Storia di Maometto


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Maometto nacque probabilmente nel 570 d.C., nell’anno detto “dell’elefante”, da un ramo secondario dell’importantissima tribù meccana dei Quraish. Orfano, venne cresciuto dallo zio, Abu Talib, che fu anche uno dei suoi primi seguaci. Divenuto adulto, lavorò come cammelliere, viaggiando e venendo a contatto con altre realtà politiche e religiose. Sposò la ricca vedova Khadigia (per la quale lavorava come cammelliere), che aveva 15 anni più di lui. Dopo la sua morte ebbe diverse altre mogli, una era la moglie di uno dei suoi figli adottivi che “ si comportò come un figlio devoto e gli cedette la moglie Zainab ” (Toufic Fahd, ne L’Islamismo a cura di Puech, pag. 20). La sua preferita fu Aisha, che aveva sposato a 55 anni (lei ne aveva 9), la tradizione vuole che Maometto morisse con la testa sulle gambe di Aisha (che nel frattempo aveva compiuto 16 anni).

A quei tempi la penisola arabica era politicamente divisa e circondata da giganti statuali: a sud c’era il regno di Etiopia (cristiano copto), a nord l’Impero Romano d’Oriente (cristiano ortodosso) e, il suo rivale, l’Impero Sassanide in Persia (zoroastriano). Esistevano anche regni arabi, ma erano satelliti degli imperi maggiori.

Maometto finì con lo stabilire una relazione tra la grandezza dei regni che circondavano l’Arabia e la loro religione. In questi regni c’era una religione di Stato, che forniva un’ossatura per lo Stato e un collante per il popolo, questa era una religione unitaria, predicata da un profeta attraverso un libro sacro. Al contrario, la frazionata Arabia non possedeva una religione unitaria, c’era ancora il politeismo e il culto delle pietre.

Non fu, questa, un’epoca di povertà culturale, il maggior arabista italiano, Francesco Gabrieli, non considera la Giahilliyya (il paganesimo arabo) un’epoca negativa per gli arabi, sicuramente non per le donne, che avevano molte più possibilità che non nella “ mortificante compressione e svalutazione ” della “ misogina società musulmana ” (“Gli Arabi”, pag. 20). Lo dimostra la stessa Khadigia, che prima ancora di moglie, fu mecenate e protettrice di Maometto.

La stessa tribù di Maometto era custode del santuario della Mecca, ove si venerava la “pietra nera” (oggi trasformata in principale oggetto di culto islamico) e varie divinità, tra cui “Hubal”, che era diventato così importante da essere detto semplicemente “Allah” (“il Dio”), e che diventerà il dio unico di Maometto (la CEI dell’Emilia-Romagna, infatti, sottolinea che il dio cristiano è un’evoluzione di quello ebraico, ma il dio islamico è un’evoluzione di Hubal, non del dio giudaicocristiano). Questo santuario era fonte di ricchezze e potere per i Quraish, che furono i principali nemici di Maometto, quando iniziò a predicare.

La predicazione di Maometto iniziò circa a 40 anni, il suo scopo era dare all’Arabia una religione unitaria simile a quella degli Stati confinanti che potesse fungere da collante politico per gli arabi. Non aveva uno scopo solo religioso e non fu solo un riformatore religioso, la sua idea fuse assieme politica e religione.

Gesù, Buddha, Zaratustra, il Jinna, Guru Nanak, ecc. si sono imposti come profeti e riformatori di religioni delle quali loro stessi facevano parte, e, le nuove religioni che da loro nacquero, furono rami delle loro precedenti religioni.

Maometto, invece, non era cristiano o ebreo, era un pagano politeista (e viveva in una società pagana e politeista), ma voleva, basandosi su quanto appreso nei suoi viaggi come cammelliere, farsi accettare come profeta dalle numerose comunità di ebrei dell’Arabia. Infatti, nei primi anni, la preghiera dei musulmani non veniva fatta verso la Mecca (come oggi), ma verso Gerusalemme, città santa per ebrei e cristiani.

Il problema fondamentale era che le sue conoscenze non provenivano da anni di studio in qualche scuola rabbinica o in qualche monastero cristiano, i suoi “maestri” erano state le persone che occasionalmente aveva conosciuto durante i suoi viaggi come cammelliere, o schiavi cristiani. I brevi contatti con queste persone, quasi sempre di bassa cultura (magari anche appartenenti a minoranze “eretiche”), uniti al fatto che Maometto non aveva una cultura filosofica o teologica, lo portarono ad una comprensione molto superficiale – e spesso errata – delle altre religioni. E, in base a questa superficiale ed errata conoscenza, criticò e condannò le altre religioni:

Alcuni tra i giudei stravolgono il senso delle parole e dicono: «Abbiamo inteso, ma abbiamo disobbedito» ” (4:46)

Questa accusa di stravolgere il senso delle parole è dovuta al fatto che in ebraico e arabo ci sono frasi molto simili, ma dal significato del tutto opposto. Maometto questo non poteva saperlo, perché non conosceva l’ebraico.

Il Creatore dei cieli e della terra! Come potrebbe avere un figlio, se non ha compagna, Lui che ha creato ogni cosa e che tutto conosce? ” (6:101)

Anche i cristiani ariani negavano che il Cristo fosse il Figlio di Dio, ma con argomentazioni teologiche. Maometto non aveva capito nulla del concetto trinitario (fondamento del Cristianesimo). Non sapeva cosa fosse un’ipostasi e interpretava il termine “Figlio” in senso letterale (anche in altri versetti), quindi per lui Dio non poteva avere un “Figlio” semplicemente perché non aveva una compagna.

Può far sorridere, ma un miliardo di musulmani crede di conoscere il Cristianesimo e l’Ebraismo (e li critica e li combatte) dalle sciocchezze scritte nel Corano (che credono scritto da Allah e dato successivamente a Maometto già pronto).

Maometto era un cammelliere senza cultura filosofica e teologica, che aveva imparato superficialmente qualcosa delle altre religioni, ma era dotato d’una forte personalità e intelligenza ed era nel posto giusto al momento giusto: approfittò della debolezza dei romani d’oriente e dei persiani, che continuavano a combattersi tra di loro, per unire gli arabi in un forte Stato che in un secolo di guerre conquistò un territorio dalla Spagna all’India, usando la leva d’una religione semplice e facilmente comprensibile dai pagani arabi, che non sarebbero riusciti “ a sottomettersi alle innumerevoli prescrizioni rituali rabbiniche , né alle sottili distinzioni teologiche del cristianesimo ” (Toufic Fahd, op.cit., pag. 16. Concetto ribadito e ampliato a pag. 59).

Nella sua predicazione, alla Mecca, Maometto è profondamente osteggiato da tutti (anche dai Quraish), assume quindi un atteggiamento conciliante e pacifico nei confronti degli altri (i versetti meccani del Corano sono spesso citati da coloro che vogliono dimostrare che l’Islam è una religione pacifica, comunque, in seguito spiegherò la concezione arabo-islamica della “pace”). Le sure meccane (le “sure” sono i capitoli del Corano) sono di carattere più teologico e sono molto brevi (probabilmente furono trasmesse a lungo oralmente prima di essere trascritte).

La fase meccana ha una funzione preparatoria e non fa parte dell'era islamica, infatti gli stessi musulmani l’hanno esclusa dal calendario islamico e hanno iniziato l’era islamica con la “Egira”, quando Maometto si insedia a Medina (622) assumendo in pieno il suo ruolo di “Messaggero di Allah”.

La sua predicazione a Medina è radicalmente diversa. A Medina è il capo assoluto della città. Il potere politico, religioso, militare e giudiziario sono nelle sue mani.

