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LA "DIRETTIVA SERVIZI" | ||||||||||||
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La controversa e contestata "Direttiva sulla Liberalizzazione dei Servizi nell'Unione Europea" è tra i motivi della crisi comunitaria, seguita alla doppia bocciatura del Trattato Costituzionale (maggio-giugno 2005). I sindacati e il mondo della sinistra vedono questo progetto come fumo negli occhi, ma anche Paesi fondatori come la Francia la osteggiano. In questa inchiesta, Sergio Nava cerca di fare un po' di luce sugli aspetti più controversi della normativa, sulla base della proposta originaria.. ++++++++++++SCHEDA: COS'E' LA "DIRETTIVA SERVIZI"++++++++++++++ Un mercato che copre il 50% dell'attività economica europea e il 70% del Pil prodotto nell'Unione: in questi due dati sta tutta l'importanza del settore dei servizi, cui si applicherà la direttiva proposta nel gennaio 2004 dalla Commissione Europea. La normativa punta a favorire una maggiore concorrenza tra le imprese comunitarie, eliminando le troppe barriere nazionali che ancora impediscono a un prestatore di servizi di operare liberamente in un altro Stato membro e senza alcun tipo di discriminazione. L'obiettivo è arrivare a un "mercato unico dei servizi". La normativa copre una miriade di settori, dalle consulenze legali e fiscali alle imprese di costruzione, dalle agenzie di lavoro alle cure sanitarie, ma esclude trasporti, servizi finanziari e servizi come l'istruzione. Creando sportelli unici di contatto in ogni Stato membro facilita il disbrigo delle pratiche amministrative per le imprese comunitarie che intendano svolgervi un'attività. I vantaggi di questa direttiva sono evidenti: maggiori operatori = più libertà di scelta e tariffe più basse per i consumatori. Gli svantaggi hanno un altrettanto evidente risvolto sociale: nel mirino c'è il principio del cosidetto "Paese d'origine", in base al quale un'impresa di servizi può operare in un altro Stato, obbedendo solo ai requisiti amministrativi e giuridici in vigore nel proprio Paese. Le disparità presenti sui mercati del lavoro e a livello fiscale in Europa fanno ipotizzare -ai più scettici, come la Francia- scenari di dumping salariale o di delocalizzazione, a tutto svantaggio dei Paesi occidentali. A questo proposito occorre ricordare che i costi salariali sono quattro volte inferiori nei Paesi dell'Est rispetto alla "Vecchia Europa". I più ottimisti invece mettono sul tappeto l'ultimo studio dell'istituto "Copenhagen Economics", che prevede -grazie a questa direttiva- la creazione di 600mila nuovi posti di lavoro e un guadagno in termini produttivi per il settore di oltre 33 miliardi di euro. |
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La "Direttiva Servizi" viene anche chiamata "Direttiva Bolkestein", dal nome dell'ex-Commissario Europeo Frits Bolkestein, che l'ha presentata | ||||||||||||
+++ I PRINCIPALI PUNTI DI CONTRASTO:
+++ 1) QUALI SETTORI SERVIZI COPRE? COMMISSIONE: TUTTI I SERVIZI, TRANNE QUELLI ESCLUSI ESPLICITAMENTE EUROPARLAMENTO: CHIEDE UNA LISTA DI SERVIZI PRECISA 2) PRINCIPIO PAESE DI ORIGINE: CHI CONTROLLA RISPETTO STANDARD MINIMI, CHI CONTROLLA POSSIBILI RISCHI DI CONCORRENZA SLEALE O DI DUMPING SOCIALE O SALARIALE? COMMISSIONE: PRINCIPIO PAESE DI ORIGINE, L'IMPRESA CHE OPERA IN UN ALTRO STATO MEMBRO DEVE SEGUIRE I PRINCIPI GIURIDICI E AMMINISTRATIVI DEL PROPRIO STATO. IL CONTROLLO LO ESERCITA IL PAESE DI PROVENIENZA DELL'IMPRESA. EUROPARLAMENTO: PROPONE PRINCIPIO DI MUTUO RICONOSCIMENTO. PRIMA ARMONIZZARE POLITICHE EUROPEE IN MATERIA SOCIALE, POI FACILITARE FORNITURA DI SERVIZI. IL CONTROLLO LO ESERCITA IL PAESE DOVE AVVIENE IL SERVIZIO. 3) ALTRI CAMBIAMENTI PRINCIPALI CHIESTI DALL'EUROPARLAMENTO - ESCLUDERE SERVIZI SANITARI DALLA DIRETTIVA - GARANTIRE ALTO LIVELLO DI QUALITA' |