INCHIESTA: QUANTO SPENDE L'EUROPA IN AIUTI ALLO SVILUPPO?
La nostra inchiesta non può ovviamente prescindere dal leggere anche il punto di vista delle Ong internazionali che si occupano di aiuto allo sviluppo. Prima però un inciso importante: avrete già notato come in diverse interviste abbiamo toccato il tema del collegamento -sempre più presente- tra le politiche di aiuto allo sviluppo e lotta al cambio climatico. Ci si è resi insomma conto che quando si investe denaro nello sviluppo dei Paesi più poveri, è opportuno indirizzarlo laddove possibile a settori e politiche attinenti all'ambiente. Torneremo a occuparcene tra poco con un'intervista esclusiva a un rappresentante dell'Onu. Ora però -come anticipato- sentiamo le Ong: Alexander Woolcombe, di Oxfam International, analizza le politiche europee nel settore dello sviluppo...

WOOLCOMBE: Penso ci siano molti buoni esempi in quello che l'Europa fa per le politiche di aiuto allo sviluppo: l'Europa è il maggior donatore al mondo. Ma allo stesso tempo ci sono molti problemi nel modo in cui l'Europa distribuisce i fondi, c'è molto autocompiacimento e mancanza di verifiche e trasparenza nel modo in cui i fondi vengono consegnati. Una poca trasparenza che si estende anche alle politiche sottostanti. Pensiamo su questo occorra indagare di più. Intendo dire che spesso abbiamo la sensazione che l'Unione Europea e i Governi abbiano un po' la tendenza che "va tutto bene", ma poi quando vai a indagare un po' più a fondo noti che non è esattamente così. Che i fatti non rispecchiano la retorica e i discorsi. Noi cerchiamo di mettere in luce queste discrepanze.

NAVA:
Aiuti allo sviluppo e cambio climatico: solo fatti o fiumi di parole?

Sul tentativo di collegare gli aiuti allo sviluppo al cambio climatico, non abbiamo visto ancora visto nulla di concreto, su come le politiche relative al clima siano state integrate nelle politiche di sviluppo. Certo, abbiamo ascoltato bellissimi discorsi, ma non è successo ancora nulla. E' quindi importante mantenere la pressione sulle istituzioni, affinché quando fanno i loro annunci facciano poi seguire delle azioni concrete.

Il giudizio di Oxfam sulle politiche allo sviluppo dell'Italia e dei Paesi europei...

Sull'Italia posso dire che il vostro Paese presenta una delle percentuali più basse in Europa per i fondi  di aiuti allo sviluppo. Queste cifre hanno subito anche tagli recentemente. In numerose occasioni l'Italia si è impegnata a raggiungere il target dello 0,7% del Pil in aiuti, ma si sta allontanando dall'obiettivo, anziché avvicinarsi. E' anche deplorabile che Paesi come l'Italia gonfino le cifre degli aiuti allo sviluppo con la cancellazione del debito. Gli aiuti sono il denaro che offri, non il debito eliminato. La cancellazione del debito è importante, ma non è la stessa cosa. Si dà l'impressione di fare più di quello che in realtà si fa. E' importante che l'opinione pubblica italiana prema sul Governo, perché mantenga le sue promesse.
In Europa ci sono molti esempi positivi: la Svezia in termini di quantità, come pure il Lussemburgo. Ma sono Paesi piccoli. La grande differenza la fanno i grandi Paesi con budget maggiori. I big dovrebbero imparare dai Paesi più piccoli.

Come lavorate voi di Oxfam International nell'assistenza ai più poveri?

Noi di Oxfam lavoriamo su più livelli per cercare di eliminare la povertà, aiutando le comunità. Lavoriamo a livello locale, nei settori della sanità, dell'educazione, dell'approvvigionamento di acqua. Ma lavoriamo anche a livello nazionale, per cercare di modificare le politiche dei Governi nei Paesi in via di sviluppo. Lavoriamo infine anche sul piano internazionale, per cercare di cambiare le regole globali, le stesse che hanno un impatto sulle vite dei più poveri.
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L'ultimo intervento è rappresentato dall'intervista esclusiva di Sergio Nava ad Achim Steiner, vicesegretario generale dell'Onu e Direttore Esecutivo dell'Unep, l'agenzia per l'ambiente delle Nazioni Unite. Europa, cambio climatico e aiuti allo sviluppo. Perché ora se ne parla?
                                                      
STEINER: "L'Europa è il Continente che ha mostrato uno dei più innovativi e moderni approcci nel fronteggiare il tema della sostenibilità, attualmente al centro del dibattito mondiale. Il nostro interesse nel collaborare con l'Europa è che rappresenta un grande attore nello sviluppo. Fino pochi anni fa il pilastro ambientale dello sviluppo era abbastanza uscito dall'agenda politica, come qualcosa di importanza secondaria. Il cambio climatico ha sparigliato il tavolo. Ora ci troviamo in una situazione in cui l'opinione pubblica si interessa al tema, in cui i politici sono sotto pressione per rispondere alla domanda: "cosa state facendo per fronteggiare la minaccia climatica"?
Sul collegamento tra aiuti allo sviluppo e cambio climatico le posso dire che fino a 20-30 anni fa l'agenda ambientale rappresentava sempre una sorta di pulizia posteriore a quella dello sviluppo. Buona parte dell'agenda ambientale trattava i problemi provocati dallo sviluppo. C'era quindi un antagonismo percepito tra i due settori, oltre che un costo. Ciò che è cambiato negli ultimi anni è che il costo del degrado ambientale non è più un fenomeno locale, di singole aree. Il costo del degrado ambientale avviene a livello di sistema: riguarda atmosfera, biosfera, suolo. Il costo della distruzione sta cominciando a toccare il potenziale di crescita sostenibile dell'economia. L'economia del managent ambientale è cambiata radicalmente, per questo abbiamo uno scenario differente davanti a noi: il costo della distruzione sta cominciando a modificare la capacità di screscita delle economie".

Lisbona, 9 novembre 2007