Capodanno ad Eastbourne
capitolo XIV
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- Sirius … Sirius!! -
La voce di mia madre mi giunse alle orecchie come proveniente da un limbo e pian piano mi ridestai, stiracchiandomi pigramente.
- Oh, il mio tesoruccio!! - Strillò afferrandomi un ginocchio - Hai dormito fino ad ora? -
Mi accorsi che l’auto non era più in movimento e che l’autista non era più al suo posto, ma stava aprendo il bagagliaio sul retro.
- Siamo già arrivati? - Le chiesi stropicciandomi gli occhi
- Certo - Cinguettò lei prendendo uno specchio dalla borsetta e guardandosi il volto con minuziosa attenzione, pronta a ritoccare eventuali segni di cedimento del trucco.
Non le domandai altro, sapendo che la sua attività di restauro sarebbe durata per almeno altri cinque minuti e mi affrettai ad uscire dalla macchina: non ne potevo più di stare seduto, avevo le gambe tremendamente intorpidite e di conseguenza una gran voglia di sgranchirle.
Non appena aprii la portiera e misi i piedi per terra, mi accorsi finalmente del luogo in cui ci eravamo fermati e restai letteralmente a bocca aperta: la dimora del cliente di mio padre non era altro che un meraviglioso castello arroccato su un monte che dominava la baia circostante. Doveva essere molto antico, così a prima vista … direi di epoca medievale, ma in condizioni di conservazioni ottime, di certo al padrone del castello non mancava il denaro per mantenerlo perfettamente restaurato.
Velocemente rientrai con la testa nel retro dell’auto e afferrai il mio fedele zaino, dove ero solito mettere i miei oggetti personali, ossia gli scherzi che con gli altri marauders compravo da Zonko e altre cosucce molto utili. Poi, ignorando i richiami dell’autista che indispettito mi intimava di non allontanarmi e di corsa mi inoltrai nel fitto giardino, che incredibilmente, nonostante la stagione, era piano zeppo di meravigliose rose bianche … chissà che incantesimo avevano usato per poterle fare fiorire anche in inverno?
Appena fui abbastanza lontano dall’ingresso, profondamente inoltrato nell’immenso giardino, smisi di correre e presi a camminare lentamente, gustandomi le bellezze del paesaggio: era veramente impressionante camminare lungo al sentiero sul quale era disteso un interminabile manto di soffice neve, mentre attorno troneggiavano rigogliose piante impreziosite dalle profumatissime rose candide.
Arrivai fino a un punto dal quale era visibile la baia sottostante e mi sedetti sul basso muretto che fungeva da parapetto. Spostando lo sguardo giù dalla scarpata rabbrividii sommessamente: il mare era in tempesta: alte onde si scagliavano con violenza contro gli scogli, lanciando in aria spruzzi d’acqua e schiuma, mentre l’altezza che separava il fondo della rupe dal punto in cui mi trovavo era veramente impressionante, da fare venire i brividi!
Più a sinistra, sulla costa, si estendeva la cittadina di Eastbourne, minuscola ma graziosa. Chissà se Remus e sua madre erano gia arrivati?
Mentre mi chiedevo come avrei potuto mettermi in contatto con Moony il prima possibile, improvvisamente mi ricordai del povero Rubens.
- Ehy, guarda che adesso puoi uscire! - Gridai estraendo la sveglia e scuotendola energicamente.
Con una nuvoletta di fumo Rubens uscì dalla sua minuscola dimora e mi apparve davanti, sempre con la sua immancabile pipa in bocca.
- Sei sicuro che non ci siano più quelle pazze di prima? - Chiese guardandosi attorno con aria circospetta
- Ti ricordo che stai parlando anche di mia madre … - Dissi fingendomi profondamente offeso - E poi non le puoi biasimare, tu che avresti fatto se avessi trovato tuo figlio chiuso in uno spogliatoio con un vecchio con la faccia da maniaco -
- Chi è che ha la faccia da maniaco? - Ribattè il mio fantasma da guardia, estraendo dalle tasche un mazzo di vecchie carte da gioco molto consunte. - Che ne dici marmocchio? Credi che in un posto come questo ci saranno degli spettri simpatici con cui fare qualche partitella? Ho proprio idea di andare a svuotare la borsa di qualcuno eh eh eh -
Istintivamente mi venne da rispondere che in realtà era sempre lui il primo a essere spennato al gioco, ma d’improvviso mi si era accesa una lampadina nella testa … Ma come avevo fatto a non pensarci prima?