Questa concentrazione di poteri nelle mani di Maometto, che presentava il suo governo “terreno” come realizzazione del volere di Allah portò alla concezione che il potere politico, militare e giudiziario siano espressioni della religione. Concetto essenziale nell’Islam, che rifiuta lo Stato laico.

Per il musulmano credente non esiste potere legislativo umano, in quanto Dio soltanto è fonte di diritto per mezzo della rivelazione. La legge divina – shari’a in arabo – regola tutti gliaspetti della vita dell’uomo. Non vi è, sulla Terra, nessun potere che dia diritto all’abbrogazione o alla modifica delle leggi: le potenze terrene hanno il dovere di custodirle e di farle rispettare, e nulla più ” (B. Lewis, I musulmani alla scoperta dell’Europa, pag. 228)

A Medina, Maometto nasconde i suoi fallimenti militari incolpando ed eliminando gli ebrei:

Maometto ricorse ad una politica sperimentata: se la prese con gli Ebrei ” (Toufic Fahd, op.cit., pag. 34).

La numerosissima comunità ebraica (tre tribù) della città è distrutta in varie riprese: prima, le due tribù più piccole sono cacciate e i loro beni confiscati (623 e 625); in seguito, gli uomini della tribù maggiore (Banu Quraiza) sono uccisi e le donne e i bambini venduti come schiavi (626). Del resto il Corano dice che piuttosto che uomini e donne liberi, ma infedeli, è meglio schiavi, ma musulmani (2:221). La stessa sorte attende gli arabi che non lo accettano come profeta (o sono troppo tiepidi nel sostegno alla sua causa). Si noti che le fonti che raccontano la sua vita (compresi questi episodi), sono islamiche e sono letteratura sacra (hadit, ecc.), usate per tutto ciò che il Corano non tratta. Toufic Fahd dice che i Banu Quraiza si erano arresi, sperando di salvare le vite (se non le proprietà) e che questo “ crudele genocidio ” rafforzò la posizione di Maometto (Toufic Fahd, op.cit., pag. 38).

Era un tipico sovrano assoluto orientale, che, invece di attribuirsi origini divine, si attribuiva una missione divina. E, come ogni sovrano assoluto orientale, dispotico e sanguinario, si garantiva il potere attraverso le stragi e gli assassini degli oppositori.

Il periodo medinese è una guerra continua contro tribù e città rivali (in particolare contro la Mecca). Il massacro degli ebrei medinesi ha sortito il suo effetto, altre città a maggioranza ebraica si arrendono senza difendersi e si sottomettono, accettando di pagare una forte tassa per sopravvivere: la metà dei raccolti ogni anno. Maometto s’era accorto che gli ebrei erano necessari, erano artigiani e contadini (lavori “stanziali” sgraditi agli arabi), quindi era opportuno sottometterli, ma non sterminarli. Altro che tolleranza religiosa, era opportunismo:

I musulmani non avevano né la voglia né la capacità di coltivare la terra; l’esperienza delle terre espropriate a Medina era decisiva ” (Toufic Fahd, op.cit., pag. 39)

Lo stesso Maometto guida i suoi seguaci in battaglia almeno otto volte (quelle riferite) e dedica un capitolo del Corano alla spartizione del bottino delle battaglie (la “Sura del Bottino”, l’ottava) dopo che c’erano state liti sulla spartizione.

Ti interrogheranno a proposito del bottino. Dì: «Il bottino appartiene ad Allah e al Suo Messaggero» ” (8:1)

Molte di queste battaglie nacquero da assalti a carovane da parte di Maometto e dei suoi seguaci. La prima e famosissima battaglia di Badr (marzo 624), prese il via dall’assalto a una carovana meccana a cui seguì lo scontro (vinto dai musulmani) con i guerrieri meccani accorsi in soccorso della loro carovana. Da qui la necessità di regolamentare la spartizione dei bottini.

I versetti medinesi sono estremamente bellicosi e intolleranti: Maometto alla Mecca aveva solo 70 seguaci, era osteggiato dalla popolazione e temeva di essere ucciso, quindi i versetti meccani parlano di convivenza (che serviva a lui in primis); invece a Medina il problema principale era consolidare il suo potere, eliminando tutti gli avversari (interni o esterni) che fossero d’ostacolo. I versetti medinesi, bellicosi e intolleranti, avevano questo scopo politico. L’aspetto religioso scompare quasi, di fronte a quello giuridico: mentre prima Maometto era presentato come una semplice tramite, nei versetti medinesi la sua persona si impone e “ gli si deve ubbidienza come ad Allah in persona ” (Toufic Fahd).

Nell’ultimo anno di vita (IX dell’Egira) “ egli provvedeva a fissare definitivamente l’obbligo dei credenti di uscire in guerra contro gli infedeli ” e “ il concetto religioso di bellum perpetuum [guerra continua, n.d.r.] dell’Islam contro pagani e «gente del libro», Ebrei cioé e Cristiani, cui furon più tardi assimilati i Zoroastriani ” (F. Gabrieli, op.cit., pag.45).

È questo il suo insegnamento finale: guerra continua contro gli infedeli.

Tra il mondo islamico ( dar as-Salâm , casa della pace) e il mondo non islamico ( dar al-Harb , casa della guerra) ci deve essere sempre uno stato di guerra:

[...] uno stato di guerra imposto sia dalla religione, sia dalla legge, che poteva concludersi solo con la conversione o il soggiogamento di tutta l’umanità ” (B. Lewis, op.cit., pag. 50).

Per l'Islam era impossibile concepire la pace tra musulmani e non, al massimo (quando la forza militare non permetteva una guerra) si poteva accettare una tregua per opportunismo:

Alla guerra, che si sarebbe conclusa soltanto con il trionfo universale dell’Islam, non si poteva porre fine, ma, semmai, chiedere respiro per necessità o per convenienza, con una tregua ” (B. Lewis, op.cit., pag. 50).

Quest'obbligo di combattere gli infedeli in un “ bellum perpetuum ” contrasta con quello che vanno dicendo certi tuttologi o certi imam quando vengono intervistati: secondo loro l'Islam è una religione di “pace”. Ovviamente non entrano nei particolari. I musulmani chiamano “ dar as-Salâm (casa della pace), la terra governata dalla legge islamica (la shari'a ). Invece, le terre fuori dell'Islam sono chiamate “ dar al-Harb (casa della guerra). Già da questo si capisce che i musulmani concepiscono la “pace” solo all'interno dell'Islam.

È interessante capire bene il significato etimologico della parola “salâm” che viene tradotta con “pace”. Il termine “pace” (pax, peace, paix, ecc.) deriva dal protoindoeuropeo *pag-/*pak- col significato di “allacciare”, “unire”, “saldare”. Quindi, nelle lingue indoeuropee “pace” significa “unione”. Dalla stessa radice *pag-/*pak- si origina anche pactum/patto. Quindi la pace (come il patto e attraverso il patto) è ciò che unisce, salda le persone e i popoli. Pace è un termine antitetico alla guerra, che rompe i patti e disunisce persone e popoli.

Nelle lingue semitiche, la radice è formata in genere da tre consonanti. Con questa radice si formano le parole, inframmezzandola con vocali, con l'aggiunta di desinenze e col raddoppiamento della consonante radicale centrale. Ad esempio KTB (=scrivere) diventa, KaTaB, KâTiB, KiTâB, KiTâBa, KuTuB, KuTuBî, maKTaB, maKTaBâ, maKâTiB, maKTûB, yaKTuB, ecc. Tutte parole in relazione tra loro e col significato simile (scrivere, scrittore, libro, scrittura, libri, libraio, scrivania, libreria/biblioteca, biblioteche, scritto/destino, scrivere imp., ecc). Arabo ed ebraico usano radici simili, ma le vocali sono diverse: in arabo si ha XaXâX, in ebraico XaXôX, per fare un esempio.

