NOTIZIARIO SU LAVORO E LOTTA DI CLASSE

Settembre 1997

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"2 settembre 1997"

 

MORTE SUL LAVORO

E' la volta di un giovane immigrato albanese di 17 anni, che e' rimasto schiacciato dall'escavatore che guidava nell'azienda agricola "Simonetti", in provincia di Taranto.

VITROCISET

I lavoratori della Vitrociset, al rientro dalle vacanze, hanno trovato una bella sorpresa. La direzione della loro azienda (che gestisce i supporti informatici e la manutenzione radar del traffico aereo) ha deciso di sfoltire gli uffici amministrativi e contabili. L'azienda vuole licenziare 145 persone a causa di perdite di bilancio. I lavoratori della Vitrociset gia' prima dell'estate erano scesi in lotta, con una forma un po' particolare: facevano lo sciopero della fame ma lavoravano: chiedevano venissero mantenuti i turni esistenti, anche la notte, perche' ritenevano, e ritengono, che i tagli che vengono apportati dalla privatizzazione di questa societa' vadano a discapito della sicurezza dei voli, soprattutto di notte. Anche per questo avevano iniziato a svolgere comunque questi turni, senza essere pagati.

FABBRICA CHIUSA A FOGGIA

Al rientro dalle ferie, ieri mattina gli operai di una azienda metalmeccanica di Cerignola hanno trovato i cancelli chiusi. E' accaduto alla TMM che produce minuteria metallica anche per la Fiat Cm, per la Calabrese e la Sofim. L'azienda nel '92 aveva 25 dipendenti: poi e' cominciata la crisi e, dopo un periodo di cassaintegrazione di un anno e i licenziamenti, societa' e sindacati hanno firmato un contratto di solidarieta' mai applicato, secondo la Fim di Foggia. La mancata ripresa sarebbe stata causata, sempre secondo la Fim, da una "inadeguata organizzazione aziendale e da costi di produzione elevati". La societa' vorrebbe trasferire gli impianti a Bari.

 
"5 settembre 1997"

OPERAI D'EUROPA...SERVI

La Fondazione europea di Dublino ha svolto una ricerca per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro nei paesi della CEE. La verita' che ne emerge, in realta' e' nota da tempo, e trova ora solo una conferma di parte non sospetta. La cosiddetta crisi del fordismo non ha portato a nessun tipo di modello diverso, a nuove figure che si finge esistano (o che, pur esistendo, si finge abbiano un nuovo ruolo sovradimensionato nello scontro di classe tra capitale e lavoro). Se si deve parlare di un "post-fordismo", questo ha senso solo se si coglie la regressione drammatica delle condizioni di lavoro e della stessa dignita' personale dei lavoratori dipendenti, ma anche di quelli autonomi, che tali sono solo formalmente. Alle vecchie patologie del taylorismo si aggiungono quelle derivanti dalla precarizzazione del lavoro. La ricerca dimostra che per la maggioranza dei lavoratori il nucleo tecnico del lavoro non e' cambiato: esso resta ripetitivo e parcellizzato per una buona meta' di questi lavoratori. Si aggiunge pero' la precarizzazione che annulla quelle garanzie che permettevano al lavoratore di meglio reggere proprio la parcellizzazione della mansione. Nell'ambito della stessa fabbrica si trovano i lavoratori "usa e getta", e quelli "fissi", tutti pero' con una tendenza ad avvicinare le proprie condizioni sul filo della precarieta'. Piu' della meta' dei lavoratori dell'inchiesta fa piu' di 40 ore settimanali, e un quarto piu' di 45 ore. La meta' dichiara di non poter scegliere liberamente le ferie, il 42% che non ha nessuna liberta' nelle pause (necessarie per proseguire in un lavoro ripetitivo), il 9% nessuna influenza sull'ordine di esecuzione della mansione. Circa il 25% dichiara esplicitamente di mettersi in malattia perche' non regge i ritmi di lavoro. Ma esistono anche violazioni alla dignita' del lavoratori/persona. 12 milioni, secondo la ricerca, subiscono intimidazioni e violenze psicologiche (nella CEE!) e 6 milioni addirittura violenze fisiche, milioni molestie sessuali. I lavoratori attivi nella CEE sono 147 milioni, di cui l'83% svolge lavoro dipendente. I 10 milioni e passa di lavoratori dipendenti e parte di quelli autonomi subiscono dunque l'attacco del liberismo. Il proletariato europeo (come dice anche Cremaschi) subisce dunque una doppia aggressione: da un lato quella materiale delle condizioni di vita e di lavoro, dall'altro quella ideologica che ne cancella la realta' materiale e ne offusca la stessa esistenza, mascherandola con le luci delle favole liberiste, e con le teorie del post-fordismo che chiudono il cerchio della mistificazione del rapporto di lavoro/capitale, in questa fase.