- Senti Rubens … - Cominciai osservandolo sorridendo - Non è che potresti farmi un favore? -
Il fantasma mi guardò curiosamente
- Che tipo di favore? Ti ricordo che tuo padre mi ha assunto per sorvegliarti e se mi becca lontano dal castello … e da te … mi licenzierà in tronco! … Ho dei debiti da pagare io sai? Non posso permettermi di perdere il mio lavoro! -
- ma se te ne vai sempre a zonzo!!! Quando mai mi stai vicino se non per crearmi dei casini? -
- Stai forse insinuando che sono inadempiente nel mio lavoro? -
- Beh …si! -
- Che moccioso ingrato! - Rispose Rubens con aria offesa - Dopo tutto quello che ho fatto per te! -
Preferii non soffermarmi sul COSA avesse fatto per me quel dannato fantasma, ma preferii andare diritto al punto.
- Senti Rubens, il problema è questo: Remus è in questa cittadina, ma al momento non posso andarlo a cercare; sicuramente appena avremo sistemato tutti i bagagli dovremo andarci a presentare al padrone di casa e fare mille moine, mio padre ci tiene a fare bella figura … se sparisco ora mi ucciderà … anzi, sicuramente si sarà gia accorto che mi sono allontanato senza premesso e me ne starà dicendo di tutti i colori -
- Così vuoi che mi metta in contatto con il tuo amico per te, non è così? - Chiese Rubens sedendosi a mezzaria a gambe incrociate.
- Ti prego … - Dissi con aria supplichevole - Sei la mia sola speranza! -
Ruben riflettè qualche attimo
- Ok - Disse aspirando il fumo dalla bocca - Ma non dirlo a tuo padre va bene? Inventa una scusa per giustificare la mia assenza! -
- Grazie Rubens!!!! - Gridai saltandogli al collo, dimenticandomi che i fantasmi non hanno la consistenza della materia. Andai così a sbattere contro la corteccia di un albero che era alle spalle del fantasma, il quale rise di gusto.
- Beh, ragazzo mio, farai meglio a rimetterti in sesto prima che tua madre ti riempia di fondotinta il viso per non fare brutta figura - Ridacchiò lo spettro prima di sparire nel nulla.
- Maledizione! - Imprecai sottovoce ; ma perché dovevo essere sempre così distratto? Rubens non aveva tutti i torti, se mi fossi ritrovato con un livido sul muso mia mamma mi avrebbe costretto a impiastricciarmi la faccia di uno dei suoi prodotti di bellezza … bleah!
Mentre continuavo a massaggiarmi il viso, reimboccando il sentiero per tornare indietro, sentii una voce femminile alle mie spalle …
- Ti sei fatto molto male? -
Mi girai verso la sorgente del suono e fui molto sorpreso di vedere la figura di una ragazzina dall’apparente età di dodici o tredici anni, avanzare lentamente verso di me. Era molto magra e pallida, tanto pallida da fare invidia al più candido fiocco di neve … la sua pelle avrebbe potuto confondersi tra i boccioli di rose bianche che le erano attorno. I folti capelli neri e lucenti che le incorniciavano il viso, le scivolavano elegantemente sulle spalle, creando un innaturale contrasto con il profondo pallore del volto.
- No, sto bene … - Risposi semplicemente continuando a fissarla incuriosito
- Ma perchè ti sei buttato contro quell’albero? -
- E’ una lunga storia, non farci caso … - Risposi imbarazzato; per fortuna da lontano non aveva visto Rubens!
La ragazzina ridacchiò e mi si parò di fronte; camminava in maniera innaturalmente lenta, come se ogni passo dovesse procurarle dolore.
- Non si direbbe dal livido che hai sulla fronte - Disse sorridendo, introducendo una mano tra le pieghe del fine mantello di velluto blu ed estraendone una bacchetta di più o meno sette o otto pollici, di un legno chiaro.
