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IL FUTURO DELL'EUROPA: JOSEP BORRELL | ||||||||||
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NAVA: Presidente Borrell, parlando del processo di allargamento, l'Unione Europea ha delle frontiere? BORRELL: E' evidente che ne ha. L'Unione Europea la possiamo disegnare su una mappa. Ha già reso nota la volontà di inglobare i Balcani, il che presuppone un riconoscimento della loro vocazione europea. Croazia e Macedonia sono state riconosciute come Paesi candidati: con loro ci troviamo in un processo negoziale. Gli altri per il momento non sono candidati nel senso giuridico della parola, ma ne riconosciamo la vocazione europea. La Turchia è un Paese candidato, con il quale abbiamo iniziato i negoziati, in un processo che tutti definiscono "aperto". E per il resto, stando al sentire comune di questi tempi Bruxelles, l'agenda dell'allargamento appare piena per molto tempo a venire. E' giusto concedere l'ingresso -nel 2007- a Paesi come Bulgaria e Romania, che -secondo diversi esperti- presentano ancora grosse lacune e arretratezze nei parametri necessari all'adesione? Lo dovrà dire la Commissione Europea, tra pochi giorni. Non posso anticipare il suo giudizio. Tuttavia questi due Paesi hanno fatto grandi sforzi per prepararsi a soddisfare i requisiti richiesti dall'Unione. Certamente al momento dell'ingresso non saranno pronti al 100%, ma nessun Paese lo è mai veramente. Occorrerà studiare se il ritardare il loro ingresso di un anno, e quindi al 2008, possa essere la soluzione giusta, tenendo presente che nel 2008 entreranno in ogni caso. Potrebbe quindi rivelarsi una soluzione migliore permettere a questi due Paesi di completare il loro iter di avvicinamento all'Europa dall'interno dell'Unione. Ma non posso esprimere giudizi, lo deve dire la Commissione. Poi l'Europarlamento svolgerà un dibattito al riguardo. L'unica annotazione che posso fare è che la Bulgaria appare oggi in una condizione peggiore rispetto alla Romania, se paragoniamo la situazione odierna a quella di due anni fa. Ma non posso darle informazioni ulteriori, perché non ne ho. Sul Medio Oriente, possiamo considerare una scelta giusta quella -fatta dall'Europa- di tagliare i fondi all'Autorità Nazionale Palestinese? L'Anp sembra precipitare nel caos, e l'intero processo di pace in Medio Oriente non sembra godere di buona salute... L'Europa continua ad aiutare la Palestina, poiché parte dei nostri aiuti vengono concessi a organizzazioni umanitarie che non hanno nulla a che vedere con il Governo o l'Anp. Il Consiglio Europeo ha deciso di interrompere gli aiuti destinati all'amministrazione palestinese, non alle ong. E' pur vero che gli aiuti mirati al Governo servivano a pagare i funzionari pubblici: il loro taglio presenta conseguenze drammatiche per il benessere del popolo palestinese. Per questo ci sono molti eurodeputati che credono che la decisione europea debba essere riconsiderata, mantendendo i fondi, con la garanzia che la loro finalità sia unicamente quella di pagare gli stipendi ai maestri e ai medici negli ospedali. Questo dovrebbe essere possibile, e credo che il Parlamento Europeo prenderà l'iniziativa in questo senso. Personalmente credo che sia un errore grave lasciare l'Anp nelle mani dell'Iran o di altri Paesi, a livello finanziario. L'Europa dovrebbe mantenere una presenza attiva nella regione, finanziando i servizi pubblici palestinesi. Questo dovrebbe essere possibile farlo, evitando al contempo che il denaro finisca nelle mani sbagliate. Quale posizione deve tenere l'Europa nei confronti dell'Iran: di dialogo negoziale o di scontro, con l'imposizione di sanzioni? L'Europa sta utilizzando tutti i mezzi a propria disposizione affinché la relazione con l'Iran non si tramuti in un altro conflitto. Siamo sempre stati a favore dei negoziati e della discussione, evitando avventure militari, come quella che ci ha portato a una situazione così difficile in Iraq. La posizione europea verso l'Iran è chiara: occorre un negoziato, condannando allo stesso tempo le attitudini iraniane, ed evitando -senza alcun dubbio- avventure militari. L'Italia avrà a breve un nuovo Governo: qual è il suo messaggio, o la sua speranza, per la prossima politica "europea" dell'esecutivo Prodi? L'Italia è uno dei Paesi fondatori dell'Unione. Negli ultimi 50 anni la vostra nazione è stata una forza importante nel processo di costruzione europea. Spero e desidero che il nuovo Governo, diretto da un ex-Presidente della Commissione- rafforzi la dimensione della propria politica europa. Prodi conosce le istituzioni, conosce come funzione l'Europa, e spero che il vostro Governo italiano spingerà il processo nel quale l'Italia si trova attualmente. Il prossimo capo del Governo è molto qualificato per questa funzione: l'Italia non può stare assente dall'Europa, né possiamo immaginarci un'Europa che prescinda dall'Italia come uno dei suoi elementi più attivi. Milano, 9/5/2006 |
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Josep Borrell, 59 anni, catalano |
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