EDILI

Bene che va il controllo nei cantieri edili avviene solo in seguito ad un incidente mortale. Il triste bilancio di questi 8 mesi nel Lazio e di 37 morti (denunciate dall'INAIL), di cui piu' della meta' a Roma. Ma considerato che l'80% dei lavoratori edili non e' assunto e non ha rapporti con gli enti previdenziali, la stima e' per difetto. La Regione Lazio, a dispetto della apposita delibera, non ha ancora assunto i 154 ispettori della sicurezza. In vista del Giubileo bisognera' intensificare i controlli, o sara' una vera strage. Le aziende talvolta arrivano al subappalto fino al sesto grado! E quali garanzie ci possano essere in questi casi lo si comprende facilmente!

STRAORDINARIO

La Cassazione ha definito la responsabilita' per lo stress derivante dallo straordinario: e' del padrone, come era facile prevedere. Infatti, essendo il lavoratori dipendente, appunto, in condizione subordinata, non puo', a meno di incorrere nelle "ire" del padrone, rifiutarsi di fare lo straordinari. Pertanto, se da cio' ne deriva piu' stress e conseguenti malattie, la responsabilita' e' del mancato adeguamento degli organici. La Cassazione fa notare anche come tale pratica dello straordinario sia in violazione dell'art. 41 della Costituzione che impone "il limite di non arrecare danno alla sicurezza, liberta' e dignita' umana del lavoratore". Uno degli articoli meno rispettati della Costituzione.

 
"12 settembre 1997"

MORTI SUL LAVORO A VENEZIA

Le due vittime di ieri erano dipendenti regolari di aziende regolari: petrolchimico Enichem e Societa' autostrade. Morto per asfissia il primo, investito da un Tir il secondo. Nel primo caso per entra in gioco la carenza di organico che costringe a lavorare anche 12 ore al giorno: al termine delle operazioni di scarico, 2 operai si sono avvicinati alle bocchette per staccarle, ma una di queste era ancora sotto pressione e Amedeo Baraldo e' stato investito dal benzene, che lo ha ucciso immediatamente. Giovanni De Marinis era invece l'addetto alle macchine che vigilano sull'autostrada sul regolare scorrimento del traffico: e' stato travolto e ucciso da un Tir, con un conducente solo a bordo e con chissa' quante ore di viaggio sul groppone. Sabato c'era stato un altro morto, schiacciato da un muletto mentre faceva gli straordinari. Non e' la casualita' che provoca le morti sul lavoro, ma i ritmi, le tensioni che si creano, la stanchezza provocata da orari di lavoro eccessivi che fanno perdere lucidita' e prontezza di riflessi. Questo perche' il fine di tutto e' il profitto, e non la vita dei lavoratori.

ANSALDO

I lavoratori del gruppo Ansaldo non ci stanno. Cosi' hanno deciso di scioperare lunedi' prossimo per otto ore contro la decisione del gruppo di procedere in modo unilaterale al conferimento di 40 lavoratori al gruppo Manital. Oltre allo sciopero e' stato deciso il blocco delle relazioni sindacali a tutti i livelli e il blocco degli straordinari.

SALARI

Fossa ci racconta che gli aumenti salariali possono mettere in pericolo la lotta all'inflazione: lo smentisce l'Istat, secondo cui le retribuzioni medie mensili contrattuali sono aumentate nell'ultimo quadriennio - ovvero dall'accordo fatidico del luglio '93 - ad un ritmo inferiore a quello dell'inflazione. Le retribuzioni hanno avuto in incremento del 14,4% (13,6% nel settore privato, con un massimo del 18,1% nel settore creditizio). L'indice dei prezzi al consumo, tenendo anche conto delle attuali tendenze dimostrate dall'inflazione, fara' invece registrare un incremento del 15,5%. Nel primo biennio del periodo considerato, il distacco tra salari e inflazione e' stato ancora maggiore.