- Reduco - Recitò ruotando la bacchetta in aria e puntandola verso la mia fronte. Improvvisamente mi sentii molto meglio …
- Ecco, ora sei a posto -
- Grazie - Replicai semplicemente; non sapevo davvero che altro dire e in verità avevo molta fretta di raggiungere i miei per evitare ritorsioni di qualunque tipo, da parte di mio padre: sarebbe stata una tragedia se mi avesse impedito di andare in paese tenendomi segregato in quel castello per i prossimi giorni; in ogni caso mi parve educato chiedere almeno il nome a quella ragazza, dopotutto mi aveva salvato da una sicura incipriata di fronte da parte di mia madre! - Come ti chiami? - Continuai dunque massaggiandomi il punto appena curato.
- Io sono Amber Ann, ma tutti mi chiamano semplicemente Ann - Si presentò la ragazzina - E tu? Scommetto che sei uno degli invitati di mio zio per la festa di capodanno -
- Vuoi dire che il proprietario di tutto questo è tuo zio? - Chiesi guardandola come un’aliena
Lei rise
- Si, in effetti è il fratello di mio padre … -
Fischiai colpito, certo che non doveva passarsela affatto male neppure lei!
- Scommetto che ti sei perso nel giardino … - Continuò lei prendendomi per mano e cominciando ad avanzare lungo il sentiero delle rose.
- No, veramente io … -
- Non sei certo il primo e non sarai neppure l’ultimo - Disse lei con convinzione senza prestarmi la benchè minima attenzione - … Qui è molto vasto … ma io ci vengo molto spesso con i miei e conosco bene ogni angolo sia del parco che del castello! … Ma non mi hai ancora detto come ti chiami … -
- Sirius - risposi sommessamente - .. mi chiamo Sirius -
- Sirius hai detto? - Ripetè con aria assorta - … il tuo nome mi dice qualcosa … ma non ricordo dove l’ho sentito -
- E’ il nome di una stella … l’avrai letto su qualche libro - replicai io
- Oh, no … deve avermene parlato qualcuno, ma non ricordo chi … mah, me lo sarò sognato…- Concluse - … Ora andiamo, o mi prenderò una sgridata, i miei non vogliono che esca quando fa così freddo; sai, io sono fragile di salute e mi ammalo molto spesso… però mi annoio a starmene tutto il santo giorno chiusa in casa! Così ogni tanto gli disubbidisco - Continuò strizzandomi un occhio e ridacchiando.
- Ti capisco - Risposi con comprensione - …Sapessi i miei quanto rompono …-
Percorremmo tutto il sentiero chiacchierando e ridendo; Amber Ann era una ragazza davvero simpatica … anche se, in effetti si notava parecchio il fatto che fosse cagionevole di salute. Quando l’avevo vista per la prima volta, così pallida e magra, mi aveva ricordato tantissimo come era Moony dopo le notti di luna piena. Per un attimo avevo addirittura pensato che fosse anche lei un licantropo femmina … se ne esistevano … ma poi mi ero ricordato che non era il periodo del mese adatto alla trasformazione dei lupi mannari e inconsciamente, avevo riso di me stesso per la sciocchezza a cui avevo pensato.
Notai però che man mano che la quantità di strada percorsa aumentava, lei sembrava sempre più affaticata, addirittura ansante … eppure avevamo percorso, ne ero certo, non più di duecento metri o poco più.
Quando arrivammo all’ingresso del castello,i bagagli e la nostra auto non c’erano ormai più, ma c’era piuttosto mio padre con le braccia conserte che lanciava occhiate furiose tutto intorno, in compagnia di un uomo alto dai capelli neri. Di sicuro mi aspettava una sfuriata senza precedenti per essere sparito a quel modo.
- Zio! - Chiamò Amber Ann con voce tremante
L’uomo e mio padre si voltarono immediatamente verso di noi e ci raggiunsero di corsa.
- Ann! - Gridò lo sconosciuto - … Benedetta ragazza, lo sai che non è indicato per te stare all’aperto con questo freddo! Finchè non arrivano i tuoi genitori ho io la responsabilità della tua salute, se hai voglia di uscire voglio esserne prima informato! -
- Scusa … - Rispose lei
- Sirius!!! Disse mio padre arrabbiato - Sei sempre il solito irresponsabile, è mai possibile che … -
- Ah! Allora è questo tuo figlio - Lo interruppe l’altro uomo sorridendo
Mi padre annuì, guardandolo solo vagamente indispettito; non poteva sopportare che qualcuno lo interrompesse mentre parlava, sia che si trattasse di me o di chiunque altro, quindi immaginai che non fosse facile per lui mascherare il suo disappunto per non contrariare un cliente così importante.
