Notizie dalla lotta di classe

Maggio 2002

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Unire quello che il capitalismo divide.

01 maggio 2002

AGENZIE INTERINALI AL SILICONE

Il silicone è la nuova arma contro il lavoro precario. Spruzzato dentro le serrature, richiede parecchio tempo per essere neutralizzato. Per questo ieri a Brescia, a metà mattina, diverse filiali delle più note agenzie di lavoro in affitto erano ancora chiuse. L'azione diretta ha colpito diciassette filiali ed è stata politicamente «rivendicata» dal centro sociale Magazzino 47. Che ha lasciato sulle vetrine un volantino intitolato «Primo Maggio 2002, la flessibilità non ci ha piegato. Facciamo la festa al precariato».

ADECCO

Carlo Scatturin, direttore generale di Adecco Italia, ha 35 anni, la faccia da bravo ragazzo, dirige 2.300 dipendenti e 520 filiali, l'anno scorso ha affittato 220 mila lavoratori interinali e fatturato 772 milioni di euro (+44% rispetto al 2000). Dopo le denunce dei lavoratori, pubblicate da il manifesto nei giorni scorsi, come reagirà Adecco? «Con la massima disponibilità ad ascoltare e a confrontarci», risponde Scatturin, «in Francia e in Spagna il sindacato è presente in Adecco, non c'è ragione perché non lo sia in Italia». Una presa in giro? No, garantisce il direttore, nelle aziende ci sono dei «passaggi di fase»; se si registra un «disagio» tra i lavoratori, un'azienda, soprattutto se si occupa di «risorse umane», deve tenerne conto. «In quattro anni siamo passati da zero a 2.300 dipendenti, dobbiamo fare una riflessione e dare risposte al malessere che si è manifestato. Chiedo solo un po' di pazienza, perché modificare un'organizzazione complessa richiede tempo».
A botta calda aveva incontrato personalmente Enrica ed Erica e molti altri lavoratori. Aveva preso atto che nelle filiali in provincia di Bergamo «il modello Adecco aveva subito delle forzature». Nel giro di poche ore era saltata la dirigente di zona e nel giro di qualche giorno nella filiale di Cologno al Serio, dove Enrica Torresani lavorava da sola, erano stati mandati tre rinforzi.
Sugli straordinari: «Noi non spingiamo per farli, le filiali devono essere aperte dalle 9 alle 19, ma non si timbra il cartellino. Le persone si autogestiscono l'orario come meglio credono. Ovviamente noi dobbiamo garantire un organico sufficiente perché si possano fare i turni».
Il costo della formazione è quasi zero: gli stagisti - prima d'essere assunti - lavorano tre mesi senza beccare un euro neppure per la benzina. «Lo stage è così dappertutto. In Adecco è il canale privilegiato d'assunzione, sono ex stagisti un terzo dei nostri dipendenti». Scatturin non dice a quanto ammonta l'utile di Adecco Italia.

MINISTERI: TAGLI DI DIPENDENTI

Sta succedendo qualcosa nei ministeri delle Infrastrutture, del Tesoro, dei Beni Culturali, delle Comunicazioni. Dipendenti in agitazione, dirigenti espropriati dalle loro deleghe prerogative e funzioni, direttori generali che non contano un accidente. E tutto avocato alle funzioni di Gabinetto del ministro (Lunardi, Tremonti, Urbani, Gasparri, eccetera) e redistribuito tra una pletora di esperti, consulenti, consiglieri, segretari particolari di dubbia e sconosciuta provenienza, se si escludono alcuni nomi arcinoti come Alain Elkann, consigliere "particolare" del sottosegretario Vittorio Sgarbi.
Chi nomina i consulenti, chi li sceglie, con che criteri, e per far che? Da quali "bacini fiduciari" provengono i consiglieri particolari, e con quali esperienze strettamente connaturate con il mandato che gli viene assegnato? Nessuno lo sa. E nessuno sa quanti siano. A chi ha provato a chiedere l'elenco o gli atti di nomina o i mandati di pagamento delle parcelle e delle cospicue erogazioni a titolo di remunerazione dell'attività svolta, le segreterie particolari e le ragionerie generali hanno opposto silenzio: gli elenchi dei consulenti sono riservati, coperti, segretati. Non è difficile immaginare cosa può voler dire in un ministero che comprende i grandi appalti dei Trasporti e dei Lavori Pubblici, unificati sotto l'unica egida del ministro delle Infrastrutture Lunardi, se a dare l'ok sono collaboratori ed esperti "privati" di stretta nomina del ministro.
Il governo intanto assume decisioni sempre più allarmanti per la loro carica di "espropriazione" e di svuotamento dei compiti legislativi e di controllo da parte del Parlamento.
Un provvedimento, in nome di un presunto e demagogico decreto "salva deficit", sta operando strani storni dai bilanci dei ministeri. Ad esempio, nel bilancio 2002 del ministero delle Infrastrutture, sono "spariti" 430 mila euro (875 milioni di vecchie lire) destinati al personale per la formazione, la riqualificazione e la copertura di figure professionali che mancano, e stornati ai fondi discrezionali destinati al gabinetto del ministro per il pagamento di incarichi e parcelle. Senza piani industriali, senza programmazione delle attività, compiti, ruoli, priorità. E senza osservatorio sui collaudi e sugli appalti, che pure era previsto e avrebbe già dovuto decollare.

FERROVIE: SCIOPERO IN TOSCANA

La segreteria regionale della Toscana del sindacato O. r. s. a. ha proclamato, per la giornata di venerdì 3 maggio, uno sciopero compartimentale di tre ore dei lavoratori delle Ferrovie. Per quanto riguarda la circolazione dei treni, lo sciopero avrà inizio alle 12 e terminerà alle 15.

PROTESTA AGLI AEROPORTI DI ROMA

Di fronte alla situazione relativa alla società di catering Ligabue, 400 lavoratori, ex dipendenti della società Adr di Roma si trovano senza lavoro e senza retribuzione. Allo scopo di far rispettare gli impegni assunti le segreterie nazionali e regionali del Sulta proclamano una azione di sciopero dalle 12,30 alle 16,30 dell'8 maggio.

 
03 maggio 2002

ATESIA LICENZIA UN SINDACALISTA

La vittima del licenziamento è un sindacalista, Riccardo Cacchione, iscritto alla Uil, che da tempo si stava battendo all'interno del più grande call center italiano, l'Atesia di Roma - 5 mila telefonisti, di proprietà della Telecom - per renderne più umane le condizioni di lavoro. E' stato chiamato nella stanza dei dirigenti, che gli hanno chiesto di uscire immediatamente dalla sede. Per non rientrarci mai più. Il 26 aprile lo hanno convocato e gli hanno consegnato a mano la lettera e chiesto di restituire il badge di entrata. Il sindacalista ha risposto che, come è previsto dal contratto, intendeva aspettare la lettera a casa e i 15 giorni di preavviso, e si è ritirato nella sala sindacale. Qui lo ha raggiunto il metronotte, che lo ha accompagnato fino all'uscita. I metronotte nei call center diventano una sorta di «buttafuori» da discoteca, all'Atesia servono pure per intimidire i lavoratori.
Riccardo era un contrattista coordinato e continuativo. Durata del contratto, tre mesi: doveva «esaurirsi naturalmente» a fine giugno, è stato improvvisamente interrotto a fine aprile. Non era lì da pochi mesi: tutti i telefonisti di Atesia, ben 5 mila come si è detto, sono collaboratori con contratti di 3 mesi, alcuni anche da 6-7 anni. Lui è in Atesia già da 3 anni. L'azienda li riassume a suo piacimento ogni tre mesi - se le stanno ancora bene - e non dà loro neppure un fisso mensille. Lavorano a cottimo, pagati a singola telefonata «utile», con retribuzioni differenti a seconda delle diverse campagne che i committenti affidano all'azienda: per una campagna, magari, prendi un euro a chiamata, mentre per un'altra, il telefonista che ti sta a fianco prende 10 centesimi. E proprio sulle retribuzioni, ultimamente, è scoppiato il putiferio.
I «collaboratori» di Atesia avevano già scioperato per due ore il 26 marzo dopo che l'azienda aveva deciso di non rinnovare - senza ovviamente spiegarne i motivi - oltre 150 contratti legati alla campagna di Stream. Quando è stata decisa la retribuzione per la nuova campagna «Alice» di Telecom Italia (servizio di Adsl veloce) a fermarsi per 5-6 giorni sono stati tutti e 200 gli addetti alla promozione: Atesia offriva 15 cents a telefonata. Vale a dire, un netto mensile minimo di 140-150 euro (calcolando che la singola telefonata con relativa intervista al cliente dura circa 10 minuti, e che i ragazzi lavorano 5 ore al giorno per 20 giorni). Dopo la mobilitazione, guidata tra gli altri proprio da Riccardo, Atesia ha deciso di portare la retribuzione a 40 cents a telefonata. Ma poi ha licenziato Riccardo, accusandolo anche di furto (avrebbe contabilizzato telefonate mai fatte) e di aver insultato un superiore.
La Uil ha promosso un'assemblea pubblica con tutti i delegati Atesia al X municipio di Roma.

