Capitolo 61: I miglioramenti di Iason

 

Iason correva da diverso tempo in quell’ampia Foresta. Da quando la loro prova era iniziata, il Guerriero di Aven non aveva mai fermato i propri passi, avanzando con decisione fra gli ampi alberi. Aveva sentito diversi rumori durante la sua corsa, rombi simili a ruggiti di bestie mitiche, urla che sembravano confondersi nel vento, aveva percepito l’odore di bruciato che aveva infestato quei luoghi e la sensazione di un’ampia oscurità lo aveva raggiunto più volte, ma mai nessun Jinma gli si era parato davanti, ancora.

La corsa del Guerriero, alla fine, diminuì d’intensità, quando egli sentì il rumore dolce dell’acqua e capì che era ormai vicino al lago, il punto d’arrivo di quella strana prova.

“Quanta gioia vedo nei tuoi occhi, giovane uomo”, esordì a quel punto una voce maschile molto dura. Iason si voltò subito e vide un uomo dall’aspetto elegante e gentile dinanzi a lui. I lunghi capelli rossi scendevano fino agli occhi di quest’individuo, quasi nascondendoli, lo sguardo fiero era ben incastonato in un viso nobile ed aggraziato. Indossava un lungo soprabito bianco, congiunto ad un pantalone del medesimo colore, l’unica cosa che rendeva spaventosa la vista di costui era una lunga cicatrice a forma di croce che era stata impressa a fuoco sulla sua pelle, seppur doveva essere successo molto tempo prima.

“Chi sei tu?”, domandò quietamente il Guerriero, mettendosi in posizione di guardia, “Sono il tuo avversario, il Jinma che ti attendeva qui, vicino al lago, per nulla interessato a combatterti da prima”, spiegò l’altro, prendendo anche lui un’elegante posizione di guardia, con le braccia sollevate all’altezza del tronco.

Iason si lanciò subito all’attacco del nuovo nemico e con un velocissimo movimento cercò di raggiungerlo al tronco con un agile calcio, ma il Jinma si rivelò più veloce del previsto e con estrema abilità fermò il calcio con i gomiti per poi, utilizzando la spinta dell’impatto avversario, colpire l’Arvenauta alla schiena con una potente ginocchiata.

Il Guerriero di Aven, però, rimase in piedi dopo aver compiuto un’abile capriola e quindi, facendo leva sulle gambe, saltò contro il nemico cercando di colpirlo con un possente calcio alla testa, ma il Jinma lo bloccò con estrema agilità, rigettandolo al suolo con violenza.

Iason si rialzò di scatto, ma non attaccò il nemico, bensì si allontanò con una serie di capriole, “Devo ammettere che non sei nemico da sottovalutare, Jinma, per questo mi vedo costretto a combattere liberando tutta la forza del mio corpo”, si congratulò l’Arvenauta, liberando delle catene che portava ai polsi ed alle gambe, “Sono lieto che tu mi faccia già vedere le tue doti, Viaggiatore, ma ti devo avvisare che Jinma è il titolo che mi fu dato, il mio nome è un altro, Shura”, concluse il malefico individuo, presentandosi.

“Bene, Shura, allora sappi che io sono Iason, seguace di Re Ruganpos, signore di Aven”, replicò l’Arvenauta, lanciandosi in un velocissimo attacco, molto più rapido dei precedenti.

Shura non riuscì a bloccare il colpo nemico stavolta, venendo travolto dalla potenza dei suoi pugni, che lo gettarono indietro stordito, fu poi raggiunto da una seconda serie di colpi, potenti ed efficaci quanto i precedenti, che gettarono al suolo il Jinma, che improvvisamente urlò: “Ora!”, sbalordendo Iason, che rallentò i propri colpi per capire che intendesse.

Grande fu però la sorpresa dell’Arvenauta quando fu travolto da una potentissima folata di vento, che lo investì alle spalle, o almeno questo gli parve essere il primo colpo, poi si rese conto che non era del vento, bensì un’intensa onda d’urto, a cui ne seguirono altre cinque, tanto potenti da alzare in aria il Guerriero, per poi lasciarlo cadere al suolo ferito.

“Ben fatto”, si congratulò a quel punto Shura, rialzandosi, e solo allora Iason, nel tentativo di rimettersi in piedi, vide sei creature uscire dalla boscaglia, da diverse direzioni, sei creature che, incredibilmente, erano tutte identiche al Jinma.

