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UN NUOVO DIRETTORIO IN EUROPA? | |||||||||
Alla vigilia del vertice a tre di Berlino tra i leader di Francia, Germania e Gran Bretagna, abbiamo analizzato scenari e implicazioni con Heather Grabbe, vicedirettore del Centre for European Reform di Londra. GRABBE: Il pericolo maggiore è che la riunione dei Tre Paesi provochi risentimento e sospetto negli altri Stati membri. Il segnale politico può creare forti divisioni in Europa, sebbene -in termini pratici- è difficile che questo incontro produca una grande e innovativa iniziativa politica. Diciamo comunque che è possibile attendersi un progresso in alcune aree (i tre parleranno di riforme economiche e competitività), ma è difficile che possano emergere con qualche iniziativa che infiammi il dibattito europeo. E non sono neppure sicura che i tre Grandi intendano d'ora in poi seguire una loro strada. In questo momento stanno cercando di individuare fronti comuni su cui lavorare, anche per riparare le fratture provocate dalla guerra in Iraq. Quindi vedrei questo meeting più come una mossa di riconciliazione che non come qualcosa di veramente pratico. E' molto difficile che emerga un direttorio in Europa, perché i piccoli e i nuovi Stati membri semplicemente non lo accetterebbero, ma anche perché i tre Grandi non si trovano d'accordo su molte questioni: l'unica reale area di convergenza resta quella della politica estera e di difesa, ma al di fuori di questa non credo resisteranno a lungo insieme. NAVA: Con quest'ennesima esclusione l'Italia sembra veramente fuori dal centro decisionale dell'Europa. Quali le responsabilità dell'esecutivo guidato da Silvio Berlusconi? GRABBE: Temo che l'Italia si trovi al di fuori del vero centro decisionale dell'Unione Europea. Nè si trovava necessariamente al suo interno nei sei mesi di presidenza. In parte ciò è dovuto ai commenti senza peli sulla lingua di Silvio Berlusconi, che in alcune occasioni non ha tenuto conto della posizione comune europea, per esempio su Russia e Israele. Ma penso che molto sia dovuto al fatto che l'Italia non si trova al centro di nuove iniziative in materia di integrazione. Nè ha dimostrato molto entusiasmo o interesse al riguardo. Berlusconi ha rifiutato l'idea di un nocciolo duro di Paesi (si badi: non è un peccato, molti altri han fatto la stessa cosa), ma è anche vero che lui non ha promosso nuove idee o iniziative per l'Europa in grado di attrarre l'attenzione o l'interesse dei partner. E ciò è esattamente quello che occorre fare per esercitare influenza in un'Unione allargata. Milano, 17/2/2004 |
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HEATHER GRABBE Centre for European Reform |
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