INTERVISTA AD ANDRE' SAPIR
NAVA: Parlando della golden rule, come considera le proposte dei grandi Stati membri, di esentare alcune spese dal deficit?

SAPIR: Una cosa è certa. Il patto di stabilità ha due punti fermi: il rapporto deficit/pil al 3%, e un deficit "close to balance" o in surplus nell'anno medio. L'idea di una golden rule per spese di ricerca, militari o di contribuzione all'Unione -secondo me- non ha senso. Ciò che può avere senso è, invece, quando si considera il "close to balance" ammesso in un ciclo per un determinato Paese, lo 0, lo 0,5% e così via... allora possiamo considerare, in questo caso, la composizione della spesa pubblica. La qualità delle finanze pubbliche è importante. Cosa vogliamo davvero? Vogliamo un patto di stabilità fedele agli obiettivi di Lisbona, più crescita in Europa e in Italia. Un modo per sostenere la crescita è utilizzare parte della spesa pubblica a questo scopo. Nella discussione sui programmi di stabilità si può pure parlare della composizione del deficit ammesso. Nel caso dell'Italia occorre però ricordare che il debito è molto alto. L'Italia è in una situazione speciale, ma ciò non significa che non si possa esaminare la composizione del suo deficit, cercando spazi di manovra, a patto però che Roma proponga revisioni sulla qualità della spesa, orientate maggiormente alla crescita.

Cosa ne pensa delle ultime proposte di Italia, Francia e Germania per modificare il patto?


Italia, Francia e Germania spingono per una maggiore flessibilità del patto. La Commissione, nella sua proposta bilanciata, ha aperto alla possibilità di una maggiore flessibilità, a patto di maggior rigore in altri periodi. Non penso sia saggio introdurre flessibilità senza rigore. Non sono a favore di proposte che introducono questo
sbilanciamento. Ricordi anche che c'è un gruppo di Paesi non vuole assolutamente maggior flessibilità. Per questo la proposta della Commissione mi sembra la più bilanciata.

Può spiegarci meglio la parte della proposta della Commissione relativa alle "circostanze eccezionali", che possono giustificare un temporaneo allontanamento dagli obiettivi di bilancio?

La proposta della Commissione va nella direzione di affermare questo: se un Paese ha una crescita negativa, sotto lo zero, parliamo quindi di una contrazione anche inferiore al 2%, allora si può parlare di "circostanza eccezionale". Il che rende questa clausola meno rigida. E ciò fa parte di una concezione di maggiore flessibilità del patto: maggiore flessibilità nei periodi negativi, e maggior rigore quando c'è crescita.

Qual è la sua personale previsione circa l'esito della riforma del patto di stabilità?


La mia previsione è che qualcosa di simile alla proposta della Commissione, basata su due fondamenti, più rigore e maggiore flessibilità, costituirà il pilastro della riforma. Mi aspetto che questo sarà il bilanciamento alla base della proposta. Sulle specificità
del risultato finale, sui mezzi con cui ottenere questi due obiettivi, si giocherà il confronto.
MILANO, 5/2/2005