“Ma come?”, balbettò appena l’Arvenauta, rialzandosi, “Non devi stupirti, mio giovane nemico”, esordì lo Shura che lo aveva affrontato per primo, con un malefico ghigno ora dipinto sul volto, “come Jinma posso combinare la mia essenza con quella della natura intorno a me, creando molte mie copie, tutte pronte a colpire, con la mia stessa furia i nemici che ci troviamo davanti. In questo caso avevo creato ben sei mie copie, per seguire ognuno di voi ed indicarmi chi fosse quello che, giunto fino al lago non aveva ancora combattuto”, spiegò il malefico nemico, mentre le altre sue immagini gli si avvicinavano, permettendo ad Iason di comprendere che l’unica differenza fra loro era la cicatrice sul petto, che gli altri non avevano.

“Gusterai la più terribile delle morti”, sussurrarono le sei copie all’unisono, prima che lo Shura originario scatenasse un’onda d’urto contro il nemico ferito, subito seguito dagli altri sei se stesso, che travolsero con violenza Iason, rigettandolo al suolo ferito.

 

Odisseus, che dopo lo scontro di Eracles si era spostato vicino ad Anirva, aveva osservato quietamente l’inizio del duello di Iason, per nulla preoccupato da quelle che sembravano essere le doti del suo avversario, per poi restare sbalordito all’apparizione delle sei copie. “Come può essere ammesso tutto ciò, divino Anirva? Come potete permettere un duello tanto sleale? Un nemico così potente contro Iason, che fra noi Arvenauti è l’unico a non aver ottenuto alcun potere particolare per una dannazione”, osservò infuriato il Navigatore.

“Egli ha scelto di misurarsi in questa prova assieme ai suoi compagni, non lo abbiamo obbligato noi, Viaggiatore”, replicò con fare cupo la divinità, “ma abbiamo dei dubbi da porti”, continuò poco dopo, “Quale, celeste Anirva?”, domandò l’Arvenauta.

“Il tuo chiedere ed obbiettare è legato alla preoccupazione che hai verso i tuoi compagni, o verso te stesso? E soprattutto, questo continuo cercare di inserire il serpente del dubbio a cosa è dovuto? Vuoi forse convincerci che fra noi c’è un Jinma, o qualcosa di peggio? Un essere tanto furbo e spavaldo da aver portato il Divino Rahama alla morte, tradendolo, ed essersi preso ancora burla del Grande Regno di Tenkia restandovi, come amico fra gli amici?”, domandò allora la divinità, voltando il suo sguardo quasi spento verso il Navigatore.

“Si, celeste Anirva, temo proprio che vi sia un essere del genere fra di voi, una serpe astuta, che in tutti i modi si nasconde, riuscendo a confondere persino me, che ho sospetti e lo cerco con attenzione”, rispose Odisseus, “e per quel che riguarda la prima domanda, potente Signore, non tengo alla mia vita, poiché più e più volte fui sull’orlo di perderla e molte altre pensai che sarebbe stato meglio, per chi mi ha conosciuto, non avere tale sfortuna. Ormai non penso più alla mia vita, come bene fondamentale, ma a quella di chi mi sta accanto, accentando ed aiutando a sopravvivere alla sventura della Solitudine, a cui fui condannato”, spiegò il Navigatore, cercando con lo sguardo Awr’ien, prima, e poi Iason, che stava subendo l’assalto delle sei copie di Shura e del Jinma stesso.

“Purtroppo questo tuo compagno ha trovato il nemico peggiore che si potesse auspicare”, osservò Marut, intromettendosi nel dialogo fra il dio e l’Arvenauta, “Che intendi dire?”, domandò perplesso Odisseus, “Shura non è un comune Jinma, egli non è stato posseduto da un demone potente come il Drago Nero o la Volpe Grigia, né è stato reso folle a contatto con la potenza negativa dell’Essenza”, spiegò con voce titubante il Guardiano del Tai.

“Ma allora come?”, balbettò appena il Navigatore, prima di fermarsi, “Egli era uno dei migliori esperti dell’Essenza che si conoscesse, ma cadde nelle mani della furia omicida e non per follia, ma per propria scelta, con pura e semplice gioia, senza motivazioni quali vendetta o avidità, egli ha iniziato ad uccidere e tuttora continua”, rispose Anirva, intromettendosi nel dialogo con un sottile e beffardo sorriso sul volto.

