Xavier Villaurrutia

Traduzione di Carlo Coccioli e Tullio Ristori


Notturno in cui non si ode nulla

In mezzo a un silenzio deserto come la strada prima del crimine
senza nemmeno respirare affinché nulla turbi la mia morte
in questa solitudine senza pareti
nel tempo che fuggiron gli angoli
nella tomba del letto lascio la mia statua senza sangue
per uscire in un momento così lento
in un interminabile declino
senza braccia da tendere
senza dita per arrivare alla scala che cade da un piano invisibile
solo con uno sguardo e una voce
che non ricordano essere usciti da occhi e labbra
labbra che cosa sono? che cosa sono sguardi che sono labbra?
e ormai la mia voce non è mia
dentro l'acqua che non bagna
dentro l'aria di vetro
dentro il fuoco livido che taglia come il grido
E nel gioco angoscioso di uno specchio davanti a un'altro
cade la mia voce
e la mia voce che matura*
e la mia voce bruciatura
e il mio bosco matura
e la mia voce brucia dura
come il gelo di vetro
come il grido di gelo
qui nella chiocciola dell'orecchio
il palpito di un mare in cui non so nulla
in cui non si nuota
perché ho lasciato piedi e braccia sulla riva
sento cadermi fuori la rete dei nervi
ma tutto fugge come il pesce che si rende conto
fino a cento nel polso delle mie tempie
muto telegrafare a cui non risponde nulla
perché ormai il sonno e la morte non hanno nulla da dirsi.