Le Due Facce della Stessa Medaglia
capitolo II
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10 AGOSTO, casa di Remus Lupin
I giorni che seguirono la lettera di Silente furono terribili per Remus. Non aveva avuto il coraggio di rifiutare, anche se il solo pensiero di rivedere Sirius gli metteva addosso un'ansia che mai aveva provato prima. Non era passato molto tempo da quando lo aveva visto l'ultima volta, quel movimentato giorno alla vecchia casa abbandonata a Hogsmeade...ma quello che aveva visto lì non era il Sirius che lui conosceva, era solo il fantasma di Sirius Black, l'ombra di un uomo che aveva passato gli ultimi anni della sua vita rinchiuso nella più terribile prigione mai esistita. Ora sarebbe stato diverso? Avrebbe ritrovato il vecchio Sirius? Quello a cui aveva voluto bene come ad un fratello, più che ad un fratello...
Remus sapeva che Sirius si teneva in contatto con Harry, e questo lo sollevava, perché nel piccolo Potter il suo amico aveva trovato una nuova ragione per vivere, per dimenticare gli orrori di Azkaban.
Ma neanche quel pensiero sereno alleviò la sua paura. Durante quelle due settimane era nervoso, preoccupato, non riusciva a controllare le mille emozioni che gli attraversavano la mente ed il cuore. Le domande che gli rimbombavano in testa erano sempre le stesse..."Questa volta ce la farò? Questa volta gli dirò tutto?"
Non aveva mai osato pensare a come Sirius si sarebbe comportato con lui fino al giorno in cui giunse un secondo gufo da Hogwarts, annunciando l'arrivo del mago per il giorno successivo alle quattro del pomeriggio. Centinaia di immagini, di parole, gli passarono per la testa...forse per Sirius tutto questo non contava assolutamente nulla, forse era lui l'unico idiota a farsi tanti problemi, forse Sirius l'avrebbe salutato solo con una pacca sulla spalla e nient'altro...non riuscì a mantenersi lucido per tutta la notte, la testa immersa in un libro con il quale cercava di cancellare ogni pensiero che riguardasse l'incontro dell'indomani.
Il mattino dopo fu svegliato dai pesanti rintocchi dell'orologio a pendolo, che segnavano mezzogiorno. Si ritrovò ricurvo sul suo tavolo, il libro ancora aperto sotto il suo naso, con la schiena dolorante per la posizione scomoda in cui la stanchezza lo aveva soprafatto, facendolo addormentare.
Controllò sbadatamente l'orologio, si alzò, prese del tè avanzato dalla sera prima. Aveva un sapore orribile, ma ormai Remus era come assuefatto a tutto...non provava più nulla...tutto in lui era proiettato verso quel fatidico orario in cui Sirius sarebbe riapparso alla sua porta.
Le ore passarono lente come se l'orologio non dovesse mai arrivare a segnare le quattro...Remus si distese sul letto, cercando di dar sollievo alla sua schiena ed ad un mal di testa che lo stava distruggendo...controllò l'ora...l'una...si preparò del porridge caldo: nonostante l'estate non fosse ancora finita, il freddo pungente dell'autunno Inglese già si faceva sentire...controllò l'ora...le due...prese a leggere un libricino dalla copertina rossa su cui era scritto "Poesie sui Vampiri, di Bela Lugosi"...arrivò all'ultima pagina...controllò l'ora...cinque minuti alle tre...uscì fuori nel cortile. Mentre raccoglieva alcune piante da incantesimi non poté resistere alla tentazione di guardare nella direzione del sentiero che portava alla sua casa...la foresta sembrava vuota, tanto era silenziosa e maestosa nella sua bellezza. Dopo un giro nei dintorni della casa tornò dentro. Scrutò l'orologio...mancavano venti minuti alle quattro. Ormai la tensione era palpabile...Remus non poté far altro se non sedersi sulla sua poltrona ed aspettare. Ad ogni minuto che trascorreva il respiro gli si faceva più affannato, il sudore gli impregnava la fronte. Meno quindici minuti...meno dieci...ancora soli cinque minuti...Quando finalmente le lancette segnarono le quattro la casa era immersa nel silenzio più totale, quasi come una chiesa in cui nessuno e niente osava muoversi. Gli occhi di Remus erano fissi sulla porta. Passarono alcuni minuti, quando finalmente un rumore lontano proveniente dalla foresta ruppe l'insostenibile atmosfera che si era creata. Il rumore si faceva sempre più vicino, fino a che si fermò. Da fuori la porta si sentiva il respiro affaticato di un animale stanco...Remus si alzò lentamente, si avvicinò alla porta e con un gesto solenne, meccanico, la aprì. Ciò che vide fuori lo fece deglutire più volte, gli occhi ambrati spalancati e fissi sul grande cane nero che se ne stava seduto sull'uscio. Con un filo di voce finalmente Remus riuscì a farfugliare qualcosa..."Felpato..."