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INTERVISTA A JOSE' BARROSO | |||||||||||
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NAVA: Passiamo alla Turchia. In Europa abbiamo un'opinione pubblica sempre più contraria all'adesione, lo stesso Governo turco non aiuta, rifiutando di adeguarsi alle richieste di Bruxelles. Lei vede ancora un futuro europeo per la Turchia? Soprattutto pensa che sospendere alcuni capitoli negoziali come da voi proposto -e approvato lunedì dai Ministri degli Esteri- sia abbastanza per rimettere il processo sul giusto binario?
BARROSO: Io vedo un futuro per la Turchia in Europa. Penso sarebbe buono per entrambi. Ma molto lavoro va fatto prima: in termini di riforme interne della Turchia. Riforme economiche, politiche e democratiche. La Turchia entrerà in Europa, spero, ma ciò dipenderà innanzitutto dalla capacità dei turchi di mostrare all'opinione pubblica europea che sono in grado di soddisfare i criteri necessari a divenire un Paese membro. Ciò richiederà del tempo: non sarà né domani né dopodomani. Non posso anticipare quanto tempo richiederà, ma ci vorrà del tempo. Dobbiamo però affrontare molto seriamente le varie questioni poste dai negoziati. Un anno fa gli Stati membri decisero che se la Turchia non avesse ottemperato completamente al cosiddetto Protocollo di Ankara, vale a dire la libertà di accesso da parte di tutti gli Stati membri -Cipro inclusa- ai porti e aeroporti turchi, ci sarebbero state delle conseguenze nel processo negoziale. Spero che queste conseguenze evitino due posizioni estreme: la prima è fare finta di nulla, che non ci sono problemi. Sarebbe un errore, non saremmo credibili. Un altro rischio è quello di chiudere la porta ai nostri partner e amici turchi: Ciò sarebbe molto negativo per tutti. Dobbiamo mantenere aperti i nostri negoziati con la Turchia, per impegnarci seriamente e in modo costruttivo con loro, ricordando che dobbiamo essere pazienti. Speriamo quindi di creare in futuro una situazione migliore, all'interno della quale l'opinione pubblica europea possa sostenere la Turchia. Il Medio Oriente non ha vissuto nelle ultime settimane momenti facili, in Libano, Palestina ma anche in Iraq. Il ruolo americano nella regione sembra gradualmente indebolirsi, soprattutto a causa della politica in Iraq. Lei vede un ruolo europeo in Medio Oriente, in questo momento storico? Penso che sia molto importante che l'Europa giochi un ruolo più forte in Medio Oriente. Ma non è a causa dell'Europa che ci sono problemi in Medio Oriente. La prima condizione per un processo di pace è che le stesse parti in causa si impegnino a realizzarlo. Questo sfortunatamente non è successo, né con l'aiuto degli americani né con le risoluzioni Onu. Quindi la prima condizione per avere successo è che le stesse parti, tra cui Israele e Palestina, mostrino il loro impegno. Dobbiamo capire che non saranno né gli Stati Uniti, né l'Europa, né altri a IMPORRE una soluzione contro la volontà e l'impegno delle parti in causa. Detto questo sono molto a favore del ruolo europeo nella regione, sono stato incoraggiato dal fatto che in occasione della crisi libanese, Paesi europei quali l'Italia, la Francia e altri hanno preso le posizioni che hanno preso. Ricordo ancora la mia discussione con il presidente Prodi al G8 di S. Pietroburgo, ci trovavamo là quando arrivarono le notizie dal Libano, e fin dall'inizio abbiamo detto che noi europei avremmo dovuto fare di più. Prodi in quell'occasione impegnò personalmente l'Italia a questo scopo, una cosa per la quale mi sono congratulato con lui, in particolare per l'iniziativa di leadership presa dal vostro Paese. Allo stesso tempo però non dobbiamo illudere nessuno: non possiamo sostituire le parti in causa. Ma siamo pronti, se queste lo desiderano, a fare di più e a impegnarci maggiormente nella ricerca della pace per quella regione. |
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Il Presidente della Commissione Europea José Manuel Durao Barroso | |||||||||||
LEGGI LA TERZA PARTE DELL' INTERVISTA |
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