 
"14 settembre 1997"

PRODI FLESSIBILE

Romiti approva Prodi: le "dosi d'urto" di flessibilita' indicate da Prodi vanno bene ai padroni, che dicono che "siamo sulla strada giusta". Niente riduzione generalizzata dell'orario di lavoro, state tranquilli industriali: almeno i sognatori del capitalismo dal volto umano (ancora!) si sveglieranno e capiranno che non c'e' trippa per gatti. Se un governo incanta gli imprenditori, difficile raccontare ai lavoratori che questo e' un governo amico. Riduzione d'orario, no: ma di tasse e contributi, si'. Per il sud forme avanzate di flessibilita': piu' avanzate del lavoro nero che impera! Ma non sono solo gli industriali privati: anche i capitalisti di Stato, come Tato' dell'ENEL esultano. Anzi danno un contributo: dice Tato' che "se vogliamo lavorate tutti, dobbiamo lavorare di piu', non dimeno". Chissa' se parla per quelli come lui, che vanno in giro da una azienda ad un'altra a creare piani di licenziamento.

PROTESTANO I LAVORATORI

In particolare quelli della Alco-Palmera: forse Prodi a Bari non li avra' notato, tutto preso a farsi applaudire dai Romiti vari, ma ieri mattina davanti ai cancelli della Fiera c'erano anche loro, per cercare di rendersi visibili, nel silenzio che circonda la loro vertenza. Gli operai della Alco-Palmera sono da dicembre scorso senza lavoro e fuori dall'azienda. 180 operai devono sopravvivere con un milione mensile erogato utilizzando il trattamento di fine rapporto. L'Alco-Palmera puo' vantare impianti efficienti, manodopera specializzata, riserve economiche da utilizzare, ma i tentativi di cessione sono sempre naufragati: i padroni devono guadagnare sempre di piu', e l'efficienza non basta.

CONTRATTO SCARPE

Il 10 settembre e' stato raggiunto l'accordo per il rinnovo del contratto dei 120mila lavoratori calzaturieri. L'aumento medio salariale e' di 120mila lire al mese. Il contratto durera' sei mesi in piu'. Il settore nel '96 ha realizzato un attivo commerciale di 10mila miliardi.

 
"17 settembre 1997"

LE FABBRICHE AVVISANO IL SINDACATO

Il sindacato e' messo sotto accusa per la politica conciliazionista nei confronti di quanti, imprenditori e governo, vogliono ridurre in tutti i modi il salario. Certo e' una accusa "costruttiva", nella speranza che il sindacato segua gli interessi dei lavoratori; ma da' il senso della inquietudine, della paura di restare fragati anche questa volta, da accordi che tagliano fuori la volonta' operaia. Il comunicato con cui i sindacati convocano la manifestazione antisecessionista del 20 sembra lontano anni luce dall'ansia e dalla durezza che si diffondono dalle prime assemblee operaie, che percepiscono il "tavolo della trattativa" sullo stato sociale, come un balletto cui partecipano anche i confederali. A Torino (Borgonova, Pininfarina, Spa Stura, Alenia, Lear, Elbi, Bertone) le assemblee chiedono al sindacato lotta contro gli straordinari e pongono la questione dei diritti dei giovani assunti e la difesa intransigente delle pensioni dell'industria. Il clima verso i sindacati e' gelido, diffidente, che spinge i sindacalisti piu' attenti alla base a ritenere che, in mancanza di una soddisfazione delle richieste, la lotta sara' molto dura. In Lombardia (Ocean, Alga acciai, Arb, Fiat Om, Beretta e tante altre fabbriche) le assemblee sono partecipatissime e lo scontro sembra assumere connotati anti gerarchici molto precisi: c'e' la protesta contro capetti e crumiri di sempre che oggi si vestono con la divisa della lega e del razzismo.

VALEO

La Fiom non gradisce l'accordo raggiunto alla Valeo di Pianezza che prevede la chiusura dello stabilimento entro l'anno e la mobilita' per i 142 dipendenti. La Fiom non ha firmato l'accordo. Mentre qui la Valeo (multinazionale francese) chiude e licenzia, in altri stabilimenti procede ad assumere con contratti di formazione e a termine, scegliendo la precarieta'.

TELECOM: MORTE SUL LAVORO

Un operaio e' morto e un altro e' rimasto ferito in seguito ad una esplosione di una cabina interrata della Telecom avvenuta ieri a Villa S. faustino, frazione di massa Martana. I due operai della Telecom dovevano eseguire una manutenzione presso una camera che ospita un rigeneratore di segnali per la rete a fibra ottica. L'esplosione e' stata provocata da gas presenti nel locale. In Umbria sono 11 i morti nel '97.

DOVE VANNO I PADRONI

Adidas compra Salomon, Agip Petroli diventa azionista Erg e Benetton si interessa di autostrade e aeroporti privatizzati: acquista il 30% del gruppo Ponzano Veneto.

