LUCE DI SANGUE
Demoniaca
Le tenebre stavano prendendo il sopravvento, la sfumatura violacea del cielo incominciava a diffondersi lentamente. Calava la magica notte nel cui abbraccio tutto poteva succedere. La luna calante era ridotta ad una sottile fessura nell' oscurita' e brillava sinistra della sua luce fredda e argentea. Tutto era avvolto dal silenzio piu' pesante, quasi innaturale, simile alla calma che precede la tempesta. Non un alito di vento, ne' uno stormire di foglie sotto quel cielo che sembrava morto. Da lontano la linea della terra incomincio' a tremolare, a svanire e riapparire. La nebbia grigia e spettrale si levava al limitare della foresta : dapprima come una sottile stria di fumo radente al suolo, poi, simile ad un polipo, allungava i suoi tentacoli e si espandeva crescendo fino a coprire ogni cosa. La debole luce della luna non riusciva a scalfirla e rimbalzava contro di essa come contro un muro.
Elder cominciava a sentirsi inquieto, la notte lo aveva colto quasi di sorpresa mentre stava recando un messaggio molto importante al castello di Astragon. Il sole aveva iniziato appena a calare dietro l'orizzonte e la notte subito aveva preso il sopravvento come se avesse inghiottito ogni forma di luce.Ora era completamente avvolto dalla nebbia e dalla notte e non riusciva a capire dove si trovava. Il suo cavallo rifiutava di muoversi e spaventato, scalpitava. Il cavaliere sguaino' la sua spada...in caso avesse notato qualcosa di sospetto sarebbe stato pronto ad usarla.
Strane storie si raccontavano circa quelle lande desolate. Si diceva che succedessero fatti inspiegabili, che il corso delle giornate era stravolto e magari la notte poteva durare per piu' di un giorno. Si parlava di alberi vivi che si nutrivano di sangue umano. La leggenda piu' inquietante parlava di un antico maniero distrutto sulle cui rovine era stato edificato il palazzo di Astragon. Il maniero era abitato da Jurgared:un uomo crudele e malvagio che praticava la negromanzia e la magia nera. Si diceva che all'interno delle sue mura avesse un giardino molto particolare dove crescevano alberi sconosciuti e che questi fossero il frutto della sua magia. Nel suo regno il sole non sorgeva mai, l'unica fonte di luce era un globo rosso sanguigno che stava sospeso all'interno del suo giardino e che vegliava come un occhio vigile. .Erano tante le storie che si raccontavano su questo mago: si diceva che torturasse i suoi nemici e li uccidesse utilizzando le parti del loro corpo innestandole ai vegetali del suo giardino dando origine ad abominevoli esseri meta' uomini e meta' alberi. Questi per vivere avevano bisogno di sangue umano che il mago si procurava facendo stragi nei villaggi vicini. Poi gli abitanti insorsero contro il signore e lo uccisero dando il castello alle fiamme...di lui non fu ritrovato nessun resto e si credeva che quel demone avesse chiamato in aiuto le forze infernali per salvarlo dalla morte e che ancora il suo malefico influsso provocasse strane morti e sparizioni in quella zona. Elder non credeva a certe leggende ed era stato l'unico che aveva accettato quella missione di vitale importanza...dopo tutto conosceva il signore di Astragon da anni...era un uomo che viveva completamente solo nel suo castello e non usciva quasi mai, ma a parte questo non aveva nulla di malvagio.
Avanzo' allora nel silenzio della notte, la nebbia fredda lo avvolgeva ed appesantiva le sue vesti, i suoi occhi facevano sempre piu' fatica a vedere. Si avvicino' alla foresta....vedeva le ombre nere degli alberi rinsecchiti che si ergevano perforando la notte e che sembravano divenire trasparenti e poi sparire quando si avvicinava, come miraggi nel deserto. Si addentro' nei sentieri bui e sinistri cercando di avvicinarsi al castello....almeno li' avrebbe trovato ospitalita'. Il silenzio si faceva sempre piu' pesante:tutto pareva morto e immobile come se qualcuno avesse fermato completamente il tempo.Dovevano essere passate alcune ore da quando la notte aveva steso il suo manto ma l'oscurita' e la nebbia non accennavano minimamente a diminuire, anzi sembrava che volessero avvolgerlo per soffocarlo. Era innaturale quel silenzio: non gli sembrava possibile che con tutti gli animali che sicuramente vivevano in quella foresta non si udisse un gufo, o uno squittio di scoiattolo e nemmeno il vento tra le foglie.Gli sembrava di essere avvolto dal nulla ma continuo' ad avanzare fino a che gli alberi diventarono sempre piu' radi e poi scomparvero del tutto: era riuscito ad attraversare la foresta e ora anche la nebbia cominciava a diradarsi fino ad essere ridotta a sottili brandelli sospesi nell'aria.Finalmente poteva vedere da lontano una scoscesa collinetta sulla cui cima si stagliava l' ombra del castello di Astragon illuminato da un bagliore rossiccio.La cima della sua torre piu' alta era ammantata di nebbia. Tiro' un sospiro di sollievo:ormai era fatta. Doveva solo scalare la collina e sarebbe stato in salvo.Rincuorato si avvio' verso la meta ma piu' si avvicinava piu' il cavallo era inquieto e spaventato: era sempre piu' difficile guidarlo. Arrivo' ai piedi del colle e qui il cavallo rifiuto' di muoversi, ne' le parole ne' le frustate riuscirono a convincerlo, il cavallo lo disarciono' e fuggi' verso la foresta Elder cerco' di raggiungerlo ma il tentativo fu vano e rimase completamente solo armato solo della sua spada.
