Le Due Facce della Stessa Medaglia
capitolo VI
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17 AGOSTO, Scuola di magia e Stregoneria di Hogwarts
La luce del primo mattino filtrava dalle grandi lastre di vetro opaco che formavano la finestra della piccola camera. Sirius fu svegliato dall'improvviso chiarore che avvolse la stanza. Ritrovò Remus proprio nella stessa posizione della notte precedente, con la testa comodamente adagiata sul suo petto: con la differenza che questa volta non era un lupo a sonnecchiare beatamente, ma un uomo.
Sirius diede una veloce occhiata alla pendola sulla parete opposta, era l'alba, le cinque e mezzo. Silente aveva detto che la riunione si sarebbe tenuta di "buon ora", così pensò bene di svegliare Remus. Ripeté lo stesso affettuoso gesto che la sera prima aveva deliziato Lunastorta, accarezzando delicatamente il retro delle orecchie di Lupin, che si svegliò lentamente.
"Buon giorno..." disse con uno sbadiglio, alzando la testa dal corpo di Sirius.
"Buon giorno Lunstorta"
"Ma Sirius, sono le cinque del mattino...." constató Remus con l'aria ancora assonnata, gli occhi lucidi per il poco sonno.
"Silente ha detto che ci sarà una riunione questa mattina, presto...ho pensato di svegliarti prima così puoi rimetterti in sesto e mangiare qualcosa. Devi essere esausto"
"Lo sono. E lo sei anche tu" disse Remus alzandosi dal letto dopo aver baciato Black, che ora si stava allacciando gli stivali. "Hai fatto bene. Scenderemo giú alle cucine prima di incontra--"
"Remus" lo interruppe Sirius "Nessuno sa che io sono qui"
"Cosa? Te lo ha detto Silente? Oh santo cielo, questa é una pazzia, lo é sempre stata fin dall'inizio e...Pensa cosa potrebbe fare Severus, lo sai che ti odia!"
"Be', senza questa "pazzia" probabilmente non ci saremmo rincontrati..."
"Solo perché tu non mi hai mai dato tue notizie" esclamó Remus, con un tono di rimprovero.
"Adesso sarebbe colpa mia? Se non ti ho mai dato mie notizie é stato solo per il tuo bene" il tono di Sirius era alterato.
"Per il mio bene? Credi che sia stato bello per me non sapere nulla di te per anni...e poi vengo a sapere che scrivi con regolarità a Harry...mentre a me non hai neanche mai detto se eri vivo o morto!" disse Remus, sventolando le braccia all'aria, chiaro segno che questa volta si stava arrabbiando davvero.
Nella camera calò un silenzio lungo pochi secondi.
"Sirius..." non era possibile restare arrabbiati con Black. Almeno Remus non ne era capace, non ne era stato mai capace, e questo era sempre andato a vantaggio di Sirius, fin da quando erano bambini. "Sirius..scusa non avrei dovuto alzare la voce." disse mentre si avvicinava al suo amato, e gli poggiava una mano sulle spalle.
"É tutto apposto testone" disse Sirius incontrando la mano dell'altro con la sua. "Ora mettiti qualcosa addosso e andiamo ad affrontare le arpie feroci di sotto"
Dopo un bel po' di giri nei corridoi silenziosi della scuola Remus e Sirius finalmente trovarono l'ufficio di Silente.
"Pensi che sia già sveglio?"
"Credo proprio di si Remus...sta per iniziare una importante riunione..." Sirius bussò alla pesante porta.
"Avanti" echeggiò una voce dall'interno. I due aprirono piano la porta ed entrarono. Il preside era seduto al suo tavolo, attorniato dalle centinaia di oggetti magici, la fenice appollaiata sul suo trespolo, nel pieno del suo splendore.
"Oh buon giorno, già svegli? La riunione inizierà solo tra un paio di ore..."
"Si...noi volevamo rimetterci un po' in sesto prima, se fosse possibile mangiare qualcosa..." disse Sirius in tono di rispetto.
"Ma certo ma certo...venite con me" annuì Silente, alzandosi ed uscendo insieme ai due dalla stanza.
Mentre si recavano alle cucine Silente rivolse alcune domande a Remus e a Sirius. "Sarà dura Sirius, molto dura, soprattutto per convincere alcuni dei colleghi del Professor Lupin..."
"Non insegno più Silente, la prego non mi chiami così..."
"Non é mai detto mio giovane amico...non é mai detto..." disse Silente con un tono divertito nella sua gentile voce.
