RIFORMA DEL PATTO: DE GRAUWE
Una voce fuori dal coro sulla riforma del Patto di Stabilità e Crescita.
E' quella di Paul De Grauwe, professore di Economia presso il Centre for Economic Studies dell'Università di Leuven. De Grauwe è anche autore del manuale "Economia dell'Unione Monetaria". Sergio Nava lo ha intervistato.
Paul De Grauwe
DE GRAUWE: Certamente il patto è ora meno rigido. Tutte le eccezioni che sono state aggiunte minano le regole decise nel passato, ma penso che queste regole fossero stupide e difficili da mettere in pratica. C' è stato anche uno spostamento del focus: vale a dire, si guarderà maggiormente all'indebitamento dei Paesi membri. Ciò era necessario. E' un problema di debito: i Paesi membri non devono accumularne troppo. Italia, Belgio e Grecia devono prendere misure speciali. In questo senso la riforma è andata nella direzione giusta.

NAVA: L'impressione è che in realtà, l'attenzione al livello del debito sia stata annacquata dalle decisioni dei Ministri delle Finanze, rispetto alla proposta originale della Commissione... Per esempio, non è stata imposta alcuna riduzione quantitativa.


E' vero, ma abbiamo imparato dal passato che è sbagliato focalizzarsi sui numeri, come il 3%. Cosa accade? Accade che ci sono Paesi che cercano di aggirarlo, in ogni modo. La Grecia ha falsificato i dati, altri hanno fatto ricorso ad ogni sorta di espediente per ottenere lo stesso risultato. Non è una buona idea fissare questi limiti, Governi intelligenti non cercheranno mai di applicare regole stupide. Non si può dire che il 3% sia un numero magico. La cosa migliore che poteva accadere era abolire questo limite, ma ovviamente non lo si è fatto, così che si è passati alla seconda soluzione: mantenere questo limite ma
aggiungere eccezioni.

La Bce non è sembrata così soddisfatta della riforma... Non pensa che un eventuale rialzo dei tassi possa portare a conseguenze molto serie, soprattutto per i Paesi più indebitati?

Sono d'accordo, ma spero che la Bce non commetta questa stupidità. Sarebbe da pazzi reagire in questo modo, e sono sicuro che non lo farà. Gli attuali livelli di deficit riflettono semplicemente la congiuntura economica attuale. Se la Bce alzasse i tassi, si tratterebbe di una semplice vendetta, non è certo la risposta giusta a questa riforma.

Se capisco bene, questa riforma la soddisfa...

Era una riforma inevitabile, il patto di stabilità non funzionava. Molti non lo rispettavano, andava cambiato. E la direzione seguita è quella giusta: si è smesso di considerare il numero "tre" un numero magico, si è introdotta maggiore flessibilità. Io avrei osato di più, ma ritengo che la mossa sia stata giusta.

Non pensa che ora sia maggiore il rischio di una crescente divergenza tra le economie europee, il che potrebbe portare a una reale minaccia per la stessa esistenza dell'euro?

No. Negli ultimi tre o quattro anni, la ratio depito/pil è rimasta praticamente costante. Chi intravede scenari catastrofici per i bilanci dovrebbe semplicemente guardare ai numeri, e non è successo nulla di speciale. Il deficit nell'eurozona si attesta al 2.5%, anche il debito è
rimasto costante. Dov'è il problema? Negli Stati Uniti il debito è cresciuto spettacolarmente, con un deficit alto. Perché continuiamo a sostenere queste tesi? Non esiste alcun pericolo secondo me: Paesi come Francia e Germania non lasceranno mai deteriorare le proprie finanze, a livelli da "repubblica delle banane". I tedeschi sono abbastanza intelligenti da non permettere l'esplosione di livelli di debito
insostenibili.

E l'Italia?

Penso che l'Italia sia un problema differente. Il debito italiano è troppo alto, il che pone il vostro Paese in una posizione fragile, soprattutto se ci sarà un rialzo dei tassi di interesse. L'Italia deve fare qualcosa per ridurre il proprio debito pubblico. L'Italia, con Belgio e Grecia, devono essere tenute d'occhio più della Germania o della Francia. In ogni caso, cambiamenti di rotta non si realizzeranno con imposizioni dall'alto: qualsiasi riduzione deve derivare dalla presa d'atto -da parte degli italiani- che è essenziale mantenere livelli di
debito sostenibili. Se gli italiani non si convincono, non saranno certamente le regole di Bruxelles a cambiare la situazione.