Appunti di Psicologia

Copyright 1995-1996-1997 by Dr. Salvatore Manai


Progetto della Comunità’ Terapeutica "Atlantis" per pazienti affetti da schizofrenia cronica


Caratteristiche generali dell’intervento e modalità operative

Il progetto di apertura di una Comunità Residenziale per pazienti psicotici cronici, con finalità di riabilitazione, affronta innanzitutto la difficoltà di costruire una struttura ed uno stile di lavoro che sappiano affrontare e governare al meglio la lunga durata del trattamento.

Qualunque intervento che venga svolto nella lunga durata, con pazienti psichiatrici cronici, si occupa per sua stessa natura non tanto dell’aiutare a guarire, quanto dell’aiutare a vivere.

Il paziente viene considerato come una persona, simile alle altre persone, con propria leggibilità e sue possibilità di espressione verso gli altri. Il tipo di messaggio che viene rivolto ai pazienti non è dunque quello della necessità di cambiare, quanto quello della possibilità di essere accettato e tenuto.

La lunga durata del trattamento crea legami di dipendenza da parte del paziente verso la struttura e gli operatori. E’ questo un passo fondamentale che obbliga chi se ne occupa a riconsiderare la natura stessa di ciò che è terapeutico. Questo significa in primo luogo che il modello a cui l’intervento si ispira deve ispirarsi ad un idea profonda di stabilità e costanza nel tempo.

Le tecniche della riabilitazione, in secondo luogo, non devono orientarsi tanto ad intrattenere il paziente, cioè a colmare il suo spazio vuoto di impegni, quanto ad offrire di continuo la prospettiva di qualcosa che si può cominciare a fare. Le tecniche che verranno proposte cercano di costruire cioè un filo comune, articolato e pensato, saldamente in mano allo staff degli operatori.

Tutto questo deve essere inteso come possibile e non pericoloso, sentito cioè come sostenibile sia da parte del gruppo degli ospiti sia da parte dello staff.

Da un lato, infatti, esiste per il paziente il pericolo della sovrastimolazione, alla quale può fare seguito un peggioramento dei sintomi, o una ulteriore chiusura in se stesso. Dal punto di vista del gruppo di lavoro, invece, è necessario attrezzarsi di fronte ai trattamenti di lunga durata; questi espongono al pericolo della perdita della motivazione e dell’entusiasmo, fenomeni che bisogna essere in grado di elaborare e superare.

Per questo l’approccio riabilitativo non viene inteso solo come un insieme di tecniche rivolte al paziente quanto come un clima, una cornice che contiene un gruppo di persone.

Pazienti ed operatori, dunque, affrontano insieme, ciascuno con le proprie risorse e le propie specificità, la vertigine della cronicità. L’impronta di lavoro è dunque quella di una Comunità aperta in cui gli ospiti sono coinvolti, ed in un certo senso immersi, nella vita quotidiana di una casa normale. Il paziente si troverà cioè in una situazioni in cui il tempo ed il suo scorrere riacquisteranno un senso, una scansione. L’insieme delle consuetudini, degli scambi tra le persone, e dunque la naturalezza di tutto questo, potrà venire a costituire un ambiente che si richiama ad un'idea di casa e famiglia.

La comunità ospita 6 pazienti, in età giovanile (non oltre i 35/40 anni), con diagnosi di schizofrenia cronica e con un basso tasso di deterioramento.

Prima dell’ingresso sarà necessaria una fase di valutazione del paziente. Anche nella prosecuzione del lavoro comunitario sarà importante il mantenimento dei rapporti tra il paziente e la famiglia ed il coinvolgimento di questa. Saranno infatti possibili periodi di permesso a domicilio, incontri con il gruppo dei famigliari, etc.

E’ auspicabile il mantenimento regolare dei contatti con le strutture territoriali che inviano il paziente, così da poter anche utilizzare ulteriori possibilità, ad esempio di inserimento lavorativo.

In questo la Comunità deve essere intesa come punto di passaggio, non come punto di arrivo senza via d’uscita.

