NOTIZIARIO SU LAVORO E LOTTA DI CLASSE

Novembre 1997

 Torna all'Archivio

"1 novembre 1997"

STATO SOCIALE E OPERAI

Sul tavolo dei delegati di fabbrica e dei segretari di zona continuano ad arrivare ordini del giorno di RSU e lavoratori che esprimono forti preoccupazioni per l'andamento del confronto tra governo e sindacati sullo stato sociale. I lavoratori chiedono perche' i sindacati non abbiano mantenuto l'impegno di consultare, prima di decidere, i lavoratori. Non si accetta nessuna presunta emergenza o precipitazione degli eventi, tesi accreditata invece da CGIL-CISL-UIL.
Ordini del giorno contrari ad ogni cedimento sono stati votati in Piemonte dalla Marelli, Lear, Borgonova, Comau, Alenia, Iveco, Delphi, Sandretto, che "diffidano chiunque dal mettere mano a quell'impegno di tutela e giustizia preso di fronte al paese".

35 ORE PAGATE 40

Alla Lonfil di Prato - industria tessile di cardatura - si e' raggiunto un accordo che riduce l'orario e permette anche un recupero salariale. La Lonfil e' divisa tra varie aziende, per un totale di 180 dipendenti, e produce ciniglia, lavorazione che sta avendo un gran boom. L'accordo prevede 3 giorni di lavoro, 1 di riposo 3 giorni di lavoro e 2 di riposo per squadra. La scansione settimanale classica non esiste piu', ma non esisteva neanche prima, e i turni sono di 7 ore e mezza: cio' porta a 35,5 ore calcolate su 7 giorni. Introdotta una compensazione salariale che compensa i sabati e le domeniche lavorative.

 

"2 novembre 1997"

PERMAFLEX

L'assemblea dei dipendenti della Permaflex di Frosinone ha approvato l'accordo raggiunto tra direzione aziendale e sindacati che prevede il ritiro della procedura di mobilita' e il ricorso per un altro anno alla cassa integrazione: i criteri di rotazione per la C.I. e le modalita' di pagamento degli arretrati saranno definite in un'altra riunione. I proprietari intendono vendere al gruppo CONAD, che avrebbe intenzione di impiantare un cento commerciale La Conad assumerebbe 100 lavoratori su 240.

 

"5 novembre 1997"

PENSIONI

L'ottimismo sul raggiungimento di una intesa sulle pensioni degli insegnanti non è condiviso dagli stessi. I Cobas della scuola - l'autorganizzazione sindacale più forte - ha indetto per il 28 novembre lo sciopero nazionale del personale insegnante e Ata delle scuole di ogni ordine e grado, e altrettanto ha fatto l'Unicobas.
Lo sciopero è stato proclamato contro i tagli alle pensioni, il blocco dei pensionamenti dei 32mila lavoratori, già bloccati lo scorso anno e contro i finanziamenti alle scuole private (1500 mld). Inoltre i Cobas aggiungono come obiettivo della lotta i tagli alle classi, alle spese previste e contro il decreto liberticida di Bassanini, sulla rappresentanza sindacale. Ma il 28 novembre sarà giornata di lotta per tutto il pubblico impiego, indetta dal sindacalismo di base. Obiettivi generali: fermare le privatizzazioni, migliorare la qualità del servizio, che però resti - o meglio, diventi! finalmente - pubblico.

FERROVIE

Le Fs hanno quantificato i primi esuberi di personale, quasi 13 mila (da qui al 2000), che deriverebbero da una diversa organizzazione del lavoro. Da questo dato mancano i lavoratori in "eccedenza" per l'impiego di nuove tecnologie.

FINSIEL E OLIVETTI SCIOPERANO

Domani alle 10, dalla sede del Ministero del Tesoro partirà la manifestazione dei lavoratori della Finsiel, che raggiungeranno la sede del Ministero dell'Industria in Via Molise, dove troveranno i lavoratori dell'Olivetti, anche loro in sciopero contro la nuova ondata i licenziamenti. Parteciperanno anche delegazioni di altre aziende del settore.