...mentre sussurrava quel nome, l'animale aveva magicamente lasciato posto ad un uomo, alto, dai capelli neri e lunghi, che se ne stava li steso sulle foglie, tremante. Remus restò immobile per alcuni secondi, poi tornò alla realtà, come se quella specie di apatia che lo aveva perseguitato per le due settimane precedenti fosse ad un tratto sparita. Prese un mantello e lo avvolse con cura sulle spalle dell'amico, portandolo dentro casa. Sirius con un gesto debole si scrollò dalle spalle le braccia di Remus, si strinse il mantello sulla schiena, e fissò l'amico negli occhi. Ecco che si ricreava quell'alchimia, proprio come tanti anni prima sul treno per Hogwarts. Il nero e l'ambra degli sguardi dei due maghi si fondevano come una cosa sola, e finalmente con voce tremante e roca Sirius riuscì a dire qualcosa..."Remus...sono tornato". Dopo quelle brevi ma intese parole Remus non poté resistere più a lungo, si avvicinò a Sirius e gli si aggrappò forte, in un abbraccio liberatorio, appassionato.
Con quell'abbraccio bagnato da lacrime di gioia Remus ritrovò finalmente dopo tanti anni il suo amico di gioventù, il suo profumo di foresta, la morbidezza dei suoi lunghi capelli neri...i ricordi galopparono veloci nella sua mente confusa, drogata da quel momento così importante...
UNA SERA DI LUGLIO di molti anni fa, Scuola di magia e Stregoneria di Hogwarts, Sala Comune dei Grifondoro
La Sala Comune non era stata mai così caotica e piena di gente, ma dopotutto la fine della scuola era un momento da celebrare, soprattutto per gli alunni del settimo anno, che si apprestavano ad iniziare una nuova vita. Uno studente di origine Babbana aveva portato della musica alla moda nel suo mondo e tutti ballavano felici, non badando alle lamentele di alcuni ragazzi del primo anno che volevano dormire. Remus Lupin era l'unico a starsene seduto in disparte, vicino al camino spento, con l'aria pensierosa.
"Ehi Lunastorta, vieni a divertirti anche tu, avanti!" disse Sirius, sedendosi su una sedia vicino a Remus, con in mano un boccale pieno. "Ma sei impazzito, quante volte ti ho detto di non chiamarmi così quando c'é gente!" bisbigliò Remus. "Non preoccuparti, sono tutti troppo euforici per pensare al segretuccio di Mister Muso Lungo...avanti non fare la mummia, vieni a ballare...guarda un po' chi ti sta fissando...Prue Halliwell...credo che abbia una cotta per te, sai...avanti va e divertiti!!"
"Io preferisco l'altra Halliwell, Phoebe, quella più giovane che sta a Tassorosso" disse una voce proveniente da sopra la spalliera della poltrona di Remus. Era la voce dolce e gentile di James Potter, un simpatico ragazzo che Remus e Sirius avevano conosciuto ben sei anni prima, durante lo smistamento del primo anno...erano diventati subito grandi amici. "Tu ormai sei fuori dai giochi, caro Jim. Guarda come Lily ti fa gli occhi dolci" esclamó sarcastico Sirius, indicando una bella ragazza con i capelli rossi e gli occhi verde smeraldo, che ammirava James mentre sbadatamente chiacchierava con alcune compagne.
"Sai che ti dico Sirius...hai proprio ragione. Credo che io e Lily potremmo anche...be' é presto per dirlo...ma chissà forse un giorno ci sposeremo". "E allora che aspetti babbeo, va e falla ballare!! Ma che razza di amici mollicci che ho...e ricordati che io voglio essere il padrino del vostro primo figlio" aggiunse con una risata Sirius mentre James si allontanava per andare da Lily. "Quanto sei spiritoso" rispose Potter, e con uno sguardo fulminò l'amico, prima di diventare talmente rosso che al confronto i capelli di Remus sembravano paglia sbiadita.