GERMANIA: DIFESA DELLA GIUSTA CAUSA

In un migliaio di città tedesche circa mezzo milione di persone ha partecipato alle manifestazioni indette per il primo maggio dalla confederazione sindacale Dgb. Due temi hanno dominato i comizi: l'inasprirsi della stagione contrattuale con lo sciopero che i metalmeccanici stanno preparando a partire dal 6 maggio e la scesa in campo dell'associazione degli industriali Bdi nella campagna elettorale - si voterà a settembre - con un programma di attacco frontale allo stato sociale. Tra i desideri della confindustria tedesca c'è anche l'indebolimento delle norme che tutelano i lavoratori tedeschi da lincenziamenti senza giusta causa.
Il governo Kohl aveva ridotto le tutele, facendole valere solo per le aziende con più di 15 dipendenti, come in Italia. Il governo rosso-verde di Schröder aveva annullato la controriforma, riportando la soglia di intervento delle tutele alle aziende con più di 5 dipendenti. Il candidato democristiano alla cancelleria, Edmund Stoiber, intende ripristinare la modifica peggiorativa tentata da Kohl, ora nuovamente invocata dalla confindustria.
Per quanto riguarda la mobilitazione per il rinnovo del contratto metalmeccanico, il 90% degli iscritti al sindacato IG Metall in Baden-Württemberg ha votato per lo sciopero, l'85% a Berlino e in Brandeburgo. I consensi hanno largamente superato la soglia del 75%, il cui raggiungimento è necessario per avviare uno sciopero.
La presidenza dell'IG Metall ha comunicato che lunedì prossimo i primi a scioperare saranno 50 mila addetti in 21 fabbriche del Baden-Württemberg. Nella settimana seguente se ne aggiungeranno altri, per un totale di 80 fabbriche. Il sindacato ha un piano flessibile, con fermate di un giorno, da attuarsi a rotazione nelle aziende prese di mira. Tra queste, sin da lunedì prossimo, la Porsche di Rastatt e la Daimler di Sindelfingen.

 

04 maggio 2002

USA: DISOCCUPATI IN CRESCITA

L'economia degli Stati uniti non decolla. Il Dipartimento al lavoro ha reso noto che il tasso di disoccupazione è salito ad aprile al 6% rispetto al 5,7% (già elevato) registrato nel mese di marzo. Questo conferma l'ipotesi che gli Usa non hanno superato la recessione. I disoccupati balzano ad otto milioni e, in poco meno di un anno, si registra una perdita di un milione di posti di lavoro. Complessivamente più di tre milioni di lavoratori statunitensi sono rimasti a casa a partire da ottobre del duemila. Una prima analisi del trend occupazionale mette in evidenza che la comunità nera, quella ispanica, le donne e i giovani sono quelli che più hanno pagato l'effetto della crisi. Cresce anche il numero dei disoccupati in cerca di una occupazione da più di 27 settimane: cade il mito Usa - tanto alimentato in Italia - della flessibilità in entrata. Ad aprile si è incrementato il numero delle persone (occupate e disoccupate) che cerca una nuova opportunità lavorativa, magari migliorativa: a marzo, questa categoria di lavoratori era pari a 206 mila unità, ad aprile sono passate a 565 mila unità. Rimane fisso il numero dei marginali (1,4 milioni contro 1,3 milioni di marzo).

CMS: ACCORDO PER MENO ORARIO A PARI SALARIO, PIU' FLESSIBILITA'

A Scarmagno, patria del p.c. «made in Italy» e un tempo sede dell'Op Computers, Fiom-Fim-Uilm hanno sottoscritto un contratto aziendale destinato a fare discutere. Protagonista della vicenda la Cms, una delle due costole in cui si divise proprio la Op Computers, azienda specializzata nell'assemblaggio e nella produzione di personal computer per il Gruppo Tecnodiffusione ma fornitrice anche di noti marchi quali Olivetti e Acer. L'accordo in pratica prevede l'accettazione di una flessibilità, controllata e programmata, concessa in cambio di una riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario.
La giornata di 8 ore in cui il dipendente non si recherà al lavoro verrà pagata interamente dall'impresa. Questi sette giorni non lavorati, ma pagati, verranno recuperati il sabato, da settembre in avanti. Ogni sabato di recupero, però, sarà di sei ore lavorative invece delle otto non prestate in precedenza. Inoltre è stato previsto un incentivo di 18 euro per ogni giornata di recupero svolta. Sia le giornate di riposo che i recuperi sono già stati fissati in un calendario che i sindacati hanno discusso con i lavoratori, i quali l'hanno approvato a larghissima maggioranza.

 
7 maggio 2002

GERMANIA: SCIOPERA L'IG METALL

E'cominciato lo sciopero dei lavoratori metalmeccanici tedeschi, che chiedono un aumento salariale del 6,5% nel nuovo contratto. Erano sette anni che l'Ig Metall, al quale sono iscritti 2,7 milioni di lavoratori, non proclamava uno sciopero generale. Nella sola regione del Baden-Wuttenberg, hanno incrociato le braccia già oltre 30 mila operai, mentre si prevede che entro la fine della settimana si asterranno dal lavoro oltre 50.000 addetti di circa 20 fabbriche, tra cui Mercedes Benz, Daimler Chrysler, Porsche e Audi; nei prossimi giorni la protesta si estenderà a 50 imprese. Allo sciopero si è arrivati dopo il fallimento delle trattative per il rinnovo del contratto. Gli industriali intendono concedere aumenti salariali solo fino al 3,3% per 13 mesi e un contributo «una tantum» di 190 euro. Una proposta che i lavoratori hanno giudicato inaccettabile, anche se recentemente il sindacato si era detto disposto ad accettare un incremento del 4%.

ASSEMBLEA NAZIONALE LAVORATORI ADECCO

Organizzata dalla Filcams Cgil, si è tenuta a Firenze la prima assemblea nazionale dei lavoratori Adecco. Erano una cinquantina: un numero piccolo, se confrontato con i 2.300 dipendendenti diretti della multinazionale dell'interinale; ma va considerato che fino a pochi giorni fa il sindacato neppure esisteva. L'assemblea ha discusso la piattaforma da presentare all'Adecco per la vertenza integrativa. Al primo punto, il riconoscimento dei diritti sindacali (le filiali hanno meno di 15 dipendenti e lo Statuto dei lavoro non è applicato). Poi la questione dell'orario e degli straordinari, di fatto obbligatori e virtualmente pagati con un premio di produzione calcolato con parametri ballerini e poco trasparenti. I lavoratori, tutti giovani e in prevalenza donne, chiedono di sganciare gli straordinari dal premio e vogliono che quest'ultimo sia riferito a dati certi e verificabili. La piattaforma avanzerà richieste anche per gli stagisti (che lavorano tre mesi gratis) e per gli assunti con contratto di formazione lavoro.

