Le Sabbie di Avalon

capitolo XXVIII

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CAPITOLO XXVIII - IL VIAGGIO 

15 Aprile, Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Harry e Ron avanzavano a passo veloce per i corridoi del castello, già ombrosi per il pomeriggio che incalzava. Erano diretti verso la Torre dei Grifondoro, e la loro camminata era quasi automatica. Chiunque li avesse visti in quel momento, avrebbe bene inteso il loro stato di agitazione, timore, e pura e semplice curiosità.

Le rivelazioni nell'ufficio di Silente non erano servite molto a chiarire le idee di Potter. Si parlava di Fate, di portentose Sabbie, di terre e personaggi che fino a non molto tempo prima lui credeva solo creature da favola. E tutto questo sembrava preoccupare enormemente Sirius e Remus, e Piton e persino il Preside.

L'intervento della Skeeter era poi la ciliegina sulla proverbiale torta--se c'era lei di mezzo, allora qualcosa di importante stava davvero accadendo. Nella stanza del vecchio mago, Harry aveva provato una strana sensazione nel sentir pronunciare il nome di Voldemort in maniera così aperta, senza alcun tremolio nella voce bassa ed avvolgente di Silente.

Gli era quasi sembrato di sentire un bruciore alla fronte, ma si era trattato probabilmente solo della sua immaginazione. Ron non apriva bocca. Harry comprendeva che l'amico sapeva molte più cose di lui del mondo magico--e forse per lui le chiacchiere del Preside e di Black e Lupin erano state più che chiare, fin troppo chiare.

Non osava fare domande, con il timore di far impancare ancor di più Weasley, con il timore di cadere egli stesso in un'inutile preoccupazione per Sirius e Remus: non doveva pensarci, quei due sapevano come cavarsela, ed anche se odiava ammetterlo, Piton era un ottimo mago, e sarebbe stato d'aiuto in caso di pericolo.

I due ragazzini entrarono nella stanza Comune del Grifondoro, e si accomodarono su due poltrone vicino a dove Hermione, un libro sulle ginocchia e vari appunti sparsi per terra, stava studiando senza troppo interesse.

La ragazza appariva distratta, e preoccupata. "Ma dove eravate finiti??" chiese ai due non appena li ebbe davanti "Vi ho cercato per tutto il pomeriggio!"

"Scusa Hermione, abbiamo avuto da fare" rispose Harry a voce bassa, cercando di non farsi sentire dagli altri pochi studenti che ancora occupavano la sala.

"Da fare!?"

"Harry, a lei dobbiamo dirlo..."

"Ron!"

"Cosa dovete dirmi??" domandò la ragazzina indispettita.

Ron non si trattenne più, si lanciò in una concitata spiegazione, uno sfogo, riversò sulla ragazza tutta la sua agitazione, ricevendo occhiate di fuoco da parte di Harry.

"CHE COSA?? Le Sabbie delle Fate??" urlò Hermione alla fine del racconto.

"Hermione!" ammonì Harry guardandosi attorno "Ma vuoi che ti senta tutto il castello?"

"Scusa, ma...è talmente...incredibile...si pensava che le Sabbie fossero ormai perdute da...millenni" disse la ragazza arrossendo.

"É pericoloso! Mia madre mi raccontava sempre delle Fate...hanno poteri inimmaginabili. Se Voi-Sapete-Chi riesce a...a..." Ron balbettava con viso pallido "...allora si che la avrà vinta"

"Non succederà, Ron" lo zittì Harry "Sirius e Remus risolveranno tutto. Purché ci sia qualcosa da risolvere, hai sentito Silente..."

"E se qualcosa c'è" sospirò Hermione "allora dovrò ricredermi sulla Cooman"

Quella stessa sera Sirius, Remus, Piton e la Skeeter si riunirono per raggiungere il presunto luogo da cui lo strano messaggio era giunto. Ricevettero precise indicazioni dal Preside sull'ubicazione di quel che rimaneva del popolo degli zingari chiromanti.

Mentre si incamminava insieme ad i suoi compagni di viaggio verso il luogo prescelto per la partenza, Remus pensò a quanto incredibile fosse il Preside di Hogwarts. Un mago che era molto di più di ciò che appariva--un qualcosa di inimmaginabile, un potere enorme doveva essere racchiuso in quell'aspetto così gracile e paterno, se perfino le Fate si erano rivolte a lui, se lui era uno dei pochi prescelti custodi di segreti così importanti come quello che riguardava gli zingari, allora davvero Silente appariva come un personaggio impressionante nella sua maestosità.

