ALLA FIERA DELL'EST (1976)


musiche di Angelo Branduardi
testi di Angelo Branduardi con la partecipazione di Luisa
arrangiamenti e direzione di orchestra di Maurizio Fabrizio

Edizioni Musicali La Luna Musica


I Musicisti:
Tiziana Bettecini: Arpa
Angelo Branduardi: Chitarra, Violino, Chitarra Ottavino, Liuto
Gigi Cappellotto: Basso Elettrico
Bruno De Filippi: Buzuki, Cuica, Banjo, Sitar, Armonica bassa
Maurizio Fabrizio: Chitarra, Liuto
Mario Lamberti: Percussioni
Gianni Noanzi: Clarino, Pianoforte
Andy Surdi: Batteria

L'Album porta la dedica: "L'Album è dedicato a Luisa e Sarah"


Alla fiera dell'Est

Liberamente ispirata ad un canto pasquale Ebraico Midi File

Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E venne il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E venne il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E venne il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E venne il fuoco
che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E venne l'acqua
che spense il fuoco
che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E venne il toro
che bevve l'acqua
che spense il fuoco
che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E venne il macellaio
che uccise il toro
che bevve l'acqua
che spense il fuoco
che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E l'Angelo della Morte
sul macellaio
che uccise il toro
che bevve l'acqua
che spense il fuoco
che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E infine il Signore
sull'Angelo della Morte
sul macellaio
che uccise il toro
che bevve l'acqua
che spense il fuoco
che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.

La Favola degli Aironi

È là
che la terra si è chinata
a raccogliere ogni cosa
che il tempo ha abbandonato
lasciato dietro a sè...
E il vento senza fine
che logora le dune
di spiagge così grigie...
e i corvi dell'inverno
si sono ormai posati,
è là dove svanisce
l'orizzonte.
È là
che l'ultimo dei semi
non ha lasciato frutto
e la terra ha ormai scordato
che tanti anni fa
a un vento profumato
distesero gli aironi
le ali colorate...
e i corvi dell'inverno
si sono ormai posati,
è là dove svanisce
l'orizzonte.

Il vecchio e la farfalla

La grande quercia
che da sempre vegliava
come un custode al confine del prato
lo vide un giorno apparire da lontano:
un vecchio uomo dal passo un po'lento...
Vieni, vecchio uomo, il tuo riparo io sarò,
il tuo corpo stanco in un dolce abbraccio accoglierò,
Vieni, vecchio uomo, il tuo riparo io sarò,
al canto delle fronde il tuo capo cullerò...
Il vecchio uomo
alla quercia si affidò
e dolcemente poi si addormentò...
L'uomo dormiva
e tra sè sorrideva
col vecchio capo appoggiato alla mano:
Sognò di essere diventato farfalla,
di aver lasciato il suo vecchio corpo...
la farfalla gialla su di un altro fiore si posò,
di essere diventata un vecchio uomo addormentato poi sognò.

Canzone per Sarah

Bambino mio,
ti porta il mare,
ti culla l'onda,
ti veste il fuoco.
E calde le tue piume,
chicco di grano...
nuvola sottile,
piccole mani;
e là dove sarai
ti porto il mare,
se il mare è asciutto,
il mio dono è pioggia...
Ma dormi il tuo riposo,
e ti darò il vento,
se il vento è tempesta
lo caccerò lontano.
Ma dormi e non pensare,
avrai un amico cane,
e abbaierà alla luna
e i rospi nel fossato
e il tuo campo di dalie
e l'albero di pino
e l'ombra dei suoi rami...
Ma racconta a me i dolori
perchè già sai.

La serie dei numeri

E tu bel bimbo, bimbo mio dolce,
dimmi, cosa vuoi che io ti canti?
Cantami dei numeri la serie,
sino a che io oggi non la impari.
Unica è la morte,
niente altro, niente più...
due i buoi legati al carro,
e sono tre le parti del mondo,
quattro le pietre di Merlino,
che affilano le spade degli eroi.
Unica è la morte,
niente altro, niente più...
E sul cammino che il tempo fa
cinque finora sono le età,
e sono sei le erbe che
nel calderone il nano mescolerà...
Sette sono i soli, sette le lune,
otto sono i fuochi accesi a Maggio,
attorno alla fontana sono nove
le fanciulle che danzano alla luna...
Unica è la morte,
niente altro, niente più...
E dieci vascelli sono venuti
portandoci la guerra da lontano.
Undici guerrieri sono tornati
quand'erano in trecento a partire...
Unica è la morte,
niente altro, niente più...
E sul cammino che il tempo fa
cinque finora sono le età,
e sono dodici i mesi che
giorno per giorno, da sempre
segnando va.
E dodici ancora sono i segni
che tu puoi leggere nel cielo,
guerra tra di loro han dichiarato,
questa che ti canto sarà la fine.
Unica è la morte,
niente altro, niente più...
Allora la tromba suonerà,
avremo fuoco e tuono, pioggia e vento,
la serie dei numeri è finita,
per l'uno sai che non c'è serie:
Unica è la morte,
e due i buoi,
e tre la parti,
quattro le pietre,
cinque le età
e sei le erbe,
sette sono i soli,
sette le lune,
otto sono i fuochi
e nove le fanciulle,
ma dieci i vascelli,
undici i guerrieri,
dodici i segni,
dodici i mesi
e unica la morte,
da sempre madre del dolore.

