NOTIZIARIO SU LAVORO E LOTTA DI CLASSE

Ottobre 1998

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"1 ottobre 1998"

 

PADRONI IN CERCA DI OPERAI

Ancora una volta la realta' fa giustizia dei sogni immaturi di quanti, forse anche in nome di obiettivi giusti, danno oggi per defunta la classe operaia e quindi la sua centralita' nello scontro tra le classi per trasformare questa societa'. Se per caso non bastassero i numeri e le cifre, che dimensionano in crescita il lavoro salariato e operaio in particolare, resta sempre l'aspetto ideologico e culturale legato al rapporto tra padroni e lavoratori. Uno scontro oggettivo che si manifesta nei rinnovi contrattuali, nelle politiche governative antiproletarie, nelle politiche economiche padronali.
Lo scontro che si gioca intorno al contratto metalmeccanico mostra chiaramente come si tratta di cosa piu' ampia che un semplice "rinnovo", qualche aumento e ritocco salariale.
Lo scontro si ripercuote anche all'interno della classe operaia stessa, oggi alle prese piu' che mai con la contraddizione tra la sua propria organizzazione sindacale, chiaramente schierata con il governo e succube dei padroni, e la coscienza che ha dello scontro in atto, delle determinazioni su cui oggi si puo' o meno lottare contro il padronato, degli obiettivi perseguibili e di quelli che necessitano un salto di qualita' organizzativo e politico. In altre parole, la contraddizione tra l'elemento oggettivo che spinge la classe operaia a mirare piu' in alto perche' in questa societa' non c'e' piu' nulla da ottenere dal capitale se non maggiore sfruttamento, e l'elemento soggettivo, quale organizzazione si deve dare la classe per meglio lottare e quale linea politica deve dirigerne la lotta.

Il riformismo ha fallito, gli operai lo sanno, ma e' ancora forte l'influenza dei riformisti stessi, che illudono i lavoratori mentre governo e padroni pianificano la rapida sparizione dei diritti, delle rigidita' conquistate dalle masse in questi decenni. Ma, oltre a questi fattori di natura politica, si diceva dell'esistenza di dati quantitativi. L'Unione industriali di Torino cerca disperatamente operai da sfruttare!
Su questo ha deciso di fare uno spot e di andare a "mietere" le sue vittime nelle scuole. Si torna alla vecchia scuola d'avviamento, che ti formava per essere pronto al lavoro in fabbrica, laddove c'era bisogno di braccia. Caduto il mito, coltivato anche da tanti a "sinistra", dell'automazione e della sparizione del lavoro manuale, i padroni ricordano a tutti che senza braccia loro non guadagnano!

I PADRONI INCASSANO

Registriamo ancora un altro successo della politica padronale di cui si fa interprete questo governo: lo straordinario scatta a partire dalla 48ma ora, pur essendo l'orario per legge stabilito a 40 ore. Possiamo immaginare cosa avverra' in quelle 8 ore di "terra di nessuno", in cui nessun obbligo incorre ai padroni, ne in soldi ne in regole. Il governo, senza nessuna opposizione sindacale, ha accolto il punto di vista confindustriale, dando alle imprese massima liberta' e flessibilita' d'orario. Anche in questo senso, dopo il contratto dei chimici che introduce l'orario di lavoro annualizzato, i padroni si preparano a gestire il rinnovo metalmeccanico con un buon punto di partenza. i sindacati non vorranno certo smentire il "loro" governo?!
Ma non contenti, i padroni criticano anche la nuova legge sulla rappresentanza, che ha sulla carta il merito di introdurre in ogni posto di lavoro - anche nel pubblico impiego (3 milioni di dipendenti) - i rappresentanti eletti dei lavoratori. Confindustria dice che se quella legge passa "sono in pericolo i due livelli contrattuali", ossia che si mette a rischio tutta la pace sociale che tanto supinamente i sindacati - e i partiti di sinistra che governano - stanno concedendo al capitale, nella logica del recupero dei profitti a danno dei salari e dei diritti.