Cosa stava confabulando? Pensò Remus. Certo lui non sarebbe tornato a Hogwarts, non per quell'anno almeno. Tutto ciò che voleva ora era passare le sue giornate con Sirius.
"Eccoci qui...chiedete agli Elfi tutto ciò di cui avete bisogno...io vado a preparare il campo" disse, puntando il suo bastone verso il soffitto con un sorriso sulle labbra.
"A presto Silente" salutò Remus, entrando nella cucina.
Appena misero piede nella grande sala, un'ombra passò veloce vicino loro. In un attimo si sentirono entrambi addosso lo sguardo gelido del fantasma, una figura alta ed elegante, affascinante nel suo sguardo malinconico e perso nel nulla.
"Sirius..." disse Remus stringendo con la mano la manica della camicia dell'amico "Sirius...la Dama in Grigio..."
"...erano secoli che non la vedevo"
I due si scambiarono un sorriso di complicità. Ma cosa aveva di così speciale quell'apparizione?
UN POMERIGGIO DI APRILE di molti anni fa, Scuola di magia e Stregoneria di Hogwarts
"Sirius, Sirius, é accaduto di nuovo!" strillò Remus entrando nella sua camera, le braccia gravate da pesanti volumi. Trovò Sirius steso sul suo letto, mentre leggeva una rivista.
"La Dama in Grigio?" chiese annoiato, senza distogliere lo sguardo dalla sua lettura.
"Si!" rispose l'amico eccitato "Abbiamo di nuovo passato tutto il pomeriggio insieme, in biblioteca. Sono ormai due settimane che succede, da quando quel giorno mi rivolse la parola per chiedermi il libro che avevo preso in prestito."
"E come sempre lei se ne sta lì in disparte a leggere poesie, e permette solo a te di avvicinarsi, vero?" domandò Sirius, ancora leggendo.
"Si ed é...é fantastico. Non ho mai conosciuto una creatura così intensa ed affascinante. Non legge solo, sai. A volte parliamo, discutiamo di letteratura, doveva essere una persona molto colta."
"Oh" disse Sirius con un tono cinico e annoiato "Interessante".
"Oh Sirius non puoi neanche immaginare quanto emozionante sia stare lì ad ascoltarla...io...io le ho chiesto se la prossima volta potessi portare anche te!"
"Ma sei impazzito?? Leggere cose serie fuori dall'orario scolastico, lo sai che non é per me, sei tu quello intellettuale..."
"Ma no...insomma, io volevo che tu venissi perché so che ami i misteri e l'avventura...tutta la Scuola muore dal desiderio di sapere quale é il mistero della Dama in Grigio, perché se ne sta sempre in disparte e non parla mai con gli altri...io credo di essere vicino alla soluzione. Deve essere qualcosa legato al suo passato, ad un suo amore passato..."
"Ora si che parli la mia lingua!" disse Sirius con un risvegliato tono d'interesse. "Ha accettato?"
"Si...ha detto che tutti i miei amici sono anche suoi amici. E poi chissà, forse almeno lei riuscirà a fare entrare qualcosa di interessante in quella tua testa vuota..." disse Remus con un sorriso.
"Ho ho ho. Molto spiritoso. Avanti, non cominciare a fare il sarcastico proprio adesso e dimmi: quando dobbiamo andare?" domandò impaziente Sirius, alzandosi dal letto ed andandosi a sedere vicino all'amico
"Domani, alla solita ora".
Il giorno dopo, finite le lezioni del mattino, Sirius e Remus si recarono nella loro camera, seguiti da James e Peter. "Ehi voi, non venite a vedere gli allenamenti di Quidditch giù al campo con noi?" chiese Potter ai due amici. "James, io e Sirius dobbiamo preparare alcune ricerche per Pozioni, penso che passeremo il pomeriggio in biblioteca."
"Sirius...in biblioteca??? Ragazzi, questa é una data da segnare sui calendari!" disse Peter soffocando una risata.
"Non fare lo spiritoso Pete, potresti pentirtene" e nel dire ciò Sirius lanciò uno sguardo minaccioso al piccolo amico. "Io sono amico del Lupo Mannaro" continuò appoggiando un braccio sulle spalle di Remus, con un sorriso rivolto a Minus.
"Oh be', contenti voi...andiamo Jim" e i due ragazzi si avviarono giú per la scala a chiocciola che arrivava nella sala comune.
Passarono alcuni minuti, l'orologio batte le quattro precise. "Andiamo Sirius?"
In breve tempo si trovarono nella grande biblioteca. Madama Pince li scrutò attraverso suoi occhiali sottili mentre attraversavano le sale dedicate alla magia.