I tre maghi e la strega si riversarono in una piccola saletta non molto lontana dalle prigioni di Pozioni. Il Preside aveva dato loro una buona quantità di polvere volante, così che tutti potettero sparire tra le ceneri del caminetto, e giungere sani e salvi a destinazione. Si ritrovarono in un bugigattolo buio e dall'odore di birra, dove un oste dai capelli scuri e crespi ripuliva alcuni boccali dietro un bancone di legno tarlato. Non sembrò neanche fare caso a quell'apparizione, e guardò le quattro figure con aria di sufficienza, quasi annoiata. Sirius lo guardò torvo mentre Piton si scansava con ribrezzo dallo squallore dei tavoli sporchi.

Remus avanzò verso l'uscita seguito dagli altri, dovevano arrivare prima di notte al villaggio zingaro. Sentiva un brusio continuo nelle orecchie, incessante e fastidioso.

Voltò il capo per scoprire che si trattava di Rita Skeeter, che dettava appunti romanzati alla sua fedele penna, a voce bassa e scrutando ciò che la circondava con i grandi occhi occhialuti.

"...ultimo baluardo di civiltà prima del selvaggio campo zingaro, una bettola governata da un rude e violento omaccione, che forse neanche sa le cose eccezionali che gli capitano attorno..."

Remus scosse la testa, tirò un sospiro, ed andò avanti.

Era ormai notte fonda e la Luna brillava nel cielo terso, un paio di spicchi dall'esser piena, quando i quattro giunsero ai cancelli dell'agglomerato di casupole prefabbricate.

"Questo posto mi mette i brividi" sussurrò Sirius avvicinandosi all'inferriata chiusa.

Un silenzio sordo e cupo aleggiava su tutta la distesa di terra, ai lati le alte ombre innerite degli alberi, pochi versi di uccelli notturni che ghermivano le loro prede nell'umidità di una notte senza nuvole. "Scommetto che tu lo adori invece, eh, Severus?" domandò Black rompendo la tensione.

"Piantala Black, e vedi di renderti utile" rispose il mago a denti stretti, sollevando la bacchetta verso la rete di ferro che li separava dalle case "Alohomora"

Non successe nulla. Tutto restò fermo come prima.

"Hai fatto cilecca, carissimo" rise Sirius.

"Ma cosa diavolo..."

"Molto semplice Severus" iniziò Remus calmo, avvicinandosi al cancello "É già aperto..." concluse con un sorriso, e facendo pacatamente cigolare l'inferriata arrugginita verso l'interno.

Piton gli mandò uno sguardo di ghiaccio mentre entrava, seguito dalla giornalista, china sui suoi appunti. "...è con sprezzo del pericolo che i tre coraggiosi maghi che mi accompagnano avanzano tra le capanne di questo luogo orrorifico..."

Le quattro figure si muovevano lentamente lungo le costruzioni approssimate. Non c'era nemmeno una luce accesa. Tutto era silenzio e buio.

"C'è qualcosa di strano..." disse ad un tratto Lupin, aggrottando le sopracciglia "Possibile che già siano tutti a dormire...e così profondamente...e con il cancello aperto..." Si avvicinò ad una delle casupole, salì le scalette che portavano alla porta, e ne discese subito diretto verso i compagni "Come sospettavo..le porte, sono sbarrate. Qui non c'è nessuno..."

Sirius era dubbioso "Ma se non c'è nessuno, vuol dire che non è possibile che il messaggio della Cooman sia---"

"Silenzio!" lo interruppe bruscamente Lupin, con gli occhi rivolti alla Luna e le orecchie bene attente ad ascoltare l'aria "Ascoltate..." continuò.

I quattro si sforzarono di sentire qualcosa, ma nulla sembrava provenire dalle costruzioni vuote e fredde. "Qualcosa...qualcuno, sentite, sta chiamando aiuto..."

"Io non sento niente, Lupin" rispose stizzito Piton.

Remus non rispose. Senza preavviso, si lanciò di corsa verso una delle capanne, una delle più grandi. Gli altri lo seguirono stupiti. Lupin si avvicinò alla porta della casa, e tese le orecchie.