Da HMD (=lodare) deriva muHaMMaD (=lodato), il nome arabo di Maometto.

Molto più interessante è il termine harb , guerra. La radice è HRB (=fare la guerra, attaccare, sconfiggere; ma anche “svolgere un rito nel tempio”), da cui derivano sia HaRB (=guerra), sia miHRaB (=parte del tempio), parte fondamentale in ogni moschea (indica la direzione della preghiera). Fare la guerra e svolgere un rito nel tempio hanno, nella mentalità araba, comune origine.

Altra parola conosciuta in Occidente è gihad , che viene tradotta con “guerra santa”. I soliti tuttologi correggono questa traduzione dicendo che deve essere tradotta con “sforzo”. A parte che sono gli stessi musulmani che la usano nel senso di “guerra santa” (vedi gruppo palestinese islamista della “Gihad Islamica”), la radice è GHD (=sforzarsi, lottare, tentare. Letto con la G dolce) da cui derivano GaHaDa (=sforzarsi, ecc.) e GâHaDa (=combattere). Il participio attivo (part. pres.) è muGâHiD (=combattente). Il plurale è muGâHiDîn. Tutti sanno cosa siano i mugiahedin afgani o palestinesi, sono guerriglieri islamici. Non pacifici predicatori.

Dalla radice protosemitica ŠLM (=essere completo) derivano termini come ŠleM (=essere completo) da cui deriva aŠLeM (=fare la pace, arrendersi), e quindi i termini aSLaMa (=arrendersi) e iSLâM (=sottomissione). Dalla stessa radice ŠLM si origina il termine SaLiMa (= essere salvi), a sua volta da questo termine si origina SaLâM (ŠaLôM in ebraico). Da SaLâM deriva SaLâMa (=salvezza).

Quindi salvezza e sottomissione hanno la stessa matrice nella lingua e nella concezione araba, idem dicasi per Islam e salâm. Salâm non dovrebbe essere tradotto con “pace” (che è fuorviante), ma con “benessere” o con “salvezza” (derivando da ŠLM e da SaLiMa). Allora sarebbe chiaro che benessere e salvezza (=salâm/salâma) sono la conseguenza della sottomissione (=Islâm) ad Allah.

Quindi la “pace” predicata dal Corano è la sottomissione all'Islam (non la pace come unione tra persone e popoli, come è nelle lingue indoeuropee) e la guerra (che il Corano ampiamente predica) non è in contrasto con la loro concezione di “pace”.

O voi che credete! Entrate tutti nella Pace . Non seguite le tracce di Satana.In verità egli è il vostro dichiarato nemico .” (2:208)

Entrare nella Pace” qui ha il significato di sottomettersi all'Islam (infatti i versetti precedenti e seguenti parlano della grandezza di Allah e dell'ubbidienza che gli è dovuta), invece questo è un versetto sempre usato per mostrare che l'Islam è una religione di “pace”. Ovviamente si tace il fatto che nella nota a questo stesso versetto, nel Corano dell'U.C.O.I.I., il curatore ricorda che “pace” (in questo versetto è “SiLM” e non SaLâM) e Islam in arabo hanno la stessa radice. Il curatore vuole che si capisca che qui il termine e il concetto di “pace” ha la stessa matrice ed è inscindibile dal concetto di Islam.

Lo stesso versetto, nell'edizione della Hoepli (che la versione ufficiale dell'U.C.O.I.I., nell'introduzione – pag. 18 – le riconosce “ rigore filologico ” e “ fedeltà all'originale ”), riporta:

O voi che credete, entrate tutti nella religione del silm e non seguite i passi di Satana, perché esso è per voi un nemico dichiarato .”

Bonelli, il curatore, addirittura non traduce neppure SiLM. Non vuole i malintesi che potrebbero nascere usando il termine “pace”: questo versetto non parla di pace come l'intendiamo noi, è un invito a entrare nell'Islam ( entrate tutti nella religione del SiLM ). Ma, per ignoranza o cattiva fede, questo versetto è sempre citato.

Portare “pace” dove c'è guerra, vuol dire portare l'Islam. Salâm (benessere, salvezza, oppure “pace” se proprio si vuole) è tutt'uno con l'Islam ed è conseguenza dell'Islam (sottomissione ad Allah), che o si accetta con le buone oppure verrà imposto con le armi secondo gli insegnamenti di Maometto e del Corano. Questa è la “pace” islamica insegnata nel Corano. Non c'è “pace” se non c'è Islam. L'Islam è la “casa della pace”. Dove non c'è Islam è la “casa della guerra”.

Per i cristiani, nella Bibbia, il Nuovo Testamento è superiore al Vecchio Testamento, proprio perché è posteriore e lo supera; allo stesso modo i versetti medinesi – più recenti e rivelati nell’era islamica – rendono superati i versetti meccani – più antichi e precedenti all’Egira. Lo stesso Corano (ovviamente in due sure medinesi) dice che un versetto recente può abbrogarne uno più vecchio:

Non abbroghiamo un versetto né te lo facciamo dimenticare senza dartene uno migliore o uguale ” (2:106)

Allah cancella quello che vuole e conferma quello che vuole. È presso di Lui la Madre del Libro ” (13:39)

In pratica, cambiando la situazione, cambiarono anche le priorità di Maometto che sostituì i versetti vecchi, inadatti o dannosi per la nuova situazione, con nuovi versetti più utili alla sua nuova politica bellicosa e guerrafondaia.

Questi cambiamenti all’interno del Corano furono consentiti dalla concezione del divino islamico: un dio assolutamente trascendente che opera in modo totalmente arbitrario ed è origine sia del Bene, sia del Male.

Allah “ è libero di far soffrire gli esseri animati privi di ogni colpa e non ha l’obbligo di ricompensarli ” (Toufic Fahd, op.cit., pag. 152)

L’assoluto monoteismo islamico non tollera neppure una figura come Satana, che potrebbe essere interpretato come una seconda divinità (anche se inferiore). Iblis ha una funzione molto inferiore a quella del Satana cristiano: la sua non è stata una ribellione contro Dio, Iblis ha soltanto disobbedito ad Allah. Si è rifiutato di adorare l’Uomo per dare assoluta adorazione allo stesso Allah. Fondamentale: non ribellione, disobbedienza.

Ad alcuni musulmani questi versetti, che arrivavano sempre al momento giusto per sostenere le necessità di Maometto (qualche volta in contrasto con vecchi versetti), suscitarono dei forti dubbi. Il Corano era stato scritto da Allah, perché veniva cambiato e perché c’erano versetti che ne sostituivano degli altri, contraddicendoli?

Quando sostituiamo un versetto con un altro - e Allah ben conosce quello che fa scendere - dicono: «Non sei che un impostore». La maggior parte di loro nulla conosce ” (16:101)

Quando, dopo una lite sulla spartizione del bottino, Allah fece scendere un versetto (8:1) che attribuiva a Maometto il bottino, forse qualche dubbio era legittimo.

Anche per la direzione della preghiera (qibla), prima verso Gerusalemme ( Baital-Maqdis , la moschea di al-Aqsa costruita da “Abramo”, che era musulmano come tutti i patriarchi e i profeti) e poi verso la Mecca, ci furono delle contestazioni. Poteva Allah cambiare idea sul centro della religione?