FONDIARIA

L'amministratore delegato della Fondiaria, gruppo assicurativo fiorentino controllato dalla Compart ha predisposto un piano di ristrutturazione che prevede 920 licenziamenti su un organico di 3500 dipendenti.

HYUNDAI

La Hyundai Motor, prima casa automobilistica sudcoreana ha annunciato il licenziamento di 5000 lavoratori entro il 2000.

 

"11 novembre 1997"

FERROVIE

Si tratta sul numero degli "esuberi". Dopo la sparata di Cimoli sui 30.000 ferrovieri da mettere fuori dell'azienda, adesso, dopo sette incontri con i sindacati, si e' scesi a 12.700. La cifra non e' ancora "gradita" ai sindacati che - per la prima volta uniti con le altre sigle - hanno respinto al mittente il piano.
Oltre agli esuberi c'e' in ballo la questione dei pensionamenti, bloccati dalla finanziaria..

USA: KODAK LICENZIA

Il colosso della fotografia, Eastman Kodak ha annunciato un piano di ristrutturazioni che prevede il licenziamento di 10.000 dipendenti, il 10% della forzalavoro. Il piano, che servirebbe, nelle intenzioni dell'azienda, a far riprendere fiato agli utili, costera' pero', nel solo '98, un miliardo di dollari. L'aria che tira negli USA non e' pero' favorevole alle ristrutturazioni anti operaie: le lotte di questi ultimi mesi dimostrano che i lavoratori sanno reagire alla logica del profitto, e che gli USA non sono piu', fortunatamente, un esempio per il capitale internazionale in tema di "pace sociale".

FALK

Due anni fa alle acciaierie Falk di Sesto S. Giovanni venne firmata una intesa per la riconversione produttiva. Attualmente pero' i progetti sono tutti fermi. L'unico strumento funzionante e' l'Osservatorio, che deve ricollocare nel mondo del lavoro il personale. Si tratta di uno strumento privato, che ha "riavviato" 37 persone. Di 630 posti previsti per la bonifica dell'area, da riutilizzare in altre attivita' produttive, ne sono stati realizzati solo 23.

ILVA

Lo stabilimento di Torre Annunziata della societa' ILVA Pali Dalmine ricevera' un contributo finanziario dello stato per il sostegno all'occupazione. Si tratta di 8 miliardi per il mantenimento di 107 persone, e l'incremento di 57 unita'. Il mantenimento dell'occupazione e' prioritario all'erogazione del finanziamento.

 

"13 novembre 1997"