"Ed ora pensiamo a sistemare quest'altro noiosone...allora Remus, cosa c'é che ti preoccupa? Lo sai che a me puoi dire tutto"
"Sirius io..io preferirei non parlarne ora--non qui, almeno" "Non preoccuparti allora, vieni con me" e così dicendo Sirius si alzò, posò il boccale e prese la mano di Remus "Andiamo in camera".
"Ehi voi due, dove andate?" squittì una voce dietro di loro, che si stavano rapidamente dirigendo verso le scale che portavano alle camere degli studenti. Era Peter Minus, un ragazzo piccolo piccolo, divenuto ben presto uno dei miglior amici di Remus, Sirius e James.
"Noi andiamo su Pete...sai sono un poco sbronzo, preferisco andare a letto e Remus mi accompagna, potrei addormentarmi lungo il cammino, altrimenti" rispose Black, con un sorriso ammiccante a Remus. "Va bene, ci vediamo domani allora" e così dicendo Minus si allontanò. Remus e Sirius si diressero velocemente alla loro camera prima che qualcun'altro li potesse disturbare. Sirius accese una candela e la pose sul mobile vicino al letto a baldacchino di Remus, i due si sedettero e dopo uno di quegli sguardi magnetici che solo tra loro sapevano scambiarsi, Sirus interruppe il silenzio dicendo "Avanti testone, adesso spara, tutto d'un colpo. A che cosa pensi?"
"Sai Sirius...non é facile...io...io sono..."
"...innamorato, ci scommetto la coda! Avanti, ammettilo!" disse Sirius dando un colpetto al petto di Remus.
"No no, non é quello il problema, non solo quello almeno..."
"Ah ma allora lo sei!! Avanti, chi é? La Halliwell??"
"No Sirius...é qualcuno che comunque tu conosci molto bene...ma per favore, non chiedermi altro...stavo per dire che io sono terribilmente preoccupato. Sirius, il nostro ultimo anno a Hogwarts é ormai agli sgoccioli..."
"Lo so, secondo te perché avrei bevuto tre boccali di quel liquoraccio che hanno fatto entrare di contrabbando?? Per festeggiare la Spagna campione di Quidditch?" interruppe ancora una volta Sirius, con un sorriso sulle labbra.
"Sirius, ti spiacerebbe non interrompermi più?" disse Remus con tono seccato, ma anche con un accenno di sorriso, per l'incontenibile gioia dell'amico. "Sirius...perché devi sempre prendere tutto come se fosse uno scherzo? Io...io ho paura. Cosa ci aspetta la fuori? Il tempo dei giochi é finito, ora siamo degli uomini...mi terrorizza il pensiero di perdervi tutti...di perdere te."
"Lunastorta, ma che cosa vai farfugliando! Noi saremo sempre i Quattro Malandrini...niente portá dividerci. Anche quando troverai una brava ragazza e metterai su famiglia, noi saremo sempre lì per te..."
"Già...una famiglia...una moglie...come se io potessi piacere a qualcuno. Sirius, io sono un MOSTRO, la gente ha paura dei Lupi Mannari..." questa volta fu Remus ad interrompere. "Ora mi hai proprio stancato con questi tuoi discorsi assurdi! Jim, Lily, Pete ti vogliono un mondo di bene. A noi piaci...a me piaci...Se solo tu ti aprissi un po' con gli altri...Ma insomma, guardati, le ragazze farebbero la fila per poterti anche solo ammirare..." a queste parole Sirius diede un'altra occhiata intensa all'amico. La luce della candela faceva risplendere le due pietre d'ambra che formavano i suoi occhi, lucidi e profondi...i capelli color rame gli scendevano delicati sul collo, anche loro magicamente illuminati dalla fiammella accesa. "...Remus tu sei...tu sei...tu sei bellissimo". Sirius allungò la mano verso i capelli dell'amico, e li attraversò con le dita. Remus era diventato d'improvviso rigido e silenzioso come una statua, mentre Sirius come incantato avvicinava la sua testa a quella dell'amico, e finalmente le loro labbra si unirono in un breve, furtivo bacio.
Dopo pochi secondi Sirius si allontanò da Lupin, gli occhi persi nel suo sguardo. Si alzò lentamente, e poi scappò via dalla camera, senza dire una sola parola. Remus rimase immobile sul suo letto, riesaminando nella sua mente tutto ciò che era appena accaduto. Ubriaco, era completamente ubriaco, ecco perché lo aveva fatto, pensò. I due non parlarono mai più di quella notte.
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