 
"23 settembre 1997"

CONTRO I LICENZIAMENTI A SIGONELLA

Dopo sedici giorni di sciopero della fame, le condizioni fisiche di Gaetano Ventimiglia, dirigente sindacale del SULTA, cominciano a farsi preoccupanti. Ventimiglia sta combattendo quasi da solo una battaglia, un po' particolare, contro la mancata riassunzione di 6 colleghi di lavoro da parte della societa' PAE-AM che e' subentrata all'Alisud nella gestione dei servizi a terra alla base americana di Sigonella. Il SULTA, Sindacato Unitario del trasporto aereo, mette in evidenza come ci sia la mancata applicazione di un accordo gia' sottoscritto, che prevedeva la riassunzione dei lavoratori. Il Sulta invita a sostenere le ragioni della lotta del sindacalista di Sigonella.

TRATTATIVA SULLO STATO SOCIALE

Mentre prosegue l'eccitazione dei confederali per il colpo messo a segno con le manifestazioni antisecessioniste di Milano e Venezia, si profilano i problemi che dovranno affrontare in casa, ossia in fabbrica. I lavoratori avevano gia' espresso perplessita' per le mobilitazioni specificatamente in chiave "nazionalista", guardando piu' agli interessi di classe (in senso generale), quali pensioni, stato sociale ecc. Adesso che e' "passata la festa", si vuole evitare che venga "gabbato lo santo", cioe' i lavoratori stessi. La Fiom piemontese richiede a CGIL CISL UIL di fermare la trattativa e di consultare i lavoratori: questo e' in sintonia con quanto emerso dalle fabbriche la settimana scorsa. Imprescindibile e' la richiesta di lottare a favore di una normativa che privilegi i lavori usuranti, e contro ogni tentativo di prolungare la durata della vita in fabbrica. "E' necessario - dice ancora la FIOM piemontese - sostenere il confronto con il governo con la mobilitazione e con la lotta, se necessario fino ad iniziative generali".

METALMECCANICI

L'azienda di Pomezia Gauss Fulgor, del gruppo ABB, minaccia di licenziare 43 lavoratori, come "soluzione concreta" ai problemi della fabbrica: l'intenzione e' quella di chiudere il sito di Pomezia.

 
"24 settembre 1997"

CINA: IL CAPITALISMO PROCEDE...

... a suon di morti. In una fabbrica di scarpe di proprieta' di un uomo d'affari di Honk Hong, nel sud della Cina, sono morte 32 persone, imprigionate nei dormitori inclusi nella fabbrica, le cui uscire erano bloccate da inferriate. Questo tipo di stragi stanno diventando abbastanza comuni in Cina, con l'avvio della "rivoluzione capitalistica" e con la cessione al capitale straniero di sempre piu' numerosi impianti produttivi.

NO AI TAGLI ALLE PENSIONI

Il messaggio che viene dalle fabbriche a sindacati e governo e' "No ai tagli alle pensioni". Nelle fabbriche del bresciano, le assemblee difendono le gia' tartassate pensioni: alla Ocean - frigoriferi, 1000 lavoratori - dicono basta coi sacrifici; le Rsu della Beretta - armi, 1100 lavoratori - chiedono la immediata parificazione di tutti i sistemi pensionistici, la tutela dei lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima dei 18 anni, la definizione dei lavori usuranti, la salvaguardia del sistema retributivo. Anche dal sud arrivano prese di posizione: 300 lavoratori e delegati della Basilicata parlano di tutelare le condizioni di lavoro e di creare posti di lavoro, "riducendo di un'ora l'orario a Melfi, che porterebbe a 1500 posti di lavoro".

SCHIAVE IN ITALIA

I carabinieri l'hanno arrestato con l'accusa di estorsione e sfruttamento della manodopera: in realta' Rocco Amico era "solo" un esponente di spicco del liberismo capitalistico! Era titolare di un laboratorio tessile a Cisternino (Brindisi), con una trentina di dipendenti soprattutto donne. Un sistema consolidato di irregolarita' contrattuali: le lavoratrici dovevano firmare buste paga regolari, liquidando solo due terzi dell'importo. Inoltre, le operaie dovevano restare anche 5 o 6 ore in piu' al giorno oltre l'orario di lavoro, senza retribuzione. La minaccia era, naturalmente, di licenziare chi chiedeva condizioni solo un po' migliori. Questa situazione e' molto diffusa nel settore tessile e in Puglia in particolar modo: lavoro semischiavistico, minorile, ricattato e evidentemente viste le dimensioni tollerato, anche a causa del sottosviluppo in cui vivono rassegnate le popolazioni.