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JACQUES DELORS: LA MIA EUROPA | ||||||||||
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Uno dei padri fondatori dell'Europa: Jacques Delors, già presidente della Commissione Europea dal 1985 al 1994, esprime così la sua visione sul futuro dell'Unione Europea. Sergio Nava lo ha incontrato a Bruxelles. I pilastri dell'Unione Europea... "La pace, l'adattamento dell'economia europea alla nuova situazione mondiale e tecnologica, l'influenza esterna e la coesione economica e sociale introdotta dall'atto unico. Se vogliamo restare fedeli a questi principi, è ridicolo che alcuni Paesi chiedano un tetto di budget all'1 per cento. Dunque, l'obiettivo è la coesione economica e sociale. L'esperienza storica mostra che da quando la coesione economica e sociale esiste, l'impegno della società civile, delle regioni, delle collettività locali in Europa è notevolmente cresciuto, e che, anche se non abbiamo ancora un forte sentimento di appartenenza all'Europa, sono le politiche strutturali quelle che hanno maggiornamente modificato il clima alla base. Dire "uno per cento" significa che si vuole ridurre considerevolmente le politiche strutturali e secondo me stiamo rovinando tutto un lavoro che portiamo avanti da anni. Succedeva ad esempio che anche in un Paese relativamente ricco, ma in una regione povera, rurale, un sindaco, un presidente di dipartimento, di regione, di collettività locale sa che grazie all'Europa, al fatto che l'Europa si interessa a lui potrà dare il via a operazioni di sviluppo a partire della base. Cancellare questo significa secondo me cancellare uno degli elementi che costituivano una vera cittadinanza europea. Quindi l'uno per cento secondo me è scandaloso. Non ci sono altre parole per definirlo." L'Europa a due velocità... "L'Europa a due velocità è un'idea che da parte mia ho sempre scartato. In compenso noto che la storia dell'Europa è stata fatta grazie alla differenziazione: cioè la possibilità data a un Paese in un certo momento di rifiutare provvisoriamente alcuni avanzamenti, come accadde ad esempio per gli Inglesi che a Maastricht rifiutarono l'unione economica e monetaria e il capitolo sociale, e per i Danesi che avevano rifiutato altre cose. Se tutto questo non fosse stato concesso, non ci sarebbe stato accordo e ci saremmo trovati in una situazione imbarazzante come quella di oggi, con la Costituzione europea. Se avessimo dovuto aspettare che tutti i Quindici si trovassero d'accordo sull'unione economica e monetaria oggi non avremmo l'euro. La differenziazione quindi è intrinseca all'Unione. Ma cosa significa differenziazione? E' semplicemente quando alcuni Paesi dicono "datemi alcuni anni di tempo per volere e poter fare questo" e altri dicono "non vi aspettiamo". Ma tutto questo dinamizza l'Europa e non è mai definitivo. Tutto questo secondo me si deve situare all'interno e non al di fuori della Costituzione, mentre la concezione negativa del direttorio che sento in questo periodo è il timore che questo si collochi al di fuori della Costituzione e quindi fuori dalle regole del gioco. Ma all'interno delle regole del gioco tutti possono accettarlo.Credo - anche se qui ci sono un amico sloveno e un amico polacco che diranno forse il contrario - che dovunque io sia andato e abbia spiegato cos'è secondo me la differenziazione, la gente ha capito che non si trattava dell'Europa a due velocità, non è - come si dice in gergo calcistico - la serie A e la serie B. E' qualcosa che in certi momenti permette di compiere degli avanzamenti. A Maaastricht la questione era piuttosto semplice. Il premier britannico mi ha detto "io non voglio il capitolo sociale". io gli ho risposto "ci tengo assolutamente, perché fa parte di un'evoluzione, voi firmate il trattato e avrete un opting out". Ed è cosi che abbiamo fatto un avanzamento; d'altronde quattro anni dopo il nuovo primo ministro ha accettato il capitolo sociale, perlomeno in principio perché poi ci sarebbe molto da dire sui voti della delegazione inglese, ma questa è un'altra storia. L'essenziale è che il concetto di differenziazione, perlomeno, lo capiscano i capi di ogni Paese." L'Europa oggi... "Non ci mettiamo d'accordo su nulla. C'è una grande zona di libero scambio nella quale sempre più Paesi perderanno la pazienza perché è troppo dure e ripristineranno degli aiuti di Stato o adotteranno politiche protezionistiche e dall'altro lato le tre grandi potenze, tra virgolette, per le quali la nostalgia è sempre presente, ogni tanto vedranno agitarsi le loro diplomazie a tre, a due o a uno nel mondo e rientreranno nel loro Paese dicendosi "siamo davvero dei grandi". E ci crederanno solo loro." La prossima Commissione Europea... "Sono sempre stato d'accordo con una Commissione a 25 membri, come proposto dal presidente Prodi. La mia esperienza è che la presenza di un Commissario per Paese è una possibilità -per ciascuno Stato membro- di imparare molto del processo decisionale europeo. Forse tra dieci anni sarà possibile avere una Commissione ristretta. Ma ora questa è una necessità. Nel corso del mio mandato a capo della Commissione Europea ho visto molti miei commissari spiegare ai leader dei loro Paesi cosa succedeva a Bruxelles. Spero che il prossimo presidente sia un uomo dotato di spirito di collegialità, e cosciente che il suo primo dovere è quello die ssere al servizio degli Stati membri. Così facendo, potrà fare passi avanti." Bruxelles, 9 marzo 2004 |
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Jacques Delors |
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