- Si, è mio figlio … che a quanto pare non ha ancora imparato le regole della buona educazione! Come ti sei permesso di andartene a zonzo senza prima degnarti di presentarti alle persone che ti ospitano? Ti informo che sei al cospetto del Barone Leonard Lewis Ingerman - Disse rivolgendosi a me con aria molto severa.
- Ah ah ah Non preoccuparti Julian - Disse lo zio di Amber Ann con un sorriso - Non ha importanza … inoltre il ragazzo ha riportato a casa la mia nipotina … -
- Si zio, Se non ci fosse stato Sirius ad aiutarmi avrei faticato a tornare indietro! - Intervenne la mia nuova amica sorridendo - Se lui è in ritardo è soltanto per colpa mia! - Aggiunse poi rivolta verso mio padre, che parve rilassarsi.
- Davvero? Sei proprio un bravo ragazzo Sirius! - Disse il barone stringendomi la mano
- Emh … grazie signore, piacere di conoscerla! - Mi affrettai a borbottare, cercando di essere il più educato possibile, soprattutto per tranquillizzare ulteriormente mio padre.
Vidi che il tutto aveva sortito un meraviglioso effetto sul mio burbero genitore che fissava me e il nobiluomo con aria molto soddisfatta…beh, se non altro per una volta ero riuscito a farlo contento e tutto era merito del felice intervento di Amber Ann!
Nel frattempo lei era stata presa per mano da suo zio, che ora la stava trascinando in casa, dicendole di non arrischiarsi più ad uscire senza prima avvertire qualcuno … Ann ubbidì e rientrò nel castello senza fare storie, voltandosi appena per rivolgermi un cenno di saluto, che ricambiai calorosamente.
Io e mio padre rimanemmo soli davanti alla porta. Non mi aspettavo abbracci o baci da lui, nonostante non ci vedessimo da mesi; sapevo che certi gesti d’affetto non facevano parte del suo carattere. Si limitò a battermi sulla spalla e a guardarmi con i profondi occhi scuri, dicendomi:
- … ben arrivato ragazzo mio -
E questo mi bastò …
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Fui accompagnato nella stanza che mi era stata assegnata da una orribile elfa domestica che indossava un buffo straccio dallo stravagante color fucsia, la quale mi informò che la cena sarebbe stata servita nel salone da pranzo alle otto in punto.
Annuii congedandola alla svelta, avevo un sacco da fare prima di cena: prima di tutto dovevo sistemare le mie cose, poi scrivere a James … ma soprattutto ero ansiosissimo di sapere notiziole di Moony … chissà se Rubens lo aveva trovato, ormai era passato parecchio tempo da quando gli avevo chiesto il favore di mettersi in contatto con Remus; eppure l’indirizzo glielo avevo dato e doveva essere quello giusto, visto che me lo aveva dato la mamma del mio amico!
Mi avvicinai al baule col mio bagaglio, che era stato sistemato ai piedi del letto e notai che era vuoto: evidentemente gli elfi domestici avevano gia riordinato tutte le mie cose in vece mia, infatti aprendo il vasto armadio, lo trovai colmo dei miei abiti ben distesi e piegati a puntino. Ottimo! Così non mi restava altro che scrivere a James e aspettare il ritorno di Rubens.
Mi sedetti alla scrivania e tirai fuori dal mio zaino una pergamena e una speciale piuma regalatami dallo stesso Prongs due anni prima che scriveva senza inchiostro, ma solo se a impugnarla ne era il proprietario.
Mentre riflettevo su che cosa scrivere al mio migliore amico, sentii battere alla finestra e mi accorsi che oltre il vetro vi era in mio intrepido spettro da guardia.
Mi precipitai ad aprirgli, ansioso di ricevere notizie sul mio Moony
- Allora? - Gli chiesi fremente - L’hai trovato? -
Rubens annuì sorridendo
- Certo - Disse allegramente - Ti aspetta questa sera … ha detto che non vede l’ora di vederti -
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