IL SEMESTRE GRECO
Il co-ministro degli Affari Esteri greco Tassos Giannitsis tira le somme dei sei mesi di presidenza dell'Unione Europea in questa intervista con Sergio Nava

Non ci saremmo mai potuto immaginare all'inizio di queto semestre cosa ci aspettava. Sapevamo che avremmo avuto a che fare con la questione irachena, una questione di enorme importanza, ma nessuno si poteva immaginare o avrebbe potuto prevedere le conseguenze di una tale questione per l'Unione. Anche se -va precisato- erano ovvie le differenze fra gli Stati membri. Dall'altro lato, abbiamo registrato sviluppi molto importanti e significativi all'interno dell'Unione nei settori della politica estera e di sicurezza. Basti vedere cosa abbiamo deciso nel corso dell'ultimo vertice di Salonicco. Il tema principale è stato quello della politica estera, in particolare della politica estera nei Balcani. Il concetto di questa strategia risale al Consiglio Informale dei Ministri degli Esteri di maggio. Abbiamo discusso di armi di distruzione di massa, delle relazioni transatlantiche, dei nostri rapporti coi Paesi del mediterraneo, arabi, o dell'est. Si può quindi vedere come negli ultimi sei mesi si sia verificato uno spostamento significativo nelle attività dell'Unione. I temi economici, che normalmente rappresentano il cuore delle attività dell'Unione, sono stati arricchiti da elementi politici, di sicurezza e difesa.

Se dovesse indicare un successo e un fallimento della vostra presidenza?

Penso che il nostro maggior successo riguardi la politica estera. Attraverso la gestione della crisi irachena l'Europa -nonostante le differenze- non si è divisa in un modo che potesse danneggiarne il profilo. A conferma di questo, tutti si sono congratulati con noi per il risultato ottenuto, grazie anche al sostegno dei nostri partner comunitari. Il ruolo della presidenza è quello di mediare, e pensiamo cghe abbiamo fatto un buon lavoro. Sui nostri fallimenti... beh, non ne ho alcuno in mente, non ne vedo.

Passando ai temi che lascerete in agenda alla presidenza italiana, troviamo il completamento dell'allargamento a est ma soprattutto la fase finale di stesura della Costituzione Europea. Sarà un tema molto complesso, ha dei suggerimenti particolari?


E' una questione molto complessa, cruciale per il futuro dell'Unione allargata. Potrei dire che il successo può essere raggiunto quando qualcuno capisce bene i punti più rilevanti nelle diverse visioni degli Stati membri. Se si discute sulle differenze e sulle possibili soluzioni per colmare queste differenze, anche attraverso i compromessi, si può evitare di influenzare negativamente il futuro dell'Unione. Ci troviamo in un momento molto delicato, ma penso che la bozza di trattato costituzionale prodotta dalla Convenzione contenga risposte a molte domande, e la discussione su questi temi è stata sufficiente. Per cui le questioni più complesse ancora sul tavolo sono poche, e su queste dovremo avere una discussione molto franca a livello politico per cercare soluzioni gradite a tutti. Altrimenti non avremo quei risultati di cui abbiamo invece urgente bisogno.

Immigrazione e Mediterraneo passeranno direttamente dal vostro programma a quello della presidenza italiana. Il Consiglio di Salonicco ha dato alcune risposte, ma non ci sono stati molti segnali concreti. Quali aspettative avete sulla presidenza italiana, soprattutto alla luce delle tante polemiche, recenti, che hanno accompagnato la questione immigrazione nel nostro Paese?


Non è mio compito dire al Governo italiano quello che deve fare. Uno deve anche distinguere chiaramente quali sono le misure prese a livello nazionale e quali possono essere prese a livello europeo. Ciascun Governo può proporre le sue idee su un certo tema ai 14 partner, ma deve ottenere il loro consenso per metterle in atto, non può imporle. Penso che il lavoro su immigrazione, poltica di asilo, e su altri temi analoghi può progredire ulteriormente nei prossimi mesi. Certamente questa è un'area estremamente importante, e lo sarà ancora: dovremo discutere la questione dello statuto da assegnare ai rifugiati, dovremo parlare degli accordi di cooperazione coi Paesi terzi sul rimpatrio degli immigrati e sul controllo delle frontiere, dovremo proseguire la nostra collaborazione sui diversi piani d'azione relativi al controllo dell'immigrazione clandestina. Non è solo una questione di presidenza greca o italiana. E vorrei pure aggiungere che la questione "immigrazione" non si limita all'aspetto del controllo dei flussi illegali, ma presenta un riflesso all'interno della società. La questione è anche: "come trattare l'immigrazione legale, evitando di creare due società al nostro interno?"
Il co-ministro agli Affari Esteri Tassos Giannitsis
IL SEMESTRE GRECO: LA RELAZIONE DEL PREMIER COSTAS SIMITIS (1/7/2003)
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