 

"6 ottobre 1998"

 

ERICSSON

Wind - terzo gestore della telefonia mobile, parto dell'ENEL e di alleati europei - aveva basato parte della sua affidabilita' su Ericsson, per la struttura tecnica della rete. Su quella base l'aveva avuta vinta sui concorrenti.
Inoltre, il bando di gara prevedeva un punteggio per l'impatto occupazionale.
Ora Ericsson vende il suo stabilimento di Pagani, uno dei 4 centri di Ricerca e Sviluppo presenti in Italia. Il consiglio di fabbrica denuncia la manovra, che consisterebbe nella vendita a due piccole societa', con inevitabile ridimensionamento dello stabilimento e forse con la sua chiusura. A far intravedere tale rischio e' il fatto che gia' oggi gran parte dei prodotti Ericsson immessi sul mercato proviene da stabilimenti francesi. La multinazionale svedese e' leader mondiale nelle reti cellulari (40% del mercato), con un fatturato di 37mila mld di lire e con oltre 100mila addetti. L'Italia rappresenta il quarto mercato mondiale.

RUSSIA

Venti milioni di lavoratori sono chiamati dai sindacati a scioperare domani contro la situazione economica in cui versa la Russia. La manifestazione sara' un po' smorzata perche' nel frattempo e' intervenuto un cambio di governo che lascia in sospeso le speranze dei russi, ma certo la partecipazione si preannuncia imponente.
Il governo reagisce comunque con timore verso le masse popolari che si mobilitano per i propri diritti: oltre agli ovvi annunci di probabili incidente, il ministro della difesa ha revocato le licenze ai militari per il 7 ottobre.
La situazione economica russa e' ora in mano a forze simili a quelle che governano in tutto il mondo capitalistico sviluppato, ossia una pseudo sinistra che fa meglio della destra gli interessi delle classi dominanti.

  

"9 ottobre 1998"

 

PRECARI, DISOCCUPATI LSU IN PIAZZA

Paradossalmente i tentativi del governo filopadronale di "limare" le contraddizioni sociali affidando lavori "socialmente utili" a giovani e meno giovani disoccupati sta sortendo l'effetto opposto, poiche' nessuno, giustamente, si accontenta dell'elemosina, ma chiede dignita' nella vita e nel lavoro. Due cose che questa societa' ormai non puo' piu' dare.
Ieri a Napoli di nuovo in piazza i lavoratori socialmente utili - ben presto divenuti "inutili" - che hanno cercato di raggiungere la sede del governo locale, fermati da polizia e carabinieri.
Anche a Salerno 5000 disoccupati o variamente occupati nel mondo del precariato piu' o meno assistito sono scesi in piazza.
Quella di ieri di manifestazione napoletana vedeva mobilitarsi i settori di LSU vicini anche ai confederali: cio' ha allargato il discorso del conflitto sociale, non piu' limitabili, dunque, ai "settori marginali e strumentalizzabili".
"Questa mattina e' esplosa la rabbia di lavoratori che per anni si sono comportati civilmente - spiega un rappresentante LSU di Cgil-Cisl-Uil - e noi chiediamo scusa ai cittadini, ma quel che e' accaduto fa capire quanto sia forte l'emergenza e l'esasperazione di chi aspetta da anni un lavoro che non sia un sussidio da 800mila lire al mese".
Oggi a Roma manifestazione di disoccupati, precari e LSU laziali e campani, organizzati dal sindacalismo di base.
Ricordiamo che gli LSU non hanno copertura previdenziale, ne' riconoscimento di malattia e infortunio, che sono a loro carico individuale, ma sulle 800mila lire devono pagare l'Irpef.