E gli stolti diranno: «Chi li ha sviati dall'orientamento che avevano prima?». Dì: «Ad Allah appartiene l'Oriente e l'Occidente, Egli guida chi vuole sulla Retta Via» ” (2:142)

Esiste una branca della teologia islamica ( ‘ilm an-nasih wa’l-mansuh = “dell’abrogante e dell’abrogato”) che si occupa proprio di questo: stabilire quali versetti ne abroghino degli altri. Esistono, a tal proposito delle liste cronologiche. Per questo motivo all’inizio di ogni capitolo, nel Corano, c’è scritto se la sura è meccana o medinese (oppure se è precedente o posteriore all’Egira).

La predicazione di Maometto si basava su un rigoroso monoteismo, sicuramente influenzato dagli “ hanif ” (asceti monoteisti che, senza aderire ad alcuna religione, erano diffusi nei deserti arabi), e da quanto, superficialmente ed erroneamente, aveva appreso delle altre religioni, che in parte aveva accettato e in parte rifiutato.

Mentre il Cristianesimo si dichiara successivo e a completamento dell'Ebraismo (in tal modo gli Evangelisti potevano richiamarsi alle visioni messianiche di Isaia, per confermare la divinità di Gesù, e S. Giustino poteva dire che le altre religioni avevano tutte il ruolo positivo di preparazione alla venuta del Cristo), Maometto disse che l'Islam era precedente a Cristianesimo ed Ebraismo. Questa visione porterà a delle terribili conseguenze (14 secoli di guerre e l’attuale “esclusiva” nel terrorismo religioso). Per lui, Gesù e tutti i profeti precedenti in realtà erano musulmani, ma il loro vero insegnamento (islamico) era stato falsificato dalla malvagità di ebrei e cristiani.

Ebrei e Cristiani avevano alterato il messaggio di Mosè e di Gesù rendendolo così diverso da quello di Abramo ” (Toufic Fahd, op.cit., pag. 160)

Ebrei e cristiani, quindi, non avevano il ruolo, positivo, propedeutico alla venuta dei profeti successivi (in questo caso: Maometto); ma il ruolo, negativo, di falsificatori della verità.

Quando poi Gesù avvertì la miscredenza in loro, disse «Chi sono i miei ausiliari sulla via di Allah». «Noi, dissero gli apostoli, siamo gli ausiliari di Allah. Noi crediamo in Allah, sii testimone della nostra sottomissione» ” (3:52)

O gente della scrittura, perché avvolgete di falso il vero e lo nascondete, mentre ben lo conoscete? ” (3:71).

Alcuni tra i giudei stravolgono il senso delle parole e dicono: «Abbiamo inteso, ma abbiamo disobbedito» ” (4:46)

Ebrei, Cristiani e Zoroastriani sono detti “ Ahl al-kitab ”, Gente del Libro (o della Scrittura), perché anche loro hanno avuto un profeta (musulmano) e un libro che loro hanno volutamente falsificato. Quindi non semplice ignoranza, ma malvagità.

Il Cristianesimo considera superate (non false) le religioni precedenti, che comunque hanno avuto il ruolo positivo, propedeutico e pedagogico, di preparare all'avvento del Cristo. Invece, l'Islam considera le altre religioni come una volontaria falsificazione della vera e precedente fede islamica insegnata dai profeti. Questo determina la grave opinione nei confronti dei non-musulmani e le attuali conseguenze:

Quando poi Gesù avvertì la miscredenza in loro... ” (3:52)

Sono certamente miscredenti quelli che dicono: «Allah è il Messia, figlio di Maria» ” (5:72)

Di fronte ad Allah non ci sono bestie peggiori di coloro che sono miscredenti e che non crederanno mai ” (8:55)

Quindi, visto che i cristiani considerano Gesù Cristo (il Messia, figlio di Maria) come Dio (Allah significa “il Dio”) sono miscredenti (l’Islam rifiuta la Trinità) e, pertanto, sono peggio delle bestie agli occhi di Allah. Considerandoli peggiori delle bestie, non ci dovevano essere rapporti tra i credenti (i musulmani) e loro, per non diventare come loro:

O voi che credete, non sceglietevi per alleati i giudei e i nazareni, sono alleati gli uni degli altri. E chi li sceglie per alleati èuno di loro. In verità Allah non guida un popolo di ingiusti ” (5:51)

Ma non è tutto, non basta disprezzare ed evitare gli ebrei e i cristiani, i musulmani devono combatterli sino a sottometterli e a costringerli, con umiliazione, a pagare un tributo (la gyzia, che era la tassa che ebrei e cristiani dovevano pagare per non essere uccisi, ma che implicava la loro sottomissione – dhimma –, all'autorità islamica):

Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati ” (9:29).

In pratica, avendo volutamente falsificato l’insegnamento islamico dei profeti (Gesù compreso), cristiani ed ebrei sono peggio delle bestie: sono da evitare, da combattere, da sottomettere e da umiliare.

Visto che il periodo medinese è stato un periodo ininterrotto di guerre, i versetti che incitano alla guerra sono molti (123), impossibile riportarli tutti. Basti ricordare la “Sura del Bottino”, su come spartirsi il bottino di guerra, per capire il clima bellicoso del periodo medinese.

Il tutto è peggiorato dal fatto che il Corano non è ispirato come la Bibbia o il Vangelo (ispirate da Dio, ma opere umane), il Corano è rivelato a Maometto (è opera divina) che lo ha semplicemente trasmesso agli uomini. Il Corano è, quindi, infallibile (41:42) e l’uomo non può modificarlo (10:15; 18:27). Nella prima fase islamica era possibile un’interpretazione personale ( igtihad ), ma quando tutte le domande ebbero una risposta “ «la porta dello igtihad si chiuse», e, da quel momento, non venne più richiesto, né permesso,l’esercizio dell’interpretazione personale ” (B. Lewis, op.cit, pag.244). (Il Corano usato qui è la versione ufficiale dell'U.C.O.I.I).

Nel 632 Maometto muore, ma le guerre di conquista continuano, seguendo l'esempio di Maometto e gli insegnamenti del Corano.

Quando non è possibile assoggettare un territorio o una città, imponendo la legge islamica, i musulmani si danno al saccheggio, facendo terra bruciata. Il caso più esemplare è quello di Salonicco, la seconda città dell'Impero “Bizantino”. Nel 904, quindi prima delle Crociate, viene presa la città di Salonicco. Il saccheggio dura una settimana, 30.000 persone vengono ridotte in schiavitù e portate verso i mercati arabi, ciò che non ha valore viene distrutto o ucciso. Quando i musulmani vanno via, Salonicco “ era un mucchio di rovine fumanti ” (J. J. Norwich, Bisanzio, pag. 179).

La spinta islamica stava prendendo l'Europa in una tenaglia. A ovest la spinta si esaurì spontaneamente. Contrariamente a quello che si crede, Carlo Martello si scontrò solo con qualche banda di predoni. Fu in realtà l'Impero Romano d'Oriente (l'Impero “Bizantino”) ad arginare la spinta islamica per secoli, impedendo che la tenaglia si chiudesse e salvando l'Europa dall'islamizzazione.

Si cita spesso la Spagna come esempio della tolleranza islamica (e di intolleranza cristiana). In realtà i musulmani non avevano alternative. Dovevano evitare ogni motivo di ribellione perché i musulmani erano una minoranza etnica, guidati da sovrani esuli della dinastia omayyade, circondati da nemici (cristiani – che volevano riconquistare la Spagna – e musulmani abbasidi – che volevano eliminare gli ultimi membri della dinastia rivale), erano quindi nell’impossibilità di aiuti esterni. Con le successive dinastie la musica cambiò. F. Gabrieli (op.cit. pag. 153) parla della “ gretta intolleranza ” della successiva dinastia almoravide che bloccò ogni attività artistica, scientifica e intellettuale.

