È passato oltre un anno da quando ricevetti quel
fax dall’Inghilterra.
Fu grazie all’interessamento di Robert Ashley Ruiz della
Space:1999 Cybrary e poi di Andrew Frampton del Fanderson se riuscii a
far arrivare i miei disegni dell’Aquila di Spazio:1999 a Brian Johnson,
il designer di quella mitica astronave nonché supervisore agli effetti
visivi della serie.
In quel fax Johnson, oltre a lasciarsi andare ad imbarazzanti
(per me) complimenti per quello che avevo fatto, auspicava che un giorno
avremmo potuto conoscerci di persona e fare una lunga chiacchierata davanti
a una birra. Non potevo credere a ciò che leggevo: Brian Johnson,
il mio eroe dell’infanzia, mi invitava in Inghilterra per conoscermi di
persona!
Da allora Brian ed io ci siamo tenuti in contatto periodicamente.
Nell’ottobre dello scorso anno mi spedì una lettera nella quale
raccontava d'essere in procinto d’iniziare un film intitolato “One The
Omniverse” agli studi Pinewood. Se fossi venuto in Inghilterra alla volta
di marzo, avremmo potuto incontrarci là e avrei visitato i set del
film in lavorazione.
Come spesso accade nel mondo del cinema, quel film non
andò mai oltre le prime fasi di pre-produzione. “One The Omniverse”
sarebbe dovuto essere una specie d'incrocio tra il “Signore degli Anelli”
e “Guerre Stellari”. Il cast proposto includeva i nomi di Brad Pitt, Christopher
Lambert, Lloyd Bridges, e Christopher Lee. Brian Johnson avrebbe dovuto
dirigerlo.
Dopo alterne vicende, concordammo d'incontrarci in ogni caso a fine giugno. Un solo mese mi separava dalla partenza. Giusto in tempo per dare una migliorata al mio pessimo inglese ed organizzare il viaggio in modo da sfruttare al meglio la mia permanenza sul reale suolo britannico.
• CHRIS E IL CREATURE SHOP DI JIM HENSON (martedì 23 giugno, ore 13)
Il mio soggiorno inglese iniziò come meglio non
avrebbe potuto. Il giorno dopo il mio arrivo a Londra telefonai a Christopher
Trice, un amico conosciuto tramite internet che è probabilmente
il maggior esperto mondiale in campo di modelli dell’Aquila. Chris è
un modellista professionista e in quel periodo era sotto contratto con
la Jim Henson Company. Chris mi propose di raggiungerlo al lavoro dove
m'avrebbe fatto visitare il mitico Jim Henson’s Creature Shop, che tra
l’altro si trova nel quartiere di Camden, a pochi passi da dove alloggiavo.
Ora, io non so quanti di voi conoscano quel nome, ma
vi basti sapere che Jim Henson è l’inventore dei Muppets e, in seguito,
il fondatore di una società specializzata nella creazione di personaggi
elettromeccanici (animatronics) per il cinema e la televisione. Il suo
laboratorio ha collaborato alla realizzazione di film come “Dark Crystal”,
“Labyrinth”, “I Flinstones”, “Babe - Maialino Coraggioso”, “La Carica dei
Cento e Uno”, “Pinocchio”, e molti altri. Per un fervido appassionato degli
effetti speciali come me, l’opportunità di visitare il laboratorio
di Jim Henson era come la realizzazione di un sogno.
Approfittando della pausa per il pranzo, che per quei
lavoratori indefessi si limitava ad un sandwich e un succo d’arancia consumati
sul luogo di lavoro, Chris mi fece visitare tutti i reparti, presentandomi
i suoi colleghi ai quali non potei trattenermi dal fare domande su domande.
Se mai avessi avuto dubbi sulla qualità del lavoro di questi artisti
degli effetti speciali, ogni dubbio fu dissipato da quella visita.
