INTERVISTA ad ALBERTO RIGETTINI
Quando hai scritto Il pugile sentimentale da  cosa sei partito
Da un idea che mi ronzava in testa da un po'. Che cosa pensa un pugile all'angolo in quel minuto di break, specie quando manca di lucidità e si accorge che sta facendo schifo? Che cosa pensa quando ha poco tempo prima di agire? Pensiero e Azione. In relazione all'inesorabile scorrere del tempo. La filosofia greca è  tutta qua. Il pugile sentimentale è un eore omerico. Hai fatto delle prove di lettura ad alta voce
Hai fatto delle prove di lettura ad alta voce?
Certo. Con i movimenti. Per vedere se fosse possibile fisicamente. Ci vuole una buona tenuta fisica. In teoria dovrei anche ringraziare i miei coinquilini di allora. Qualche pugno se lo sono preso, mentre ignari cucinavano o facevano la doccia
A quale punto della elaborazione i personaggi hanno avuto una loro fisionomia precisa?
Quasi subito. Come diceva il buon vecchio nonno Hemingway se i personaggi sono costruiti bene fin dall'inizio, scriveranno da soli (e tuo malgrado) il resto della storia.
Nello scrivere il Finale hai avuto dei ripensamenti?
Si. Ne ho tutt'ora. Non mi piacciono i finali. Nella realtà non esistono
Ti sei ispirato a un certo tipo di teatro?
Si. Ma in negativo. Il teatro istituzionale mi dà una grande ispirazione quotidiana. Mi fa cagare la maggior parte del teatro che vedo. Voglio sempre scrivere qualcosa che a teatro non esiste. Per esempio perché non esiste il teatro d'zione come esiste il cinema d'azione? (Escludo ovviamente il teatrodanza o coinvolgimenti violenti del pubblico preso a bordate di carcasse di animali morti tipo "Fura del Baus" o una sorta di "Living Theatre", parlo di teatro basato sul testo). Come si può inserire 'azione, l'adrenalina, il ritmo, il ritmo, il ritmo, anzicheé la consueta staticita e profondità e lentezza
Hai un autore di teatro che consiglieresti di leggere più di tutti e perché?
Non lo so, sinceramente lo sto cercando anch'io. Ora sto cercando di leggere in inglese. Propongo di cercare nel teatro inglese e americano di questi giorni. Non perché sia migliore, ma perché è così diverso dal nostro che vale la pena di scoprirlo. E' un teatro vivo in costante ricambio, anziché il teatro di morti. Saltano fuori 10/20 nuovi playwright all'anno a Londra e New York. E' in un clima fecondo che possono crescere le novità, da noi sembra ci sia Erode al comando. Io mi sono spostato a Londra. Da qui spero in Usa. Vi saprò dire.
Puoi dare 3 istruzioni brevi da seguire, per chi volesse scrivere un Atto Unico?
Individuare UN solo concetto base. UNA sola idea o UN meccanismo. Un conflitto. Battere un solo chiodo sopra un solo  chiodo, estrarre un solo ragno da un solo muro, ficcare un solo cazzo dentro un solo buco, non so se mi spiego. Non c'è tempo per altro. (le conseguenze saranno comunque molteplici).
Utilizzare al minimo scenografie e cambi reali di scena. Un semplice dialogo fra un uomo e una donna può già essere un atto unico, come "il contrattino" dimostra.
Soddisfare la propria curiosità. Considerarlo un esperimento. Un'estrarre una pulce dall'orecchio. (Una sola pulce da un solo orecchio, un solo.. non ricominciamo.) Tecnicamente si può osare molto di più in un atto unico piuttosto che in un'opera dalla durata di due ore
Quali sono le esperienze teatrali che più ti hanno fatto fare un salto di qualità nella tua esperienza professionale?
Ho una gran confusione in testa e non riesco ancora a discernere quali esperienze possano essere considerate veramente utili col senno di poi e quali no. Anzi sta germogliando in me un insana fede cieca che mi spinge a credere che le esperienze piu? negative e nefande di oggi risulteranno essere le piu fruttifere fra dieci anni. Fra queste l?avere rivestito i panni di altri ruoli, come attore, regista e spettatore obbligato (critico teatrale) ha contribuito a vedere le cose da 360 gradi. Ho capito un pochino cosa ognuno dei tre necessita di piu?e al tempo stesso odia
Questa credo la faccia Marzullo, fatti una domanda a cui vorresti rispondere.
Quando ho più tempo ci penso, ok?
Che ne pensi del UAI Festival, pensi che ti abbia dato un'opportunità in più di quelle che avevi già a disposizione
Sicuro al cento per cento. Il Uai è questo. Una gragnola di opportunità condivise. Sia per gli attori, che per registi e autori. Non c'è nulla di simile in giro. Non avendo una fertilità che mi permette di produrre in maniera industriale ogni anno, non credo che riuscirò a partecipare alla prossima edizione, così mi sono fatto agente promotore per due miei amici autori che credo abbiamo buone cose da mettere sul palco del 2005.