FIAT IN TURCHIA

Mentre l'Italia mira a adeguarsi liberalizzando completamente il rapporto di lavoro a favore dei padroni introducendo liberta' di licenziare e riducendo i diritti dei lavoratori, le industrie che si collocano nel mercato globale riescono a "godere" gia' di simili liberta', grazie a governi dittatoriali, feroci e sanguinari.
Come in Turchia.
Il presidente e il segretario del sindacato turco Birlesik Metal-is raccontano la situazione.
Nel corso di una trattativa con l'associazione industriale Mess, in cui i sindacati rivendicavano "sicurezza del posto di lavoro", aumenti salariali, revisione dei regimi d'orario e straordinario, questo sindacato scopre che altri 2 sindacati hanno firmato, solo per la parte salariale, tagliando fuori la questione dei diritti. Il Birlesik Metal-is rifiuta di firmare in attesa di consultare gli iscritti.
Nel frattempo, 20mila lavoratori abbandonano i sindacati firmatari dell'accordo bidone e si rivolgono al Birlesik. Questo e' successo anche alla Fiat: 20 giorni fa quasi 2000 dei 3637 lavoratori sindacalizzati della Fiat si sono dimessi dal Turk Metal. Pochi giorni dopo hanno iniziato ad iscriversi al Birlesik Metal-is e la Fiat ha cominciato le pressioni, con la minaccia di licenziarli. E finora ne sono stati licenziati gia' 200.
Inoltre per licenziare viene seguto questo metodo: "il capo del personale chiama 30 lavoratori ogni mattina e chiede loro di scegliere se vogliono l'applicazione dell'art. 13 o dell'art. 17 della legge sul lavoro (entrambi riguardanti il licenziamento). Se scelgono l'art. 13 ricevono una indennita' di anzianita' ma a condizione che si riscrivano al Turk Metal. Se il lavoratore rifiuta viene licenziato in base all'art. 17"
Questo evidenzia una collaborazione tra sindacati "gialli" o di regime, il governo e il padronato, in questo caso multinazionale.
La Fiat torinese dice che c'e' una divisione al 50% dei compiti con la Cok, omologa degli Agnelli, che si occupa della direzione del personale (ovviamente!), per cui dall'Italia negano ogni responsabilita'.
I sindacati italiani si mobiliteranno? Da un parte molti dubbi si levano, visti i silenzi sulle vicende italiane legate ai processi ristrutturativi che distruggono posti di lavoro senza adeguate risposte; dall'altra, sembra piu' "facile" mobilitarsi per vicende "lontane", pulendosi in qualche modo la coscienza. Dovrebbe invece essere attivata una rete di lotte contro la Fiat in Italia, che induca Agnelli a rivedere la sua situazione, a non ritenere piu' "conveniente" la situazione turca.
Questo sarebbe internazionalismo proletario e operaio.

 

"13 ottobre 1998"

BENETTON IN TURCHIA

Dopo la Fiat che licenzia i lavoratori iscritti ad un sindacato combattivo per imporre invece un sindacato di stato compiacente con i padroni, il capitale multinazionale italiano ci presenta un'altra chicca. Il buon Benetton, paludato con foto a colori di indubbia bellezza, viene scoperto a sfruttare bambini.
"Ad Istanbul, bambini di meno di 14 anni cuciono jeans Benetton per 6mila lire al giorno". E a scoprire la triste realta' dello sfruttamento internazionale del capitale un cronista del Corriere delle Sera, improvvisatosi agente segreto, che riesce persino a fotografare i bambini al lavoro nella fabbrica che si chiama Bermuda.
D'altra parte, seppur dura e dolorosa realta', sappiamo bene che il motivo per cui il capitale delocalizza la produzione e' perche' puo' sfruttare al meglio determinate condizioni sociopolitiche di certi paesi, in cui politiche repressive, la miseria ormai strutturale, permettono di ottenere prestazioni dalla forza-lavoro che i Benetton e tutti gli altri intraprendenti capitalisti (non solo nordestini) si sognano in Italia. Ancora per poco, a dire il vero: a parte che e' cosa frequente la scoperta di laboratori illegali (ma per niente clandestini) che producono merci per i grandi marchi con lavoro minorile e al nero; ma per di piu' la politica liberista del governo Prodi (solo "piu' efficiente" rispetto ai suoi predecessori) ha aperto le porte alla massima flessibilita', per cui anche i bambini potranno/dovranno lavorare, se vorranno aiutare i genitori a campare.
Secondo le stime dei sindacati Turchi (quelli veri, non soggetti al regime), in Turchia lavorano un milione e 800mila bambini illegalmente nell'industria e nel commercio.

