Fra
i livelli di lettura eventuali dell'opera recente di Bruno Ghibaudo
vale proporre i piani dell’articolazione espressiva. In
particolare la logica dell'implemento, dell'aggiunta funzionale, che
regge la composizione, dove a una matrice significativa si giustappone
un mondo articolato di riferimenti
al sema, al tema, e a quanto lo trascende. La dimensione del trascendimento del quadro, attraverso sua
riduzione en abime, la sua esplosione sul circostante (omologia
eventuale fra arte e mondo) o la sua dislocazione su piani divergenti,
marca la scansione tra i tempi del sedimento semantico e il tempo
presente, garante e giudice. L’articolazione tematica ha la forma del rimando,
tutto si tiene, in un compiuto equilibrio scenico, vera commedia
dell’arte, e alla proliferazione dei rimandi tien dietro, finestra
nella monade, l’apertura mondo. Dove l’occhio stanco vede il figurativo e la tecnica, lo sguardo
coglie 'l’inclinansi, il declinarsi al figurale della forma, il cui
compimento è differito indefinitamente nel terna, e mirabilmente
ricomposto nella compiuta unità stilistica. La natura
integralmente dialogica dell’opera ne segna la concettualità, museo
vivo e cominciamento comunicativo.
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