INTERVISTA A PASCAL LAMY
Commissario Lamy, passiamo al tema dei negoziati di Cancun. Lei ha ricevuto un sostegno da parte dei Ministri del Commercio europei in merito al suo progetto di rilanciare il negoziato di Doha. Ma diversi analisti vi chiedono di essere più coraggiosi...

L'obiettivo europeo è rilanciare i negoziati falliti a Cancun. Per farlo abbiamo deciso, dopo attente consultazioni interne, di rendere più flessibili le nostre posizioni su certi temi, come i regolamenti Wto, gli investimenti, la concorrenza, la facilitazione al commercio. Oppure, seppur in modo più limittato, nel settore del commercio e dell'ambiente. Lo abiamo fatto, perchè crediamo che se vogliamo ripartire con i negoziati non possiamo farlo sulla base delle stesse posizioni che abbiamo mantenuto a Cancun. Certamente i negoziati non ripartiranno solo perché noi rendiamo più flessibili le nostre posizioni, ma anche perchè gli altri renderanno più flessibili le loro. Quindi, prima di dare un giudizio astratto sulle nostre posizioni, vediamo quali sono le posizioni degli altri, dopodichè vedremo se le nostre posizioni sono troppo coraggiose, non abbastanza coraggiose, o coraggiose al punto giusto, come io ritengo.

L'allargamento a est dell'Europa rappresenta una sfida considerevole: due mercati per certi aspetti estremamente diversi verranno a contatto. Quali conseguenze prevede per il commercio europeo?

Dal punto di vista del commercio le conseguenze dell'allargamento sono già qui. L'allargamento non è un big bang. Le relazioni commerciali dei Paesi dell'Est con i 15 e con il resto del mondo sono state progressivamente armonizzate. Quindi, dal punto di vista del commercio, l'allargamento è già stato realizzato, è alle nostre spalle. Non dobbiamo aspettarci alcun turbamento o mutamento significativi.

Un'ultima domanda sulla presidenza italiana. A poche settimane dalla chiusura, può tracciare un bilancio dei risultati?

Per quanto riguarda il settore del commercio, la relazione di lavoro fra la Commissione Europea e la presidenza è stata buona. Può sembrare sorprendente, dato che io e Adolfo Urso non giungiamo esattamente dallo stesso orizzonte politico, ma questa è la prova che quando lavoriamo per l'Europa, tutte le differenze possono addolcirsi o scomparire. Abbiamo lavorato seriamente, e penso che il bilancio della presidenza italiana sia buono.

by Sergio Nava
4 dicembre 2003