OREAL: ORARIO TRUCCATO

L'Oreal di Torino produce profumi, shampoo ed altre "dolci" essenze; ma meno dolce e' il lavoro in fabbrica, dove, come sempre, i padroni e i loro manager, inseriscono quelle varianti tese ad ingannare a prima vista le condizioni di lavoro, facendole sembrare migliori di quel che sono. Da quasi un anno e' stata introdotta una "riduzione d'orario". Con un particolare: se da un lato e' stata ridotta, e di molto, la durata della "presenza in fabbrica", dall'altro la quantita' di lavoro effettuata e' rimasta esattamente la stessa. Il "trucco" si chiama "pausa mensa", ieri inglobata nell'orario di lavoro e oggi tenuta rigidamente separata, all'inizio o alla fine del turno.
Per qualcuno, o forse per molti, questo "travisamento" ha portato vantaggi: dice infatti Franceschin, delegato sindacale, da 8 anni in fabbrica, che "... e' molto meglio, ho piu' liberta' di scelta... e la sera finalmente mangio coi bambini". Ma, dice Franceschin stesso, "c'e' anche chi ci ha accusato di avergli rubato la mensa".
Per alcuni, la mensa a fine turno significa piu' tempo libero, andarsene prima, in sostanza; per altri, le donne soprattutto, significa essere costrette ad andarsene, tornare ad obblighi "lavorativi domestici", rinunciando a mezz'ora di socialita'.
A questo porta l'organizzazione sociale capitalistica, in fabbrica e fuori!
Primo turno: 6 - 13,30 con due pause di 20 e 10 minuti (7,10 ore in fabbrica, 6,40 di lavoro effettivo) dal lunedi' al venerdi' per un totale di 35,50 ore in fabbrica. Gli straordinari non sembrano essere tantissimi.
Prima di questa trasformazione, l'orario in fabbrica era di 38,40 ore, ma con 5 minuti di pausa in piu'. Per gli altri turni la situazione e' identica, con il turno di notte che va dalle 20,25 alle 3,15. L'accordo era stato raggiunto per inserire il terzo turno: la spinta veniva dalle solite manovre multinazionali (l'Oreal ha una casa madre francese), che tendevano a minacciare chiusure e licenziamenti, delocalizzazioni della produzione, se non si aumentava la produzione: in sostanza, lo stabilimento di Settimo in concorrenza con qualche altro candidato o dell'est Europa o dell'Asia. E' stato introdotto cosi' un terzo turno, come si e' detto, ma solo per gli uomini e di una sola squadra. A febbraio scade il periodo di sperimentazione.
Secondo Franceschin, l'azienda chiedera' nuovamente il ciclo di 24 ore. Una prima bozza venne respinta dai lavoratori: non sono stati graditi i 5 minuti in meno di pausa, cosi' come il passaggio ai turni, per chi ancora non li faceva, non e' stata una cosa facile da accettare. Alla fine a fare le notti sono quasi sempre gli stessi: giovani, neoassunti e con poco potere contrattuale: quel 43% di salario che spetta a chi lavora di notte non e' evidentemente un incentivo a disarticolare la propria vita. Un ultima nota: la riduzione d'orario ha portato ad assunzioni? Dice Trinchero, altro delegato aziendale: "Nuove assunzioni ce ne sono state" ma aggiunge subito "sia chiaro, a renderle necessarie e' stata l'introduzione del terzo turno, non certo l'orario ridotto".
Come si vede, la questione dell'orario non si stacca da quello dell'intensita' del lavoro, ed e' invece slegata dalle nuove assunzioni.

CLARK HURT: ORARIO RIDOTTO

Nella sede dei metalmeccanici di Trento si respira aria di vittoria, dopo la firma di una ccordo che - unico nel suo genere - ha portato 20 ore pagate 36 alla Clark Hurt Componetunts di Arco e Castel Nuovo in Valsugana.

Dal primo novembre si producono assali lavorando solo il sabato e la domenica due turni di 10 ore con uno stipendio pari al 90% di quello di chi lavora su altre produzioni dal lunedi' al venerdi'. Sono 30 i lavoratori coinvolti, ma 15 devono essere ancora assunti.
Dopo due mesi di questo turno, chi vuole potra' tornare al vecchio turno.
La Clark Hurt ha piu' che raddoppiato la produzione negli ultimi 5 anni (da 20mila a 50mila pezzi): i suoi 670 operai sono suddivisi in 3 stabilimenti. Da quest'anno l'azienda e' passata nelle mani della multinazionale americana DANA (40mila dipendenti, un fatturato di 16mila miliardi, 6 stabilimenti in Italia).
Gia' altre modifiche all'orario in Clark avevano portato si all'introduzione di turni "particolari", prolungamenti fino alla mezzanotte, il sabato ecc., ma sempre con riduzione a parita' di salario. In sostanza, venuto meno il tabu' del lavoro nel week-end, si e' trattato, secondo il sindacato di far fronte ad un lavoro eccezionale con eccezionali condizioni di salario e di diritti.
Pero'... questo sistema di "eccezioni" comporta anche dei cedimenti alla logica attualmente imperante dei contratti atipici, dei contratti d'area ecc.
Per esempio i lavoratori neo assunti per coprire questo turno, per 24 mesi non prenderanno la paga completa e solo allo scadere di questo periodo godranno dei diritti completi.
Naturalmente alla Clark e' un paradiso se si confronta ad altri contratti, sempre in zona, come quello della Sony, dove i "lavoratori week-end lavorano 20 ore pagate 20, o di una azienda di depuratori a 16 pagate 16!

