Alle sette del mattino del 12 febbraio 2001 il treno Roma-Civitavecchia travolge all'altezza di Porta Maggiore un uomo sulla settantina dall'aspetto trasandato. Quello che subito venne scambiato per un barbone si rivelò in realtà essere l'ex stella del pugilato Tiberio Mitri. Il giorno seguente tutti i giornali annunciarono la morte triste e solitaria di colui che con le sue vittorie straordinarie era diventato la leggenda della boxe italiana degli anni '50.
Quella fu la prima volta che sentii parlare di Tiberio Mitri, una storia che ho iniziato a conoscere dalla fine insomma, e non potrebbe essere altrimenti essendo Mitri uno sportivo molto lontano dalla mia generazione di ventenne. Cominciando a leggere la sua storia ne sono rimasto subito colpito, perchè quella di Mitri è una storia diversa dalle solite, e questo sito non è altro che il risultato delle informazioni raccolte su di lui nell'arco dei mesi seguenti alla sua scomparsa. E'stato un lavoro lungo, anche le notizie più scontate sono difficili da reperire su questo campione dimenticato.... Il risultato è un ritratto, spero abbastanza limpido, di quell'uomo trasandato finito sotto un treno, ma che una volta veniva chiamato "la Tigre di Trieste". In fondo un viaggio per ripercorrere a piccole tappe la sua vita, dalla giovinezza a Trieste agli ultimi anni a Roma, dai primi incontri al mitico match per il titolo di campione del mondo nel 1950. Già, perchè quasto era Tiberio Mitri, il pugile italiano che ebbe il coraggio di andare in America a sfidare Jake La Motta, mito vivente della boxe dell'epoca. Lui che collezionò fama, denaro e donne bellissime, che a soli 24 anni sembrava avere il mondo ai suoi piedi, è morto in estrema povertà e solitudine dopo una vita difficile fatta di dure sconfitte, che conobbe però solo dopo essere sceso dal ring. Alfiere di una boxe perduta che, come ricorda Nino Benvenuti "era davvero una noble art, tutta tecnica sopraffina. Perse con Jake La Motta ma rimase in piedi per tutte e 15 le riprese grazie ad un orgoglio smisurato". Insomma, in un mondo pieno di gente che esalta gli eletti, e che ama identificarsi con i peronaggi vincenti, la vita de "la Tigre di Trieste" può ricordare a tutti che siamo solo "uomini" prima che "campioni", e che non sempre all'inizio delle belle favole corrisponde anche un lieto fine. Chissà forse è proprio questa sua umanità a rendere Mitri un campione speciale, per una volta una persona "vera" simile a ciascuno di noi che combattiamo ogni giorno con la vita come su un ring, senza sapere se ne usciremo vincitori o sconfitti. Ecco perchè penso che quella di Tiberio Mitri sia una storia da raccontare, e questo sito non vuole che essere un piccolo appunto per ricordare un uomo prima che un campione. Si è parlato e si parlerà a lungo sul suo talento non usato fino in fondo, dei soldi sprecati nei tempi d'oro per poi morire vecchio e solo, ma a volte è inutile cercare errori di cui rimproverarsi, semplicemente è andata così, o forse, come direbbe Tiberio Mitri..."pensavo si dovesse vivere il momento".
MASSIM. F.
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