IL GOVERNO STRAVOLGE LA LEGGE 626 SULLA SICUREZZA NEL LAVORO

A partire dall'8 maggio il governo, per effetto di una serie di «non-decreti», metterà alla prova gli imprenditori virtuosi: saranno loro a decidere, autonomamente, sulla base di singoli e personali parametri, quanto e come siano a rischio i propri dipendenti. Questo significa, in pratica, che saranno gli stessi datori di lavoro a stabilire se sia o meno necessario aumentare i costi di produzione a beneficio della sicurezza. Tutto è scritto nel decreto numero 25 del 2002, approvato nel febbraio scorso in attuazione di una normativa europea. Le leggi «mancate» sono annunciate come corollario all'articolo «72 terdacies», dove si formalizza anche l'ipotesi che non si riesca a vararle.
Ma che succede? Completando il decreto 626 del `94, privo di indicazioni
specifiche in materia, la nuova normativa definisce circostanze ed obblighi generali in merito alle speciali misure di sicurezza che le imprese sono tenute ad adottare qualora sia accertata, negli ambienti di lavoro, la presenza di sostanze chimiche considerate pericolose. Ciò avviene se il rischio per il lavoratore è considerato «più che moderato»: il padrone, in tal caso, dovrà comprare nuove attrezzature, revisionare e sostituire macchinari, ristrutturare ambienti, pagare costanti assistenze sanitarie. In Italia, nel 1997, sono state denunciate più di 31 mila malattie professionali, delle quali solo il 13% sono state in seguito riconosciute tali dall'Inail. E tra i casi non risarciti, molti riguardano nuove patologie per le quali non esistono riferimenti scientifici e normativi. Su questa già fitta nebulosa il governo poggia un'altra fonte di incertezza: il decreto 25, all'ultimo paragrafo degli «adeguamenti normativi», dice che «Scaduto inutilmente il termine di cui al precedente periodo, la valutazione del rischio moderato è comunque effettuata dal datore di lavoro». Qual è quel «termine scaduto inutilmente»? E' ancora scritto nella nuova norma qualche riga più in alto della postilla finale: riguarda una serie di ipotetici decreti interministeriali, che avrebbero dovuto essere il frutto di un'indagine medico-scientifica , ovvero basarsi sulle proposte congiunte dei datori di lavoro. Nessuno di questi due eventi si è concluso. Esistono una serie di dati, su un campione di 3.371 aziende in 13 regioni italiane, sia al sud che al nord, che classificano le imprese nel complesso come «appena sufficienti», che si diventa scarso o insufficiente se riferito a piccole o piccolissime realtà imprenditoriali.
Secondo questi primi risultati, in particolare, la legge 626, entrata in
vigore otto anni fa, è tuttora applicata in modo più «formale che sostanziale». Quasi tutte le imprese possiedono i documenti in regola, ma nel quasi 60% delle aziende con più di 200 dipendenti il personale addetto alla sicurezza manca di compiti specifici e di ruoli di responsabilità, in più della metà del campione le procedure di sicurezza viaggiano con i passaparola, e 54 aziende su cento non prevedono alcuna verifica. Troppo spesso il lavoratore non viene informato dei rischi che corre. Questo accade soprattutto nei confronti dei neo-assunti (44% del campione) e per chi cambia mansione pur restando all'interno dell'azienda (40%). E non è un caso che siano soprattutto lavoratori «in affitto» le più frequenti vittime degli infortuni sul lavoro: 4.876 incidenti ai danni degli interinali quelli registrati nel capoluogo lombardo durante l'anno 2000, con un'incidenza doppia se confrontata con gli infortuni subiti dai lavoratori stabili . Il governo, inoltre, prima ha sottratto le competenze esclusive ai medici del lavoro. Poi ha proposto di depenalizzare alcune inadempienze.

PRODUZIONE DI ARMI

Produrre armi è sicuramente uno dei settori più profittevoli per il capitale: il consumo di questa particolare merce infatti può essere "imposto" da un governo, tramite la guerra, intesa nelle varie accezioni spesso ossimoriche di moda oggi. Perciò il mercato improvvisamente si amplia, la produzione aumenta e soprattutto arrivano gli incentivi statali. Le mine sono un made in Italy di cui con riluttanza gli industriali e i governi si sono liberati (ma molte delle mine antiuomo ancora sparse per il mondo sono di marca italiana). Ma se almeno il commercio di mine in Italia sembra essersi interrotto, non altrettanto incoraggiante è lo scenario della produzione dei sistemi d'arma e degli investimenti che il ministero della Difesa sta mettendo in preventivo per i prossimi anni. Se negli anni `98 e `99 il bilancio della Difesa italiana ha avuto una leggera flessione, dall'anno 2000 ad oggi l'incremento è stato del 6,4 e - per il 2002 - del 7%, per portare la spesa complessiva a circa diciannove miliardi di euro. Molte delle spese non sono nemmeno conteggiate perché sono spesso finanziate dal ministero dell'Industria, sotto forma di sovvenzioni ai produttori. Si stima che la sola spesa per armamenti in Italia passerà da circa 2,75 miliardi di Euro a 3,25 miliardi nel 2002, con un incremento del 18%. Sono dati in linea con la tendenza generalizzata nel mondo occidentale. Solo negli Usa il bilancio di previsione presentato dall'amministrazione Bush assegna alla difesa 396 miliardi di dollari.

ART. 18: UN "DOPO SCIOPERO" PERICOLOSAMENTE LUNGO...

Il primo maggio è passato e sull'articolo 18 ancora non ci sono convocazioni. Questo forse è un bene, se consideriamo che l'art. 18 rischia di essere solo uno specchietto per allodole, e che una trattativa rimetterà in gioco la "concertazione". Il governo tira dritto per la sua strada, su cui già ha messo a posto nuove deleghe sull'emersione del sommerso (con annullamento dei diritti sindacali per quei lavoratori che vi incombono) e scorpori di articoli che permettano di patteggiare poi, in un tutt'uno, anche l'art. 18. La strategia del governo in questo momento è quella di tirare avanti finché è possibile e "mischiare" in un'unico calderone le deleghe con il Dpef. Solo così l'articolo 18 potrebbe avere la possibilità di "uscire" da una porta secondaria senza che nessuno se ne "accorga".

SUL FISCO

Per il momento c'è la convocazione per il tavolo sulla delega sul fisco. Una "provocazione imbarazzante", la definisce Guglielmo Epifani - che arriva proprio mentre il Parlamento sta procedendo al voto. «Non era mai successo che un provvedimento che incide così fortemente sulle retribuzioni dei lavoratori e sul livello delle pensioni - sottolinea il numero due della Cgil - non venisse discusso con le organizzaazioni sindacali». La partecipazione della Cgil all'incontro infatti sarebbe condizionata dall'andamento delle votazioni sulla delega fiscale che prenderanno il via oggi in aula a Montecitorio. Il problema è verificare se l'art.3 del provvedimento, quello più contestato che contiene la riduzione da 5 a 3 delle aliquote fiscali dell'Irpef, verrà approvato prima dell'incontro tra governo e sindacati. E' chiaro che il "prender tempo" del governo costringerebbe il sindacato a decidere sul "che fare". Cgil, Cisl e Uil, a parole, dicono di essere pronte a mettere mano alla mobilitazione, ma in realtà non c'è chiarezza su come andare avanti. Anzi, a leggere bene tra le righe riaffiorano le divisioni di prima dello sciopero generale. La Cisl ha voglia di discutere con il governo, e non perde occasione di farlo notare. «Il patto firmato a Milano (quello a cui ha partecipato anche la Cgil, ndr) e quello firmato nel Lazio dimostrano che dove c'è la volontà politica si può trovare una intesa con il sindacato sui grandi temi del lavoro». Intanto, però, l'intesa potrebbe già vacillare già con la stessa Cgil sugli ammortizzatori sociali. La proposta di Cofferati prevede i seguenti punti: estensione dei diritti fondamentali e delle tutele al lavoro atipico, soprattutto quello parasubordinato; ammortizzatori sociali, sostegno al reddito e formazione per ricollocazione dei lavoratori, consolidamento del rapporto di lavoro; gestione del contenzioso.

LIGABUE

Prosegue all'Aeroporto di Fiumicino lo sciopero della fame e della sete per tre lavoratori dell'indotto del catering Ligabue. La protesta, animata anche da altri addetti delle ditte di lavaggio Laos e Paoletti, è ormai al quinto giorno consecutivo. Ieri i tre sono stati portati d'urgenza al Pronto soccorso e rianimati con delle flebo. Non appena si sono sentiti meglio hanno firmato la dimissione dall'ospedale e sono tornati al presidio. I tre ex addetti sono incatenati, al terminal partenze nazionali, ad un cartellone pubblicitario mentre altri addetti, a turno, si avvicendano nel presidio accanto ai colleghi. La mobilitazione è legata alla vertenza della "Ligabue" che ha determinato il 1 dicembre scorso la chiusura dello stabilimento del catering ovest e la messa in mobilità di circa 400 addetti. Inclusi i 63 addetti delle ditte che, prima della messa in fallimento, erano impiegate nello stabilimento Ligabue.