In quel periodo lo studio stava lavorando alla versione
cinematografica della “Fattoria degli Animali” di Orwell. Il laboratorio
era invaso da maiali, cani, cavalli e altri animali in vari stadi di lavorazione.
Alcuni erano ancora solo una serie di intricati meccanismi
e strutture di acciaio, alluminio e fibra di vetro, altri avevano un rivestimento
in materiale siliconico molto simile all’epidermide sul quale artigiani
appuntavano, uno per uno, peli e setole con una cura degna degli antichi
miniatori, altri ancora erano ormai completati e ai miei occhi apparivano
più veri degli animali che rappresentavano.
• BRIAN E LA ELECTRIC IMAGE (mercoledì 24 giugno, ore 12,30)
Per contraccambiare la cortesia di Chris lo invitai a
raggiungermi il giorno seguente negli uffici della Electric Image dove
Brian Johnson mi aveva dato appuntamento. Sebbene avesse incrociato Brian
in un paio di occasioni in passato, Chris non aveva mai avuto l’opportunità
di conoscerlo di persona.
L’Electric Image si trova in Lexington Street, nel quartiere
di Soho, non distante da Piccadilly Circus. Si tratta di una società
di effetti visivi in computer graphics che lavorò per Brian Johnson
per il film “Space Truckers” e che ultimamente ha realizzato alcune bellissime
scene per il nuovo “Lost in Space” che in Italia vedremo nella prossima
stagione cinematografica.
Non ebbi difficoltà a riconoscere Brian tra gli
altri. Brian Johnson è oggi un signore che si sta avvicinando ai
sessanta ma ha conservato il suo aspetto di bambino troppo cresciuto. Il
nostro primo incontro fu molto cordiale anche se alquanto caotico. Ci accomodammo
in una saletta piena zeppa di potenti computer Silicon Graphics. Mi presentò
a tutti come: “Il suo amico italiano che ha realizzato quegli incredibili
disegni dell’Aquila”.
Simon Maddocks, supervisore alle animazioni della Electric
Image, è un grande fan della serie e dell’astronave Aquila in particolare.
Quando gli mostrai i disegni strabuzzò gli occhi e chiamò
altri suoi colleghi che mi tempestarono di domande. Quando poi Chris Trice
tirò fuori alcune rarissime fotografie scattate dietro le quinte
di Spazio:1999, il volto di Brian Johnson si illuminò: erano più
di vent’anni che non vedeva alcune delle facce ritratte nelle foto. Le
immagini in questione furono scattate negli studi Bray (quelli in cui venivano
girate le scene con effetti visivi), durante le due stagioni della serie.
Prima di salutarci Brian mi chiamò in disparte
proponendomi di rivederci agli studi Pinewood la settimana successiva.
Dal momento che il progetto a cui stava lavorando era ancora in fase di
pre-produzione, in quell’occasione avremmo avuto modo di parlare a lungo
e in tutta tranquillità.
• UN POMERIGGIO SULLA BASE ALFA (domenica 28 giugno, ore 14,30)
Il treno per Woking, una tranquilla cittadina a 40 minuti
da Londra, arrivò in perfetto orario. All’esterno della stazione
trovai Andrew Frampton ad aspettarmi. Andrew fa parte dello staff direttivo
del Fanderson, il club ufficiale dedicato agli estimatori delle produzioni
di Gerry Anderson.
Dopo un breve tragitto in auto arrivammo alla sua bella
villetta immersa nel verde della campagna inglese. Appena entrato, la mia
attenzione venne catturata da un oggetto piuttosto famigliare: l’autentica
consolle del comandante Koenig così come appariva nella seconda
serie di Spazio! Il tempo d'attaccare la spina ed Andrew mi mostrò
con aria divertita che le spie luminose lampeggianti funzionavano ancora.