Arrivarono nel reparto di letteratura babbana, e, nascosta dietro alcuni scaffali, la videro: bellissima nel suo essere etereo e sovrannaturale, la Dama in Grigio era leggiadramente seduta ad un lettoio, un libro nella mani ed una lacrima fluorescente che le scendeva sulla guancia.
"Oggi ha scelto la letteratura antica, Signora?" chiese a bassa voce Remus, avvicinandosi e distogliendo il fantasma dalla lettura. I due si sedettero sul grande tappeto che pavimentava la saletta.
"Oh Remus, non mi ero accorta del tuo arrivo...e quello deve essere il tuo caro amico Sirius...bentrovato, ho sentito molte cose su di te"...la sua voce era irreale. Meravigliosa ed agghiacciante allo stesso tempo. Sirius non aveva mai sentito nulla del genere. "Le hai parlato di me??" bisbigliò nell'orecchio di Remus.
"Vogliate scusarmi, ero assolta nella lettura di questa tragedia...una delle cose più belle che mente umana abbia mai ideato...una donna che rinuncia alla sua stessa vita per amore del suo uomo...e che poi é ricompensata per il suo sacrificio con la vita eterna...purtroppo le cose nella vita reale non vanno sempre a finire bene come nella poesia...spesso il lieto fine non arriva...mai"
La voce sublime e fredda si fece ad un tratto più dolce ed "umana"..."Signora, sta forse parlando della sua storia...?" chiese Remus con il suo solito tono gentile.
"Oh mio caro amico...ad un cuore puro non si può tenere nascosto nulla" Nel dire ciò la Dama si alzò e si sedette in terra accanto ai due amici, per poi andare ad appoggiare una mano sul braccio di Remus, con un gesto amichevole. Sirius si accorse dall'espressione di disagio dell'amico che quel tocco doveva essere raggelante.
"Signora, ci piacerebbe...ci piacerebbe sentire la sua storia." disse Sirius, un po' intimidito dall'aspetto solenne della figura seduta accanto a lui.
"Sirius, non essere sgarbato..." disse Remus con un tono di rimprovero, mandando un'occhiata di biasimo all'amico.
"Ma che ho fatto...?" si difese Sirius alzando le mani al cielo.
"Oh...Remus, non preoccuparti. La curiosità del tuo amico é più che giusta. Tutti qui si chiedono quale sia la mia storia...certo io non sono una chiacchierona come Sir Nicholas...be' cari giovani amici, credo che la mia storia non sia così emozionante come tutti credono. Durante tutti questi secoli ne ho sentite tante sul mio conto: 'Era una Veela, ma le fu fatta una maledizione'...oppure...'Uccise i suoi bambini proprio in questo castello, ed ora non troverà pace finché non avrà ucciso altri innocenti'...tutte fandonie che i ragazzi più grandi si sono inventati nel corso del tempo per tenere a bada i più piccoli....
La mia é una semplice storia...d'amore. Ma dopo tutto quale storia non parla d'amore? Un tempo...oh mio Dio, ormai sono secoli fa...un tempo ero una giovane strega, di origine babbana...mio padre mi promise in sposa ad un ricco Signore che abitava proprio qui nei pressi di Hogwarts. Non volevo sposare qualcuno che non avevo mai visto: non ero mai stata una ragazza come le altre, io. A quei tempi una donna aveva solo due mansioni: la casa e la famiglia...io invece avevo studiato, probabilmente molto più di tutti i miei coetanei maschi...volevo trovare l'amore vero. E pensate la mia sorpresa quando il giorno del mio matrimonio combinato, all'altare non trovai un vecchio vedovo, ma un giovane, bellissimo Cavaliere, dai lunghi capelli neri...i primi tempi furono difficili, molto difficili. Ma quando imparammo a conoscerci, imparammo anche ad amarci...ed avremmo fatto tutto per l'un l'altro. Finché un giorno il nostro castello non fu attaccato dal Barone Sanguinario...si proprio lui, il fantasma che ancora oggi abita Hogwarts. Si invaghì di me, e per questo da lui riuscii ad ottenere che la corte non fosse dilaniata dai suoi uomini...mi dovetti cedere a quel mostro, vendere me stessa come un oggetto, per far vivere il mio amato. Ma il Barone era una persona meschina e crudele. Vedeva nel mio sposo ancora una possibile minaccia, malgrado ormai fosse condannato ad una vita da esule...una notte alla mia insaputa lo fece uccidere spietatamente. Per anni continuai ad essere la serva e la compagna di quel mostro, l'unica gioia nella mia vita era il pensiero che la persona a cui avevo donato il mio cuore era libero e salvo. Fino al giorno in cui un mercante venne a palazzo, portando merce e notizie dal paese dove mio marito aveva trovato rifugio...di notte, di nascosto, andai nella sua camera desiderosa di avere notizie del mio amore. Quando lui mi disse che era morto, e da molti anni, ucciso da cavalieri mercenari...la mia rabbia fu talmente forte e grande che corsi nella camera del Barone. Afferrai uno specchio e lo distrussi in mille pezzi. Scelsi con cura il più grande e lo affondai senza pietà nel corpo del Barone, una volta, due volte, dieci volte..."
