INCHIESTA SUI PIANI ANTICRISI EUROPEI
28 gennaio 2009: Terza puntata del viaggio nei piani anticrisi dei Paesi europei. Oggi tocca alla Germania.

Tempi duri anche per la Germania, tradizionale locomotiva economica d'Europa. Che, per ammissione dello stesso Ministro dell'Economia Michael Glos, affronta nel 2009 la più grande recessione del Dopoguerra, superiore persino alle quattro precedenti, l'ultima delle quali nel 2003. Berlino ha varato due pacchetti di stimolo all'economia. Il più recente a metà gennaio, del valore di 50 miliardi di euro. La manovra comprende investimenti infrastrutturali, tagli fiscali e aumento dei sussidi. 18 miliardi andranno agli investimenti pubblici, mentre sul fronte delle tasse è stata abbassata la minor aliquota fiscale, con un innalzamento parallelo della "no tax area" per i redditi più bassi. Previsti pure il bonus bebé, gli incentivi per la rottamazione delle auto e un fondo da 100 miliardi per garantire fino all'80% dei nuovi crediti bancari alle aziende. La mossa di Berlino, giunta in apertura di un anno elettorale, ha messo a tacere le critiche per l'apparente immobilismo tedesco: in autunno il Governo di Frau Merkel si mostrò prudente, varando un primo piano da circa 30 miliardi di euro. Un pacchetto-quest'ultimo- composto da misure mirate: crediti per le aziende, incentivi per la ristrutturazione delle abitazioni, investimenti in infrastrutture. All'inizio di questo mese la cancelliera ha annunciato pure un fondo di aiuti alle imprese, che prevede linee di credito garantite dallo Stato per 100 miliardi. Anche per la Germania le previsioni sul 2009 sono pesanti: secondo il Governo, il Pil calerà del 2,25%, con un incremento dei disoccupati a tre milioni e mezzo. Bruxelles stima un debito pubblico tedesco vicino al 70%.

29 gennaio 2009: Quarta puntata del viaggio nei piani anticrisi dei maggiori Paesi europei, in un anno che si preannuncia estremamente difficile per l'economia internazionale. Oggi affrontiamo il caso dell'ex "tigre iberica", la Spagna.

E' un brusco risveglio quello vissuto dagli spagnoli nelle ultime settimane: la peggiore recessione in 50 anni di storia ha interrotto un momento magico per il Paese iberico, animato da una crescita iniziata con la transizione post-franchista e culminato in un periodo d'oro durato oltre dieci anni. Il Ministro dell'Economia Pedro Solbes è stato onesto: "vivremo momenti duri", ha annunciato alla popolazione, presentando a metà mese le cifre della recessione. Il Governo di Madrid ha aperto nientemeno che un sito internet per spiegare alla popolazione le misure prese per tamponare la crisi. Il premier Zapatero vi spiega personalmente le principali: dagli aiuti alle piccole e medie imprese, che ammonteranno a 17 miliardi di euro in misure fiscali, cui sommare altri 29 miliardi di accesso al credito; a quelli per le famiglie, che godranno di aiuti fiscali per 14 miliardi, con facilitazioni per il ritardo nel pagamento di mutui ed ipoteche. 11 miliardi saranno invece destinati a fondi diretti a rilanciare l'occupazione, ormai in caduta libera, con l'obiettivo di generare 300mila nuovi posti di lavoro. E mentre il Ministro dell'Industria Miguel Sebastian invita -con fare nazionalista- a comprare il più possibile prodotti "made in Spain", Madrid contesta le cifre della Commissione Europea, che tracciano scenari ben più foschi rispetto a quelli elaborati dal Governo: -2% del Pil quest'anno, disoccupazione al 16%, debito al 46%. Intanto Standard & Poor's ha tagliato il rating spagnolo a doppia A +.
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