CONTRATTO DEL TERZIARIO E COMMERCIO

Oltre a quella dei metalmeccanici, un'altra piattaforma e' in discussione per un rinnovo contrattuale. Quello del terziario e commercio e' un settore da sempre variegato e "indefinibile", quanto a interlocutori.
Il settore distributivo e' investito da uno sviluppo della grande distribuzione, con l'entrata delle multinazionali, di imprese straniere in proprio o in partnership, dove ai processi di concentrazione si accompagnano le esternalizzazioni, gli appalti e la chiusura di migliaia di piccolissime imprese.
Un esempio che anche nell’industria si vuole seguire.

Nel commercio l'occupazione dipendente registra nel '97 1.392mila addetti, con un incremento del 6,75%, mentre i lavoratori autonomi scendono del 6,42%. Nella grande distribuzione gli occupati crescono del 17,72%. Ma non stava scomparendo il lavoro salariato?
La piattaforma in discussione ha come obiettivi un salario di settore, nazionale, basato sui risultati raggiunti nei settori piu' avanzati. La richiesta d'aumento e' bassa, 60/70 mila lire al quarto livello. Per l'orario, si mira a ridurlo sul serio: 8 ore nelle aziende sotto i 15 dipendenti, 16 nel resto del settore e nella grande distribuzione, scendendo rispettivamente a 38, 37 e mezzo e 37 settimanali.
Perche' questa differenza? Si mira ad unificare il salario, mentre lavoratori in imprese con meno di 15 dipendenti devono lavorare un'ora di piu' degli altri.
C'e' poi il problema dei diritti sindacali soprattutto negli appalti.
Ma nella piattaforma si fa riferimento al contratto nazionale come strumento per la contrattazione aziendale e territoriale. E non di norme contrattuali nazionali. E' una porta aperta allo svuotamento della contrattazione nazionale, obiettivo "ultimo" del padronato per riportare indietro di decine di anni le condizioni di lavoro anche in questo paese sviluppato che si chiama Italia.

 

"15 ottobre 1998"

 

FIAT - BENETTON

La Turchia e' sempre al centro dell'attenzione: paese della NATO, aspirante alla UE, anche per i governi borghesi europei e' talvolta scomodo. Anche se certo l'indignazione e' solo formale, e cede sempre il passo agli affari, alla vendita di armi, all'uso del deterrente turco (una sorta di "mamma li turchi" dei giorni nostri) alla frontiera orientale.
Non solo la guerra di sterminio contro i curdi e la repressione delle piu' elementari istanze democratiche, ma anche il supersfruttamento (quali condizioni migliori!) in cui sono invischiati i capitali italiani.
Alla Fiat turca si licenzia chi non e' del sindacato di regime: decine di operai ogni giorno vengono licenziati, e per essere riassunti devono passare sotto il giogo del padrone, ed iscriversi al Turk Metal, che firma tutto quello che i padroni vogliono.

La Benetton - ma non certo da sola - si ritrova (inconsapevolmente, poverini!) a sfruttare il lavoro minorile, indotto non certo per legge quanto dalle piu' prosaiche condizioni di miseria e asservimento al capitale indotto da questo sistema sociale ed economico.
Ora che l'attenzione si sposta sui lavoratori turchi, succede che la Fiat annuncia in Italia 24mila Cassaintegrati per novembre. Ricordiamoci del 1980: si minacciarono licenziamenti per ottenere poi qualcosa di piu' fruttuoso, meno costoso per la Fiat, cioe' 23mila cassaintegrati il cui costo ricadesse sulla collettivita', ovverosia sugli stessi lavoratori dipendenti.