 
8 maggio 2002

GERMANIA: DIMINUISCONO I DISOCCUPATI

In Germania il tasso di disoccupazione è sceso in aprile al 9,7% dal 10% di marzo. Secondo i dati diffusi dall'Ufficio Federale del Lavoro, il numero dei disoccupati su base destagionalizzata e' pero' salito di 6000 unita' (di cui 5000 nella Germania orientale e 1000 in quella occidentale) per un totale di 3,974 milioni: le previsioni degli analisti indicavano un aumento mensile di 600 unità. Il tasso di disoccupazione, in termini destagionalizzati, secondo i dati della Bundesbank è invece rimasto stabile al 9,6%.

MOBILITA' ALLA MULTINAZIONALE GILBARCO

La multinazionale Gilbarco ha aperto le procedure di mobilità per 58 dei 238 dipendenti della ex Logitron, fabbrica dell'area fiorentina specializzata nella produzione di componenti meccaniche per distributori di benzina. Al management della multinazionale non sono bastati i buoni risultati certificati dal positivo bilancio 2001, ed ha deciso una «riorganizzazione» dell'azienda a senso unico, tagliando unicamente i costi del personale. La Rsu ha organizzato un'assemblea in fabbrica con sciopero. La Fiom denuncia, come nel caso della ex Siliani di proprietà di General Electric, l'atteggiamento predatorio delle multinazionali, che sempre più spesso stanno provocando devastanti ricadute sull'occupazione e sul tessuto produttivo del territorio.

IPSE

I dipendenti del consorzio Ipse, aggiudicatario di una licenza Umts e a rischio chiusura, hanno manifestato davanti alla sede del ministero delle attività produttive. Le Rsa unite e i dipendenti hanno inviato una lettera all'assessore al lavoro e al sindaco di Roma perché valutino la possibilità di utilizzare gli 80 operatori del call center Ipse per il nuovo call center (120 posti previsti) del Comune. Il Comune, d'altra parte, è indirettamente coinvolto nella vicenda, in quanto è azionista di Ipse 2000 il consorzio Atlanet (Acea-Fiat-Telefonica), partecipato per un terzo dall'azienda municipalizzata Acea.

GERMANIA: CONTINUANO GLI SCIOPERI METALMECCANICI

In Germania sono proseguiti gli scioperi di metalmeccanici e lavoratori delle tipografie. Nel Baden-Wuerttemberg (sudovest) hanno scioperato altri 20 mila metalmeccanici di 23 stabilimenti, mentre per oggi è prevista la protesta di altri 13 mila operai. Nei prossimi giorni gli scioperi dei metalmeccanici dovrebbero estendersi anche alla regione di Berlino-Brandeburgo (est). Le parti restano distanti, con il sindacato di categoria IG Metall fermo nel chiedere il 6,5% di aumenti salariali, mentre gli industriali offrono solo il 3,3% più un compenso una tantum di 190 Euro. Anche il sindacato dei tipografici chiede aumenti del 6,5%, mentre i datori di lavoro offrono il 2,5% il primo anno e il 2,8% il secondo. Intanto Bruxelles fa gli scongiuri sul fatto che il negoziato salariale in Germania possa contagiare gli altri paesi europei.

LIGABUE: SCIOPERO DI 3 ORE

Da cinque mesi 400 lavoratori sono privi dello stipendio e del posto di lavoro, a seguito del fallimento della Ligabue, la società di cui erano dipendenti e che gestiva il servizio di catering all'aeroporto di Fiumicino. Responsabili di questo dramma sono la società AdR, che gestisce il principale scalo della capitale, e il governo, che non stanno rispettando gli accordi sottoscritti a suo tempo con i sindacati. Per questa ragione oggi a Fiumicino ci sarà uno sciopero di tre ore - dalle 13.30 alle 16.30 - di tutto il settore del trasporto aereo, accompagnato da due manifestazioni: il corteo organizzato dai sindacati (Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Sulta) si incrocerà con quello promosso dal consiglio comunale di Fiumicino (il paese è governato da una maggioranza di centro sinistra più Rifondazione). Parteciperà anche una delegazione di lavoratori dell'Atesia, in stato di agitazione per l'illegittimo licenziamento di un loro delegato sindacale. Prosegue, nel frattempo, lo sciopero della fame e della sete di tre lavoratori delle ditte dell'indotto Ligabue. I fatti: nel '97 l'AdR, all'epoca società del gruppo Iri, esternalizza l'attività di catering. I lavoratori accettano di passare alle dipendenze della Ligabue in virtù di un accordo sottoscritto in sede ministeriale a garanzia dell'occupazione e dei diritti maturati per il futuro. Poi, dopo cinque anni, arriva il fallimento (secondo i lavoratori "pilotato") della Ligabue. E i lavoratori vengono scaricati. Il servizio viene gestito da aziende che, per risparmiare, hanno assunto precari nonché aumentato i turni e i carichi di lavoro.

CARGO FS: SICOPERO DI 8 ORE

Sciopero per otto ore (dalle 10 alle 18 del 9 maggio) dei lavoratori della società Cargo Fs in servizio a Brindisi, in difesa della "dignità" e della sicurezza sul lavoro. Per i sindacati, il calo di organico comporta «un calo dei livelli di sicurezza, e si rischia di annullare un altro settore chiave nel trasporto multimodale, rappresentato dal trasporto merci su rotaia».

SCIOPERO DEI BENI CULTURALI

Dopo lo sciopero del 27 aprile, l'Associazione Beni Culturali replica il 12 maggio, in sostegno della vertenza dei precari. «Il ministro Urbani - ricorda Abc - ha detto che la protesta era inutile perché c'era già un disegno di legge per l'assunzione dei precari. Ma il disegno di legge non è stato ancora messo in discussione alle Camere». Il 13 maggio è indetta anche un'assemblea nazionale dei lavoratori.

POSTE PRIVATE

L'Ecofin, assemblea europea dei ministri economici e finanziari e dei banchieri centrali, ha dato il via libera alla privatizzazione dei servizi postali. La nuova normativa, che apre il mercato delle poste pur preservando il carattere universale del servizio, prevede la liberalizzazione, a partire dal primo gennaio 2003, dei servizi di spedizione e recapito.

 

9 maggio 2002

IPSE E BLU: LAVORATORI A RISCHIO

Non è ancora chiaro il destino dei 600 dipendenti del consorzio Ipse, aggiudicatario di una delle licenze Umts, mai decollato. Il presidente Pierluigi Celli, dimissionario, ha poi specificato: 200 esuberi. Al ministero hanno assicurato la prossima apertura - entro la fine di maggio? - di un tavolo istituzionale, parallelo a quello di Blu, l'altra società di telecomunicazioni inguaiata proprio per il rallentamento dell'Umts, il telefonino di terza generazione che sembra non arrivare mai. Ma mentre Tim e H3G hanno già avviato le sperimentazioni e dato un'accelerata alle assunzioni, Ipse ha invece deciso di attendere l'Umts con meno dipendenti possibile. Il consorzio, neanche due anni fa, era partito in quarta per avviare il Gprs, il telefonino di transizione tra il Gsm e l'Umts, ma a cinque giorni dal lancio, lo scorso autunno, ha bloccato tutto. Una scelta suicida: pare difficile pensare che la società si possa tenere su semplicemente in attesa per altri 2 anni - per il 2004 l'Umts dovrebbe affermarsi - pur di conservare la licenza Umts. Trra gli azionisti c'è anche il consorzio Atlanet, composto dalla stessa Telefonica, da Fiat e dalla municipalizzata romana Acea. Per questo, i dipendenti di Ipse hanno chiesto al Comune di Roma di valutare la possibilità di impiegare gli 80 telefonisti di Ipse nel nuovo call center dell'ente (disponibilità, 120 posti). Intanto parte l'«allarme Blu»: nell'ordine del giorno della prossima assemblea degli azionisti compare per la prima volta l'«eventuale ricorso alla procedura fallimentare». Salterà dunque l'acquisizione da parte di Tim?