Sopra alla consolle c’erano altri oggetti degni di nota: uno dei tre mezzi
cingolati lunari visti nell’episodio “la Macchina Infernale” in perfetto
stato di conservazione (Andrew mi spiegò che Chris Trice aveva recentemente
provveduto al restauro del portellone posteriore), il casco giallo originale
della tuta spaziale del comandante Koenig e due perfette riproduzioni della
pistola laser (stun gun) e del segnalatore (commlock).
Mentre ero intento a fare alcune riprese di quei fantastici
cimeli con la mia videocamera, Andrew cominciò a fare la spola tra
il soggiorno, dove mi trovavo, e il piano superiore, tornando ogni volta
con qualcosa di nuovo. Ben presto il tinello di casa Frampton si era trasformato
in un vero e proprio museo dedicato Spazio:1999.
Ecco, nell’ordine di apparizione, quello che potei ammirare e “toccare con mano”:
- due uniformi alfane della seconda serie: quella da comandante e quella da analista dati (nota: il colore della manica della prima non è nero come mi aspettavo, ma piuttosto grigio scuro);
- una cintura stile prima serie al cui interno era scritto a mano il nome di Zienia Merton, l’attrice che interpretava il personaggio di Sandra;
- una tuta spaziale rossa originale completa di bombole di ossigeno posteriori e modulo di controllo delle funzioni vitali anteriore (quest’ultimo non originale), guanti e stivali. Una curiosità riguardo a guanti e stivali è che entrambi furono ricavati da comuni articoli in commercio;
- La facciata circolare del veicolo cilindrico della “metropolitana lunare” (Travel Tube), l’unico pezzo rimasto di quel modello. Misura circa 28 cm. di diametro e quando era operativo utilizzava un ingegnoso espediente per simulare l’illuminazione della zona intorno alla tipica porta trapezoidale: quella parte venne lasciata trasparente in modo che un’unica fonte luminosa all’interno del veicolo facesse trasparire la luce tutt’intorno alla porta.
- Il modello più grande del condotto telescopico di attracco della rampa di lancio. Quello visibile in tutte le inquadrature ravvicinate in cui il condotto di attracco si avvicina all’Aquila. Si tratta dell’unico pezzo rimasto del modello della rampa di lancio più grande, la quale, in origine, possedeva una piattaforma idraulica in grado di alzare o abbassare il pesante modello dell’Aquila da 112 cm.
- i modelli di alcuni edifici della base Alfa. Questi modelli, realizzati in grandi dimensioni (approssimativamente in scala 1/72) per inquadrature ravvicinate, fecero la loro prima apparizione nell’episodio “Il Pianeta Incantato”.
- i modelli dei ponteggi visti all’interno dell’hangar delle Aquile nell’episodio “Destinazione Obbligata: Terra” e in altri episodi successivi.
- Dulcis in fundo… il secondo modello da 112 cm. dell’Aquila!
Questo particolare modello, costruito dalla Space
Models, apparve per la prima volta nell’episodio “Il Pianeta Incantato”
(nella scena in cui le due Aquile, sospese sopra la superficie del pianeta
Piri, si collegano tra loro mediante un condotto telescopico).
Non vi nascondo l’emozione che provai nel poter
finalmente tenere tra le mani uno dei modelli originali realizzati per
Spazio:1999. Devo dire che il modello era piuttosto pesante, dopotutto
è fatto di legno, ottone, alluminio, fibra di vetro e plastica.
Passai tutto il pomeriggio e parte della sera a casa Frampton.
Andrew fu veramente amichevole ed ospitale. Tra le altre cose mi fece ascoltare
la musica composta da Barry Gray per la prima stagione di Spazio registrata
su dat dai master multitraccia originali. Per la prima volta ascoltai tutte
e dieci le incisioni della sigla di testa così come erano state
eseguite dall’orchestra durante la sessione di registrazione nel dicembre
del 1973 (compresi errori, interruzioni e commenti da parte di Gray e dell’ingeniere
del suono!)
