Capodanno ad Eastbourne
capitolo IV
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Passammo la
serata tutti e quattro insieme.
Con la scusa che avremmo dovuto passare le vacanze separati, James e Peter
avevano razziato le cucine di burrobirra per offrirci una degna festa di
arrivederci ( così come l’avevano definita ) e come al solito finimmo per
ubriacarci.
Mi svegliai la mattina dopo alquanto frastornato, non avevo dormito che poche
ore e a dire la verità fui tentato di spegnere la sveglia e rimettermi a
dormire. Fissai con un occhio solo la piccola e apparentemente innocua sveglia
che mio padre mi aveva mandato il giorno prima, insieme alla splendida notizia
della mia partenza verso casa.
Era un oggetto molto semplice, un classico orologio di ottone dall’aria
antiquata.
Spensi la suoneria e mi rigirai dall’altra parte … tanto di tempo prima
della partenza dell’espresso ne avevo in abbondanza.
Che mal di testa … devo smetterla di dare retta a James e gli altri, bei tempi
quelli in cui ci facevamo ettolitri di succo di zucca … almeno la mattina dopo
non mi ritrovavo conciato come uno zombie!
Sbadigliai e sentii le palpebre appesantirsi sempre più … sempre più
…sempre …
……..zzzzzzzzzzZZZZZZ ….
DRIIIIIIIINNNNGGGGG !!!!!!!
Balzai seduto sul letto col cuore in gola
- Maledetto affare! – Gridai rispegnendo l’importuno oggetto con rabbia e
facendolo velocemente sparire dentro al cassetto.
Non feci in tempo a rimettermi sdraiato che sentii qualcosa colpirmi
violentemente alla testa e realizzai che la sveglia era uscita inspiegabilmente
dal comodino mirando deliberatamente la mia fronte.
- Ma che diav … - Dissi esasperato pensando a qualche scherzo dei miei amici
Inaspettatamente mi ritrovai di fronte una figura evanescente, visibile solo a
mezzobusto… la fissai sbalordito: era il fantasma di un uomo sulla settantina
che fumava una pipa.
- Ciao moccioso! – Fece quello sogghignando - … Allora ti alzi o devo usare
le maniere forti? –
- Emh … si può sapere chi sei? – Riuscii a dire nonostante la sorpresa
Lo spirito mi guardò con molta attenzione, diede una lunga tirata dalla pipa e
mi sputò il fumo dritto sul viso facendomi tossire … possibile che anche il
fumo emesso dai fantasmi dia fastidio come quello dei vivi???
- Mi chiamo Rubens e sono il fantasma che infesta la sveglia che hai appena
sbattuto nel comodino con molta maleducazione direi … guarda che quella è
casa mia … -
- Che stai dicendo spettro? – Sbottai irritato – Questa sveglia me l’ha
regalata mio padre, quindi ora è mia e tu devi sloggiare, vattene a infestare
qualche altra cosa … -
Per tutta risposta lo spirito schioccò le dita e il mio materasso cominciò a
saltare e a fare strane acrobazie in aria con me sopra.
- Fammi scendere!!! Fammi scendere !!! – Gridai sentendo lo stomaco salirmi in
gola
Lo spettro obbedì e con un altro schiocco di dita interruppe la magia.
- L’alcool prima o poi ti ucciderà ragazzo! Guarda che ti ho osservato ieri
sera! – Disse gravemente vedendomi diventare di un malsano color cera … fare
evoluzioni in aria in sella a un materasso non era di certo il massimo della
vita, soprattutto la mattina dopo una sbornia coi fiocchi.
- Parla il salutista! Fumi come un turco … senza contare che sei pure morto e
porti pure sfi … AHI! – La sveglia era di nuovo partita da dov’era per
parcheggiarmisi di nuovo sulla testa.
- Ma insomma!!! – Dissi esasperato – Si può sapere che vuoi da me? –
Rubens aspirò profondamente dalla pipa e mi guardò di nuovo con aria
indagatrice
- Si dà il caso … - Esordì – Che tuo padre abbia acquistato la sveglia
perché io ti controllassi e mi prendessi cura di te! Il mio compito è appunto
quello di seguire il possessore della sveglia -
- seguire?!? Vorrai dire infestare!….bel modo di prenderti cura di me!
Spaccandomi il cranio … -
Il fantasma ridacchiò sommessamente
- Quando è utile farlo, perché no? … in ogni caso … mi sembra che tu sia
ancora sotto le coperte … devo continuare nella mia opera di sollecitazione?
–
- Mi alzo, mi alzo … - Dissi io con voce strascicata; in effetti non avevo
ancora preparato la valigia, al contrario di Remus.
- Bravo ragazzo! – Esclamò Rubens con aria di approvazione - … e non
scordare di mettere anche i libri per i compiti delle vacanze! –
- Ma si, ma si – Risposi sfilandomi la maglia del pigiama mentre lo spirito si
dileguava alle mie spalle. – Hey! Dove te ne sei andato adesso? … -
Rimasi in ascolto per qualche attimo, ma non ricevetti alcun risposta, chissà,
magari se ne era tornato nella sveglia … presi un pettine e cominciai a
lisciarmi i capelli davanti allo specchio.
- Tsè … cos’altro potevo aspettarmi da mio padre? … una maledetta balia
ambulante …perfettamente somigliante al mio CARO genitore per giunta!
Bacchettone uguale… e anche str…–
Magicamente il tappeto su cui stavo si sfilò da sotto i miei piedi facendomi
rovinare a terra dopo uno splendido volo in aria proprio sul mio didietro.
- SOTTOSCRIVO … STRONZO! – Dissi furibondo
Dalla sveglia mi parve di sentire provenire una risatina, ma forse fu solo una
mia impressione; mi alzai dolorante e presi i miei abiti cominciai a vestirmi.
- Paddy … cos’è tutta questa confusione? –
Mi girai verso il letto di Remus e lo vidi seduto sul letto, ancora mezzo
addormentato, mentre si sfregava gli occhi lucidi.
- Scusa Moony, non era mia intenzione svegliarti … è tutta colpa di mio
padre! –
- Tuo padre? – Fece lui sorpreso – Che c’entra tuo padre? –
- Te lo spiegherò … - Risposi seccato; ero così arrabbiato che non avevo per
niente voglia di parlare della questione neppure col mio caro Remus. Possibile
che mio padre mi considerasse ancora un irresponsabile e un bambino capriccioso
a tal punto da scatenarmi una specie di mastino fantasma alle calcagna?
La scarsa considerazione che quell’uomo aveva del proprio figlio era
assolutamente intollerabile.
- Vado a farmi una doccia … - Dissi rivolto al mio amico con aria cupa
- Ma … Paddy … - Disse Remus preoccupato, non era facile vedermi arrabbiato
e quando capitava o c’entravano Snape, Malfoy e gli altri, oppure la mia
famiglia … un membro di essa in particolare. Sicuramente Remus era tentato di
seguirmi e chiedermi perché fossi di umore così nero, ma non lo fece, sapeva
che quando ero in quello stato dovevo smaltire l’arrabbiatura da solo.
Mi chiusi la porta della stanza alle spalle, cercando di non sbatterla per non
svegliare anche gli altri e mi avviai verso i bagni.
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