Lo Stato musulmano traeva i maggiori redditi dal tributo degli Infedeli sottomessi ” (F. Gabrieli, op.cit., pag. 90).

Come scritto precedentemente, già Maometto, dopo le prime stragi di ebrei, s’era accorto che non era possibile eliminare gli infedeli. Era fondamentale sottometterli e sfruttarli (non era tolleranza, ma opportunismo).

In Spagna i cristiani uccisi per la loro fede furono migliaia, decapitati o crocifissi. Bastava che un musulmano accusasse il suo vicino cristiano di aver insultato l’Islam o Maometto perché questo dovesse convertirsi o essere decapitato. Un laico poteva anche accettare la conversione forzata per salvarsi la vita, ma un religioso no. Questo successe ovunque nel mondo esisteva una dominazione islamica. Ancor oggi, nel Pakistan alleato dell’Occidente, esiste una “legge sulla blasfemia” che punisce di fatto le minoranze religiose che negano quanto detto dall’Islam o mostrano simboli religiosi non islamici (croci, vangeli, ecc.). Un paio d’anni fa, un 14.enne cristiano, che non aveva ancora imparato a ignorare le provocazioni dei compagni di scuola islamici, finì in carcere per aver difeso la sua fede dalle accuse contenute del Corano. Evitò d’essere giustiziato per la fortissima pressione internazionale.

Pochi sanno che anche l’Islam aveva un’Inquisizione e che l’“inquisizione islamica” era di secoli più antica di quella cristiana (è un caso se l’inquisizione cristiana sia nata in Spagna, per secoli occupata dai musulmani?):

Sotto al-Mahdi (775-85), figlio di al-Mansur, la repressione dei moti eterodossi andò di pari passo con la persecuzione delle idee, per cui il Califfo creò un apposito organo inquisitoriale ” (F. Gabrieli, op.cit., pag. 109) [I califfi erano i successori di Maometto, e, come Maometto, gestivano il potere religioso, politico, giudiziario e militare]

Molti convertiti o conquistati portarono nell’Islam quanto possibile della loro cultura d’origine (sia dal punto di vista artistico e letterario, sia religioso o filosofico: idee aristoteliche, neoplatoniche, gnostiche, iraniche) ed erano queste idee che venivano perseguitate, bruciando i testi “eretici” e giustiziando chi professava tali idee. Torquemada, nel XV sec., ebbe validi esempi da seguire.

Alla cerchia dei discepoli di at-Tustari apparteneva il famoso al-Hallag, crocifisso nel 922 a causa della sua dottrina ” (Toufic Fahd, op.cit., pag. 134)

Nel 1191 un altro famoso mistico islamico giustiziato per “eresia” fu Shihab ad-Din as-Suhrawardi. Per due famosi “eretici” di cui si ricorda la morte, quanti furono gli “eretici” sconosciuti giustiziati per la loro “eresia” dall'“inquisizione islamica”?

Per ironia della sorte, i due studiosi “islamici” più noti in Occidente sono Avicenna e Averroé. Ambedue erano aristotelici, quindi seguaci d’una filosofia tutt’altro che islamica, e ambedue furono perseguitati. Nel 1150 il califfo al-Mustangid ordinò il rogo delle opere “eretiche”, comprese quelle di Avicenna.

Nella Spagna islamica nacque Averroé, che tutti citano come esempio dell’alta cultura islamica spagnola. Peccato che fosse un “eretico” (appunto era seguace del greco Aristotele). Peccato che conosciamo il suo pensiero soltanto grazie alle versioni ebraiche dei suoi scritti perché i testi originali arabi furono bruciati dall’“inquisizione islamica”. Peccato che morì in esilio fuori dalla Spagna per non essere ucciso (e, comunque, morì in modo poco chiaro). Quindi usare Averroé come simbolo della grandezza dell’Islam spagnolo, mi sembra inopportuno. Un po’ come usare Galileo per esaltare la tolleranza della Chiesa di Roma !!!

Altra cosa che si dimentica della Spagna fu l’atteggiamento della Chiesa cattolica e dei sovrani cristiani dopo la riconquista. Nel XII sec., a Toledo nacquero, su iniziativa dell’arcivescovo Raimondo, i “Traduttori toledani”, che si occuparono della traduzione delle opere arabe (o scritte in arabo) in latino perché fossero accessibili agli studiosi europei. Accorsero da tutta Europa per far parte di questi traduttori (ci fu anche un italiano, Gherardo da Cremona). Un secolo dopo quest’opera di traduzione e studio continuava alla corte del re di Castiglia, Alfonso il Savio.

Alla fine del XV sec. la Spagna cristiana cacciò musulmani ed ebrei dopo che i turchi musulmani erano ripartiti all’attacco dell’Europa, conquistando e saccheggiando Costantinopoli (che, essendo ridotta al solo territorio cittadino, non era un pericolo, ma era ancora un simbolo per i cristiani) e preparandosi ad attaccare l’Europa centrale (Vienna fu assediata due volte).

Costantinopoli fu presa nel 1453, e sottoposta al solito saccheggio e strage. Dopo Costantinopoli, nel 1480 i turchi partono alla conquista dell'Italia e di Roma. Stabiliscono una testa di ponte a Otranto (compiendo un massacro, il “massacro di Otranto”), ma, l'anno dopo, la morte del sultano li fa abbandonare l'impresa. Questo salvò l'Italia all'inizio del Rinascimento e l'intera cultura europea che, anche dal Rinascimento, trae origine. Quando i turchi riproveranno ad attaccare l'Italia non avranno più la forza e la risposta sarà più pronta.

Di fronte all’imminente pericolo islamico, i sovrani spagnoli dovettero impedire ogni fronte interno, vista la loro vicinanza con le coste africane e islamiche:

Dall’esame degli archivi spagnoli risulta che il servizio spionistico ottomano nell’Europa cristiana si servisse, in una certa misura, di agenti ebrei ”. (B . Lewis, op.cit., pag. 100).

Il governo spagnolo non agì per intolleranza religiosa (come viene sempre sbandierato), c’era principalmente la sicurezza nazionale dietro alla cacciata degli ultimi musulmani e degli ebrei. A dimostrazione che la religione c’entrava poco nella cacciata degli ebrei, c’è il fatto che “ gli ebrei saranno al riparo negli Stati del Papa ” (C. Szlakmann, L’ebraismo per principianti, pag. 25)

A discapito dell’intolleranza cristiana, sempre sbandierata, nel corso del XVI e XVII sec. (proprio mentre gli eserciti turchi attaccavano l’Europa e assediavano Vienna), il governo di Venezia (mentre il proprio esercito combatteva contro i turchi) approvò diversi decreti per difendere i turchi (e ogni altro straniero) che si trovavano a Venezia da ogni forma di oltraggio, anche solo verbale.

Nonostante il clima bellicoso, il mondo cristiano cercò di conoscere il mondo islamico, ma il mondo islamico rifiutò sistematicamente quanto proveniva dal mondo cristiano (che il Corano insegnava essere spregevole e falso).

Agli occhi dei musulmani, convinti della perfezione dell’Islam e della supremazia del potere musulmano, essi apparivano infatti, come seguaci di religioni superate e membri di comunità conquistate, dai quali v’era dunque ben poco da apprendere ” (B. Lewis, op.cit, pag. 56).

