Capodanno ad Eastbourne

capitolo XIII

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Girammo per i negozi di Londra per almeno due ore, finchè dopo avere razziato parecchie boutiques e di conseguenza, riempito per bene il baule dell’auto ( io stesso ero schiacciato da diversi pacchi stracolmi di abitini e vestagliette ) di ogni sorta di fronzolo, mia madre decise che era giunto il momento cruciale dello shopping: la ricerca di un abito da cerimonia adatto al suo passerotto … ovvero io ( -___- n.d. Paddy ).

- Non ti preoccupare pulcinotto mio … ti troveremo un vestito bellissimo - Esordì la mia svitata genitrice ritoccandosi il trucco con un magico spray di make up automatico, mentre col naso incollato al finestrino, passava in esame ogni vetrina che incrociavamo con l’auto.

Sospirai profondamente, rivolgendo distrattamente lo sguardo fuori dall’abitacolo, Cercando di immaginare dove fosse Moony in quel momento; probabilmente lui e sua madre stavano attendendo il treno che li avrebbe portati a Eastbuorne. Di certo loro due non si sarebbero potuti permettere un taxi e magari per arrivare a destinazione avrebbero dovuto cambiare più treni!

Improvvisamente mi prese un gran rimorso: che stupido che ero stato! Visto che sulla nostra vettura eravamo soltanto in due, data l’assenza inaspettata di mio padre; avrei potuto chiedere a mia madre il permesso di dare un passaggio a Remus … stringendoci un po’ avremmo potuto starci tutti e quattro! Mannaggia!!! …

Tuttavia le mie riflessioni vennero interrotte dalla voce acuta di mia mamma che gridava all’autista di fermarsi e di parcheggiare davanti a un grandissimo negozio dotato di una immensa vetrina dai vetri lucidi come cristallo.

Sospirai osservando l’elegante profilo della donna che sedeva nel sedile di fronte al mio; di certo lei e la signora Lupin non avevano assolutamente nulla in comune, a parte la indubbia appartenenza al genere femminile. Se mai le avessi fatte incontrare, senza dubbio mia madre avrebbe messo in qualche modo in imbarazzo quella di Moony, a causa della foggia modesta dei suoi abiti e di quelli del figlio … magari del tutto in buona fede ( anche se si rivelava innegabilmente rompiscatole in molte occasioni, mai madre non era assolutamente cattiva e non avrebbe mai ferito qualcuno intenzionalmente ) però, conoscendo la sua fissazione verso abiti e gingilli, di certo non avrebbe risparmiato qualche sguardo di disapprovazione a quelli sciatti della signora Lupin.

Vedendo la questione da questo punto di vista, era stato decisamente meglio così come erano andate le cose. Non avrei potuto sopportare di vedere Remus soffrire nuovamente a causa di un’offesa rivolta alla madre e tantomeno avrei tollerato il fatto di esserne la causa diretta!

L’autista accostò l’auto al ciglio della strada per permetterci di scendere e raggiungere la nostra destinazione, mentre presumibilmente lui avrebbe cercato un provvisorio parcheggio nei paraggi, in quanto conoscendo mia madre, sapeva che non saremmo usciti da quell’ennesimo negozio prima di un’ora buona.

Mentre mia madre si raccomandava con l’uomo di non abbandonare la vettura, dato che era stracolma di bagagli e acquisti, un’auto poco lontano partì dal posto in cui era postata . Senza dare minimamente ascolto alla sua cliente, il nostro autista partì in sgommata con lo scopo di raggiungere il posto prima di un’altra auto che stava sopraggiungendo con altrettanta foga dall’altro lato della strada.

Preferimmo non conoscere il vincitore della sfida all’ultimo posteggio, fingendo di ignorare due brusche frenate e la raffica di improperi che si scambiarono i due; così con grande disappunto mio e al contrario, con molto entusiasmo da parte di mia madre, entrammo nella enorme boutiques.