RIFORMA FISCALE: MENO TASSE PER I RICCHI

L'intervento del governo sulla rimodulazione delle aliquote serve solo a dare un taglio sostanzioso alle tasse sui redditi più elevati. L'effetto sui medi e bassi redditi, invece, quasi non si fa sentire. Senza contare, poi, che il costo netto per le casse dello Stato sarebbe non meno di 100mila miliardi di lire. Come intende rimpiazzarle il governo tutte le risorse che verranno a mancare con la riforma? Nonostante queste evidenti falle la Camera, ieri, ha dato il via libera all'articolo 3 del disegno di legge delega sulla riforma del fisco. La norma, che rappresenta il punto centrale della riforma, riduce a due le aliquote dell'imposta del reddito, rispettivamente del 23% fino a 100.000 euro e del 33% oltre tale soglia. Nuovo anche il sistema delle deduzioni, che sostituiranno progressivamente le detrazioni e saranno concentrate sui redditi medio-bassi, allo scopo, spiegano al ministero, di «meglio garantire la progressività dell'imposta». Sarà inoltre identificato «un livello di reddito minimo personale escluso da imposizione», che verrà individuato in funzione della soglia di povertà. L'esempio (calcolato in vecchie lire) parte da un reddito lordo annuo di 30 milioni, prodotto da lavoro dipendente. In base alle attuali aliquote l'Irpef ammonterebbe a 5,05 milioni. Con le nuove aliquote scenderebbe a 4,14 milioni con uno sgravio, quindi, di 910 mila lire. Senonché - avverte la tabella - questo risparmio si riduce drasticamente e potrebbe trasformarsi addirittura in un aggravio di imposta, tenendo conto delle agevolazioni fiscali già esistenti per la famiglia e i figli a carico. Le tasse si abbatterebbero così di 516.000 lire per il primo figlio, di 616.000 lire per i figli successivi al primo più 240.000 lire di detrazioni per ogni figlio di età inferiore ai 3 anni. Per il calcolo della nuova aliquota dell'imposta sul reddito si parte da un'ipotesi di fascia di esenzione totale dalle tasse pari a 15 milioni e deduzioni progressive fino a 40 milioni. Un reddito medio da 50 milioni lordi all'anno paga in base alle aliquote attuali 11,55 milioni di Irpef e verrebbe a pagare 11,50 milioni con la nuova Irpef, cioè 50.000 lire in meno. Il vantaggio diventa molto più consistente per i redditi alti. Con 350 milioni all'anno la vecchia Irpef è di 141,6 milioni, mentre la nuova Irpef è di 95,5 con un risparmio di 46,1 milioni. Per un reddito di 500 milioni la vecchia Irpef è di 209,1 milioni; la nuova è di 145,0 con uno sgravio di 64,1.

PROTESTA DEI "CO.CO.CO."

I "collaboratori coordinati e continuativi" per una legge di tutela in lotta davanti alla Camera. Una delegazione del Nidil, il sindacato, della Cgil, che si occupa dei collaboratori coordinati e continuativi chiederà di essere ricevuta dai gruppi parlamentari di opposizione per esporre le proprie rivendicazioni. Il governo Berlusconi ha proposto, nella legge delega sulla previdenza, l'aumento dei contributi per i lavoratori parasubordinati che versano al fondo Inps di gestione separata. L'aliquota dei collaboratori iscritti al fondo, deve - nelle intenzioni del governo, essere equiparata a quella dei lavoratori autonomi passando dal 14% del compenso lordo al 16.9%. Questo aumento non darà ai lavoratori parasubordinati né migliori prestazioni sociali (malattia, maternità, assegni familiari) né nuove e necessarie prestazioni come l'indennità per i periodi di inoccupazione e l'accesso alla formazione professionale pubblica. «Il governo non può salvarsi l'anima - scrivono i collaboratori coordinati e continuativi in un comunicato - sostenendo che l'aumento brusco dell'aliquota contributiva migliorerà la futura posizione pensionistica di questi lavoratori». I Co. co. co. vogliono l'estensione dei diritti, un lavoro che dia prospettive e certezze, l'approvazione di una legge che regolamenti i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa che preveda tariffe retributive certe e che sancisca tutele specifiche per questi rapporti di lavoro. Inoltre, un fondo per il sostegno al reddito nei periodi di inattività dei collaboratori, l'istituzione di un fondo per l'accesso alla formazione professionale pubblica, e tutele certe in caso di maternità e in caso di malattia. Infine chiedono il ricongiungimento dei contributi versati come collaboratori con quelli versati con altri rapporti di lavoro e l'assicurazione contro gli infortuni a totale carico del datore di lavoro come avviene per gli altri lavoratori.

PER UNO SCIOPERO DEI LAVORATORI IMMIGRATI

Uno sciopero provinciale di otto ore dei lavoratori dipendenti migranti contro la legge Bossi-Fini sull'immigrazione è stato annunciato ieri dalle segreterie provinciali Cgil Cisl Uil di Vicenza per il prossimo 15 maggio. Secondo un primo dato reso noto dalle organizzazioni sindacali i residenti immigrati nel vicentino sono oltre 43mila. Cgil Cisl e Uil «indicono questa straordinaria forma di lotta - è detto in una nota - affinché le istituzioni e le associazioni imprenditoriali comprendano quanto sia importante e determinante per l'economia vicentina il contributo dei lavoratori immigrati». Per i sindacati, «se, come vogliono i promotori della legge, il permesso di soggiorno venisse trasformato in contratto di soggiorno, il lavoratore migrante diventerebbe totalmente dipendente dal suo datore di lavoro, in quanto rischierebbe di essere cacciato dal nostro paese nel caso perdesse l'impiego e non si rioccupasse nel giro di sei mesi». Le rappresentanze sindacali stanno indicendo assemblee in tutti i luoghi di lavoro per illustrare i motivi della protesta.

BID.IT! IN SCIOPERO

I dipendenti di una delle maggiori "piazze virtuali" del Sud Italia hanno deciso di "mettersi all'asta" sul sito della propria società, che non riceve più finanziamenti e da sette mesi non paga gli stipendi. Sono trentaquattro, fra grafici, programmatori, responsabili marketing e vendite e altro ancora, i dipendenti di Bid. it! che hanno lanciato questa provocazione, per «invitare i soci istituzionali a risolvere la situazione e rispettare i diritti dei lavoratori». Attraverso il sito si può «adottare» un dipendente offrendo una somma, che aumenta secondo il meccanismo dell'asta online. Secondo i dipendenti, che dal 30 aprile sono in sciopero continuato, la crisi non nasce da mancanza di lavoro, ma dal fatto che i soci non hanno più investito e l'azienda ha accumulato debiti.

 