Il dono del cervo


Dimmi, buon signore
che siedi così quieto
la fine del tuo viaggio
che cosa ci portò?
Le teste maculate
di feroci tigri,
per fartene tappeto le loro pelli?
Sulle colline
tra il quarto e il quinto mese,
io per cacciare,
da solo me ne andai.
E fu così che col cuore in gola
un agguato al daino io tendevo,
ed invece venne il cervo
che davanti a me si fermò.
"Piango il mio destino,
io presto morirò
ed in dono allora
a te io offrirò
queste ampie corna,
mio buon signore,
dalle mie orecchie tu potrai bere.
Un chiaro specchio
sarà per te il mio occhio,
con il mio pelo
pennelli ti farai.
E se la mia carne cibo ti sarà,
la mia pelle ti riscalderà
e sarà il mio fegato
che coraggio ti darà.
E così sarà, buon signore,
che il corpo del tuo vecchio servo
sette volte darà frutto,
sette volte fiorirà."
Dimmi, buon signore
che siedi così quieto
la fine del tuo viaggio
che cosa ci portò? ...che cosa ci portò?

Il funerale

Se viene la sera
compagno non avrai,
da solo farai la tua strada...
E allora la prima sarà la faina,
verrà per portarti paura.
Se non la fuggirai,
sorella ti sarà,
è lei che davvero conosce
l'ordine segreto che il fiume conduce,
per il tuo passo il sentiero sicuro.
Se viene la sera
compagno non avrai,
da solo farai la tua strada...
Sarà solo allora che da te verrà il lupo,
verrà per portarti paura.
Se non lo fuggirai
fratello ti sarà,
è lui che davvero conosce
il passo segreto che il monte ferisce,
per il tuo capo il riparo sicuro.
Seguendo la via
che va verso il lago,
tu troverai la sorgente,
ritroverai la collina dei giochi,
e là tu deponi il tuo cuore.

L'uomo e la nuvola

Lui l'amò
come la vide:
così bianca e inafferrabile.
"Lontana sei
ed io non ho
la scala per il cielo."
Lei serena lo guardò
ed al vento si distese...
e lui seguì sospirando
lei che, per gioco, navigava per il cielo.
Lunghi anni
lui l'amò:
sempre bianca e inafferrabile.
"Crudele sei
e il tuo candore
nasconde solo gelo."
Lei turbata lo guardò
e al suo pianto poi si arrese...
Ed una tenere pioggia
lei gli donò
consumandosi d'amore.

Sotto il tiglio

Sotto il tiglio là nella landa,
là dov'era il nostro letto,
voi che passate potete vedere
come rompemmo fiori ed erba.
Davanti al bosco cantava l'usignolo
e di fiori lei fece un giaciglio.
Riderà chi passi per di là,
guardate com'è rossa la sua bocca.
Sotto il tiglio là nella landa
noi rompemmo fiori ed erba,
voi che passate potete vedere
dove io posai la testa.
Se saprete che lei era con me
questo non sarà certo mai vergogna,
era lei la donna che volevo
per essere chiamato col mio nome.
Sotto il tiglio là nella landa
la radica si abbraccia al giglio,
voi che passate potete vedere
come son cresciuti insieme.
Lei con me rimase solo un anno,
ma con oro poi intrecciò le chiome
e se ne andò, io amavo uno sparviero,
in alto si levò e volò via.
Sempre va a caccia di nubi
il vento e non può mai fermarsi,
ma la bellezza è ancor più veloce,
troppo lento è per lei il vento.
Così è la nostra vita e il mondo
come vento e nube fugge via.

Canzone del rimpianto

Lascierà il confine
l'inverno, e se ne andrà,
canterà l'uccello
che ieri non cantò...
ma scosceso è il monte
ed io so che i fiori suoi
non mi cederà.
Frutti porterà
questo ampio melo,
frutti verdi e rossi
che non coglierò...
per un'altra terra
io camminerò, là l'autunno
mi ritroverà.



This page hosted by
Get your own Free Home Page