Si incammino' a piedi su per il ripido sentiero....era sempre buio e il silenzio era quasi inquietante ma ormai era giunto a destinazione. I suoi occhi ormai abituati all'oscurita' poterono vedere che la collina era fatta di una roccia molto scura, sembrava che un incendio l' avesse bruciata lasciando solo il castello sulla cima e inghiottendo ogni cosa.La debole luce della luna, non piu' imprigionata dalla nebbia si rifletteva sulle sue pendici che la rifrangevano come come uno specchio...il monte sembrava fatto di cristallo nero.Nessuno gli aveva parlato di questo e gli sembro' strano:una cosa simile doveva aver attratto l'attenzione di qualcuno.Gli venne il dubbio aver seguito una via sbagliata, magari poteva essersi perso nella nebbia ma ma subito ricordo' che gli avevano detto che il castello di Astragon sorgeva isolato su un monte scosceso al di la' di una foresta e che non c'erano altri palazzi nelle vicinanze. La descrizione corrispondeva e quindi si rassicuro'
Elder aspettava l' alba da un momento all'altro....per attraversare la foresta doveva aver impiegato delle ore e il sole prima o poi sarebbe comparso all' orizzonte.Continuo' ad inerpicarsi su per la collina che si faceva sempre piu' ripida e scoscesa. Il sentiero scavato nella roccia cristallina diventava sempre piu' scivoloso: rischio' piu' volte di cadere ma la sua prontezza di riflessi lo salvo'. Alla fine giunse sulla cima e rimase a contemplare il castello: era costruito di pietre nere sulle quali il tempo aveva inciso i suoi segni. Una torre alta e appuntita si ergeva : La nebbia la avvolgeva ancora come se volesse proteggerla da sguardi indiscreti. Una luce rosea illuminava il cielo: Finalmente il sole sorgeva dopo quella lunga notte. Si volto' per guardare verso la pianura sottostante che era ancora avvolta dall' oscurita': La luce era come bloccata dalla collina ma presto avrebbe raggiunto ogni angolo visibile. Stranamente si accorse di non riuscire piu' a vedere la foresta che aveva attraversato ma non ci penso' e si avvicino' al portone.Anche il portone era nero come il resto della costruzione, rinforzato da sbarre di metallo e ornato da fregi e disegni. Lo spinse e questo si apri' con un lieve cigolio. Elder guardo' all'interno e rimase stupito: non si aspettava un simile lusso in quel castello che sembrava abbandonato.
Un grande salone si apriva davanti a lui, le pareti erano coperte da tende di velluto nero con fregi argentati, sul pavimento stavano splendidi tappeti intessuti di seta e fili d'oro. Alla sua destra il camino era acceso e il fuoco scoppiettava allegramente. Sopra il camino stava un meraviglioso dipinto raffigurante una donna bellissima. In mezzo al salone un lungo tavolo di legno massiccio intagliato con una tovaglia di pizzo sottile come una ragnatela. I mobili che arredavano il salone erano quanto di piu' fine avesse visto in tutta la sua vita: bellissimi intarsiati con avorio e madreperla, con splendidi vasi dipinti e scrigni decorati con pietre preziose.Non pensava che il signore di Astragon vivesse in un castello cosi' lussuosamente arredato.Fece un passo ed entro' guardandosi in giro; provo' a chiamare ma rispose solo l'eco della sua voce. Penso' che probabilmente il castello era talmente grande che il signore avrebbe potuto non sentirlo e decise di andarlo a cercare.