10 maggio 2002

LAVORO ATIPICO

I lavoratori atipici della Cgil si schierano contro la delega previdenziale del governo Berlusconi. I collaboratori coordinati e continuativi (più noti come Cococo), che ormai rappresentano una grossa fetta del mercato del lavoro e sono in continua crescita (nel 2001 hanno raggiunto i 2 milioni), sarebbero gravemente penalizzati dall'aumento dell'aliquota contributiva così come è stato previsto nella riforma fiscale disegnata dal ministro Tremonti. E' ipotizzabile una fuga in massa dei parasubordinati dal fondo della gestione separata Inps, per un ripiego verso il lavoro nero o la collaborazione occasionale. Cosa chiedono i Cococo? Più tutele per gli atipici, in buona sostanza. Accanto alla precarietà, che è la caratteristica più vistosa dei contratti di collaborazione, i Cococo soffrono di una serie di «non coperture» pensionistiche e sociali. Versano al fondo separato dell'Inps una parte congrua del proprio compenso: il 14% (i due terzi a carico del datore di lavoro, un terzo a carico loro). E' chiaro, però, che essendo la parte più debole nella contrattazione e non essendoci dei tariffari per dei minimi retributivi certi, subiscono di fatto la decisione univoca del datore sul lordo. Dall'altro lato, sono molto più scoperti sulle prestazioni sociali che ricevono. Basta una sola cifra per tutte: il Fondo Inps gestione separata fa una previsione di avanzo patrimoniale di ben 14 milioni di euro, mentre le uscite per prestazioni si riducono a 35 mila euro. Uno squilibrio che è destinato ad aumentare se passerà la delega previdenziale del governo, che prevede l'aumento dei contributi dal 14% al 16,9% - equiparandoli così a quelli dei lavoratori autonomi - senza però aumentare le prestazioni ssociali. In più, non viene previsto di portare l'aliquota per il computo delle future pensioni al livello di quella degli autonomi: insomma, pagate come loro, ma riceverete una pensione inferiore. Il progetto Tremonti non prevede l'indennità di disoccupazione per i Cococo. E attualmente non c'è neppure un adeguato trattamento per la malattia e la maternità. E' solo previsto un indennizzo minimo per chi viene ricoverato per oltre 5 giorni in ospedale, e l'assegno di maternità può arrivare a un massimo di 3 milioni di lire (previsti solo nel caso che si abbiano tutti i requisiti richiesti); l'assegno di maternità degli autonomi, invece, può arrivare anche a 8 milioni. Anche la pensione che verrà maturata è in realtà molto esigua: dai calcoli del patronato Inca si evince infatti che, qualora i versamenti coprano tutti gli anni, la pensione sarà pari alla percentuale tra il 34% e il 40% dell'ultimo reddito lordo. Dato che in media i collaboratori guadagnano circa 24 milioni di lire annui, i più fortunati non raggiungeranno il milione di lire.
Nella delega fiscale, infine, è previsto il superamento dell'assimilazione
dei redditi dei Cococo a quelli dei dipendenti sul piano delle detrazioni fiscali: uno dei pochi vantaggi che riservava questo contratto, insomma, viene abbattuto.

PININFARINA

Nonostante una pioggia fastidiosa e continua, che ha accompagnato il corteo partito dalla Bertone per giungere davanti ai cancelli della Pininfarina di Grugliasco, oltre 4 mila lavoratori metalmeccanici hanno partecipato nella mattinata di ieri alle tre ore di sciopero indette da Fiom-Fim-Uilm in difesa dell'articolo 18 e contro il licenziamento di Mario Bertolo, delegato della Fiom, dallo stabilimento di proprietà del presidente dell'Unione Industriali torinese, Andrea Pininfarina. Delegazioni delle più importanti fabbriche della zona ovest di Torino e della vicina Val di Susa, quali la Lear, la Sandretto, la Magneti Marelli, la Bertone, ma anche rappresentanti della Fiat Mirafiori, della Fiat Avio, di Infostrada Ivrea, delle fabbriche del polo industriale chivassese, dell'Italdesign di Moncalieri hanno preso parte alla manifestazione. La protesta, secondo i sindacati, ha interessato circa 20.000 lavoratori.
Annunciato l'avvio di una sottoscrizione, una 'cassa di resistenza', per
aiutare economicamente Mario Bertolo ad arrivare all'autunno, quando si terrà il processo che contiamo di vincere ottenendo la sua riassunzione.

ALBACOM LICENZIA A PALERMO

La Cgil di Palermo denuncia il «licenziamento illegittimo» di dieci persone ad Albacom. La Camera del lavoro parla di «campanello d'allarme» per il futuro degli altri lavoratori. A giugno scadranno, infatti, altri 100 contratti.

ISCOT ECOLOGIA: LAVORATORI IN LOTTA

Centocinquanta lavoratori della Iscot Ecologia, l'azienda di pulizie che opera all'interno della Sevel in Val di Sangro, sono scesi in sciopero e hanno organizzato un sit-in davanti ai cancelli dello stabilimento. Da oltre 15 giorni non ricevono lo stipendio, sono malpagati, la gestione dell'azienda è inesistente e c'è scarsa sicurezza sul lavoro, dove si applicano 20 turni, lavorando su tre turni da lunedì a domenica. L'azienda ha fatto sapere tramite il responsabile che il ritardo nei pagamenti sarebbe dovuto al fatto che l'azienda committente (la Fiat) non paga da oltre tre mesi.

SCIOPERI LOCALI NEI TRASPORTI PUBBLICI

Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uil-trasporti hanno confermato lo sciopero di 4 ore del trasporto pubblico proclamato per il 17 maggio, con modalità e orari che saranno stabiliti a livello locale, a causa del mancato rinnovo del secondo biennio economico del contratto.

 

11 maggio 2002

LICENZIATO PER AVER SCIOPERATO IL 16 APRILE

Ha deciso di aderire allo sciopero generale del 16 aprile. Così è stato licenziato. Mauro, 28 anni, da tempo costretto a convivere con il lavoro intermittente, padre di una bambina, salverà il suo posto grazie all'articolo 18. Zona industriale di Limena, cintura urbana di Padova, ore 5. Scatta la protesta davanti alla Spega, azienda vicentina specializzata nel catering. Nel Nord Est che produce, uno dei tanti luoghi in cui il sindacato resta fuori dai cancelli. Dentro di solito si sfornano pasti per le mense, in particolare ospedaliere e scolastiche. Catene e lucchetti ieri all'alba hanno bloccato i cancelli di via Zonta e un picchetto con una sessantina fra tute bianche e maschere degli «invisibili» è servito a non far passare sotto silenzio il caso di Mauro. La ventina di dipendenti della Spega scopre così che lui non è rimasto solo, dopo aver ricevuto la lettera di licenziamento. Era stato il solo a scioperare, mosca bianca nella filiale padovana. Adesso si è trasformato in un simbolo: l'Associazione Difesa Lavoratori ha organizzato la protesta di ieri e, soprattutto, conta di farlo riassumere proprio grazie alla norma dello Statuto che Berlusconi vuole stracciare.
La Spega finirà davanti al pretore del lavoro, perché il licenziamento è già
stato impugnato: «Si tratta di un provvedimento illegittimo - spiegano gli avvocati Ettore Squillace e Alessandro Capuzzo - Il periodo di prova, cui si riferisce l'azienda, era infatti già stato svolto e superato in precedenza quando Mauro figurava come dipendente di una cooperativa che opera all'interno della Spega. Chiederemo quindi l'immediato reintegro». Scegliere lo sciopero, in aziende come questa, non è certo facile. Perché la flessibilità invocata a gran voce, in realtà, si traduce nel controllo totale dei lavoratori. Tanto più che si tratta di piccole fabbriche, laboratori, capannoni in cui il sindacato non c'è e quindi sono padroni e padroncini senza problemi di sorta. Questo è un caso emblematico anche rispetto all'articolo 18, che a maggior ragione va esteso a tutti i lavoratori.

IL MESSAGGERO VENETO NEGA I DIRITTI ALLE LAVORATRICI

Prima o poi bisogna fare una scelta: o mamma o giornalista. Questo, in sostanza, si sono sentite rispondere dal direttore quattro redattrici del Messaggero Veneto di Udine, quotidiano del Gruppo Repubblica-L'Espresso, che chiedevano un orario part-time per poter accudire i propri bambini. Due di loro, anzi, il part-time lo avevano già, concesso dalla precedente proprietà e direzione, e volevano soltanto il rinnovo. Le altre due - una delle quali con tre bambini piccoli - chiedevano il passaggio dall'orario pieno al tempo parziale.
Sono tante le redattrici italiane - ma anche i redattori - che, pur potendo
in base al nuovo contratto nazionale concordare il part-time con le aziende, si vedono opporre un secco no e, spesso, vengono messi di fronte a un triste aut aut: o il giornale o la famiglia. Nel 2001 il giornale viene acquistato dal Gruppo Repubblica-L'Espresso. Alle richieste di rinnovo delle due giornaliste se ne aggiungono altre due, che chiedono di applicare per la prima volta il tempo parziale. Ma la nuova proprietà e la nuova direzione non vogliono sentire ragioni. «Nel nuovo contratto, nonostante la resistenza degli editori - spiega Marina Cosi, presidente della Commissione pari opportunità dell'Fnsi - abbiamo fatto inserire la possibilità di concordare il part time. Ma in moltissimi casi viene rifiutato, tanto che spesso si prefigura addirittura il reato di mobbing: una pressione psicologica tale che obbliga chi non può conciliare il lavoro al giornale con la vita privata a lasciare il proprio impiego. Per questo, è stato anche istituito un Osservatorio anti-sopruso, che è già attivo e ha raccolto molti casi davvero seri». Le giornaliste del Messaggero Veneto, intanto, non hanno ottenuto quello che chiedevano e tre di loro tuttora lavorano full time; la quarta ha chiesto un'aspettativa di 6 mesi. Il Cdr del giornale e la Fnsi si sono rivolti più volte al ministro per le Pari opportunità, Stefania Prestigiacomo. Ma per il momento tutto tace.

