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INTERVISTA A ENEKO LANDABURU | ||||||||
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INTERVISTA A ENEKO LANDABURU Direttore DG Allargamento Commissione Europea LANDABURU SU AGRICOLTURA E ALLARGAMENTO E' chiaro che se non si prende una decisione sul pacchetto finanziario per l'allargamento, inclusi i pagamenti diretti agli agricoltori, in tempo per il vertice di Bruxelles del 24 e 25 ottobre, credo che non potremo arrivare a Copenhagen con un pacchetto chiuso. Il problema infatti è che l'Unione Europea deve fare proposte concrete su questo pacchetto finanziario, nel quale dovrà includere le spese previste per l'allargamento fra il 2004 e il 2006. Su questo si sta trattando. Io, come capo dei negoziatori, tratto sia coi Paesi candidati sia con gli Stati membri. E sto trattando affinchè gli Stati membri raggiungano, entro la fine di ottobre, la capacità politica di varare un pacchetto finanziario relativo al costo dell'allargamento nei primi tre anni. In questo pacchetto finanziario includiamo anche la proposta della Commissione Europea, che prevede la questione dei pagamenti diretti agli agricoltori dei nuovi Stati membri. Ma c'è pure una minoranza di Paesi che non dà il via libera alla proposta della Commisione, perchè non vogliono i pagamenti diretti, oppure perchè vogliono condizionare il loro assenso a promesse legate alla riforma della Pac. Io aggiungo, come rappresentante della Commissione, che non si può mischiare la riforma futura della Pac con l'allargamento. Non possiamo prendere in ostaggio o ricattare i Paesi candidati per problemi nostri, interni, che dovremo decidere al momento opportuno. Non è ancora giunto il momento di parlare della riforma della Pac, se ne parlerà dal 2007. Allargamento e riforma sono due cose separate. E se non accettiamo una formula di pagamenti diretti agli agricoltori dei Paesi candidati non ci sarà nemmeno l'allargamento, perchè i Paesi candidati rifiuteranno le nostre proposte e vi si opporranno. Per questo la Commissione ha fatto una proposta graduale: "iniziamo coi pagamenti diretti, ma solo al 25% di quelli che si applicano attualmente agli Stati membri, con un lungo periodo di transizione fino al 2013". Se non facciamo questo passo, i Paesi candidati non accetteranno le nostre condizoni e non ci sarà l'allargamento. Occorre quindi da parte degli Stati membri una maggiore flessibilità in tema di posizioni finanziarie, affichè raggiungiamo un pacchetto comune in vista di Copenhagen. Altrimenti il processo di allargamento si bloccherà. LANDABURU SU PAESI ADESIONE In questo momento stiamo realizzando l'analisi e la valutazione dei singoli Paesi. Entro metà ottobre, probabilmente il 16 ottobre, la Commissione Europea farà una proposta ufficiale sulla lista dei Paesi che pensiamo saranno pronti per completare i negoziati a Copenhagen. Ci sono 10 Paesi che hanno buone possibilità di entrare in questa lista, non è il caso di Bulgaria e Romania, che non riusciranno a soddisfare i requisiti entro la fine di quest'anno, nè sarà il caso della Turchia, che è un Paese candidato ma non ha ancora iniziato i negoziati. Le posso solo anticipare che i 10 Paesi in pole position hanno buone probabilità di aderire all'Unione nel Consiglio di Copenhagen, ma non posso darle ora una risposta defnitiva. Dovremo aspettare le proposte ufficiali della Commissione a metà ottobre. Ci sono comunque delle evidenti disparità nello stato dei negoziati: Paesi come Cipro, Estonia e Lituania sono più avanti, Malta presenta invece una situazione più arretrata... Esattamente. In due parole, cosa ci aspettiamo da un Paese candidato? Quali i requisiti per entrare nell'Unione dal 2004? Ci sono tre criteri: primo criterio, questo Paese deve essere una democrazia, e i dieci presentano tutti questo requisito. Secondo: deve essere un'economia di mercato, in grado di reggere la concorrenza in un mercato aperto e senza frontiere quale è quello dell'Unione. Secondo i nostri primi accertamenti, fra i dieci Paesi candidati alcuni già soddisfano questo requisito, altri vi sono molto vicini. Infine, il terzo criterio riguarda sia la capacità di adattamento delle legislazioni nazionali per parificarle a quelle europee in tutti i settori politici, sia la capacità di questi Paesi di soddisfare nella pratica amministrativa questi requisiti. E questo è il punto più dolente, perchè ci sono alcuni Paesi più avanzati di altri, ma ciò non vuole necessariamente dire che chi sta più indietro non riuscirà, entro la fine dell'anno, a recuperare la disparità. Per esempio, ci sono Ungheria o Cipro che hanno minori difficoltà a soddisfare i requisiti appena menzionati, mentre ci sono Paesi come la Polonia, che hanno maggiori difficoltà nell'adattarsi alle politiche europee. L'equazione è semplice: Paese grande, problemi grandi, Paese piccolo problemi minori. Ma vedremo se da qui alla fine dell'anno troveremo le soluzioni opportune. In ogni caso, questi sono problemi seri. SERGIO NAVA Settembre 2002 |
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Il direttore della DG Allargamento ENEKO LANDABURU |
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