L’ambiente era elegante, ma fortunatamente molto meno formale di quanto mi fossi immaginato, infatti al posto della solita commessa dall’aria algida e superba, ci accolse una giovane ragazza, della quale mi colpì piacevolmente il caloroso sorriso.

- Buongiorno signori, in cosa posso esservi utile? - Chiese cordialmente avvicinandosi di qualche passo e facendo una piccola riverenza verso mia madre.

- Per la verità stiamo cercando un abito da cerimonia per il mio giovanotto - Rispose l’interpellata, mentre io sospiravo di sollievo, per il fatto di non essere stato appellato con altri ridicoli nomignoli. - Tuttavia …. - Continuò guardandosi avidamente intorno - … vedo che avete parecchie cosucce niente male … non è che sarebbe così gentile da occuparsi di mostrare a mio figlio i vostri abiti migliori, mentre io … emh … faccio un giretto? -

* Seee un giretto * Ridacchiai tra me e me, conoscendo l’idea che mia madre aveva per “ giretto in un negozio “.

- Non si preoccupi signora - Disse prontamente la ragazza - Le chiamo subito una mia collega! -

Tuttavia l’altra le rivolse un cenno di noncuranza con la mano

- Oh, non si preoccupi … faccio da sola grazie, voglio soltanto curiosare un po’ in giro - Concluse, salutandomi poi con un cenno della mano e avanzando poi veloce, verso la scala che dava al piano superiore, sede del reparto dedicato all’ abbigliamento femminile.

Rimasto da solo con la simpatica ragazza dal formidabile sorriso, mi feci condurre da lei in un’area deputata alla prova dei capi, dove erano disposti in successione diversi camerini di prova, ognuno dei quali pulito e ben attrezzato, ma dalle dimensioni piuttosto ridotte.

Provai numerosi modelli, di ogni foggia e colore, finchè non mi decisi per una bella tunica di velluto blu scuro; semplice ma molto elegante. Dopo che la commessa mi ebbe accorciato un po’ le maniche e allungato i pantaloni con rapidi tocchi di bacchetta, per adattare il capo alla mia corporatura, le chiesi se gentilmente poteva andare a cercare mia madre: prima di acquistare qualcosa ci tenevo ad avere la sua opinione, o meglio desideravo renderla partecipe della mia scelta, altrimenti, conoscendola ci sarebbe rimasta male e mi avrebbe tenuto il broncio per parecchi giorni. Mentre la ragazza si allontanava velocemente, recando con se gli abiti da me scartati, chiusi la tendina della piccola stanzetta di prova e rimirai la mia immagine allo specchio.

Mmmmh … che soddisfazione farsi allungare l’orlo dei pantaloni!

In effetti nell’ultimo anno ero cresciuto di parecchio, ma non ero comunque il solo, anche Remus aveva variato di molto la sua altezza; ora era alto praticamente quanto James.

Strano … e io che ho sempre pensato che sarebbe rimasto uno scricciolino, come quando ci eravamo incontrati la prima volta.

Sorrisi pensando al mio amico cinque anni prima, quando era cominciata la nostra grande avventura a Hogwarts;.. ero rimasto subito colpito da quel ragazzino solitario e dagli occhi tristi … si, forse la prima cosa che mi aveva attirato di lui era stato il suo sguardo.

Ricordo che una volta usciti dal treno, tutti noi del primo anno, eravamo stai portati sulla riva del lago per la tradizionale traversata dello splendido specchio d’acqua, con le piccole imbarcazioni messe a disposizione dalla scuola. Il caso ha voluto che io e Remus ci fossimo trovati sulla stessa barca, assieme ad altri due ragazzi, i quali erano poi finiti tra gli slytherin. Peccato comunque, perché a parte uno di essi, l’altro era molto simpatico e faceva un sacco di battute divertenti! Credo che sarebbe stato un buon amico per me e James. In ogni caso ricordo che io e i due futuri slytherin, non facemmo altro che chiacchierare e rimbeccarci per tutta la traversata ( lo slytherin più antipatico era casualmente Snape … anche durante il nostro primo incontro non si era smentito per niente dando ampio sfoggio della sua indole acida e indisponente ), mentre Moony rimase zitto e non partecipò mai alla discussione. Forse fu per timidezza … forse per il timore che qualcuno si accorgesse della sua natura di licantropo …

forse ….

