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Intervista a Valery Giscard d'Estaing | ||||||||
PRIMA PARTE Presidente d'Estaing, fra due-tre anni una nuova Europa nascerà dal vostro lavoro e da quello della Conferenza Intergovernativa. Che Europa sarà, quale forma avrà? 1) E' un po' presto per dirlo, perchè siamo nel pieno della fase di lavoro. Il nostro gruppo di presidenza è costituito da me, presidente della Convenzione, e dai due vicepresidenti, l'italiano Giuliano Amato e il belga Jean Luc Dehane. Ci sono poi i membri della Convenzione, che sono stati designati dai Parlamenti nazionali, dal Parlamento europeo, dalla Commissione e dai Governi. Noi dobbiamo preparare un testo fondamentale per l'Europa. La possiamo chiamare costituzione nelle nostre lingue latine... gli anglosassoni parlerebbero piuttosto di trattato costituzionale, che è più o meno la stessa cosa. Questo testo dovrà essere pronto per l'estate del 2003, cosa che ci dà ancora un anno di tempo. Lavoreremo alla stesura del testo a partire dal prossimo autunno: per ora cerchiamo di sapere cosa dobbiamo fare. E la prima esigenza che abbiamo incontrato è una richiesta di semplificazione del sistema, perchè quello attuale è troppo complicato. C'è un'esigenza di precisione, su quali siano le competenze dell'Europa, degli Stati e delle regioni, e c'è una richiesta di democrazia, perchè l'opinione pubblica ha l'impressione di non essere sufficientemente rappresentata nel sistema… quantomeno nelle scelte che il sistema compie. La definizione delle istituzioni appartiene a una fase successiva: le istituzioni sono il tetto della casa. quindi oggi lavoriamo sui temi, sulle competenze, sull'esercizio delle competenze, e poi passeremo a completare il nostro lavoro costruendo il tetto di questa casa europea. Ma questa nuova Europa sarà una grande Europa, intendo dire avrà un peso politico rilevante all'interno dello stesso Continente e del contesto internazionale? E come, secondo lei? 2) Questa Europa, come dice giustamente lei, sarà una grande Europa. Noi Paesi fondatori, italiani, francesi, tedeschi, e Paesi del Benelux, siamo abituati all'idea di una piccola Europa: all'inizio eravamo sei, tutti si conoscevano, parlavamo delle lingue che comunque più o meno capivamo e che permettevano di capirci. Quella che si profila è un'Europa a 25 o più stati: nella Convenzione ne sono previsti addirittura 28. Si tratta quindi di un'Europa differente. E in quest'Europa ci saranno delle cose che saranno gestite a livello comunitario, come per esempio la moneta, il mercato unico, il commercio internazionale: tutto questo sarà gestito all'incirca come accade oggi - personalmente spero in maniera più semplice e più efficace, ma sostanzialmente nel rispetto degli stessi principi. Arrivando però al dunque, saremo in grado di fare delle cose in più? Io rispondo che le cose che faremo in più non fanno parte dell'ambito interno, non c'è alcun desiderio infatti che l'Europa intervenga ancora di più nella vita interna degli Stati e delle società: questo bisogna dirlo, la nostra opinione pubblica non lo chiede. La questione è il ruolo dell'Europa nel mondo, è come si può lottare contro la criminalità internazionale, il traffico di persone , di droga, contro l'immigrazione illegale organizzata da reti criminali… cose insomma su cui non possiamo lavorare con un approccio interno alle nostre frontiere, e sulle quali ci deve essere dunque un'azione comune. Un ulteriore tema è la difesa: vediamo che il sistema mondiale di difesa cambia, e le idee dominanti in questo settore non sono più le stesse… quindi dobbiamo chiarire a noi stessi se e come l'Europa debba assicurare la propria difesa. In questi giorni la Convenzione Europea sta concludendo la fase di ascolto, e dopo la pausa estiva comincerete a considerare le soluzioni ai bisogni, ai problemi e alle proposte che avete ascoltato in questi mesi. E' soddisfatto di questa prima fase? Non è stata un po' caotica per l'estrema varietà dei contributi? 3) Effettivamente è vero, ma questo sta nella natura della fase di ascolto, e quando si ascolta è normale che tutti parlino in ordine sparso. Ciascuno dice ciò che vuole dire, e affronta il tema che vuole affrontare. E' vero, c'è stata una certa dispersione... ma d'altra parte ciò che più mi ha impressionato è che non sono in realtà emerse altre esigenze rispetto a quelle che le ho prima indicato. In passato, quando ci siamo impegnati in un dibattito di portata europea, emergeva la richiesta che l'Europa facesse di più, si chiedeva una maggiore presenza dell'Europa in questo o quel settore della vita interna: oggi questa richiesta non c'è più. Oggi la gente non chiede più questo: chiede cose più semplici ed efficaci, ma non solleva nuovi temi di discussione. Ho trovato interessante anche il carattere direi poco concreto delle critiche: da un lato ci viene detto infatti che l'Europa è troppo complicata, ma dall'altro non ci viene proposto nulla per semplificarla. Saremo noi a dover dunque proporre delle semplificazioni e degli interventi che permettano di creare un'Europa più leggibile. Un esempio: le decisioni dell'Europa vengono chiamate direttive e regolamenti. Chiedete a un qualsiasi italiano la differenza fra queste due definizioni, non vi saprà rispondere… e in più ci sono nove sistemi diversi per adottarle. Ma perchè nove, perchè non due o tre? Ed è proprio questo il lavoro sul quale ci impegneremo dopo la fase di ascolto, quando costruiremo la vera e propria architettura del sistema europeo. SERGIO NAVA 11 luglio 2002 |
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