Sali' il sontuoso scalone di marmo nero che stava alla sua sinistra. Era illuminato da torce d'oro che spandevano intorno una luce calda e accogliente. Penso' che sicuramente non viveva da solo: E come avrebbe potuto una persona sola riuscire ad avere una casa cosi' pulita e ben curata?. Magari quella stupenda signora del dipinto era sua moglie. Arrivo' in cima allo scalone e chiamo' ancora il signore. Nessuno rispose. Si avvio' lungo il corridoio illuminato da una luce rossastra che entrava dalle finestre che erano di vetro rosso. Il pavimento era decorato con fiori e animali, i dipinti sulle pareti erano stupendi e raffiguravano antichi dei dimenticati. Busso' a tutte le porte che trovo' sul suo cammino ma non trovo' traccia di vita. Eppure qualcuno ci doveva essere. Trovo' un altra ripida scaletta che probabilmente portava sulla cima della torre. Comincio' a sentirsi un po' invadente ma visto che nessuno si era fatto ancora vedere decise di salire. Magari il signore aveva le sue stanze sulla cima di quella torre. La scaletta era molto ripida e scavata nella roccia. Ansimando giunse in cima e si trovo' davanti ad una piccola porta nera con la maniglia dorata. Sulla porta vi erano strani fregi che sembrano iscrizioni in un alfabeto segreto. Giro' al maniglia ma la porta era chiusa a chiave.La curiosita' lo assali': come mai tutte le porte erano aperte e quella che era la meno accessibile no? Un ladro avrebbe potuto entrare e prendere quello che voleva senza che nessuno lo disturbasse: non sarebbe certo arrivato fino a quella porta. Voleva entrare e scoprire quale segreto celava anche se non era il modo di comportarsi.Incomincio' a spingere sempre piu' forte e dare colpi con le spalle possenti fino a che la serratura cedette e Elder cadde nella stanza. Si alzo' aspettandosi di trovare chissa' quali ricchezze nascoste dietro quella porta chiusa ma rimase deluso.
La stanza era molto piccola e spoglia, una sola finestrella sempre dal vetro rosso si apriva nella parete di fronte. Davanti a lui stavano due grosse casse di legno intagliato coperte da due drappi neri. Si avvicino alla finestra e tento' di aprirla ma era ermeticamente chiusa. Attraverso il vetro rosso vide il paesaggio brullo e desolato che si estendeva ai piedi del monte dalla parte opposta a quella da cui era giunto. Si avvicino alle casse e sollevo' il drappo. Anche su queste vi erano gli strani fregi che ornavano la porta. Dietro l'angolo vide un lungo tavolo di legno con alcuni libri appoggiati sopra. Anche su questi c'erano gli stessi disegni: allora quei fregi erano proprio un alfabeto come aveva pensato. Comincio' a sentirsi a disagio: troppe cose strane stavano succedendo, prima la nebbia fittissima, e la foresta che sembrava sparire e riapparire, la roccia cristallina, il cavallo che era fuggito terrorizzato, il castello in cui nessuno gli aveva risposto e ora queste iscrizioni sconosciute dietro una porta stranamente chiusa a chiave. Il buon senso gli diceva di fuggire il piu' lontano possibile da quel posto ma c'era qualcosa che lo attirava irresistibilmente e gli faceva scacciare quell' idea. Si avvicino' ancora a quelle due casse e tento di aprirle, magari dentro avrebbe trovato qualcosa che gli avrebbe permesso di capire tutto quello che gli era successo. Le casse erano ermeticamente chiuse. Tento' di far leva sotto il coperchio con la sua spada ma dapprima comincio' a sollevarsi, poi si richiuse bruscamente come attratto da una forza. Usci' da quella stanza e si precipito' giu' per la scaletta, poi scese lo scalone e si trovo' davanti al portone dal quale era entrato. Era sicuro di averlo lasciato aperto ma ora era chiuso e i suoi tentaivi per aprirlo risultarono inutili. Comincio' ad avere paura. In un angolo del salone vide uno stretto corridoio che si addentrava nelle mura e da cui proveniva un po' di luce.
Penso' ad un uscita secondaria e si avventuro' di corsa verso la salvezza...quando giunse in fondo si trovo' davanti ad una apertura che dava su un colonnato. Le colonne erano di marmo nero e i capitelli erano ornati da figure grottesche e terrificanti, Animali a due teste, alberi con braccia, gambe e frutti simili a occhi. Era da li' che proveniva la luce ed era rossastra e sanguinolenta,come quella del giardino di Jurgared. Si giro' per fuggire ma il corridoio alle sue spalle era scomparso, ora ai suoi piedi si apriva una voragine nera e profonda che si espandeva verso di lui. Ormai era in trappola, comincio' ad indietreggiare verso la luce terrorizzato, penso' a tutte le leggende che aveva sentito, a tutte le persone che gli avevano sconsigliato quel viaggio ma i suoi pensieri erano ingarbugliati dalla paura. Varco' la soglia di quella sinistra porta e la voragine si fermo'. Si giro' alle sue spalle e vide quel terrificante globo rosso sospeso a mezz'aria. Sembrava fatto di gelatina, vivo e palpitante come un cuore, la sua luce era simile ad una nebbia rossa che fluttuava, si muoveva e quando si posava su qualcosa si trasformava in gocce di sangue che poi si risollevavano. Lui setsso era ricoperto da quella viscida cosa sanguinolenta. Ma quello era niente a confronto di cio' che cresceva in quel giardino abominevole. Vi erano cespugli dalle foglie pelose i cui frutti erano occhi ancora vivi che ruotavano intorno e piangevano, dita umane spuntavano come grotteschi mazzetti di asparagi mentre mani rinsecchite si schiudevano come fiori sui rami di un albero dai piedi umani. Un rampicante nascondeva tra le sue foglie innumerevoli teste e i suoi rametti erano tentacoli simili a quelli di un polipo che serpeggiavano cercando un appiglio verso di lui. Elder era paralizzato dal terrore, le gocce di sangue in cui si era trasformata la nebbia gocciolavano sul terreno formando filamenti simili e ragnatele ma incredibilmente resistenti che lo legarono al suolo.