 

"14 novembre 1997"

PRODUZIONE INDUSTRIALE

La produzione industriale a settembre e' cresciuta del 6,7%, il maggiore aumento su base annua dal 1990.
Secondo l'Istat anche a settembre e' stata la produzione dei mezzi di trasporto a tirare, con una crescita del 22,7%. Fanno eccezione, in un trend positivo, l'industria del legno (mobili esclusi) e di apparecchiature elettriche e ottiche. Il settore dei beni di consumo e' il piu' vivace, con il 7,3% di incremento, mentre nei beni di investimento si registra ancora un calo dello 0,3%, anche se attenuato rispetto al -4,5% dei precedenti mesi del 97.
Questo andamento e' in linea con la tendenza attuale della produzione capitalistica, che registra un calo degli investimenti fissi (macchine e strutture produttive) a fronte di un aumento dei profitti e di un calo degli occupati nei settori manifatturieri piu' importanti.
Ossia, si produce con meno operai, facendo fruttare di piu' le macchine esistenti, e ricavandone un plusvalore maggiore.
Questa triplice congiuntura non e' odierna, ma va avanti da alcuni anni: dimostra, se serviva, che non e' vero che +investimenti = +profitti = +occupazione, come sostengono i sindacati e i riformisti in genere. A questo va aggiunto che, ad un calo degli occupati nei settori manifatturieri "garantiti", fa eco un aumento dei produttori "decentrati", dei contratti atipici, dei lavoratori al nero, che producono in condizioni piu' pesanti una mole di plusvalore molto alta. E naturalmente senza grossi investimenti.
D'altronde, gia' Marx faceva notare che l'aumento degli investimenti fissi e' in contrasto con l'aumento di plusvalore, essendo questo estratto dai lavoratori. Il livello di impiego dei macchinari forse non e' al massimo, ma certo e' che oltre certi limiti non si puo' andare. Non e' un caso che oggi le politiche governative e padronali mirano a ridurre ancora il costo della manodopera, a renderla piu' flessibile, per contrastare la caduta tendenziale del saggio di profitto, non piu' ottenibile con l'impiego di macchinari altamente produttivi.

CASA

Anche le abitazioni sono un bene di consumo, un po' particolare perche' indispensabile nonche' molto lucroso. Di appartamenti perfettamente abitabili ce ne sono piu' del necessario, eppure tantissime famiglie vivono accampate, nei residence o occupano case, prive di ogni servizio (luce, gas, acqua, fognature). Eppure secondo l'ASPI, associazione dei piccoli proprietari, da una indagine tra i suoi iscritti (cioe' coloro che hanno case da affittare) e' risultato che un proprietario su tre si e' trovato nella condizione di tenere sfitto un appartamento. Nel 41% dei casi e' stata la necessita' di tenerlo disponibile per un familiare; nel 36%, la "difficolta' a rientrarne in possesso"; nel restante 23% dei casi la scarsa convenienza alla locazione.
Gli ultimi due motivi sono quelli che fermano di piu' la disponibilita' di questo bene: se si affitta ad una famiglia che ha necessita' di vivere e di abitare - come tutti! - si puo' davvero basare tutto sulla disponibilita' di questa a mollare quando pare al proprietario la casa? Cosa e' la casa un diritto essenziale o un bene superfluo?
Nel caso della scarsa lucrosita', bhe, qui evidentemente e' una questione di punti di vista: pero' e' evidente che si acquista un appartamento a 100 per rivenderlo o affittarlo pensando di ricavare, tolte tasse e tutto, 1000 allora si sta speculando e basta.
Per questo la casa deve essere un bene disponibile a tutti, a prezzi equi per tutti, e non un mero bene di consumo.

