Buchmendel

MENDEL DEI LIBRI

(1929)

Nel 1929 il quarantottenne Stefan Zweig vive a Salisburgo. Da dieci anni è sposato con l'affascinante aristocratica Friderike von Winternitz. I suoi libri sono da tempo dei best sellers in tutto il mondo: Amok, Brief einer Unbekannten, la raccolta di novelle Verwirrung der Gefühle, le biografie parallele di Casanova, Stendhal e Tolstoj, raggiungono proprio in quegli anni tirature assai elevate.

Il salotto di villa Zweig, a Salisburgo, è il rinomato luogo d’incontro di noti artisti ed intellettuali: Alban Berg, Arturo Toscanini, Arnold Schönberg, tanto per citare alcuni suoi ospiti abituali. La bella villa, pur in centro città, si staglia isolata sul “Colle dei Cappuccini”. Rimane ancora oggi, l’unica casa presente sul Colle, a parte il limitrofo convento. Alcuni anni fa un vecchio frate di quel convento mi riferì personalmente che lo scrittore amava passeggiare a piedi sino in centro, sempre alla ricerca di libri e di pezzi d’antiquariato. E Zweig, in effetti, era un esperto collezionista d'arte, oltre che un fine bibliofilo. Grazie ai suoi contatti internazionali, nonché ai suoi frequentissimi viaggi all’estero arricchisce in quegli anni la sua collezione privata di rari manoscritti (Goethe, Balzac), di libri antichi, di partiture musicali originali di Mozart, di Bach e di Beethoven.

Fissa la sua sede a Salisburgo ma viaggia di continuo, essendo peraltro invitato a tenere conferenze ovunque in Europa.

Zweig è ebreo ma, come ricorderà nella sua Autobiografia, prima che il nazismo non gli avesse ricordato le sue origini, era stato sostanzialmente un laico non praticante. La sua attenzione verso la cultura ebraica cresce proprio in quegli anni, probabilmente anche per reazione.

Soffre di crisi depressive che – negli anni di Salisburgo – si manifestano ancora in forme sfumate.

Nel ’33 il cancelliere Dollfuss guiderà in Austria il colpo di stato. L’Anschluss, l’annessione con la Germania nazista, si verificherà, come sappiamo, solo nel ’38. Non di meno, già alla fine degli anni venti nella Repubblica d'Austria giunge la pesante eco del nazismo, dell’antisemitismo, del terrore, dei raduni della città di Monaco che, come sottolineerà lo stesso Zweig proprio a questo proposito, si trovava appena ad un tiro di schioppo da Salisburgo.

In questo contesto matura la stesura di Buchmendel, breve racconto pubblicato nel 1929.

Siamo alle soglie della Prima Guerra Mondiale. Jakob Mendel è un rivendugliolo, cioè un rivenditore di oggetti, specializzato in libri. Li conosce tutti anche se, ovviamente, non li ha letti tutti. Sa sempre dove reperirli, compresi quelli più rari. Lo si può incontrare in un noto caffè viennese, sempre assorto sui testi, unica sua vera passione. E' indifferente alla gente ed alle tensioni politiche che, di li a poco, degenereranno nello scoppio della Grande Guerra.

L'identificazione di Zweig in Jacob Mendel è evidente. L’autore, come il suo personaggio, sono entrambi ebrei, innamorati dei libri, della cultura e della bellezza. Il loro destino viene ineluttabilmente travolto dalla brutalità e dalla follia umana. Sia Mendel che Zweig, quest'ultimo nella vita reale, piangono le conseguenze di una prematura visione europeista, "senza confini", dei rapporti umani.

Buchmendel è, quindi, un racconto autobiografico e premonitore, se consideriamo che è datato 1929. Quell'anno veniva a mancare il grande Hugo von Hofmannsthal, profondamente legato a Zweig dalla comune visione europeista, dalla hölderliniana concezione della bellezza, dall'amore per la musica e per la lirica.

Quattro anni più tardi, come profetizzato, le opere di Zweig finiranno nel "rogo dei libri" nazista.

L’aspro contrasto fra bellezza e rozzezza segnerà i successivi ultimi tredici anni di vita di Zweig. L'autore tornerà più volte sull'argomento. In ultimo, in Novella degli scacchi, scritta poco prima del suicidio, nel ’42. Novella degli scacchi sarà il canto del cigno di uno scrittore in esilio, depresso, lontano da tutto e da tutti, lontano dalla sua amata Europa devastata dalla guerra e dal nazismo. "Il mondo della sicurezza", come Zweig stesso aveva definito la fase della sua vita viennese, non era a quel punto che il lontano ricordo di qualcosa che non sarebbe mai più potuto tornare.

Roberto Calasso, timoniere della Adelphi, ha il merito di aver riportato alla luce tante perle dimenticate. Quando iniziai a dedicarmi a questo sito su Stefan Zweig, in libreria si trovava poco o nulla delle sue opere. Per reperire le vecchie edizioni originali dovetti ricorrere ai vari “Jacob Mendel” sparsi in Italia.

Oggi, dopo aver ristampato Amok, nel 2004, e Bruciante segreto, nel 2007, Adelphi ripropone ai lettori Buchmendel, Mendel dei Libri, nella elegante nuova traduzione di Ada Vigliani.

Giuseppe Fallica, maggio 2008