CASSAINTEGRAZIONE FIAT

Infatti, finita la festa della rottamazione, degli incentivi pubblici, dell'odiato stato assistenzialista, ecco che subito si ricorre a quest'ultimo per non ridurre la quota di profitto.
Il quale, come ormai ben sappiamo, e' cosa "privata", mentre i costi sono "sociali".
I piu' colpiti saranno i dipendenti di Arese costretti a tre settimane di cassa per la crisi di vendita dello Spider e della GTV. 2 settimane toccano agli addetti a modelli importanti come Bravo e Brava (Cassino), Punto (Termini Imerese e Mirafiori) e le altre Alfa (Pomigliano). Una settimana per la Marea (Mirafiori) e la Delta (Rivalta).

 

"21 ottobre 1998"

 

LE FERROVIE UCCIDONO

I risparmi voluti dalle FS in materia di sicurezza sul lavoro costano la vita a 2 operai impegnati a riparare una linea elettrica aerea. Lavoravano per conto di una ditta appaltatrice sulla linea Pontedera-Pisa, ed erano ancora sulle scale quando la corrente elettrica e' stata riattivata sulla linea. Un terzo operaio e' rimasto ferito.
Secondo Gallori, dirigente del Comu, le responsabilita' "ricadono su chi commissiona i lavori e non sulle ditte appaltatrici. Ormai per le Ferrovie la sicurezza e' un optional, sono venuti meno anch ei piu' elementari requisiti di sicurezza, quali l'installazione dei due cavi per la messa a terra (che salvaguardano chi lavora su impianti elettrici da improvvisi ritorni di tensione). Per questo le Ferrovie hanno gia' avuto diversi richiami".
Per il presidente della Commissione lavoro della Camera, Innocenti, "stavolta devono rispondere i massimi dirigenti delle FS".
Intanto e' stato proclamato uno sciopero di tutto il personale della Toscana dalle 10 alle 11 di oggi.
Nel settore pubblico, la corsa a perdifiato verso la salvazione del mercato produce un aumento di rischi con conseguenze gravissime. Sia per un aumento dei carichi di lavoro interni, per una pressione a "lavorare in meno e per piu' tempo e in qualunque condizione", sia appaltando sottocosto a ditte senza nessuna garanzia, che ignorano i piu' elementari diritti dei lavoratori, mentre l'appaltatore, in questo caso le FS, ignora o finge di ignorare, la condizione in cui presta l'appalto la ditta incaricata. Il capitalismo massacra i lavoratori. Ogni deroga alla legislazione vigente, spesso conquistata con le lotte di massa dei decenni passati, fa aumentare il rischio per la nostra vita e il profitto per i padroni.

CONTRATTO METALMECCANICO

Alcune prime indicazione di parte confederale indicano intorno al 70% la partecipazione al referendum sulla piattaforma proposta per la contrattazione. Ufficiosamente si sa che la piattaforma sarebbe stata approvata, mentre certo e' il No di fabbriche storiche come l'Alfa di Arese e l'Ansaldo di Legnano.

PRODUTTIVITA' E SALARI

Antonio Fazio, governatore della Banca d'Italia, ha sostenuto che "le retribuzioni e il costo del lavoro non possono essere a lungo disallineati rispetto alla produttivita' aziendale", per cui in aree a bassa produttivita', individuate in genere per il Sud, i salari devono essere ridotti.

Ma secondo l'Economist Intelligence Unit, una societa' inglese di ricerca, la Fiat e' la casa automobilistica con la maggiore produttivita', mentre i lavoratori non guadagnano di piu' che nelle altre aziende. E questo vale, ancor piu', per i superproduttivi e supersfruttati lavoratori di Melfi, dove ogni dipendente produce - record europeo - 70 vetture l'anno.
A Melfi il costo del lavoro e' tra i piu' bassi d'Europa e cosi' le retribuzioni.
Il capitalismo, si sa, non tiene mai fede ai suoi principi, neanche qualora fossero comunque in qualche modo "logici", rispetto alla struttura del profitto.
Fazio, che vorrebbe dire cose "saggie", non tiene conto della realta', e' un "capitalista utopista", nè piu' nè meno di quelli che sognano un capitalismo regolato, anzi "autoregolato", senza stato.
E mentre questi sognano e "inciuciano" le masse popolari, i padroni piu' materialisti applicano la rigida legge del profitto: sfruttano i minori e il lavoro sottopagato dovunque sia possibile, aumentano la produttivita' e pagano di meno (e le due cose, salta agli occhi, non sono certo disgiunte, caro Fazio!), riducono i costi della sicurezza, ammazzando cosi' migliaida di proletari.