COMAU: DOVE SI FABBRICANO FABBRICHE

Il lavoro sta sparendo dal COMAU, ma si ricostruisce al di fuori, con un trattamento contrattuale diverso. Una ricerca della FIOM ha analizzato oggi come e' il lavoro in COMAU, dopo l'arrivo della Fiat. Dieci anni fa c'erano 5000 addetti, di cui il 70% operai. Oggi ce ne sono 3000, di cui il 70% sono impiegati.
La Fiat sta sperimentando in COMAU un modello quello dell'impresa a rete. Sta cioe' trasferendo all'esterno costi e responsabilita' del proprio prodotto. Cosi' sono emerse all'interno dello stabilimento altre piccole imprese che lavorano sullo stesso prodotto, ma con contratti e normative, con salari e diritti diversi dalla Comau stessa e tra di loro. Si decentrano anche le persone: il fatto che oggi ci siano il 70% di impiegati si spiega con il fatto che gli operai lavorano nelle circa 483 imprese fornitrici di COMAU.
Quindi il grosso del lavoro operaio e' stato trasferito, ma non per questo non esiste piu'.
COMAU oggi ricompone al suo interno i prodotti che vengono realizzati all'esterno, come un puzzle.
Pero', un elettricista in COMAU ha un certo orario e una certa paga: un elettricista di una ditta esterna fa lo stesso lavoro ma ha salario e orario diversi. Dividi et impera, e' la logica del capitale rispetto alla forza lavoro.
Il sindacato propone, per rappresentare queste diverse situazioni lavorative, il cosiddetto contratto di prodotto: tutti i lavoratori che partecipano alla realizzazione di un dato prodotto devono avere un pacchetto di diritti minimi, uguali per tutti.
Quale sara', vista l'attuale tendenza al ribasso, questo "minimo"?

 

"18 novembre 1997"

Cisternino, Puglia. Storia ordinaria di lavoro non pagato

E' stata arrestata ieri in base a un ordinanza di custodia cautelare del tribunale di Brindisi Vincenza Salino titolare della fabbrica di confezioni Savi sport. La prima delle denunce venuta da una lavoratrice che si e' licenziata nell'estate del '96. Una ventina di donne tra i 20e i 40 anni lavoravano ogni giorno dalle sei del mattino alle otto di sera per 5OO mila lire, e in piu', sotto minaccia di licenziamento, facevano lavoro straordinario non pagato. L'imprenditrice e ora agli arresti domiciliari, ma la fabbrichetta non chiudera': e' facile, dicono i carabinieri di Cisternino, che il suo legale otterra' per lei l'autorizzazione a poter andare da casa al lavoro per tenere in piedi l'azienda le cui attuali dipendenti sono preoccupate di perdere comunque un'occasione di lavoro. A Cisternino, come in tutta l'area di Brindisi, pullula questo genere di laboratori.

Leo Caroli, della Filtea-CgiI locale, cita un'indagine regionale su dati Inps, da cui risulta che il 75% delle aziende pugliesi di tutti i settori non pagano contributi. Il lavoro nero e grigio sono la norma. A Cisternino, in particolare, dicono altre testimonianze, quasi meta' della popolazione vive in campagna dove si lavora a 5 mila lire l'ora, le famiglie sono larghe, con dentro le pensioni dei nonni, le case costruite con l'abusivismo, e dunque si mette tutto insieme con i pezzi di lavoro sottopagato delle donne e dei piu' giovani e si tira a campare. Nel sindacato la discussione resta accesa sulla formula dei "contratti di riallineamento", ossia la proposta alle aziende di diventare 'legali' pagando il 65% del salario dei contratti nazionali, per poi risalire. Angelo Leo, del direttivo Cgil pugliese, sostiene che in realta' sono magari le aziende che erano regolari a chiedere gli sconti, per la concorrenza di quelle con lavoro nero, piuttosto che queste ultime che accettano di mettersi in regola. Leoo Caroli, invece, sostiene che in una realta' siffatta bisogna misurarsi con "l'ambiguita'" per fare breccia nel generale sfruttamento e negazione di diritti.
Pero', fuori dal sindacato, le critiche a questi accordi non mancano. Si dice che la realta' non corrisponde alle premesse, che anche la Savi sport aveva acceduto al "riallineamento", e pero' alcune lavoratrici lamentano le difficolta' al "rispetto" aziendale dell'accordo. Si denuncia il rischio che alla fine si legalizzi semplicemente il sottosalario: alla Savi il sindacato aveva tentato anche un accordo per rateizzare il 50% del salario arretrato non percepito, poi l'accordo sarebbe saltato, sostituito da un altro che si attestava sulle 2-300 mila lire al mese di "risarcimento". Percio' alcune donne hanno preferito non seguire il sindacato e fare denuncia.