Inoltre potei vedere alcune rarità video come
i promo originali registrati da Martin Landau e Barbara Bain e mandanti
onda dalle reti locali americane all’epoca della prima trasmissione della
serie nel 1975 e una bizzarra versione giapponese di un episodio.
Come forse saprete, in questo periodo, in Inghilterra
il secondo canale della BBC sta trasmettendo Space:1999 per la prima volta.
Per l’occasione la rete è risalita ai negativi originali in 35 mm
da cui ha ricavato delle copie digitali di qualità impareggiabile.
La triste realtà è che fino ad oggi abbiamo
sempre visto Spazio:1999 attraverso vecchie copie video sbiadite tratte
da pellicola in 16 mm! Dal momento che Andrew lavora come video editor
proprio alla BBC, ha pensato bene di farsi la copia su VHS di tutti gli
episodi da quei nuovi master digitali. Per dimostrarmi la differenza di
qualità mi fece vedere un pezzetto di "Destinazione Obbligata: Terra"
tratto dalle nuove copie e la stessa sequenza tratta dalle vecchie cassette
VHS in commercio: vi assicuro che non c'è paragone!
• PINEWOOD: DOVE TUTTO EBBE INIZIO (martedì 30 giugno, ore 11,45)
Quando il treno arrivò alla minuscola stazione
di Iver nel Buckinghamshire, Brian Johnson mi stava aspettando nella sua
macchina. Dopo una vigorosa stretta di mano e i saluti di rito ci dirigemmo
verso gli studi Pinewood situati a poche miglia di distanza.
Potete ben immaginare l’emozione che ho provato nel varcare
l’entrata di quei mitici studi cinematografici. A Pinewood sono stati girati
molti grandi film tra i quali “Aliens”, “Batman”, “Intervista con il Vampiro”,
“Il Primo Cavaliere”, “Missione: Impossibile” e il nuovissimo “The Avengers”,
solo per citarne alcuni. Sempre a Pinewood, tra il 1974 e il 1977, venne
girata una certa serie televisiva di fantascienza di cui ora mi sfugge
il nome.
Parcheggiammo nei pressi dello Small Process Stage, il
quartier generale di “Dream Street” la produzione nella quale Brian è
attualmente coinvolto e che lo vedrà impegnato per i prossimi due
anni.
“Dream Street” è una serie per bambini ambientata
in una buffa città popolata da automobili e semafori parlanti. Brian
mi presentò ai suoi collaboratori e mi mostrò alcuni storyboard
dell’episodio pilota della serie.
La tappa successiva fu lo studio di Terry Reed, collaboratore di punta di Brian Johnson (con Cyril Forster e Ron Burton) ai tempi di Spazio:1999; una delle persone che hanno contribuito a rendere gli effetti visivi di Spazio così memorabili. All’entrata del piccolo capannone è affisso un cartello con l’elenco delle produzioni a cui lo studio aveva preso parte tra cui ovviamente figurava anche Space: 1999.
Poi Brian mi accompagnò agli studi L e M, quelli
in cui venne girato Spazio:1999 e che più recentemente Gerry Anderson
ha utilizzato per la sua sfortunata serie “Space Precinct”.
Dal 1973 al 1976 il production designer Keith Wilson,
grande amico di Brian, ebbe a disposizione questi due grandi capannoni
insonorizzati per realizzare le scenografie di Spazio:1999. Il primo ospitava
i set permanenti della base Alfa che ne occupavano per intero l’ampia superficie.
Il secondo, lo studio M, serviva per tutto il resto: la superficie lunare,
il “pianeta della settimana” (come veniva famigliarmente chiamato), l’interno
di un’astronave, insomma tutto ciò che la sceneggiatura richiedeva
per un particolare episodio.
