CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA
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LE CONCLUSIONI DELL'AVVOCATO GENERALE NELA VICENDA GRANAROLO (6/3/2003)

La Granarolo vince il primo round nella causa che la vede contrapposta al Comune di Bologna davanti alla Corte di Giustizia Europea. Al centro della contesa, i giorni di scadenza indicati sulla confezione del latte pastorizzato.

Non si tratta di sentenza definitiva, ma -come la storia insegna- è una quasi vittoria per la Granarolo. Il caso risale a quattro anni fa, quando l'azienda alimentare italiana commercializzò nel nostro Paese latte pastorizzato ad alta temperatura prodotto in Germania. L'iniziativa attirò l'attenzione del comune di Bologna, che inflisse alla Granarolo una sanzione amministrativa: la data di scadenza del latte copriva infatti gli otto giorni successivi al confezionamento, contro i quattro previsti dalla legge italiana. Il caso finì così alla Corte del Lussemburgo. Nelle sue conclusioni odierne, l'Avvocato Generale della Corte Europea ha parzialmente dato ragione al Comune di Bologna per quanto riguarda l'applicazione della normativa nazionale, ma ha escluso che questa possa riguardare il latte pastorizzato proveniente da altri Stati membri, soprattutto se è accertato che il latte in questione ha una scadenza di consumo di 15-20 giorni. Le conclusioni, pur non vincolanti, dovrebbero essere confermate dalla sentenza che concluderà il caso.

LA SENTENZA SUL CONGELAMENTO DELLE TARIFFE RC AUTO (25/2/2003)

Italia bocciata dalla Corte di Giustizia Europea per la normativa sul congelamento delle tariffe Rc Auto.

Una violazione della normativa comunitaria in materia di libertà tariffaria e libera prestazione dei servizi. La Corte di Giustizia Europea ha definito illegale il blocco delle tariffe Rc Auto, imposto tre anni fa nel nostro Paese con un decreto legge. Un decreto resosi all'epoca necessario per contenere le spinte inflazionistiche: a tal fine furono congelate le tariffe di diversi settori, fra cui -appunto- quello dei premi assicurativi dei veicoli a motore. La Corte ha quindi dato ragione alla Commissione Europea, che contro il decreto italiano aveva presentato ricorso, e lo aveva mantenuto nonostante il congelamento tariffario fosse stato successivamente revocato. Ma non ha accolto tutte le istanze: per esempio, ha ritenuto perfettamente legale l'obbligo -per le compagnie assicuratrici- di comunicare tutti i sinistri ad una banca dati nazionale, naturalmente gestita a loro spese. In questo caso, infatti, secondo la Corte, non esiste incompatibilità fra la normativa europea e quella nazionale.

LA SENTENZA SUL CIOCCOLATO (16/1/2003)

L'Italia ha perso la battaglia a difesa del cioccolato "puro". La Corte
di Giustizia Europea ci ha condannati, insieme con la Spagna, a
riconoscere come "cioccolato" anche quei prodotti contenenti sostanze
grasse vegetali.


Una sentenza attesa, la cui eco non si è fatta attendere nel nostro
Paese. L'Italia ha perso la battaglia per il cioccolato "puro", quello
cioè senza traccia di sostanze grasse vegetali. Il pronunciamento della
Corte di Giustizia Europea classifica come cioccolato anche quei prodotti
contenenti fino al 5% di queste sostanze, finora commercializzati come
surrogati. L'unica associazione a non stupirsi è quella delle Industrie
Dolciarie, che fa notare come la sentenza di ieri confermi una direttiva
comunitaria che entrerà in vigore il prossimo agosto, che fissa lo stesso
tetto per i grassi vegetali nel cioccolato. Per il resto è un coro
di "no": dal Ministro dell'Agricoltura Gianni Alemanno, che definisce la
sentenza un errore, alle altre associazioni di categoria -Coldiretti,
Confagricoltura e Confartigianato- che definiscono il pronunciamento un
attacco alla qualità dei prodotti. A meno quindi che l'Italia non riesca
a far inserire il cioccolato fra le specialità tradizionali garantite,
sui banchi degli alimentari scompariranno i cosiddetti surrogati.
Attenzione quindi alle etichette.
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