LAVORO

Sessanta lavoratori della Caldan spa di Zagarolo, impegnati nella realizzazione della galleria Colle Massimo, cantiere dell'alta velocita' per la tratta Roma-Napoli, sono stati licenziati. Le organizzazioni di categoria CGIL, Cisl e Uil, in accordo con i lavoratori1 hanno occupato il cantiere a oltranza e da mercoledi' inizieranno lo sciopero della fame fino a quando la Consortile Pegaso, affidataria dei lavori, non interverra' per dare garanzie occupazionali.

GENERAL MOTORS

La General Motors sta preparando il licenziamento di 42 mila dipendenti. La riduzione del personale sara' attuata nel prossimi cinque anni. La notizia e' stata pubblicata con grande rilevo (e non smentita) dal quotidiano "Usa today" che ha raccolto alcune indiscrezioni tra funzionari dell'Uaw, il sindacato United auto workers impegnato in trattative per la ristrutturazione della piu' grande delle "big three" di Detroit. Secondo il Quotidiano statunitense, la Gm avrebbe comunicato ai sindacato che entro ii 2.003 i dipendenti occupati scenderanno a 180.000, quasi il 2O per cento in meno degli attuali 222mila (e il 45% in meno rispetto ai livelli occupazionali del 1990). La notizia, pubblicata da "Usa today" (che non e' stata ne' smentita ne' commentata dalla direzione della General Motors) giunge dopo che la scorsa settimana la Gm aveva annunciato l'accantonamento in bilancio di oneri straordinari per 3 miliardi a seguito della chiusura di alcuni impianti. Non e' stato specificato se la nuova riduzione di personale sara' la conseguenza della chiusura di altri impianti. Quello che e' certo e' che la tendenza alla riduzione dell'occupazione (107 mila dipendenti in meno dal 1990) sembra non arrestarsi. Una prova indiretta delle intenzioni della Gm si e' avuta a seguito di un incontro che si e' svolto all'inizio di novembre tra il direttore della divisione autovetture della Gm, Mark Hogan e gli analisi della Lehaman Brothers. In quella occasione Hogan aveva osservato come negli stabilimenti della Gm la produttivita' media e' inferiore del 43 percento a quella della concorrente Nissan.

 

"26 novembre 1997"