“Un assassino maestro dell’Essenza?”, domandò spiazzato Odisseus, “Si, Viaggiatore, proprio così. Non un pazzo che non ragiona, né un demone pieno di se, ma un uomo che calcola, osserva ed uccide con fredda ragione e tutto per quietare la propria noia”, replicò con tono tagliente la divinità, prima che l’Arvenauta si voltasse preoccupato verso Iason. “Usa al massimo le doti che ti ho trasmesso, ragazzo, o non sopravvivrai alla lotta”, sussurrò fra se il Navigatore.

 

“Sembri stanco, giovane nemico”, esordirono all’unisono i sette Shura, dopo che la successiva carica di onde d’urto aveva raggiunto Iason, “Ben presto cadrai, sappilo, ma non per questo noi finiremo di colpirti”, lo avvisò poi il Jinma originario. “Davvero? Dunque a tanto arriva la vostra pazzia? Desiderate cancellare la minima traccia che ricordi la mia presenza a questo mondo?”, domandò beffardo il Guerriero, rialzandosi in piedi con lo sguardo sereno, “No, non abbiamo niente contro di te, semplicemente le mie sei copie usufruiranno della tua Essenza, ormai senza vitalità, per continuare ad esistere, affaticando di meno la mia concentrazione così”, replicò il nemico.

“Non ti sarà così facile prendere la mia Essenza, temo”, affermò dopo alcuni secondi Iason, mentre un sottile sorriso si dipingeva sul suo viso, “E perché?”, domandò perplesso Shura, “Sei in un lago di sangue, il tuo corpo è pieno di ferite e di certo sarai stanco, dopo aver subito tutti quei colpi, non puoi essere più un nemico minaccioso per me”, osservò, “Tu supponi troppo”, tagliò corto l’Arvenauta.

In quel momento il Jinma si accorse che il corpo del nemico era ora circondato da un’accecante luce azzurra, una luce che brillava intensa sugli arti e sul resto del corpo, “Tu controlli l’Essenza?”, domandò sbalordito Shura, ma il suo nemico non lo ascoltava nemmeno.

“Come contro Chiron, ma più potente e quasi palpabile, stavolta”, affermò sbalordito Iason, parlando ancora una volta con se stesso, “dovrò usarla al meglio contro di loro”, concluse, scattando verso una copia.

Iason fu un lampo, il primo dei sette Shura non lo vide nemmeno avvicinarsi, poté solo intravedere un bagliore azzurro simile ad un’onda che cozzava contro il suo volto, prima di decapitarlo, con potenza e prestanza.

Gli altri Shura si lanciarono in un’onda d’urto, dirigendola furentemente contro il nemico, di cui avevano ormai percepito la presenza, “Hai osato troppo colpendone uno così, abbiamo potuto metterti a fuoco ed ora non ci scapperai di certo”, avvisarono le altre cinque copie, lanciando i loro attacchi insieme all’originale.

I colpi, però, finirono contro il cadavere senza testa, poiché già era volato alto in cielo il Guerriero, con un agilissimo salto, che finì in picchiata su un’altra copia. Nemmeno questa forma di Shura riuscì ad investire il nemico con la propria potenza, fu solo capace di evitare un calcio diretto al suo volto. Iason, però, non finì con quel calcio l’attacco, infatti, roteando su se stesso, appoggiò le mani al suolo e con un velocissimo movimento bloccò con le gambe il collo del nemico, per poi sollevarsi sopra di lui e gettarlo a terra, con le ossa del cranio frantumate dal calcio compiuto a mezz’aria.

“Sbalorditivo come attacco”, balbettò Shura, “per di più lo ha compiuto in meno di un secondo, ma questo non fa altro che stancarlo fisicamente, sta facendo un bene solo a me, malgrado lui stesso non lo immagini”, ridacchiò alla fine il Jinma, mentre un’altra delle sue copie veniva investita dalla potenza di Iason, raggiunto in meno di un istante da una potentissima gomitata alla gola, che recise di netto il collo della forma di Shura.

 

Anche le divinità erano rimaste sbalordite dalla potenza dell’Arvenauta e con loro anche i Senku ed i due Guardiani, solo Odisseus sorrideva soddisfatto.