Quando in Turchia, nel XV sec., cristiani ed ebrei stampavano i loro libri. Ai musulmani fu proibito farlo, dovettero continuare a copiare i libri a mano (fino al XVIII sec.), perché nulla di ciò che inventavano i cristiani poteva essere utile.

Anche la medicina europea venne proibita. Durante il medioevo, vista l'arretratezza della propria medicina, l’Europa cercò di imparare dai medici orientali (arabi, ebrei o cristiani orientali), ma non avvenne il contrario. Nel 1704 in Turchia venne emesso un decreto che proibiva la “nuova medicina” ( Tibb-i Gedid ) praticata dai “franchi” (i turchi dividevano i cristiani in “franchi” e “romani”, rispettivamente gli occidentali e gli orientali: i greci erano rum – romani – ).

Queste proibizioni non furono imposte a una popolazione che, invece, avrebbe voluto queste invenzioni. Infatti quando, nel XVIII sec., il Sultano cercò di far uscire i turchi islamici dal medioevo, chiamando dei tecnici europei, il maggior ostacolo fu proprio il disprezzo della popolazione per gli europei e il rifiuto di imparare da alcuni di loro.

L’europeo è diverso, non perché appartiene a un’altranazione, è suddito d’un altro sovrano vive in un altroluogo o parla un’altra lingua, bensì perché èseguace di un’altra religione. Proprio in virtù diquesta differenza, il musulmano lo ritiene ostile e lo considera, senza dubbio, inferiore ” (B. Lewis, op.cit, pag. 178-9).

In Turchia, a peggiorare la situazione, c’era l’uso di associare (in tutti i testi, anche quelli ufficiali) al nome di ogni popolo cristiano un’offesa che facesse rima (qualcosa come “italiano ruffiano”, ecc.). Era un modo di dimostrare la propria religiosità, mostrando disprezzo per gli infedeli.

Tra l’altro c’era anche l’ostacolo della lingua, in Europa era un vanto conoscere varie lingue, non nei paesi islamici. Nessuno studiava le lingue e le traduzioni erano a carico degli ebrei e dei cristiani orientali (o degli schiavi). Quindi era un’occupazione da persone di basso rango. Ciò che di importante c’era nel mondo era stato scritto da musulmani in arabo (o, al limite, in persiano o turco). Quindi perché studiare le lingue degli infedeli che nulla potevano insegnare?

In Spagna, in otto secoli di presenza islamica, si ha notizia d’un solo musulmano arabo (Abu Hayyan, Grenada 1344) che conosceva anche il turco e l’etiopico.

In Turchia, i Sultani ci misero un secolo per far accettare un po’ di francese alla classe dirigente. A metà del XIX sec. i dirigenti e i militari conoscevano un po’ di francese per accedere ai testi tecnici e scientifici (ovviamente rimaneva il rifiuto assoluto per la letteratura europea).

Nella tradizione musulmana la novità veniva considerata un male, a meno che non venisse dimostrato che era un bene. Il termine bid’a, innovazione o novità, implica il significato di allontanamento dai principi e dalla prassi trasmessi all’uomo dal Profeta ” (B. Lewis, op.cit, pag.237)

È indicativo della mentalità islamica che lo stesso termine indichi sia l’innovazione sia l’allontanamento dalle verità insegnate da Maometto. L’Islam è profondamente conservatore e restio ad ogni cambiamento.

Il rifiuto di tutto ciò che veniva dagli infedeli, unito al rifiuto delle innovazioni – viste come allontanamento dagli insegnamenti islamici – portò il mondo islamico alla profonda arretratezza in cui ancora rimane. Questo deve portare a pensare a cosa sarebbe stato del mondo se l’Europa fosse stata conquistata dai musulmani. Probabilmente oggi l’umanità sarebbe ancora nel Medioevo.

L’unica cosa che interessasse ai musulmani del mondo cristiano erano gli schiavi. Ancora nel XVII secolo navi musulmane attaccavano le coste europee per catturare persone da vendere come schiavi. Nel 1627 anche la lontana e isolata Islanda subì l’incursione islamica, centinaia di persone furono catturate e vendute come schiavi ad Algeri. Nello stesso secolo (1683) i turchi attaccarono per la seconda volta Vienna (fortunatamente senza conquistarla).

I musulmani si vergognavano così tanto di occuparsi della cultura dei popoli cristiani che, quando qualcuno doveva parlare dei popoli cristiani ricorreva ad un trucco per salvare la faccia:

ricorre al consueto espediente letterario del sogno e al tema, assai caro alla letteratura musulmana, dei re della terra che vengono a rendere omaggio al principe dell’Islam ” (B. Lewis, op.cit, pag. 208)

Mentre nelle Università europee nascevano le prime cattedre di lingue e letterature orientali (nel 1633 a Cambridge, la prima cattedra di lingua araba), i musulmani si vergognavano della loro conoscenza e fingevano di aver sognato per parlare degli usi dei cristiani (che, ovviamente, erano sottomessi all’Islam).

La Cristianità reagì alla prima spinta islamica (araba), prima arrestando gli eserciti islamici, poi liberando i territori conquistati, fino ai tentativi di liberare la Palestina (che successivamente furono chiamati “Crociate”, allora erano semplicemente parte della controffensiva cristiana). La seconda spinta islamica (turca), che terminò col fallimento dell’aggressione a Vienna, portò alla risposta cristiana e al colonialismo (vedi B. Lewis, op.cit., pag. 22). In pratica in quattordici secoli di vita dell’Islam non c’è mai stata pace coi musulmani, ma alternanza tra le loro spinte espansionistiche e le controffensive cristiane. Secondo il bellum perpetuum insegnato da Maometto. Con buona pace dei politici che continuano a dire che non c'è uno “scontro di civiltà”.

Le Crociate fallirono, perché la popolazione palestinese era stata islamizzata e arabizzata e i cristiani (sostanzialmente, greci), che erano maggioranza all’arrivo degli arabi, erano diventati minoranza.

Anche per i crociati la tolleranza fu una necessità (tranne alcuni casi negativi, sempre sbandierati), per gli stessi motivi (era inopportuno creare motivi di tensione con la maggioranza islamica della popolazione). Alcuni dotti islamici si accorsero con disappunto che la tolleranza e senso di giustizia dei sovrani crociati (maggiore di quello dei sovrani islamici, secondo Ibn Giubair, che, essendo spagnolo, teoricamente, veniva da un paese esempio di “tolleranza islamica”) stava convincendo i musulmani a convertirsi:

È per lui sconvolgente dover riconoscere che i franchi trattano ipropri contadini musulmani con umanità ed equanimità e dover rilevare, altresì, che questi vivono in condizioni migliori dei loro pari abitanti in regioni ancora governate dai musulmani ” (B. Lewis, op.cit., pag. 92)

Ibn Giubair, citato da Lewis, trovava una sventura che i musulmani si lamentassero “ dell’oppressione dei loro sovrani ” e, al contrario, avessero a “ lodare la condotta dei loro antagonisti e nemici, i franchi, che li hanno conquistati e domati con la loro giustizia ”.

Il posteriore giurista marocchino al-Wansharisi non concepiva come un musulmano potesse vivere in una terra non regolata dalla legge islamica e disse che persino la tirannide musulmana era superiore alla giustizia cristiana. Invitò i musulmani a lasciare i territori governati da cristiani, in particolar modo se governati con tolleranza, perché c’era il pericolo che abbandonassero l’Islam.

Nel XVIII sec. Abu Talib Khan nota con stupore che i compiti del parlamento inglese sono anche legislativi, perchè gli inglesi non possiedono leggi divine rivelate e sono costretti a darsene da soli a secondo del bisogno. Non esiste lo Stato laico nel vero Islam, perché Maometto racchiudeva in sé sia il potere religioso, sia il potere politico (espressione di quello religioso).