Gli interni della base lunare Alfa vennero concepiti
da Keith Wilson in modo da poter essere assemblati molto velocemente. Wilson
progettò un ingegnoso sistema modulare basato su pannelli larghi
un metro e venti e alti due metri e quaranta. Alcuni erano dotati di parti
in plexiglas retro-illuminabili, altri avevano porte, finestre, ecc. Grazie
a questi elementi modulari Wilson poteva costruire velocemente qualsiasi
ambiente della base Alfa, da un corridoio, all’alloggio del dottor Russell
o del comandante Koenig, concentrandosi poi sugli ambienti diversi dalla
base che bisognava costruire ad hoc per ogni episodio.
Una curiosità: a pochi metri dagli studi L e M,
affisso ad una parete arrugginita, c’è ancora un adesivo rotondo
originale con la scritta “Airlock” di quelli usati nella prima serie per
indicare la presenza di un una camera di decompressione! Rimasto alla mercé
degli agenti atmosferici per oltre vent’anni è oggi in pessime condizioni,
ma è ancora là a perenne testimonianza di quei giorni gloriosi.
L’ultima destinazione prima della pausa per il pranzo fu la visita al mitico “007 Stage”, uno dei più grandi capannoni insonorizzati del mondo, costruito, come suggerisce il suo nome, per la fortunata serie cinematografica di James Bond. Devo dire che visto dall’interno sembra ancora più enorme. In quel periodo stavano costruendo le scenografie per un film che avrebbe avuto per protagonista Sean Connery.
Il pranzo fu l’occasione ideale per la lunga chiacchierata
auspicata da Brian nel suo primo fax. Il ristorante è situato nell’edificio
direzionale principale. Si tratta di uno splendido palazzo d’inizio secolo
che grazie al perfetto stato di conservazione e ai bellissimi giardini
è stato spesso usato come set per film in costume.
La conversazione, così come il pranzo stesso,
fu molto piacevole. Parlammo un po’ di tutto, dalla famiglia, alla sua
esperienza lavorativa in giro per il mondo. Ci vorrebbero ben più
di queste pagine per riportare ogni cosa. Tra tutti vorrei ricordare un
paio di aneddoti. Il primo riguarda la sua esperienza italiana durante
le riprese di un episodio di “The Protectors” (ITC, 1972-73). Mentre stava
viaggiando verso Venezia con il suo furgone carico di armi da fuoco ed
esplosivi necessari per le riprese, venne fermato al confine e, malgrado
le sue spiegazioni, gli fu impedito di proseguire. Brian telefonò
alla produzione spiegando l’accaduto e gli fu detto di non preoccuparsi
perché avrebbero provveduto a risolvere il problema. Poco dopo gli
addetti alla dogana gli permisero di proseguire a patto di lasciare le
armi nei loro uffici. Morale della favola qualche giorno più tardi,
mentre Brian si trovava in un lussuoso albergo di Venezia in attesa di
cominciare le riprese, le armi finalmente arrivarono. Brian controllò
attentamente la cassa per sincerarsi che ogni cosa fosse al suo posto.
In effetti tutti gli esemplari di pistole che lui aveva portato dall’Inghilterra
erano presenti, con la piccola differenza che i loro numeri di serie… erano
diversi. Non erano le stesse armi! Brian sospettò che la produzione
avesse richiesto l’intervento della Mafia ma non fece ulteriori domande
e prosegui il suo lavoro.
Tornando a Spazio:1999, sembra che purtroppo Brian Johnson
non conservi un buon ricordo della serie. Malgrado lui e Keith Wilson avessero
fatto l’impossibile per garantire un alto standard qualitativo, i loro
sforzi venivano sistematicamente resi vani dalla pessima qualità
delle sceneggiature (specie nella seconda stagione, n.d.r.) e dall’incapacità
dei produttori. Sempre secondo Brian, Gerry Anderson era più interessato
ai soldi che al lavoro. Una volta convocò la troupe tecnica dicendo
che purtroppo non avrebbe potuto pagarli a causa di problemi finanziari.
Il giorno dopo si presentò agli studi con una Rolls Royce nuova
fiammante!