“Sei stato tu, Viaggiatore, ad addestrarlo?”, balbettò stupito Marut, “Si, seppur il suo corpo era stato preparato dai suoi metodi di allenamento, quindi ho dovuto solo iniziare le sue conoscenze e lo spirito ad apprendere il contatto con l’Essenza”, rispose il Navigatore. “Ma non gli hai spiegato la cosa fondamentale, sembrerebbe”, s’intromise Anirva, “l’inebriante primo stadio sembra possederlo del tutto”, osservò la divinità, appoggiando le mani al bordo della sala, “Si, temo che sia vero, divino Signore di Tenkia, ma gli ho spiegato bene i rischi a cui va incontro”, concluse Odisseus.

 

Iason, intanto, avanzava furente verso la sua quarta vittima, che lo investì con un’onda d’urto, costringendolo a spostarsi lateralmente, compiendo un’agilissima capriola che lo spostò sopra il capo del nemico, frantumando la schiena della copia all’impatto e piegandone a metà il corpo.

Il Guerriero di Aven si stava voltando verso il quinto, quando un acuto dolore lo investì alla gamba sinistra, facendo roteare su se stesso quasi all’infinito prima di cadere al suolo e scoprire che era stato Shura, l’originale, ad investirlo con un’impetuosa onda d’urto, che lo gettò a terra, danneggiandogli i legamenti.

“Ti devo fare i miei complimenti, sei un abile apprendista nell’uso dell’Essenza, ma proprio perché apprendista, non avresti dovuto scatenarti così stoltamente”, lo ammonì il Jinma, restando alla dovuta distanza, “Che intendi dire?”, domandò Iason, mentre il suo corpo fremeva per il dolore e la potenza in esso presenti, “Che hai supposto troppo, come mi hai detto tu. Speravi di batterci tutti con quella velocità portentosa, ma ti sbagliavi, ho sacrificato apposta delle mie copie, per affaticarti e farti inebriare il più possibile, così che la caduta di concentrazione ti rendesse facile preda di un assalto, ti sei reso debole attaccandomi con tutta la tua forza ed ora non potrai sopravvivere oltre”, concluse minaccioso Shura, mentre con le sue due copie rimaste si preparava ad attaccare.

“Non sono così facile da sconfiggere”, tuonò Iason, quindi, appoggiatosi sulle mani, balzò contro una delle due copie rimaste, facendo leva su tutti e quattro gli arti per muoversi meglio, mentre le tre onde d’urto si dirigevano verso di lui. All’ultimo l’Arvenauta sorprese i tre, infatti, appoggiatosi sulle mani, compì una capriola ed evitò la copia di Shura, che subì sul proprio corpo la potenza delle onde d’urto, che gli risultò fatale.

Iason, dopo la morte del nemico, cadde rovinosamente al suolo, con la gamba sinistra grondante sangue.

“Iason!”, urlarono a quel punto delle voci, provenienti dalla foresta, erano Argos ed Acteon, subito raggiunti da Atanos, “State lontani, questa lotta non può essere interrotta, giacché voi avete già tutti vinto”, osservò Shura, fermando i passi dei tre Arvenauti.

“Il vostro compagno, per dovere di cronaca, è ormai sconfitto, giacché tutta la sua velocità è inutile con quella gamba ridotta così”, sentenziò il Jinma, preparandosi a colpire insieme alla sua copia.

 

Iason, però, non stava ascoltando le parole del nemico, era concentrato il Guerriero, sui ricordi del giorno antecedente la cattura, le parole dettegli da Odisseus, tutto ciò che gli aveva spiegato sul secondo stadio dell’Essenza, l’apprendere a muoversi con il pensiero, a controllare la propria potenza non fisica, ma mentale. “Dovrai superare i limiti della materia, dovrai capire che tutto è legato dall’unica Essenza, una forza più antica di chiunque di noi Arvenauti, persino di Atanos, o Pandora, una forza tale da permettermi di investire i nemici, bloccandone i movimenti, senza nemmeno avvicinarmi a loro”, gli aveva raccontato il Navigatore, “per questo ti ho detto che il tuo sarà un addestramento per la mente, non per il corpo”, concluse allora. Ma non si allontanò da lui quel giorno Odisseus, lo seguì lungo tutto il periodo di meditazione, guidandone la mente, permettendogli di vedere il timone con il pensiero e riuscire, dopo una giornata di faticosa concentrazione, persino a muoverlo, seppur per pochi momenti.

 

“Come allora mi devo concentrare, ma non per spostare, bensì per colpire”, urlò Iason, prima di chiudere gli occhi. “Cosa blateri?”, tuonarono i due Shura, lanciando contro di lui i loro colpi.