ILVA

(un contributo)

Continua il vergognoso teatro dell'assurdo , fra un industriale che vuole i soldi pubblici, gli ammortizzatori sociali -a carico degli enti locali - mano libera nella gestione delle aree, della manodopera e della produzione, e le istituzioni e i sindacati che continuano in un balletto di comunicati a portare avanti una trattativa che non c'e' con un industriale che non ha presentato un piano industriale , che non ha preso alcun impegno -scritto - sull'occupazione , a cui pensano di affidare qualche decina di miliardi per ripulire le aree che lui stesso ha inquinato, il tutto senza alcuna consultazione con la popolazione del quartiere che comunque e' la vittima designata - in salute - che nessuno , neanche a parola si propone di tutelare.
Su questa questione Legambiente sta organizzando una manifestazione cittadina

Andrea Agostini

 
--- dal Secolo XIX ---

Lo sforzo da parte degli enti locali e' enorme: 500 posti, tra corsi di formazione professionale e lavori socialmente utili, sono a disposizione, per 3 anni, dei 1.100 dipendenti delle Acciaierie di Cornigliano destinati alla cassa integrazione guadagni prevista dal piano di dismissione dell'area a caldo. Cinquecento posti che garantiranno a chi partecipera' ai programmi di Regione, Provincia e Comune, di mantenere il reddito pieno, grazie alla somma tra quanto percepito dalla Cig - che garantisce 20 ore settimanali di salario su 36 - e la quota percepita per i corsi e i lavori socialmente utili. E' il dato emerso ieri nell'incontro, avvenuto in Regione, tra i rappresentanti del gruppo Riva, guidati dal capo del personale ingegner De Biase, gli enti locali -l'assessore al Lavoro della Regione Margini, il presidente della Provincia Vincenzi e il vicesindaco di Genova Montaldo- il presidente dell'Autorita' Portuale Gallanti, i rappresentanti dei ministeri dell'Industria e del Lavoro e una folta rappresentante sindacale.
Una cifra concreta, a 2 settimane dalla fine di ottobre, termine fissato, nel luglio scorso, per la firma dell'accordo di programma sulla dismissione dell'area a caldo.
Nessuna cifra, invece, e' arrivata dal gruppo Riva: "Non si riesce a capire - spiega Montaldo - come intende muoversi l'azienda sulla questione occupazionale: quanti, con che tempi, con che strumenti e con quali ammortizzatori sociali il gruppo intende gestire la fase di dismissione dell'area a caldo. Loro sono fermi ai 1.100 in cassa integrazione, senza entrare nello specifico".
Quanti lavoratori sono necessari per la bonifica dell'area e quanto durera' questa fase? Quanti per la reindustrializzazione? Domande senza risposte. "Non vorrei che Riva - spiega Sergio Migliorini della Fim - pensasse di giocare sul numero degli occupati per ottenere mano libera sulla tipologia del nuovo insediamento".
Il presidente della Provincia Vincenzi ci tiene a sottolineare che "Non deve essere reintrodotta nell'area nessuna attivita' fusoria mascherata". Un altro punto sul quale il gruppo Riva dovra' fornire risposte esaurienti .