Il lavoro degli addetti alla Comunità si articolerà sulla presenza in turni dei diversi componenti dello staff.

La giornata sarà centrata come si diceva sulla gestione quotidiana di una casa. Gli ospiti saranno incoraggiati a svolgere i compiti tipici della giornata, come la pulizia della propria stanza, o il fare la spesa in negozio. In questo il personale sarà particolarmente interessato al fare insieme al paziente, e non al posto di questo.

Questi lavori saranno sia di carattere espressivo (come il collage, la pittura o altro nell’Atelier di Espressività Artistica) sia centrati sull’uso di strumenti diversi, come la telecamera o la grafica al computer.

E’ infatti impressione frequente, nell’incontrare un paziente schizofrenico, il senso di fallimento e frustrazione che egli prova riguardo a se stesso, Non so fare nulla, lasciatemi in pace! è questo molto spesso il significato della comunicazione che egli ci lancia.

Ciò ha in se il senso di ripetuti fallimenti, di un progressivo decadere del senso di se, anche in base a quello che si riceve da parte degli altri. Il senso dell’identità negativa può essere il primo aggancio che ci consente di lavorare.

Questo approccio, che viene applicato mediante l’uso di strumenti di intermediazione, si richiama alla teoria dell’analisi del Sè. Il paziente viene cioè invitato, secondo programmi di lavoro adeguati, ad esprimere le proprie risorse, a sentire emotivamente il proprio essere al mondo, a cogliere il valore delle proprie emozioni, a studiare la propria identità psicologica.

Per quanto si diceva, una parte consistente del lavoro con il paziente psicotico parte dall’esame della propria identità corporea. Per questo l’uso di strumenti come la videocamera, il computer con possibilità grafiche, la Polaroid, consente di sviluppare uno studio sulla propria immagine, e quindi di evocare sensazioni e sentimenti che altrimenti potrebbero essere del tutto nascosti e non evocabili nel paziente cronico.

Tutto questo definisce un contesto che si richiama a quello che D.W. Winnicott definì "ambiente facilitante". In esso predomina un atteggiamento incoraggiante, di invito alla sperimentazione, alla ricerca, al gioco.

Il lavoro presso la C.T. diviene così, calato nella lunga durata del trattamento, strumento di relazione e di riscoperta gratificante di se.

Organizzazione Giornaliera

Nell’ambito della conduzione del quotidiano si è necessario impostare alcune regole di base per la vita comunitaria, tali regole hanno lo scopo di dare delle indicazioni sia agli operatori sia agli ospiti della comunità. Implicito il valore della regola che deve tener conto delle singole situazioni degli ospiti e soprattutto la regola deve essere condivisa da tutto lo staff impegnato nel progetto.

Traccia quotidiana

  • h. 8.30 Sveglia
  • h. 8.45/9.45 Colazione comunitaria
  • h. 9.45/10.30 Igiene personale
  • h. 10.30/11.00 Riassetto camere
  • h. 11.00/11.30 Spesa quotidiana
  • h. 11.30/12.30 Preparazione pranzo
  • h. 12.30/13.30 Pranzo comune
  • h. 13.30/15.00 Spazio libero
  • h. 15.00/16.30 Attività comunitarie
  • h. 16.30/17.30 The
  • h. 17.30/19.00 Spazio libero
  • h. 19.00/20.00 Preparazione cena
  • h. 20.00/21.00 Cena comune
  • h. 21.00/23.00 Spazio libero
  • h. 23.00 Buona notte

Sottolineiamo l’importanza dell’accettazione e della condivisione delle regole, è quindi indispensabile pensare a momenti di verifica con gli ospiti sulle regole e sulla loro fattibilità - accettazione, le regole non devono servire agli operatori ma devono servire agli ospiti, le regole devono essere fatte in ragione dei bisogni emotivi dell’ospite ed alla capacità della struttura di farle rispettare.