Dal nulla apparvero due figure ammantate: erano un uomo e una donna...di sicuro gli abitanti del castello e gli autori di questo abominio. Elder chiamava aiuto pur sapendo che nessuno sarebbe venuto a salvarlo. Le due figure scoppiarono in una risata malefica che si ripeteva all'infinito: Elder pensava di impazzire del tutto....quell' eco sembrava penetrargli nel cervello riducendolo in frantumi. Osservo' le due figure....se doveva morire voleva almeno vedere in faccia i suoi carnefici. La donna era la stessa del dipinto sopra il camino: Di una bellezza sconvolgente. Pallida come la neve con i capelli lunghissimi ed inanellati. Gli occhi erano quanto di piu' nero avesse mai visto, le pupille erano verticali come quelli dei gatti ma di un colore rosso scuro. Le labbra erano rosse e carnose. L'uomo aveva un aspetto altrettanto bello anche lui pallido ma con i capelli neri con riflessi rossastri e gli occhi ancora piu' neri di quelli della donna. Gli sembrava impossibile che tale bellezza potesse celare una simile malvagita'.I due risero ancora e si avvicinarono, Elder tento disperatamente di liberarsi ma i filamenti non cedevano. I due avanzavano sospesi ad un palmo dal suolo e lo guardarono.
L'uomo gli diede il benvenuto con tono sarcastico, Elder si senti' ancora piu' spacciato. Voleva sapere tutto prima di morire, voleva sapere come era finito li' e dove era finito il Castello di Abastor. Tento' di parlare ma la voce gli mori' in gola.I due si guardarono poi l'uomo disse: Il mio nome e' Jugared e questa e' Isador, mia sposa per l'eternita'. E Cosi' tu vorresti sapere tutto...te lo leggo nella mente, come so che tu gia' conosci le leggende sul mio conto. Ebbene, tu non ci credevi ed ora mi hai incontrato. Io e Isador siamo i Signori del Male e siamo immortali. Vaghiamo su questa terra da prima che gli esseri umani facessero la loro comparsa. La terra e' sempre stata nostra, voi siete stati creati per soddisfare la nostra brama di sangue e di morte. Siamo noi che provochiamo le guerre e le epidemie, ma a volte ci piace tendere delle trappole ai passanti perche' abbiamo bisogno del vostro sangue per vivere e perche' ogni tanto ci piace divertirci nel nostro castello e creare le opere d'arte che vedi intorno a te.Tu ti trovi nel castello di Astragon ma tutto quello che hai visto e' solo illusione. In realta' il castello di Astragon non e' mai esistito, e' solo una proiezione della mia mente, Qui ci sono solo rovine e Astragon e solo uno dei tanti nomi e dei tanti volti di cui mi servo quando esco allo scoperto tra gli umani. Ma ora basta parlare: ho concesso fin troppo alla tua inutile vita. Avrei potuto distruggerti gia' nella foresta ma ho voluto giocare, ho voluto vedere la tua sorpresa e poi la tua inquietudine e infine il tuo terrore. Ho voluto leggere i tuoi pensieri di inutile umano prima di distruggerti ed ora e' giunto il momento.
Elder si senti' sollevare verso l'alto. Vide i pallidi volti dei due demoni sempre piu' vicini, vide le loro labbra schiudersi scoprendo lunghe zanne candide e le senti' mentre gli laceravano le carni.Si senti' sempre piu' leggero e sempre piu' debole. La vita si allontanava lentamente da lui e la vista si offuscava. Ormai era finita. Poi i suoi occhi si guardarono intorno. Cerco' le sue mani e le sue braccia ma non c'erano piu'. Si accorse che attorno ai suoi occhi vi era una grossa massa gelatinosa e pulsante. I due demoni non si erano accontentati della sua morte: lo avevano condannato a rimanere per sempre a guardare quel maledetto giardino e a rischiararlo con la sua luce di sangue
Demoniaca 1999
Sezione Racconti
Vampire's Crypt