"É qui..." sussurrò.

"Lunastorta, ma cosa..."

"C'è qualcuno qui dentro, Sirius, ne sono sicuro" rispose il mago facendo aprire lentamente la porta-finestra della capanna "Un lupo mannaro sa bene come dar ascolto ai propri sensi..." disse in un mormorio "Guardate, la porta non è sprangata..." I tre maghi e la strega entrarono all'interno della casa. Tutto dentro era buttato all'aria, cassetti aperti, stracci sparsi alla rinfusa.

"Ma cosa è accaduto qui...sembra che qualcuno stesse cercando qualcosa" mormorò Sirius.

"Non credo Felpato...guarda, i cassetti sono vuoti. Sembra piuttosto che qualcuno abbia lasciato la casa in fretta..." disse Remus.

Arrivarono davanti ad una porta socchiusa. Una sottilissima linea di luce fioca proveniva dall'interno, insieme ad un mormorio indecifrabile che ora anche Black, Piton e la Skeeter riuscivano a sentire. "...siamo arrivati. Dalla porta si odono mostruosi suoni e lamenti di una creatura in agonia. Cosa ci aspetta al di là del varco? Quali tremende scoperte, quali orrori, quali perico--"

"Signorina Skeeter" disse Sirius seccato, voltando il capo verso la donna "La pianti"

"...ed il galeotto Sirius Black si dimostra ancora una volta rude e violento, ostacolando con la sua forza bruta la voce della verità..." si affrettò a dettare la strega, guardandolo torvo.

"Basta con queste sciocchezze" esclamò Piton esasperato "Entriamo"

Aprì di scatto la porta, entrò nella stanza e fu seguito dagli altri. Lo spettacolo che si prospettò davanti ai loro occhi era tutto fuorché spaventoso o pericoloso. Rannicchiato su un letto sfatto, circondato da libri, un braciere spento, alambicchi e sacchetti profumati, un vecchio zingaro continuava una cantilena a bassa voce, con tono roco. Non appena vide i quattro appena entrati, gli occhi marroni gli si illuminarono, accennò un sorriso sulle labbra rugose.

"Siete arrivati" iniziò con voce rotta e rauca "Siete arrivati...lo sapevo..." tentò di alzarsi, ma non appena ebbe poggiato un piede scalzo sul pavimento, ricadde esanime.

"Presto, aiutiamolo" Remus gli corse in contro, lo sollevò con l'aiuto di Sirius e lo rimise sul letto. "Signorina Skeeter, presto, cerchi dell'acqua" ordinò Black. La donna si guardò intorno confusa. Notò una brocca sbeccata su un piccolo mobile in un angolo. La portò a Remus, che fece bere l'anziano uomo.  Lo zingaro sorseggiò quelle poche gocce come se non bevesse da secoli. Si riassettò, cercò di mettersi seduto sul letto, mentre con gli occhi lucidi ancora ammirava i suoi salvatori, e continuava a ripetere "Siete arrivati..."

"Come?? Come fa a sapere che saremmo venuti?" chiese d'improvviso Piton, facendosi spazio tra Sirius, Remus e Rita, vicino al vecchio

 "Perché io vi ho chiamati..." rispose lo zingaro sorridendo "...ditemi, chi, chi ha ricevuto il mio messaggio di aiuto?"

Remus deglutì. Allora era tutto vero...non erano semplici deliri quelli della Cooman "U--una strega" rispose balbettando "Una strega con poteri veggenti..."

"Ma perché ci ha chiamati? Cosa sta succedendo? Dove sono tutti gli altri?" domandò Sirius impaziente. "Andati via! Scappati verso una vita migliore...con i soldi sporchi dei Mangiamorte. Solo io sono rimasto, solo, ammalato...per cercare aiuto. Per avvertirvi...per salvare..." l'uomo sospirò "...Chiunque voi siate" prese a mormorare con le lacrime agli occhi "siete in grande pericolo. Lord Voldemort è in possesso di un potere grande...e la persona che più amo al mondo è la chiave di tutto ciò. Dovete aiutarmi a salvarla. A salvare tutti noi. Solo io posso sperare di evitare che il destino degli zingari e dei maghi si compia nefasto...dovete portarmi con voi. Ora"

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