Alla fine del XVIII sec., l’egiziano Giabarti si sorprende per il rispetto delle autorità francesi per il Diritto al punto da processare l'assassino islamico del generale Kleber, capo delle truppe francesi in Egitto, e ancor più lo sorprese il fatto che al processo uno degli accusati dell’attentato fu assolto per insufficenza di prove. Lo stesso Giabarti si mostrò anche sorpreso della vastità della biblioteca francese del Cairo e, soprattutto, che fosse frequentata non solo dagli ufficiali, ma anche dai soldati.

Nei territori crociati trovarono rifugio anche i membri di quelle sette islamiche “eretiche” che gli altri musulmani perseguitavano. L’emiro Usama ibn Munqidh, nelle sue cronache, scriveva: “ i miei amici Templari ”, e raccontava che i monaci Templari avevano creato una piccola moschea, all’interno del loro monastero sul Monte del Tempio (da cui il nome “Templari”) a Gerusalemme. Il Monte del Tempio era sacro ai musulmani perché, come già detto, lo credevano sede dell’antica moschea costruita da Abramo, e i Templari non volevano impedire ai musulmani di pregare in un luogo sacro.

Non male per i Templari, monaci guerrieri, che, nella visione comune, rappresentano il Cristianesimo più fanatico, ma che, nel loro principale monastero, avevano una moschea per i loro amici musulmani.

In ogni religione, l’ideale di vita da imitare e seguire è quella del fondatore (reale o mitico): un cristiano cercherà di assomigliare a Gesù, così come un buddista vorrà assomigliare a Gautama (il Buddha). Non esiterà mai una religione che condannerà la vita e le azioni del suo fondatore, anche perché la vita del fondatore – vera o mitica – corrisponde sempre perfettamente agli insegnamenti dei testi sacri (ed è, quindi, riassunto degli insegnamenti d’una religione). Anche per i musulmani, l'uomo ideale da imitare è Maometto, sovrano assoluto di Medina, detentore del potere religioso, politico, militare e giudiziario. Se Maometto ha guidato in battaglia i suoi fedeli contro i nemici esterni, e ha ucciso i suoi nemici interni (vendendo come schiavi le loro donne e i loro figli), i musulmani non possono considerarlo un modo d’agire sbagliato, anzi devono considerarlo un esempio da imitare.

Per seguire il suo fine di unire gli arabi in un unico Stato con un’unica religione, Maometto ha improntato la sua predicazione e le sue opere (e il Corano) in una forte bellicosità e disprezzo nei confronti degli altri Stati (e religioni). Questa bellicosità era il cardine della sua predicazione se voleva vedere gli arabi uniti in un'unica comunità politico-religiosa (la 'ummah ).

Il vero problema per l’Occidente non è il fondamentalismo islamico, ma l’Islam in quanto tale, una civiltà diversa le cui popolazioni sono convinte della superiorità della propria cultura e ossessionate dello scarso potere di cui dispongono (S. Huntington, “Lo scontro delle civiltà” pag. 319)

L'Islam è una religione politico-militare, oppure un'ideologia politico-militare trasformata in religione: l’idea di impero arabo trasformato in religione. È insito nella stessa natura dell’Islam la contrapposizione con il mondo non-islamico (che profondamente disprezza): l’Islam è una religione nata per combattere.


Questo era chiaro anche ad Adolf Hitler, che volle che il Gran Muftì di Gerusalemme risiedesse a Berlino (dal '42 al '45) e che costituì due divisioni di SS islamiche (fez con teschio e aquila, mostrine con svastica e scimitarra). Heinrich Himmler, in un telegramma allo stesso Gran Muftì, scrisse: “ il solido fondamento del naturale legame tra la grande Germania nazionalsocialista e gli amanti della libertà maomettani di tutto il mondo ”. Naturale legame tra Nazismo e Islam. Detto da Himmler.


Samuel Huntington, docente ad Harvard ed esperto di studi strategici, nel 1996 ha pubblicato “Lo scontro delle civiltà”, un libro che ha fatto scalpore per le sue analisi e per le sue previsioni per il futuro, ma che, dopo oltre 8 anni e dopo la strage delle “Torri Gemelle” nel 2001, si è rivelato profetico (non solo per il problema islamico, ma anche per il Caucaso e per L'Ucraina, ad esempio).

Questo testo riporta, tra l’altro, i dati relativi ai conflitti mondiali interreligiosi in due anni precedenti (da varie fonti).

I musulmani furono coinvolti in 15 delle 20 guerre scoppiate nel mondo nel biennio ‘92/’93, tra due popoli di religione diversa. In pratica, i musulmani, che sono il 20% della popolazione mondiale, hanno preso parte al 75% delle guerre interreligiose.

Del resto il tasso di militarizzazione (= numero di militari per 1000 abitanti) nei paesi islamici era in media l’11,8 (al primo posto); nei paesi cristiani era il 5,8. L’indice di propensione militare (= tasso di militarizzazione proporzionato alla ricchezza del paese) nei paesi islamici era in media il 17,7 (al primo posto); nei paesi cristiani era l’8,2.

Se dei terroristi islamici massacrano centinaia di bambini in Ossezia, in fondo “non è colpa loro, ma dei russi che non vogliono dare l’indipendenza ai ceceni!”. Peccato che nessun motivo, per giusto che sia, può giustificare la strage di centinaia di bambini. Peccato che non vogliano l’indipendenza della Cecenia (vogliono creare uno Stato islamico, unendo le regioni islamiche del Caucaso: Cecenia, Daghestan, Inguscezia, Kabardinia, ecc.). Peccato che i loro nemici non siano i russi o gli slavi, ma tutti i cristiani (gli osseti sono iranici, non hanno nessuna parentela con i russi o con gli slavi, però hanno il grande torto di essere cristiani). Peccato che i terroristi non fossero solo ceceni (c’erano ceceni, ingusci, daghestani e i soliti arabi), e uno di loro (già ricercato per stupro) era originario della Russia meridionale e abitava in Ossezia (a Kirovo).

A proposito dei soliti “paladini” nostrani dell'Islam, che così si sentono progressisti e terzomondisti. Un mensile pubblicato da un Comune emiliano, riporta un articolo scritto da un dirigente comunista, a titolo: “La tragedia di Beslan”.

L'articolo inizia con: “ Quello che è successo a Beslan ha dell'inconcepibile, dell'inimmaginabile. Però è successo .” Questa frase è l'unica su Beslan. L'articolo dovrebbe parlare di cosa è successo a Beslan e della strage di bambini cristiani fatta dai musulmani. Ebbene no. Il resto dell'articolo parla di Iraq e Palestina e delle vittime di Americani e Israeliani: quindi musulmani vittime di cristiani ed ebrei.

S. Huntington (nel 1996!) aveva già visto la tendenza caucasica a spaccarsi in due: “ Georgia, Armenia, Nagornyj-Karabach e Ossezia settentrionale, paesi cristiani, si stanno alleando contro Azerbaigian, Abkhazia, Cecenia e Inguscezia, paesi musulmani (S. Huntington, op. cit. pag. 414) . I primi erano difesi dai russi, che cercavano di conservare il controllo dell’area; i secondi (compreso il Daghestan, che Huntington cita prima) erano armati e addestrati dalla Turchia che voleva imporsi come potenza locale (lo stesso la Turchia fece con i musulmani nei Balcani: in Kossovo, in Bosnia, in Macedonia, nel Sangiacato e in Bulgaria). Altro che “ceceni in lotta contro il potere russo”: l’attacco alla scuola osseta da parte di musulmani di varie etnie caucasiche ha confermato l’analisi di Huntington.