L’unica persona a cui veramente stava a cuore la serie,
a detta di Brian, era Sylvia, allora moglie di Anderson e co-produttrice
della prima stagione. Sylvia era sempre disponibile a discutere con la
troupe ogni aspetto, creativo o tecnico che fosse.
Proprio quando Brian stava parlando in toni così
positivi della ex moglie di Gerry Anderson, una bella signora bionda non
più giovane entrò nel ristorante in compagnia di altre persone.
Notando la presenza di Brian Johnson lo salutò sorridendo e si diresse
ad un tavolo per consumare il suo pranzo. Brian mi si avvicinò e
disse a bassa voce: “Vedi quella signora? Quella è Sylvia.”!
Verso le quattro del pomeriggio Brian mi riaccompagnò alla stazione di Iver. Prima di raggiungere il treno ci salutammo per l’ultima volta con la promessa di tenerci in contatto. Un’altra giornata memorabile era giunta alla sua conclusione. Brian Johnson si era dimostrato ancora una volta una persona di rara disponibilità.
Ripensando adesso a quel giorno passato negli studi di Pinewood mi rammarico solo di non aver fatto nessuna ripresa con la mia videocamera. D’altra parte in quel momento, avendo imparato quale persona riservata sia Brian, non mi era sembrato giusto chiedergli di posare per una “foto ricordo”. Avevo l’impressione che facendolo avrei finito col banalizzare quell’incontro, diventando simile ad uno dei tanti fan anonimi a caccia di souvenir.
• UN FINALE… SINFONICO (mercoledì 1 luglio, ore 19,30)
Un paio di settimane prima di partire per l’Inghilterra,
mentre stavo navigando per Internet col mio Mac, mi imbattei nella home
page di John Williams, il celebre compositore di colonne sonore per il
quale nutro una vera passione da almeno vent’anni. Curiosando tra le news
appresi con meraviglia che Williams avrebbe tenuto quattro concerti a Londra
dirigendo la prestigiosa London Symphony Orchestra nell’esecuzione di alcune
musiche da film da lui composte. Il primo della serie di concerti era fissato
per il primo luglio.
Decisi allora di allungare la mia permanenza di qualche
giorno in modo da non perdermi l’evento.
Quel concerto fu il degno coronamento della mia permanenza
a Londra. Il programma includeva brani da “Guerre Stellari”, “Incontri
Ravvicinati”, “E.T.”, “I Predatori dell’Arca Perduta” e “Schindler’s List”.
Beh, credetemi sulla parola se vi dico che mi vengono
ancora i brividi ripensando a quella memorabile serata.
Ecco, questo è il resoconto del mio viaggio in
Inghilterra. Spero di aver restituito, almeno in piccola parte, le emozioni
di quei giorni in cui ho avuto la possibilità di tuffarmi in prima
persona nei luoghi dove sono nate le fantasie della mia infanzia. Ognuno
di noi conserva in sé il bambino che è stato e credo sia
importante che di tanto in tanto abbia la possibilità di uscire
allo scoperto anche oggi che siamo adulti. Dopotutto quel bambino rappresenta
il lato più autentico e nobile di ciò che siamo oggi.
Desidero ringraziare Chris, Andrew e soprattutto Brian
per la loro cordiale ospitalità, ma anche Marco Ciroi per avermi
proposto di scrivere questo articolo, dando modo a me di fissare su carta
quelle emozioni e a voi lettori di S.h.a.d.o.ws di essere partecipi di
questa mia indimenticabile avventura Inglese.