Tuttavia io credo che semplicemente fosse talmente felice di essere lì, in quel luogo, in quel momento … da non accorgersi quasi che altre persone gli stavano accanto. Ancora mi torna alla mente il suo volto illuminato dalle torce, sul quale danzavano i riflessi di mille ombre e luci… e i suoi occhi … i suoi occhi scintillanti che fissavano il castello quasi rapiti, come se quello fosse il momento più straordinario e meraviglioso che avesse mai vissuto dalla nascita. Io ancora non lo sapevo, ma per lui il fatto di potere frequentare la scuola per maghi più prestigiosa al mondo, nonostante la sua condizione, era un qualcosa che non avrebbe mai creduto possibile prima di allora: era il realizzarsi di un sogno …

Ammetto che mentre parlavo con gli altri due, fingendo di prestare ascolto alle battute dell’uno e agli acidi commenti dell’altro, non potevo evitare di fare scivolare il mio sguardo su quello strano ragazzo, che non diceva una parola, ma del quale gli occhi esprimevano molto più di quanto un discorso parlato non potesse fare.

Credo fu in quell’occasione che inconsciamente mi innamorai di lui; forse perchè rimasi incuriosito e inquietato dal suo atteggiamento solitario e misterioso, si … questo di sicuro; ma soprattutto …

… soprattutto desiderai ardentemente che un giorno quegli occhi mi guardassero come in quel momento stavano fissando Hogwarts: con la stessa intensità e la stessa passione.

E ora finalmente quel giorno era arrivato.

Sorrisi alla mia immagine riflessa nello specchio, posando l’indice sulle labbra.

Non potevo quasi credere che proprio in quel punto, soltanto poche ore prima, il mio Moony aveva posato dei meravigliosi e intensi baci.

In quel momento un grido proveniente da un camerino poco distante dal mio, seguito da un rapido allontanarsi di passi di corsa, mi fece ritornare velocemente con i piedi per terra.

* Che diavolo sarà successo? * Mi chiesi incuriosito, prestandomi a uscire per appurare che la persona che aveva urlato, presumibilmente una donna, non avesse bisogno di aiuto.

Tuttavia, spostando la tenda rossa mi ritrovai di fronte con mia grande sorpresa, al faccione incartapecorito del mio stramaledetto fantasma da guardia.

- UAAARRGHHHH!!!!!! - Gridai facendo un balzo all’indietro

Rubens rimase a fissarmi con un’aria sconvolta, con la solita sigaretta tra le labbra stavolta stranamente spenta.

- Dico … pensi di essere tanto meglio la mattina appena sveglio? - Chiese risentito

- Ma piantala … - Risposi tirando un sospiro - … Ti sembrano scherzi da fare questi?!? Comparirmi davanti all’improvviso? Mi stava per venire un infarto!!! -

- Stai forse cercando di dirmi che non ho un bell’aspetto, moccioso? - Ribattè lo spettro incrociando le braccia sul petto.

Beh … in effetti anche se Rubens, in condizioni normali, non poteva certo essere definito un sex simbol, ora aveva un aspetto davvero orrendo!

- Insomma … - Dissi stupito - Ma che hai fatto? Non vedi che faccia hai? … E vieni dentro, non voglio che ti vedano! -

Rubens obbedì e sedendosi a gambe incrociate, fluttuando nell’aria, accese finalmente la sua fedele sigaretta con le mani che gli tremavano.

- Allora? - Incalzai - Spiegami che ti è successo! -

Il fantasma diede una lunga boccata di fumo, aspirandola poi lentamente.

- Ah! Non me ne parlare … - Disse con aria depressa - Non c’è più rispetto per i morti!… -

- Scommetto che hai perso ancora alle carte e ora devi di nuovo saldare un debito - Dissi guardandolo con aria indagatrice - … Guarda che io non ti faccio prestiti! -

Tsè … Quel maledetto fantasma e il suo stupido vizio del gioco d’azzardo!