IBM LICENZIA

Un'organizzazione sindacale dei dipendenti rivela che la Big Blu è pronta a licenziare il 10% dei lavoratori, che sono 320 mila in tutto il gruppo e 160 mila negli Stati uniti. Il portavoce della più grande azienda nordamericana di computer ha declinato qualsiasi commento su questa notizia che tuttavia è apparsa su due autorevoli quotidiani, il New York Times e l'edizione on line del Wall Street Journal. Entrambe i giornali parlano comunque di un taglio occupazionale, che però non dovrebbe superare il 2,5% degli attuali occupati dell'Ibm. Ma non smentiscono che questa riduzione dei costi è legata alla cattive performance del gruppo. Per il Wall Street Journal si tratta di 8 mila dipendenti in meno, mentre per il New York Times i posti a rischio sarebbero all'incirca 9 mila e non solo negli Stati uniti. Invece, il coordinatore dell'Aliance@Ibm (un gruppo di sostegno dei dipendenti) ha confermato alla Cnn che «il numero di licenziamenti è molto superiore ai dieci mila».

SCIOPERO AL COMUNE DI MILANO

Era da 30 anni che al Comune di Milano non si faceva uno sciopero generale. Alta l'adesione, superiore al 70%. I sindacati contestano la politica di esternalizzazione di alcuni servizi e protestano sia per il mancato rispetto degli accordi integrativi della polizia municipale e del personale dell'acquedotto, che per l'improvvisa decisione di sospendere gli aumenti salariali legati alla valutazione di produttività.

ALITALIA EXPRESS IN SCIOPERO

E' stata «quasi totale», secondo il Sulta, l'adesione degli assistenti di volo Alitalia Express allo sciopero nazionale di quattro ore indetto per la giornata di ieri dal sindacato di base del trasporto aereo. Motivo della protesta: un contratto di lavoro che aspetta di essere rinnovato da oltre tre anni.

ITALTEL: ESUBERI ACCORDATI

I lavoratori dell'Italtel hanno approvato l'accordo sulla gestione degli esuberi raggiunto nei giorni scorsi tra Fim, Fiom, Uilm e la direzione aziendale. L'intesa riduce da 340 a 280 il numero degli esuberi nelle aree di Milano e Castelletto, di cui 193 prepensionabili e con adesione volontaria.

METALMECCANICI EUROPEI

«La moderazione salariale non è base né di maggior occupazione e crescita né di maggior giustizia sociale». I sindacati metalmeccanici europei respingono l'appello della Banca centrale europea e si schierano con gli operai tedeschi, da giorni in sciopero per ottenere aumenti salariali del 6.5%, ben superiore all'offerta fatta dagli industriali del 3, 3% e di un contributo "una tantum" di 190 euro. Solo pochi giorni fa il ministro dell'Economia italiano Giulio Tremonti aveva riferito che l'Ue non ritiene "esportabile" quanto sta accadendo in Germania. Affermazione smentita dalla dichiarazione congiunta siglata ieri a Francoforte dalle organizzazioni sindacali di undici paesi europei (oltre alla Germania: Italia, Francia, Spagna, Belgio, Austria, Danimarca, Finlandia, Gran Bretagna, Ungheria, Turchia, Portogallo).
La dichiarazione di Francoforte impegna i sindacati a politiche salariali
che portino a tutti i lavoratori la totale copertura dell'inflazione e una parte degli aumenti di produttività. Dopo il passaggio all'euro, lo sciopero dell'Ig-Metall è il primo sciopero esteso in Europa. A causa del peso economico della Germania nella zona euro (35% del pil) è un avvenimento di dimensione europea. E una vittoria delle tute blu tedesche rappresenterebbe un segnale positivo anche per gli altri paesi. Da lunedì scorso, giorno in cui è scattata la protesta nel land meridionale, hanno scioperato in totale circa 85 mila metalmeccanici in 76 fabbriche. A partire dal prossimo lunedì lo sciopero si estenderà anche alla regione di Berlino e Brandeburgo (nordest).

ISTAT: MENO RICCHEZZA AI SALARIATI, DI PIU' AI PADRONI

Sono stati diffusi ieri dall'Istat i primi dati provvisori sulla composizione e i cambiamenti dell'occupazione in Italia. 18,77 milioni di persone lavorano in oltre 4,14 milioni di unità locali, divise tra industria, commercio, servizi e istituzioni pubbliche e private. La quota maggiore è ancora appannaggio del settore industriale con il 33% degli addetti, mentre i servizi coprono il 29,5%, le istituzioni il 19,7 e il commercio il 17,8. Rispetto al precendete censimento, quello del 1991, le unità locali sono cresciute del 6,9%, mentre gli addetti solo del 4,4. Salta agli occhi la riduzione della percentuale dell'industria, sia in termini di unità locali (-3,6%) che di addetti (-9,6%). Nel commercio, invece, alla diminuzione delle unità (-3,2%) è corrisposto un lieve aumento degli addetti (+0,9%). Incrementi consistenti, invece, sia nei servizi (+23,9% le unità locali, +24,7% gli addetti) che nelle istituzioni (+9,9%). Dai dati emerge anche una consistente «tendenza al decentramento delle attività produttive verso i centri di piccole dimensioni», che interessa principalmente la cosiddetta «dorsale adriatica», la Basilicata e l'Umbria. Al contrario, nei grandi comuni con più di 100.000 abitanti, si registra una tendenza alla diminuzione degli addetti. A distanza di 10 anni, si può dire che la base complessiva dei lavoratori «produttivi» si è numericamente ridotta, ma è aumentato il prodotto interno lordo; il che significa, come altre ricerche hanno evidenziato, che la massa di ricchezza che va ai salari diminuisce relativamente rispetto a quella che va al profitto o alla rendita. Gli anni `90 sono insomma stati caratterizzati dalla continua erosione del salario (oltre il 5%), ma questo non sembra mai sufficiente alla controparte (le imprese).

OCCUPAZIONE

A febbraio c'è stata una contrazione dello 0,4%, ossia 32.000 lavoratori, rispetto al mese precedente (-4,1% tendenziale). Al netto della cassa integrazione la situazione occupazionale nelle grandi imprese è ancora peggiore: -4,5%. La retribuzione media lorda per dipendente dell'industria è cresciuta del 3,2% tendenziale, mentre nei servizi è salita del 4,5: Il dato, naturalmente, va preso cum grano salis, perché risente degli aumenti contrattuali di alcune categorie che hanno infine raggiunto un accordo. Nel settore del credito, per esempio, la retribuzione media ha subito un balzo dell'11,9% che difficilmente sarà confermato nelle rilevazioni statistiche dei prossimi mesi.

CIVITAVECCHIA: PRESIDIO BORSISTI

Presidio permanente di fronte al palazzo della giunta comunale DI CIVITAVECCHIA dei borsisti assunti dal comune nell'ambito dei lavori socialmente utili. Sostengono il diritto al salario garantito e la possibilità di usufruire dei diritti che attualmente vengono negati a tali lavoratori quali malattie contributi ecc ecc.

 
17 maggio 2002

SCIOPERO DI 4 ORE NEI TRASPORTI LOCALI

Sciopero nazionale proclamato da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti per il mancato rinnovo economico del contratto: i sindacati chiedono 106,39 euro in busta paga come recupero dell'inflazione per gli anni 2002-2003. Le controparti sostengono di non avere i soldi e minacciano addirittura la disdetta del contratto. Domani poi toccherà ai treni con uno sciopero di 24 ore proclamato dai ferrovieri dell'Orsa e che si concluderà alle 21 di domenica. Obiettivo dell'agitazione, ottenere il contratto di settore delle attività ferroviarie.
Le adesioni allo sciopero del trasporto pubblico sono state vicine al 100% tra gli addetti alla circolazione e superiori al 90% tra il personale ausiliario. Sono annunciate nuove iniziative di lotta qualora la vertenza non si dovesse sbloccare.