 

AUTOLINEE SITA, LAZZI, STAM IN LOTTA

(contributo del CPA Firenze Sud)

Continua la mobilitazione dei lavoratori di SITA, LAZZI, STAM, CAP ecc. Conseguente alla gara di appalto, promossa dalla regione Toscana, che assegna la concessione del trasporto locale ad aziende che si sono aggiudicate la gara grazie ad offerte al ribasso (fino al 30%), a dir poco vantaggiose per la regione Toscana, ma che mettono di fatto in discussione la qualita' e la sicurezza del servizio per gli utenti comportando il peggioramento delle condizioni di lavoro tramite l'aumento dei carichi, la riduzione dei livelli salariali, cambiamenti contrattuali ecc. Senza escludere l'eventualita' piu' volte gia' emersa dei licenziamenti per numerosi lavoratori.
I lavoratori delle autolinee appena appresa la notizia sull'esito della gara di appalto si sono immediatamente mobilitati in modo compatto e determinato. Non e' stato necessario attendere preavvisi per proclamare scioperi o aspettare che le organizzazioni sindacali decidessero il da farsi (visto tra l'altro il loro colpevole ritardo nel non aver iniziato le mobilitazioni prima della gara di appalto). Le assemblee hanno proclamato subito 2 giorni di sciopero con relativa manifestazione davanti alla sede della regione Toscana, fino alla manifestazione di venerdì scorso che ha coinvolto la citta'. Queste risposte dei lavoratori dimostrano che di fronte al rischio concreto di perdita del posto di lavoro la lotta si riesce ad imporre di fronte ai divieti, alle leggi ed a quant'altro può servire a bloccare la mobilitazione. Ovviamente da parte della regione Toscana, di parte della stampa cittadina si sta cercando di indebolire la lotta contrapponendo ai lavoratori i diritti dell'utenza. I proclami televisivi dell'inviperito Chiti simile ad un generale sudamericano con un colpo di stato andavano in questa direzione. Fortunatamente, pare che in questo tentativo, non vada in porto grazie al fatto che in fin dei conti molta utenza delle autolinee e' composta di pendolari, essi stessi lavoratori, che comprendono molto bene cosa significa la perdita del posto di lavoro e per altro si rendono conto che questa svendita del trasporto comportera' un sicuro peggioramento del servizio. Se fallisce questa contrapposizione chi sostiene la privatizzazione-svendita del trasporto locale ricorre alla minaccia di provvedimenti repressivi nei confronti dei lavoratori. Dalla precettazione, sostenuta da Chiti scattata immediatamente dopo i primi due giorni di sciopero alle possibili denuncie (40 ?) dopo il corteo di venerdi scorso ai 98 minacciati licenziamenti. Addirittura Chiti minaccia che i lavoratori che non accetteranno la ristrutturazione in corso saranno lasciati a casa e sostituiti dai tanti giovani in cerca di lavoro. Quanto sta avvenendo in questi giorni a Firenze non e' un fatto isolato. Infatti la privatizzazione del trasporto e' una questione che investe tutte le regioni, dovuta a una normativa europea che impone la liberalizzazione dei trasporti. Contro ristrutturazioni di questo tipo, da tempo anche a Roma, i lavoratori dell'ATAC, dopo aver bocciato in assemblea l'accordo firmato da CGIL CISL e UIL ed azienda si stanno mobilitando con continui scioperi ed altre iniziative.

Riteniamo significativa la solidarieta' che i lavoratori dell'ATAF stanno esprimendo attraverso l'adesione agli scioperi indetti in questi giorni, visto che tra l'altro anche il servizio urbano tra non molto, sara' investito dai processi di privatizzazione. Privatizzazione che con il peggioramento dei servizi, riduzioni occupazionali colpisce tutti i settori pubblici dalle ferrovie alle poste, dalla sanita' alla scuola. Quanto sta avvenendo alle aziende del trasporto fa capire quanto sia fondamentale la questione occupazione a Firenze e non solo. Ricordiamo la vertenza della CERDEC con 100 licenziamenti previsti o la mancata assunzione definitiva di lavoratori a contratto formazione alla Sammontana. Per rispondere alla precarieta' e flessibilita' sempre piu' crescente e diffusa nel mondo del lavoro e' necessario che non un posto di lavoro vada perduto. Per questo e' importante che vi sia la piu' ampia solidarieta' e partecipazione di tutti i settori produttivi e sociali attraverso iniziative che rendono la vertenza delle autolinee una vertenza di tutta la citta', di disoccupati, precari, lavoratori fissi.