- Oh no, non è questo - Rispose Rubens - … Il fatto è che me ne stavo tranquillamente tornando alla mia sveglia, quando sono stato assalito da un pazzo che stava litigando con un altro losco figuro … appena mi ha visto andare verso il baule della vostra macchina mi è corso dietro brandendo la bacchetta ed esiliandomi ingiustamente da casa mia! -

- Ah! L’autista! - Risi - Sai Rubens, devi perdonarlo, il fatto è che ha avuto una giornata un po’ pesante -

Dopotutto era comprensibile … anche io sarei uscito di testa se fossi stato costretto a fare da taxista a mia madre durante i suoi attacchi di shopping acuto!

- Si, certo, ma scagliare maledizioni addosso alla gente!!!! Guarda un po’ qui, mi ha paralizzato un braccio! -

- Dai non preoccuparti, ti risistemo io come nuovo - Lo rassicurai; mi faceva un po’ di tenerezza così imbronciato … si, di certo rimaneva un pessimo elemento, ma dopotutto mi era simpatico! - … Ma non gli hai detto che eri un fantasma? -

- Massì che gliel’ho detto …- replicò il fantasma scosso - E gli ho detto anche che dentro ai bagagli c’era casa mia! -

- E lui? -

- Mi ha risposto che se io ero un fantasma, lui era Pinco Pallino .... chi mai sarà questo

tipo, poi?... Di sicuro deve essere un baro famoso, mi pare di averlo gia sentito nominare … -

- Può darsi che tu abbia ragione - Ridacchiai - Ma perché non ti sei smaterializzato? -

Rubens fece un gesto di stizza

- ma l’ho fatto! Mi sono smaterializzato, fluttuando in aria per metà, ma quello ha detto che noi ladri di magicradio non lo fregavamo più e ha cominciato a gridare, lanciandomi contro ogni sorta di maledizione, gridando come un pazzo… poi è intervenuto anche quello con cui stava litigando e mi è venuto dietro anche lui, poi uno che passava di lì ha preso la bacchetta e … -

- Va bene, hai avuto una giornata sfortunata, questo l’abbiamo appurato … - Conclusi sorridendo - Comunque se vuoi che ti rimetta in sesto il braccio, è meglio che lo faccia ora, prima che arrivi mia madre con la commessa! -

Presi a frugare tra i miei abiti che avevo tolto per provare la tunica nuova, alla ricerca della bacchetta, ma non ve ne era traccia: accidenti, l’avevo di sicuro nella tasca dei pantaloni, ma sarebbe stato difficoltoso afferrarla con addosso quell’ingombrante abito senza prima toglierlo.

- Rubens, fammi un favore - Dissi - Prendimi la bacchetta dalla tasca dietro … io cerco di alzare la tunica e tu ti infili sotto! -

- Ok! - Acconsentì il fantasma, cercando di intrufolarsi tra il velluto del vestito, che terminava ampio, ma che verso i fianchi si restringeva rendendo difficoltosa la risalita.

- Stai attento a non prendere l’asta sbagliata - Gli dissi ridendo, guardandolo frugare tra i miei abiti, mentre io sollevavo come potevo l’orlo della veste.

Rubens mugugnò qualcosa in risposta con aria seccata, ma non riuscii a capire nulla da quanto era sepolto da quella cortina di stoffa blu!

Improvvisamente sentii vicinissima la voce della commessa e quella di mia madre.

* MALEDIZIONE!!!!!!!! *

- Avanti Rubens, vieni fuori!!!! - Dissi agitato

- Aspetta, l’ho quasi presa! -

- Dai porca miseria, c’è mia madre! -

- Siriuccioooo … con chi stai parlando? - cinguettò mia madre con aria gioviale - Vediamo come ti sta l’abito nuovo! -

- No!!!! Asp… -

- Oh! Le assicuro che ha un aspetto divino signora - Intervenne la commessa scostando velocemente la tenda.

