figura di Voldemort.
"Sire..." azzardò con voce roca e rotta dalla tensione.
"Lo hai portato?" chiese freddamente il Signore.
"Si, Sire, come avevate ordinato...la mia più preziosa creazione" l'uomo mise in una delle tasche sudaticce una mano grassoccia e ne trasse fuori un sacchetto che porse con fare ossequioso a Voldemort. Il mago aprì l'involucro, e si lasciò delicatamente cadere tra le dita pallide il lucente contenuto.
La catenina d'oro al quale era appeso un ciondolo di perla, oro, argento e pietre preziose fece spalancare la bocca di Minus. Una piccola chiave d'argento risplendeva tra la trama della catena.
"É...splendido" commentò incredulo Peter.
"Si...si..." mormorò Voldemort "...è bellissimo, complimenti. Sei un grande artista" Il mago si chinò ancora di più ai piedi del trono
"Troppo buono Sire, troppo buono..."
"Incanterà chiunque...ma non è un semplice ninnolo che ti ho chiesto. Funzionerà...?" chiese minaccioso il Signore Oscuro.
"Oh si Sire, si Vostra Maestà, certo che funzionerà. Una passaporta come mai ne sono state create da mente magica. Usate da qualsiasi luogo la piccola chiave, e sarete trasportato dovunque il gioiello si trovi. Un'arma potente nascosta nella più deliziosa delle creazioni. É potentissima, testata contro tutti gli incantesimi, utilizzabile dovunque, come mi avevate chiesto" si affrettò a dire il mago.
"E..." aggiunse timoroso "...come mio apporto personale, ho completato l'opera con una piccola maledizione, che sicuramente Vostra Maestà apprezzerà. Chiunque indossi quel gioiello, sarà legato ad esso in maniera inscindibile. In questo modo la porta resterà sempre al collo della persona a cui il gioiello sarà dato...e non ci saranno possibilità di sbaglio. Ovunque mandiate quell'oggetto, lì potrete arrivare"
"Benissimo..." sussurrò Voldemort soddisfatto "..hai fatto bene il tuo lavoro. Avrai ciò che ti spetta" "Sire, il solo fatto di avervi aiutato è già la più grande delle ricompense" rispose l'uomo inchinandosi ancora una volta.
"Ora puoi andare" disse il Signore con un gesto della mano, riponendo il ciondolo nel sacchetto e mettendo la chiave al sicuro in una tasca della sua tunica. Il piccolo mago uscì lentamente da dove era entrato. Ci fu un attimo di silenzio tra Voldemort e Minus.
Poi quest'ultimo si avvicinò al suo Padrone.
"Fai in modo che il nostro uomo riceva questo" ordinò il Signore porgendo nelle mani di Peter il prezioso sacchetto "E fai attenzione...è un oggetto molto delicato"
"Si Signore, non si preoccupi" fece Minus, anch'egli allontanandosi dalla sala e precipitandosi nel corridoio buio che portava all'esterno.
Bene. Bene, pensò Voldemort sorridendo con i suoi denti aguzzi e grigiastri. Ora anche questo pezzo del puzzle era stato messo al suo posto.
Pian piano il suo disegno stava venendo fuori. Aveva calcolato tutto, freddamente, crudelmente. Il mago si alzò lentamente dal suo trono.
Con uno svolazzamento di bacchetta e una formula sibilata si fece largo tra le mura di una delle pareti laterali, entrando in una stretta stanza buia in cui splendeva solo una minuscola fiammella di candela. Su di un lato della cella fredda e desolata, gettata contro il muro putrescente ed incatenata senza possibilità di scampo, Lydia se ne stava seduta con lo sguardo perso nel buio e la mente avvolta da ombre. Non appena si accorse della presenza di Voldemort, ebbe un moto di rabbia e di disgusto. Si divincolò tra le catene. Il Signore Oscuro rise in maniera orribile, una risata che fece gelare il sangue della ragazza. "Agitati pure piccola zingara" cominciò beffardo il mago "sono venuto per dirti che ora abbiamo anche il modo di entrare a Hogwarts. É tutto pronto. É tutto scritto. Le Sabbie sono già mie"
"Forse avrai il potere, ma non ti basterà per soggiogare gli animi delle persone" cercò di urlare la fanciulla, dalla cui gola usci solo un sommesso singhiozzo rauco.
"Io non voglio soggiogarli. Io voglio schiacciarli" rise nuovamente Voldemort "Ed ormai è tutto tra i miei artigli...tutto calcolato nella maniera più precisa. Nessuna magia, nessun sortilegio di Ninfe o Elfi potrà mai annientare il potere che tu avrai e che metterai al mio servizio, volente o nolente. Non c'è forza tanto grande"
Lydia lo guardò stravolta. Negli occhi le si formavano lacrime amare. Ma nella sua mente ancora serpeggiava una speranza...minima, minuscola. No, non c'era nessuna forza magica che avrebbe mai potuto annullare il potere delle Sabbie.
Ma c'era una cosa, una grande forza, eterna e vitale che Voldemort non aveva preso in considerazione, che la sua mente lucida e crudele neanche conosceva, e che già una volta era stata causa della sua rovina.
Una forza che va aldilà della magia e del potere.
L'amore.
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