RISTRUTTURAZIONI E ORARIO

La pratica e la teoria si alternano sulla scena della produzione capitalistica. Da una parte i padroni si oppongono ad una riduzione generalizzata dell'orario di lavoro a parita' di salario, sostenendo che danneggia il profitto (che per i sindacati dovrebbe coincidere con piu' occupazione, ma i dati dicono che non e' vero), dall'altra nelle fabbriche adottano orari ridotti in cambio di turni piu' estesi, mantenendo gli stessi livelli salariali, se non con qualche aumento. Anche i sindacati hanno le loro contraddizioni, e i lavoratori non sono da meno. In Italia non esiste un movimento di massa operaio e proletario che faccia della riduzione dell'orario, di adeguati livelli salariali e occupazionali la sua bandiera di lotta. Questo grazie alla "concertazione" e alla cogestione.
Pero' i lavoratori sanno sulla propria pelle valutare le possibilita' e necessita' di modificare adeguatamente gli orari. A prima vista questo e' un fatto positivo. Ma dietro, come altre volte abbiamo cercato di evidenziare, di nascondono reali aumenti di ritmi e di produttivita', che non vengono certo a beneficio del lavoratore. In sostanza, si lavora di meno, ma piu' intensamente. Vediamo alcuni casi.
Alla INNSE ci sono volute 180 ore di sciopero in due anni per ottenere modifiche nei turni e negli orari: la controparte e' costituita dal padrone RIVA, che dalla siderurgia e' passato anche in meccanica, con l'obiettivo di ridurre i costi a vantaggio dei suoi profitti e aumentando i ritmi degli operai. Riva chiede 21 turni (3 turni per 7 giorni), come si fa in siderurgia dove il ciclo e' continuo. La risposta e' no! O meglio, si puo' fare a condizione di ridurre l'orario. Riva e' un padrone vecchia maniera: lui comanda, e comanda il lavoro anche il sabato e la domenica. La risposta sono scioperi proprio in quei giorni. Questa battaglia, che dura appunto ben 180 ore di sciopero, e' costellata di punizioni, di celle di punizione per i sindacalisti troppo combattivi, di sentenze per comportamento antisindacali e procedimenti pensali contro Riva. Alla fine la storia si conclude con 250mila lire di aumento, 33,5 ore pagate 40. Alla TORBOLE di Brescia, fonderia con circa 300 dipendenti, commesse FIAT, la direzione chiede un aumento della produzione, e un maggior utilizzo degli impianti. Senza nessun conflitto si arriva ad un accordo, con passaggio da 3 turni giornalieri di 7 ore a 4 turni di 6 ore (impianti utilizzati 24 ore contro le 21 di prima) dal lunedi' al venerdi' e due turni al sabato di 7 ore. L'orario medio settimanale e' di 33,5 ore retribuite 40. Ora, e' chiaro che orario medio significa che in determinate settimane si lavora di piu'. Comunque, ogni lavoratore dopo 3 giorni di lavoro gode di 2 giorni di riposo (naturalmente se questa generalizzazione non fosse vera, speriamo che siano i diretti interessati a far sapere nella pratica come si articola il lavoro).
All'ATB, metalmeccanica con 380 dipendenti, produzione per centrali termoelettriche, la direzione chiede il sabato lavorativo, e il sindacato da il suo consenso, purche' si riduca il lavoro notturno da 5 a 4 notti, ma retribuite 5. Si inseriscono due turni di 6 ore al sabato. La media oraria e' di 36 ore pagate 40.
Questi pochi esempi indicano che la riduzione d'orario e' sempre relativa: nasconde aumento dei ritmi, scompaginamento del rapporto giorno/notte veglia /sonno e i rapporti famigliari, in settori produttivi in cui non e' affatto necessario lavorare la notte o 7 di' a settimana, se non perche' il padrone possa ricavare piu' profitti, che poi non si traducono in maggiore occupazione. Che bisogno ce n'e', infatti, se i lavoratori gia' occupati lavorano di piu'.
I giovani sono spesso spinti a lavorare piu' intensamente, ma non nei giorni solitamente di riposo: ben presto si logoreranno e scenderanno a patto con l'azienda, magari per qualche ora di straordinario in piu'. Questo scenario esclude comunque la maggioranza degli operai, soprattutto quelli delle grandi fabbriche.
In controtendenza, alla GIRMI i 169 dipendenti da 4 anni in contratto di solidarieta', torneranno a lavorare ad orario pieno.

OMICIDI SUL LAVORO

Due operai di 29 anni sono morti sul lavoro. Alla Pirelli di Settimo Torinese Luca Maneo e' rimasto decapitato da una vulcanizzatrice di pneumatici che doveva attivare. I suoi compagni di lavoro hanno per protesta fermato la produzione sino alle 6 di oggi, denunciando la latitanza dell'azienda nell'affrontare il problema della sicurezza e dei ritmi, cosa che fa pendant con i turni di cui prima. A Novara Luca Tirono e' morto dopo essere caduta dal tetto di un supermercato in ristrutturazione.

 

"27 novembre 1997"

FIAT MIRAFIORI: NO ALLA TERZIARIZZAZIONE

I carrellisti della carrozzeria della Fiat Mirafiori hanno scioperato ieri contro l'intenzione dell'azienda di cedere, a partire dalla primavera prossima, la "gestione movimentazione dei materiali" e cioe' tutte le attivita' di immagazzinamento, trasporti interni, preparazione e confezionamento dei ricambi, ad una societa' esterna. La cessione riguarda 837 lavoratori alle carrozzerie, 367 alle meccaniche, 84 alle presse e 442 a Rivalta: totale, 1730 operai. Lo sciopero era stato proclamato dalle Rsu e dal Sin Cobas, mentre la Fiom lo proclamava, insieme a questi ultimi anche in un altro settore dello stabilimento.

Il Sin Cobas ha effettuato un corteo interno dalle plance della Punto attraversando le carrozzerie, ricevendo la solidarieta' dei lavoratori sulle linee.