Pochi attimi dopo mi ritrovai a fissare le due donne negli occhi che guardavano impietrite la scena di Rubens che s’inotrava tra le pieghe della tunica, dicendo

- Si!!! ECCCOOO!!!! CI SONO QUASIIII!!!! -

A mia madre caddero le buste che portava in mano e spalancò la bocca talmente tanto che per un attimo, pensai che le si sarebbe slogata la mascella. La commessa invece si portò una mano all’altezza del cuore, come se stesse per avere un infarto da un momento all’altro.

In quel momento Rubens riuscì a liberarsi e uscendo da sotto il vestito disse felice:

- Ce l’ho fatta, ecco … -

Ma non fu in grado di finire la frase, in quanto mia madre e l’altra donna emisero un grido acuto, quasi del tutto simile alla sirena di un’ambulanza.

- AAAAAAAAARRRRRGGHGHGHGHGHGHGH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! UN PEDOFILOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! -

E per l’ennesima volta in quel giorno Rubens fu rincorso da qualcuno con la bacchetta sguainata che voleva la sua testa.

 

Mi stravaccai sul sedile posteriore dell’auto cercando di sistemarmi alla meglio tra i numerosi pacchi, frutto dello shopping selvaggio di mia madre, ripensando col sorriso sulle labbra a cio che era accaduto un paio d’ore prima: il povero Rubens era dovuto fuggire dalle grinfie delle commesse inferocite, accusato ingiustamente e con infamia di essere una specie di pervertito!

Ad essere del tutto sincero, un po’ mi era dispiaciuto per lui, però dopo tutti i casini che quel dannato spettro mi aveva combinato fino a quel momento, una strapazzata come quella in fondo se l’era proprio meritata! Inoltre se era riuscito a scomparire misteriosamente dalla circolazione era soltanto merito mio: avevo sudato sette camicie per riuscire a recuperare la sua sveglia perché ci si nascondesse dentro!

- Sirius tesoro!!! - Mia madre mi chiamò dal sedile anteriore, girandosi verso di me e io chiusi immediatamente gli occhi abbandonando la testa su una spalla, fingendomi profondamente addormentato.

Non avevo nessuna voglia di sorbirmi un altro interrogatorio su come fosse entrato quel maniaco, sul mio stato di salute e altre amenità simili … tanto più che per le cinquanta volte che mia madre mi aveva rivolto le stesse domande, io le avevo fornito almeno una ventina di versioni diverse; segno che o mia madre mi reputava talmente sconvolto da non essere in grado di ricordare in maniera giusta i fatti, o semplicemente era lei stessa troppo sotto shock per recepire quello che le dicevo. Preferii non conoscere la risposta …

Una cosa però era certa: tutta quella confusione non aveva fatto altro che giocare a mio vantaggio, in quanto aveva distolto mia madre dal fare altri acquisti, convincendola finalmente a dirigersi verso Eastbourne … dove mi aspettava, o almeno era ciò che speravo, un meraviglioso party di fine anno con il mio dolce Remus.

Inevitabilmente mi ritrovai a ripensare al nostro bacio sul treno, alle emozioni che avevo provato, allo stupore di James quando gli avevo raccontato del primo bacio tra me e Remus … alla intraprendenza di Moony quando aveva inaspettatamente unito le sue labbra alle mie, facendomi finalmente capire che i miei sentimenti nei suoi confronti erano pienamente ricambiati.

Lasciandomi culla re dal dolce ricordo del mio Remus, spostai lentamente lo sguardo fuori dal finestrino: il cielo si era annuvolato, ma ancora si potevano notare squarci assolati illuminare la campagna circostante. I grandi palazzi di Londra e le villette eleganti non facevano ormai più parte del paesaggio: ora si estendevano sconfinati campi, imbiancati dalla brina di Dicembre.

Mi addormentai chiedendomi come sarebbe stato baciare il mio amore, tra i cupi colori del mare in inverno.

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