 

"30 ottobre 1998"

 

STRAORDINARI

L'intenzione della Confindustria di approfittare fino in fondo della "solidarieta'" interborghese con il governo "amico" ha prodotto una mediazione sul conteggio e pagamento degli straordinari. Ricordiamo che l'Italia, recependo la normativa europea, avrebbe dovuto per legge determinare il limite massimo dell'orario di lavoro a 40 ore settimanali. Cosa che ha fatto, nonostante i mugugni di CONFINDUSTRIA. Dal che ne scaturiva naturalmente che dalla 41ma ora si trattava di straordinari. Qui il padronato si e' impuntato: lo straordinario doveva continuare ad essere considerato dalla 49ma.
La modifica apportata al decreto Treu porta a questo regalo per i padroni: lo straordinario scatta si dalla 41ma, ma l'obbligo di avvertire l'ispettorato scatta dalla 45ma. Ora, per chi conosce come si comportano le aziende, soprattutto le piccole, sa bene che questo significa che quelle 4 ore "terra di nessuno" potranno scomparire dalla lista degli straordinari. Saranno un ulteriore regalo alla flessibilita'.
Entrare in Europa ha senso per governo e padroni solo per le cose che riguardano l'accrescimento dei profitti, evidentemente: non certo il recepire quelle poche normative che in questo contesto di crisi capitalistica suonano stranamente "garantiste".
A proposito di garanzie: lo stesso decreto, che ancora deve passare al vaglio della Camera, fissa un tetto massimo di straordinari in 250 ore annue o 80 trimestrali, a meno che il contratto non preveda tetti piu' bassi.
A parte il fatto che essendoci in un anno 4 trimestri, 80x4 fa 320 ore (per cui anche qui mano libera all'interpretazione piu' favorevole per i padroni), bisogna segnalare che la legge sembra porsi a tutela dei lavoratori non garantiti da contratti buoni. Ma, visto che contratti come il metalmeccanico (che e' uno dei piu' seguiti) prevedono, a seconda del numero di dipendenti, un tetto massimo che varia tra le 150 o 200 ore annue, come mai la "garanzia" attuata dal decreto alza questo limite?
In sostanza, anche in questo caso si attaccano le conquiste dei lavoratori: infatti le fasce cosiddette garantite sono tali in virtu' di lotte e di rapporti di forza che hanno permesso strappare certi miglioramenti. La borghesia addita questi come privilegi, e una certa "sinistra" politica e sindacale gli fa il codazzo. In realta' queste conquiste dovrebbero essere il punto di riferimento per i lavoratori meno garantiti. Se si introducono miglioramenti per altre categorie, il punto di riferimento deve essere il contratto migliore. In questo modo si estenderebbero le conquiste.
Il condizionale e' d'obbligo, perche' tutto cio' dimostra che questo governo Prodi o D'Alema che sia non sta certo dalla parte dei lavoratori.
Dobbiamo invece "additare" le conquiste dei lavoratori come obiettivo per altre categorie piu' deboli, affinche' lottino per raggiungerle.

ILVA DI TARANTO: MORTE DA SUPERLAVORO

Aveva lavorato ben 32 ore negli ultimi 2 giorni, Osvaldo Tafuto, operaio rimasto schiacciato da un carroponte all'Ilva di Taranto. E' la quinta vittima all'Ilva nel '98. Immediatamente e' stato proclamato uno sciopero di 24 ore, con picchetti ai cancelli, blocco dell'autostrada Taranto-Bari. Sindacati confederali e di base cercano di rispondere anche al clima intimidatorio instaurato da Emilio Riva, fatto di minacce, licenziamenti e reparto confino.