Attività interne

Le prime attività saranno quelle interne per facilitare l’ambientamento degli ospiti e per poter ottenere una prima valutazione dei bisogni e delle paure dell’ospite. Solo su queste bai sarà poi possibile elaborare un progetto riabilitativo individuale.

Come attività interne:

  1. Servizio Cucina
    a) Preparazione e somministrazione dei pasti
    b) Riordino e riassetto cucina
    c) Preparazione 1° colazione
  2. Servizio esterno
    a) Piccola spesa tutti i giorni
    b) Piccoli acquisti
    c) Noleggio Videocassette
    d) Spesa all’ingrosso una volta la settimana
  3. Servizio interno
    a) Riassetto luoghi comuni
    b) Apparecchiare e sparecchiare la tavola
    c) Lavaggio interno
    d) Atelier di pittura

Momenti Comunitari

Nell’ambito della vita comune bisogna cercare, rispettando sempre e comunque il bisogno che talvolta si manifesta di “fare il matto”, di creare un gruppo anche negli ospiti. Tale impostazione stempera le esigenze di ciascuno nelle esigenze comuni insegnando, e non è poco, a sopportare un minimo di frustrazione.

  • Preparazione del menù settimanale;
  • Decisione di gruppo per il noleggio di videocassette;
  • Decisioni di gruppo per gite;
  • Giochi di società finalizzati;
  • Colazione-pranzo-thè-cena;
  • Proiezione di videocassette;
  • organizzazione di feste per compleanni ed onomastici;
  • organizzazione di uscite serali;
  • Momenti di proposizione di nuove attività;

Attività esterne

Le attività esterne rappresentano il momento più delicato e difficile del percorso riabilitativo, sia perchè manca il controllo rassicuratorio dato dalla struttura sia perchè all’esterno gli ospiti si trovano in un mondo ostile che li spaventa e che non li capisce.

Le attività esterne dovranno essere gestite nell’ambito dei singoli progetti terapeutici e nell’ambito delle attività della C.T. Ad esse dovranno essere deputati operatori specifici, con il ruolo specifico “esterno”.

E’ possibile poter organizzare le seguenti attività:

  • 1) Palestre, piscine
  • 2) Biblioteche
  • 3) Frequenza di corsi
    a) Professionali
    b) Culturali
    c) Tempo Libero
  • 4) Attività esterne finalizzate
    a) Di gruppo
    b) Singole
  • 5) Attività espressive
    a) Disegno
    b) Teatro
    c) Bricolage
  • 6) Inserimenti Lavorativi e scolastici

Personale

Tutta l’impostazione della comunità, tutte le attività terapeutiche e riabilitative sono progettate il relazione alle possibilità ed alla preparazione del personale impiegato. Si è quindi focalizzata l’attenzione sulle reali capacità del personale e sulle potenzialità strutturali della C.T. e del territorio circostante.

Concetto fondamentale è che l’attività del personale deve essere finalizzata al riconoscimento dei bisogni dell’ospite ed al loro soddisfacimento, gli operatori dovranno saper “farsi usare e vomitare”, dovranno essere attenti alle comunicazioni, anche non verbali, degli ospiti e cercare di rispondere in modo professionale.

Fondamentali diventano perciò i momenti di supervisione scientifica ove tutti i componenti dello staff riabilitativo confrontano le proprie esperienenze ed elaborano strategie comuni di risposta al disagio psicotico degli utenti. Conseguenza di questa impostazione è lo sviluppo, in apposite riunioni, di dinamiche di gruppo corrette, ove le difficoltà del singolo vengono condivise dal gruppo stesso.

Compiti degli operatori sono sia l’ordinaria conduzione della C.T. sia lo svolgimento dei progetti riabilitativi progettati in staff.

Il medico è presente in C.T. una volta la settimana.