Roberto Baldassari
baldas@tin.it
Brian Johnson iniziò la sua carriera cinematografica
come assistente — “spazzando pavimenti, portando il caffè” — agli
studi Shepperton nel 1958. Dopo due anni passati nella Royal Air Force,
ritornò nel mondo del cinema lavorando ad un film chiamato “The
Day Earth Caught Fire” nel quale il Sole si spostava pericolosamente vicino
alla Terra. Fu con questo film che Brian Johnson venne “scottato” dal fuoco
dell’arte degli effetti speciali. In seguito realizzò gli effetti
per alcuni film horror della Hammer e lavorò per una serie televisiva
di fantascienza a pupazzi chiamata “Thunderbirds” per Gerry Anderson. Dopo
il successo di Thunderbirds fu chiamato da Stanley Kubrick per lavorare
agli effetti di 2001: Odissea nello Spazio. Senza limiti di budget, Brian
e i sui colleghi crearono il miglior film di fantascienza mai realizzato.
Dopo 2001 Johnson lavorò a diversi film e serie
televisive fino a quando, nel 1973, si unì ancora a Gerry Anderson,
il quale aveva intenzione di produrre un programma di fantascienza di qualità
chiamato UFO 2 concepito come continuazione della serie di Anderson UFO.
Purtroppo le cose non andarono bene per quel programma e
ad Aprile, i piani per UFO 2 furono cancellati. Brian
si spostò allora nelle Indie Occidentali per girare il film “Il
Seme del Tamarindo”. Al suo ritorno scoprì che Gerry Anderson aveva
in fine avuto il via per produrre la serie (che ora era stata ribattezzata
Spazio: 1999) e che poteva contare su un budget di due milioni e mezzo
di sterline!
Il progetto partì nell’agosto del 1973, le riprese
iniziarono in novembre e nel marzo del 1975 la prima stagione era stata
completata. Uno dei primi compiti affrontati
da Brian per Spazio: 1999 fu la costruzione della base lunare Alfa, poi
vennero le Aquile, le astronavi a corto raggio che sono diventate una sorta
di marchio di fabbrica per Spazio: 1999.
Tra la prima e la seconda serie Brian lavorò a
"The Day After Tomorrow" l’episodio pilota di una serie di Gerry Anderson
che non vide mai la luce.
Ecco di seguito alcuni dei film e telefilms cui Brian Johnson ha lavorato come supervisore agli effetti visivi:
Cinema :
"The Day The Earth Caught Fire" dir. Val Guest (1961)
"Phantom Of The Opera" dir. Terence Fisher (1962)
“2001: A Space Odyssey “(1968) non accreditato
"Taste The Blood Of Dracula" dir. Peter Sasdy (1969)
opticals
"When Dinosaurs Ruled The Earth" dir. Val Guest (1969)
opticals
"Mosquito Squadron" dir. Boris Sagal (1970)
“Nothing but the Night” (1972) dir. Peter Sasdy
“Blockhouse, The” (1973) dir. Clive Rees
"Revenge Of The Pink Panther" dir. Blake Edwards (1974)
directed the effects
"The Tamarind Seed" dir. Blake Edwards (1974)
"The Medusa Touch" (1978) dir. Jack Gold
"Alien" dir. Ridley Scott (1979)
"Empire Strikes Back, The" (1980)
"Dragonslayer" dir. Matthew Robbins (1981)
"Pirates of Penzance, The" dir. Wilford Leach (1983)
"Spies Like Us" dir. John Landis (1985)
"Legend" dir. Ridley Scott (1985)
"The Never Ending Story" dir. Wolfgang Petersen (1985)
"Aliens" dir. James Cameron (1986)
"Enemy Mine" dir. Wolfgang Petersen (1986)
"Labyrinth" dir. Jim Henson (1986)
"Telepathy" (1987)
"Slipstream" dir. Steven M. Lisberger (1989)
"The Never Ending Story II" (1990)
"Dragonheart" (1996)
"Star Truckers" (1997)
Televisione :
"Fireball XL5” (1961)
"Stingray" (1962)
"Thunderbirds 2" (1964-66) second unit effects director
"The Protectors" (1971-73)
"Space: 1999" (1973-76)
"Into Infinity" 1975
“New Scotland Yards”