Troppo spesso, alcuni beceri individui ottenebrati dall’ideologia, vogliono ad ogni costo trovare delle giustificazioni per ogni atto criminale (soprattutto se a compierlo sono musulmani). E, non volendo attribuire all’ideologia islamica l’origine di tali azioni, usano la scusante della povertà.

Bene. Alla fine del mese di febbraio 2004 è stato pubblicato il rapporto L’ILO ( International Labor Organization) , agenzia delle Nazioni Unite ( http://hdr.undp.org/reports/global/2003/ ), sul divario tra paesi ricchi e poveri.

La classifica è fatta con l’Indice di Sviluppo Umano. Dagli anni ’80, per dare una maggiore scientificità agli studi e maggior corrispondenza con la realtà, si è abbandonata l’abitudine di usare solo il riferimento economico (P.I.L.) per identificare il livello di ricchezza di un paese. L’ISU (HDI) misura i risultati ottenuti da un paese in termini di speranza di vita, istruzione e reddito reale .

Usando l’ISU si dividono i paesi in tre gruppi: Elevato Sviluppo Umano, Medio Sviluppo Umano, Basso Sviluppo Umano. In quest’ultimo gruppo ci sono 40 nazioni (alcuni spostano le prime 4 nel gruppo di mezzo): 33 africane, 6 asiatiche e 1 americana (Haiti). Di queste nazioni: 21 sono a maggioranza cristiano-animista (quasi tutte concentrate nella parte bassa della classifica, compresa l’ultima, la Sierra Leone); 12 sono a maggioranza islamica; 4 hanno percentuali equivalenti; 3 sono buddiste o induiste.

Per chiarire. Il Cristianesimo, col suo culto dei santi, bene si adatta ad assorbire gli “spiriti” dei culti animisti. Ad esempio, nei Caraibi e in sud America (grazie all’involontaria presenza di africani) si sono sviluppati culti cristiano-animisti: Combomblé, Santeria, Vudu, ecc. Al contrario, il rigido monoteismo islamico impedisce questo “assorbimento”. Per questo motivo la percentuale dei fedeli islamici è simile in diverse fonti, invece le percentuali dei cristiani e degli animisti oscillano, se prese separatamente, ma la loro somma è stabile (perché talvolta è difficile distinguerli e attribuirli a uno dei due gruppi). Già così è chiaro che le nazioni più povere del mondo sono in maggioranza cristiano-animiste, ma volendo entrare nello specifico del gruppo “Basso Sviluppo Umano”, basterà dividere in due questo gruppo. Delle 20 nazioni più povere del mondo: 13 sono a maggioranza cristiano-animiste; 5 sono a maggioranza islamiche; 2 hanno percentuali equivalenti. Quindi, sostenere che i paesi islamici sono più bellicosi e militarizzati di quelli cristiani perché sono poveri è sbagliato. Quasi tutte le nazioni islamiche, che negli ultimi anni hanno prodotto organizzazioni integraliste religiose (con contorno di stragi e omicidi e “guerre sante”), sono nel gruppo di mezzo (“Medio Sviluppo Umano”), insieme, ad esempio, a paesi come la Romania e la Bulgaria (che entreranno nell’Unione Europea nel 2007) che non hanno sviluppato nessuna forma di terrorismo di carattere religioso.

Attenzione, anche nei paesi non musulmani la povertà può portare a guerre civili (talvolta molto sanguinose), ma limitate allo stesso paese e per motivi pratici e di sussistenza, non certo per motivi religiosi. E, comunque, sono in numero limitato (nonostante che i paesi cristiani poveri siano più di quelli musulmani).

La povertà può essere una causa scatenante, ma solo se trova il terreno giusto (un’ideologia bellicosa come l’Islamismo). In caso contrario, se la povertà bastasse – visto che i paesi più poveri del mondo sono cristiani –, ci sarebbe anche un terrorismo integralista cristiano, anche i paesi cristiani avrebbero dei tassi di militarizzazione uguali a quelli islamici e sarebbero i cristiani ad essere coinvolti nel 75% delle guerre religiose, e non i musulmani come è nella realtà .

Ma non mi risulta che i cristiani facciano saltare in aria discoteche o alberghi frequentati da musulmani, o che abbiano mai dirottato aerei per farli schiantare contro i grattacieli di qualche città araba. Ogni anno ci sono centinaia di musulmani in varie parti del mondo che si fanno esplodere per uccidere degli infedeli (o degli altri musulmani che, secondo loro, non si comportano “rettamente”). Quanti sono gli uomini-bomba di altre religioni?

C'è chi, volendo trovare delle attenuanti o giustificazioni alla bellicosità del mondo islamico, obietta che la colpa è dei loro capi che sfruttano le masse islamiche per i loro scopi politici. A maggior ragione. Se pochi capi sfruttano l'alibi dell'Islam per usi politici (nell'Islam, comunque, politica e religione sono tutt'uno) senza crederci, non importa. Ci credono milioni di persone che seguono questi capi. È evidente che la religione islamica ben si presta ad aizzare la bellicosità delle masse. Questi capi sfruttano la naturale bellicosità della religione islamica. I l Corano è pieno di inviti alla guerra e Maometto era un guerriero. Esempio di vita da seguire per un musulmano.

È interessante il caso delle Filippine, nazione del “Medio Sviluppo Umano”, che nella classifica è in una posizione di mezzo tra le nazioni sedi di “Al Qaida” (Malaysia, Arabia Saudita, Giordania, Indonesia, Egitto). Nel sud delle Filippine c’è una forte minoranza islamica che compie stragi contro la maggioranza cristiana (vi opera il gruppo “Abu Sayaf”, affiliato ad “Al Qaida”). Nelle Filippine ci sono enormi favellas degne del Brasile, ma il paradosso è che è la minoranza religiosa ad opprimere e massacrare la maggioranza e non viceversa. Ma la minoranza è islamica e la maggioranza è cristiana. Questo spiega tutto.

Un caso simile è il terrorismo della minoranza islamica contro la maggioranza buddista in Thailandia.

I conflitti di faglia sono prevalenti soprattutto tra musulmani e non musulmani ” (S. Huntington, op. cit. pag. 304)

Forti antagonismi e conflitti violenti sono assai diffusi a livello locale tra le popolazioni musulmane da un lato e quelle non musulmane dall’altro ” (S. Huntington, op. cit. pag. 379)

I rapporti tra musulmani e le popolazioni di altre civiltà – cattolica, protestante, ortodossa, indù, cinese, buddista, ebraica – sono stati generalmente antagonistici. In qualsiasi punto dell’Islam si guardi, i musulmani sembrano far fatica a vivere in pace con i propri vicini ” (S. Huntington, op. cit. pag. 381)

Se il tasso di militarizzazione (numero di militari) e l’indice di propensione militare (spese militari) dei paesi islamici è doppio rispetto a quello dei paesi cristiani, e se i musulmani (20% della popolazione mondiale) sono coinvolti nel 75% delle guerre interreligiose, questo è dovuto non solo alla povertà, ma all’ideologia islamica che esalta il martirio e li incita alla guerra continua ( bellum perpetuum ) nei confronti degli altri.

Maometto ha costruito una ideologia politico-religiosa per costruire l’unità araba e lo ha fatto attraverso il combattimento e il disprezzo per gli altri, il Corano e il suo esempio sono guida per i musulmani odierni e i dati e la cronaca non fanno che confermarlo.

Il Corano nascosto: donne, obbligo alla guerra, guerra agli infedeli, ecc.