Tipologia del personale non medico impiegato

  • Infermieri Professionali
  • Educatori
  • ASA
  • Maestri d’arte - ergoterapeuta espressivo
  • Educatore coordinatore
  • Educatore coordinatore economico amministrativo
  • Servizi di pulizia

Programmi riabilitativi

Nell’elaborazione dei progetti riabilitativi si tengono in conto i seguenti punti:

  • aspettative dell’ente inviante, motivazioni dell’invio;
  • valutazione dei bisogni dell’ospite;
  • aspettative del paziente e dei familiari, consapevolezza degli stessi della situazione del familiare;
  • capacità residuali dei pazienti stessi;
  • analisi delle risorse riabilitative interne alla C.T. ed esterne alla stessa utilizzabili;
  • capacità oggettive dello staff per la realizzazione dell’intervento;
  • aspettative dello staff.
  • obbiettivi generali della C.T.


CT "Atlantis": scheda


La Comunità per Psicotici Atantis è nata dall’esperienza di un gruppo di operatori psichiatrici operanti presso strutture pubbliche e private.

L’idea di fondo della ns Comunità e quella della riabilitazione mediante l’utilizzo delle risorse del territorio, dell’analisi dei bisogni degli ospiti e dalla lettura delle emozioni degli utenti.

Attualmente la Ct è situata in un appartamento sito nel centro di Cantù ( Co ) e può ospitare sino ad un massimo di 6 pazienti di età compresa fra i 22 ed i 36 anni.

Ciascun paziente ha un progetto riabilitativo individuale concordato con la famiglia, con i medici invianti, con il paziente stesso che viene così ad essere coinvolto in prima persona nella progettazione del programma riabilitativo. A ciascun ospite viene affiancato un operatore di riferimento che si occupa del coordinamento del progetto terapeutico e della costante verifica dello stesso con l’ospite per verificarne l’utilità e cogliere gli aspetti di mutamento utili per la terapia riabilitativa.

La medodologia da noi utilizzata pervede la presenza in CT del Medico specialista e di personale qualificato specificatamente in campo psichiatrico 24 ore su 24, con la presenza di figure anche sanitarie. Ogni 15 gg tutta l’equipe inpegnata nel progetto della comunità viene sottoposta a regolari supervisioni, condotte da medici specialisti, presso l’ISREDIP di Milano.

Le supervisioni hanno lo scopo di analizzare gli aspetti clinici di ogni singolo progetto in relazione alle risorse interne del gruppo di oprratori, nel contempo vengono analizzate e rielaborate tutte le dinamiche relative al lavoro presso la CT.

L’ingresso di nuovi utenti è filtrato da una griglia di valutazione che analizza vari aspetti relazionali, emotivi, abilità residue al fine di poter valutare non tanto la possibilità di inserimento ma la possibile efficacia clinica dell’inserimento stesso. Tutta l’equipe partecipa alla valutazione dell’inserimento ed alla realizzazione del primo programma di riabilitazione.

L’attuale assetto organizzativo della CT è il risultato dell’impostazione medodologica del lavoro riabilitativo. In sintesi riteniamo che l’operare in strutture per pazienti psicotici sia un' attività che richiede un alto grado di preparazione professionale e che tale professionalità sia in continua evoluzione in quanto i margini di miglioramento esistono sempre. Partendo da questi presupposti abbiamo creato all’interno della CT una serie di figure professionali:

  • Figure di riferimento per ogni ospite ( Operatore di Riferimento );
  • Operatore in turno ( Operatore in turno in quel momento e totalmente responsabile di tutta l’attività nella CT in quella fascia oraria);
  • Operatore di supporto ( Operatori non inseriti nella turnazione generale che entrano in CT per lo svolgimento specifico di attività tre quattro volte la settimana)
  • Maestro d’arte ( Operatore specializzato in Atelier di esspressività artistica )
  • Capofamiglia ( Operatore con mansioni di coordinamento generale e con mansioni rispetto al gruppo degli ospiti )
  • Operatore Economico ( mansioni di amministrazione e di economia domestica rispetto agli ospiti )
  • Medico specialista ( Con funzioni di consulenza clinica e farmacologica )
  • Medici Supervisori ( Con mansioni di supervisione clinica dei casi e di supervisione delle dinamiche di gruppo )


Luca Boniardi (e-mail: rainbow@ns1.cta.it )