Due ore di sciopero sono state proclamate per lunedi'. La movimentazione e' una attivita' delicatissima, che da sola e' in grado di bloccare tutta la produzione.
Il problema posto da questa "esternalizzazione" e' comune a casi analoghi: non e' solo la difesa di posti di lavoro esistenti, ma anche e soprattutto impedire che si utilizzino lavoratori con contratti diversi, piu' ricattabili perche' di ditte molto piccole che lavoreranno a fianco con il personale Fiat. Cosi' si realizza quella divisione orizzontale dei lavoratori per contratti diversi, opponendo operai a operai sul posto di lavoro.
D'altra parte, la Fiat ha gia' precisato che l'esternalizzazione e' parte di un processo piu' preciso di smembramento e vendita: la riorganizzazione della movimentazione punta alla sua trasformazione in una societa' a se stante, che poi sara' ceduta. L'obiettivo della lotta e' difendere i diritti di tutti i lavoratori, che i processi di terziarizzazione mettono in forse.

 

"29 novembre 1997"

OPERAIE DELLA BORLETTI IN LOTTA

Comunicato:

IL Modello Fiat: La Deportazione! La Risposta delle Operaie e' una Lotta Esemplare!

L'Avvocato Agnelli grande elettore dell'Ulivo nei giorni passati si e' fratturato il femore in casa Forse non ha usato le pattino ed e' scivolato sulla cera stesa sul pavimento o forse e' stato un segno premonitore di una prossima caduta su di una buccia di banana che le operaie e gli operai della Borletti gruppo Fiat di San Giorgio su Legnano vicino Milano gli stanno lanciando in questi ultimi mesi Le 144 operaie della fabbrica sono dal 24 settembre, cioe' da piu' di 2 mesi in agitazione. Bloccano le merci in uscita dalla fabbrica e applicano scioperi a scacchiera. Esse si battono contro i piani di chiusura della fabbrica e lo smembramento della produzione. Le operaie hanno gia' in mano le lettere di trasferimento: una parte di esse dovrebbe andare vicino Torino mentre per le rimanenti c'e' Colleferro vicino Roma! Prendere o lasciare. Il diktat e' rintuzzato dalle operaie che scavalcando i sindacati confederali iniziano un blocco durissimo delle merci. Ai picchetti di notte davanti alla fabbrica si susseguono gli scioperi a scacchiera. La direzione cerca la provocazione per creare la scusa per l'intervento della forza pubblica. I sindacati non indicono nessuno sciopero di solidarietà da parte delle altre fabbriche i partiti politici svaniscono nel nulla. Le operaie e gli operai della Borletti sperimentano sulla propria pelle che devono contare sulle proprie forze. Solo facendo in proprio organizzandosi indipendentemente da partiti e sindacati collaborazionisti si puo' evitare il peggio. La lunga lotta della Borletti, per avere un seguito positivo e vittorioso, deve avere la solidarieta' concreta di una rete di operai, lavoratori e strutture di base che si affianchi alla loro lotta, la sorregga con iniziative concrete, che vanno dalla controinformazione, alla denuncia, agli scioperi di solidarieta'.

Solidarieta' con le Operaie della Borletti!

Costruiamo una rete di iniziative attorno a questa lotta!

Solo l'organizzazione indipendente degli operai e la lotta puo' spezzare la catena dello sfruttamento padronale e dei loro governi, compresi quelli 'amici'.

Fot.In.prop. Roma Nov.'97

Un gruppo di Operai edili di Roma; Redaz.di Roma di Operai Contro-Aslo; Lav. autorg. Personale viaggiante Roma Termini; USI Lazio

Il 28 novembre le operaie e gli operai della Borletti hanno occupato la fabbrica.

 

CONTRATTO ARTIGIANI METALMECCANICI

Dopo 17 mesi i 420 mila metalmeccanici delle imprese artigiane hanno un contratto, con aumenti medi di 187mila lire, scaglionati fino al 2000. Restano in attesa i contratti delle imprese artigiane del tessile e dell'alimentare, per complessivi altri 500 mila lavoratori dipendenti. Ci sono miglioramenti nella copertura dell'infortunio e della malattia.