Il bagliore azzurro che ancora aleggiava intorno a Iason sembrò spegnersi, ma in realtà cambiò semplicemente gradazione, avvicinandosi al grigio. Fu solo un attimo, ma sia i due Shura, che gli erano relativamente vicini, sia Argos, videro quel bagliore grigio, mentre tutti gli spettatori sovrastanti poterono percepire il picco di potenza alitare intorno a quel mortale ferito.

Le onde d’urto investirono comunque il corpo di Iason, gettandolo al suolo. “Sembra che ci siamo riusciti”, osservò l’originario Shura, voltandosi verso la propria copia che trovò morta al suolo.

Corse verso di lui il Jinma e si accorse, toccandolo, che qualcuno, o qualcosa gli aveva spezzato il collo, “Ma non possono essere stati quei tre, sono troppo distanti da lui, allora…”, balbettò, voltandosi verso l’Arvenauta, che si rialzava sorridente, pronto a riprendere la lotta.

 

“Ha saputo controllare l’Essenza con la sola forza della mente in un momento di svantaggio, per giunta era ferito. Questo tuo allievo, Viaggiatore, ha delle potenzialità senza pari, nessuno era mai stato capace di tanto”, osservava intanto Marut, che era rimasto sbalordito dalla velocità di reazione di Iason che, mentre era stato colpito, aveva attaccato la copia con il metodo più immediato e mortale, spezzandogli il collo, tutto senza muoversi da dove si trovava, solo espandendo la propria presenza mentale tramite l’Essenza. “Si, Iason migliora di continuo”, concordò Odisseus.

 

Shura si stava avvicinando correndo al nemico, “Sei stato bravo, ma pensi davvero che ti permetterò di rifare una cosa del genere? Con me non sarai altrettanto abile e fortunato”, ringhiò il Jinma, “inoltre c’è qualcuno lassù che non vuole che il vostro compagno sopravviva a questa prova, né che lo facciate voi!”, concluse il malefico nemico, sbalordendo i tre Arvenauti che osservavano il duello ed anche Pandora ed Eracles, che erano appena giunti sul campo di battaglia finale, intorno al lago.

“Questo non mi interessa, noi ed Odisseus torneremo tutti insieme da Re Ruganpos, per dirgli tutto dei nemici incontrati!”, tuonò in tutta risposta il Guerriero, facendo leva sulla gamba destra per lanciarsi contro il suo avversario.

Accadde però qualcosa in quel momento, inaspettata e sorprendente: dal cielo piovvero due linee argentee che si schiantarono sul corpo di Iason, perforandogli la gamba destra ed il braccio destro, così da lasciarlo schiantare al suolo con quelli che apparvero poi come chiodi nel corpo.

“Da dove?”, balbettò appena Acteon, che osservava lo scontro, “Da sopra. La figura oscura si sta aprendo nell’esercito dei Senku, non riesco ancora a vederlo bene, ma egli è lì, lo sento chiaramente, e quelle sono le sue armi”, spiegò Argos, alzando il capo verso il balcone da cui le divinità ed il loro seguito osservavano lo scontro.

 

“Chi è stato?”, domandò Marut, che non aveva percepito nessuno muoversi, “Qualcuno di potente”, osservò Odisseus, “qualcuno che non rispetta nemmeno i vostri sacri riti, qualcuno che disprezza il popolo in cui vide e che lo vede a lui inferiore, ma se quest’essere pensa di essere l’unico che sa barare, ebbene si sbaglia”, affermò il Navigatore, sollevando la mano illesa verso l’alto.

Il bagliore della Stella dell’Est avvolse l’intera torre, scatenando le urla di Shura, che si bloccò non vedendo più niente ed impedendo a tutti di distinguersi per qualche breve istante.

“Odisseus sei forse impazzito? Ti sei condannato da solo per questo gesto!”, lo ammonì Awr’ien, “Si, so bene questo, ma so anche che l’essere malefico che fra noi si nascondeva, non potrà celare i suoi occhi sensibili a questa luce ed ora sarà costretto a rivelarsi come Testa dell’Idra”, concluse il Navigatore, iniziando a scrutare gli sguardi di tutti, seguito subito da Marut ed Awr’ien.

“Maledetto mortale, stupido essere inferiore, mi hai quindi costretto a rivelarmi”, urlò una voce vicina ad Odisseus, il vero nemico del Regno di Tenkia.