Mentre rievocava quei momenti drammatici, ripeteva con le braccia quei gesti estremi, colpendo l'aria con un immaginario pugnale e versando lacrime candide. Remus e Sirius la guardavano con il respiro trattenuto.
"Svegliai tutto il castello...le guardie mi trovarono in un mare di sangue, il corpo del Barone senza vita straziato sul letto. Mi presero e mi portarono via nelle prigioni, dove fui giustiziata il mattino seguente"
Il viso era ormai completamente coperto da lacrime. "Ma guardatemi...dopo tanti secoli ancora piango...non ho imparato proprio niente..." e così dicendo si portò una mano sul viso e si asciugò le lacrime con un bel fazzoletto di cotone, sicuramente l'unico ricordo ancora tangibile della sua vita terrena.
"Io ed il barone fummo condannati a restare qui sulla terra, ad espiare le nostre colpe, in eterno, insieme...una condanna di gran lunga peggiore della morte"
Ci fu un attimo di silenzio. Remus e Sirius si guardarono. "É...é una storia bellissima e triste...io...io...sarebbe bello avere qualcuno per cui si é pronti a sacrificare tutto te stesso. Sarebbe bello sapere cos'é...cos'é l'amore...come si riconosce l'amore, Signora?" disse Remus con la voce rotta dall'emozione.
"Oh giovane amico, tutti sanno cos'é l'amore" disse la Signora, con un lieve sorriso ritornato sulle labbra "É solo che non a tutti é chiaro subito...ci vuole la giusta metà della medaglia...forse ho qualcosa che ti saprà dire come si riconosce l'amore..." si alzò e levitò a mezz'aria per prendere un polveroso libro da uno scaffale, con la copertina rosso porpora e le rifiniture in argento. Sfogliò alcune pagine e poi disse "Vediamo...eccola. Ora ascoltate, e cercate di sentire queste parole, che sono anche più vecchie di me...
E questo
fa sobbalzare il mio cuore nel petto.
Se appena ti vedo, subito non posso
più parlare:
la lingua si spezza: un fuoco
leggero sotto la pelle mi corre:
nulla vedo con gli occhi e le orecchie
mi rombano:
un sudore freddo mi pervade: un tremore
tutta mi scuote: sono più verde
dell'erba; e poco lontana mi sento
dall'essere morta..."*
"É meravigliosa" disse Remus.
"Esattamente come spesso mi sento io" sentenziò Sirius.
"Tu??" chiese Remus con voce interrogativa.
"Io..io so cosa l'autrice vuole dire...quando si vede la persona che si ama a non si riesce a parlare..." disse Sirius con tono sognante
"...e la bocca ti si secca e il cuore ti sale in gola..." continuò Remus, con la stessa aria. Ben presto si ritrovarono l'uno a completare le frasi dell'altro.
"...i sensi ti si bloccano..."
"...la tua mente é assorbita dall'altro..."
"...non vuoi più mangiare, non vuoi più bere..."
"...tutto ciò che ti importa é di stare assieme alla persona che davvero ti fa sentire bene..."
"...che ti fa sentire importante..."
"...che ti fa sentire..."
"...completo" dissero quest'ultima parola insieme, e si accorsero che i loro sguardi si erano incontrati in una di quelle magiche occhiate magnetiche. Gli occhi sognanti di entrambi erano ipnotizzati dall'altro.
Un soffio freddo li attraversò. L'incanto era spezzato.
Si voltarono per rivolgere nuovamente lo sguardo al fantasma, di cui si erano momentaneamente dimenticati. Ma davanti a loro c'era solo un libro, aperto sul pavimento.
Si avvicinarono, stupiti.
Sulla pagina aperta una frase era sottolineata con una lacrima argentata...
"Spesso il vero amore é più vicino di quanto ci si aspetti. Spesso la persona dei nostri sogni si trova davanti ai nostri occhi, e noi non la vediamo. Spesso colui che meno ci aspettiamo può rivelarsi la nostra metà della medaglia"
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* Saffo, frammento 31 Voight