ACQUISIZIONI

La società aerea britannica EasyJet comprerà la rivale Go-Fly per l'equivalente di 598 milioni di euro, dando così vita alla compagnia aerea a basso costo più grande d'Europa. EasyJet e Go insieme hanno una flotta di 53 velivoli e un raggio d'azione di 83 destinazioni a livello europeo. L'acquisizione sarà in parte finanziata con un'emissione di azioni per 277 milioni di sterline. EasyJet e Ryanair si aspettano una crescita annuale del 25 per cento. In questo periodo le compagnie di bandiera tradizionali, come British Airways e Lufthansa, hanno visto scendere il numero dei clienti sulle rotte europee. Go, nata nel 1998, era un'azienda controllata di British Airways, ma è stata venduta a giugno alla società di venture capital 3i. per l'equivalente 176 milioni di euro.

CALL CENTER E FIOM

Senza identità, flessibili per necessità e precari per forza. L'identikit del nuovo lavoratore, come lo sognano Confindustria e il governo, si riassume bene in quello che, per tantissimi giovani, rappresenta oggi la prima possibilità di impiego: l'operatore di call center. La Fiom-Cgil di Ivrea ha organizzato un seminario cui hanno partecipato le Rsu delle più significative realtà lavorative del settore: Omnitel Vodafone di Ivrea, Milano e Pisa; Wind (ex Infostrada) di Ivrea; Telegate-Pagine Gialle di Torino; Ics (ex Op Computers) ancora di Ivrea.
Sono lavoratori sottoposti a diversi tipi di contratto a seconda dell'azienda di appartenenza: metalmeccanico, telecomunicazioni ma anche commercio. In Italia ci sono almeno 2.000 i call center, di dimensioni significative per occupati, che sono stati censiti. I più significativi sono Ominitel, con circa 10.000 addetti, e Wind con 8.500. Considerata dagli stessi lavoratori, nei primi tempi, come un'attività transitoria, sono sempre di più i casi di persone occupate in quest'ambito da un numero considerevole di anni. Ecco allora emergere le criticità: in primo luogo il reddito basso legato al part-time; poi la prolungata incertezza della precarietà, assunzioni a tempo determinato o come collaboratori coordinati continuativi.
"I call center sono aziende di linguaggio in cui il profitto è rappresentato dalle risposte che direttamente gli operatori danno ai clienti". Per questo motivo le aziende hanno una vera e propria angoscia di controllo sui lavoratori di call center. Il clima ricorda quello della "catena di montaggio": i capi squadra sostituiti da più moderni "team leader", sempre pronti a intercettare la telefonata che il lavoratore sta sostenendo e identici agli odiosi antenati nei contenuti e modi di rapportarsi.
Non mancano le eccezioni, come in quelle fabbriche di Ivrea in cui molti lavoratori mantengono una forte identità metalmeccanica. Ma nel complesso si tratta di giovani in balia delle aziende e di una giungla di contratti e rapporti di lavoro tra i più svariati.

 
18 maggio 2002

TELECOM ITALIA

Circa 3 mila assunzioni nel triennio e 16 miliardi di euro di investimenti. Si è concluso così il negoziato tra Telecom Italia e sindacati sul piano di sviluppo 2002-2004. Le assunzioni, suddivise nel triennio, comprendono anche i dipendenti che entreranno nel gruppo dall'eventuale acquisizione di Blu. Nell'arco della durata del piano è previsto l'avvio di progetti di riqualificazione delle risorse, supportati da programmi formativi, e il ricorso alla mobilità per l'accompagnamento alla pensione, secondo i criteri e le modalità previsti nella legge 223.
Il sindacato, dopo una lunga trattativa e prima della sigla dell'ipotesi d'accordo e delle assemblee di consultazione dei lavoratori, prevede come metodo la verifica e un esplicito mandato delle Rsu.

IMPRESE DI PULIMENTO: LOTTE A ROMA E TORINO

Il sit-in dei dipendenti della Ina - impresa di pulimento - davanti gli uffici della Sogei, in via Carucci a Roma è stato sospeso dopo che, a seguito della trattativa tra Sindacati, INA e Sogei, quest'ultima ha ritirato il provvedimento. La ditta appaltatrice vedendosi ridurre il budget dalla Sogei ha automaticamente tagliato l'orario di lavoro di 2 ore (lasciando immutate le mansioni) e quindi lo stipendio ai propri dipendenti. Ancora una volta la causa è la politica di taglio dei costi adottata dalla Sogei, così come da altre aziende pubbliche o ex pubbliche, mentre i profitti vengono utilizzati per aumentare le prebende dei dirigenti. I lavoratori hanno scioperato subito, imponendo la trattativa e ottenendo la solidarietà dello Slai Cobas Sogei. La lotta dimostra che ci si può opporre a simili decisioni arbitrarie: ora i lavoratori sono tornati a orario e salari normali.
A Torino, hanno dichiarato 3 giorni di sciopero i dipendenti della Mazzoni che si sono visti decurtare lo stipendio del 20% in seguito alla riduzione del budget previsto dall'istituto bancario San Paolo-Imi per la pulizia dei propri uffici. Martedì manifesteranno davanti alla sede di Moncalieri.

ROMANIA: SI SCIOPERA

In Romania è arrivata la stagione delle proteste: ieri il sindacato indipendente "Movimento 15 novembre" ha portato in piazza a Brasov 15mila operai che hanno dato vita alla piu ampia azione di protesta degli ultimi 12 anni. Le loro rivendicazioni sono: più posti di lavoro e più sicuri, aumento dei salari mensili e delle pensioni.

COOPERATIVE, APPALTI, OSPEDALI

Proliferano le cooperative fasulle che, con la scusa dei valori della cooperazione, sono autorizzate a trattare i loro «soci» peggio dei padroni. Salari più bassi e niente diritti sono la loro "ragione sociale".
Ahmed Amardi, marocchino, ha raccontato la sua esperienza alla Filcams Cgil di Bergamo. Il luogo: gli Ospedali riuniti, la struttura sanitaria pubblica più grande della città. L'ospedale, un anno fa, ha appaltato alla ditta Ilat il lavaggio delle lenzuola e della biancheria.
Un camion della Ilat tutti i giorni carica la biancheria sporca e riconsegna quella pulita. Il trasporto dai reparti al camion e viceversa, l'Ilat l'ha subappaltato alla Golden New Service che impiega una decina di «soci» per il pezzetto di sua pertinenza del ciclo del lenzuolo. La cooperativa, a fine aprile, ha licenziato Ahmed Amardi. Il «socio» ha chiesto spiegazioni e come risposta - ha riferito al sindacato - ha ottenuto dal signor Gennaro Romano, factotum della Golden in ospedale, un brusco e minaccioso invito a togliersi velocemente dai piedi. Il Romano nega d'aver minacciato Amardi, sostiene che il lavoratore è stato licenziato semplicemente perché "non aveva superato il periodo di prova". Poi si corregge: quell'Amardi è un «prepotente», aveva litigato con una dipendente dell'ospedale, "sa come sono questi marocchini, lavorano per prendere i soldi". Per saperne di più, "si rivolga al presidente della cooperativa, io sono solo un socio come gli altri, il mio compito è di accompagnare le persone al lavoro".
Un socio come gli altri fino a un certo punto: il presidente, infatti, si chiama Giovanni Romano (dalla voce sembra essere il figlio dell'accompagnatore) e sull'elenco telefonico l'indirizzo della cooperativa (registrata come Golden Service Piccola) coincide con quello di casa Romano.
Insomma, una cosa fatta in famiglia. Il presidente conferma: Amardi è stato «allontanato» perché aveva minacciato verbalmente una lavoratrice, "tant'è vero che abbiamo fatto una denuncia ai carabinieri". Ammesso che la denuncia esista, perché è stata presentata dopo il licenziamento e, soprattutto, dopo che il lavoratore si era rivolto al sindacato?
Giriamo al presidente le contestazioni della Filcams: i "soci" - quasi tutti immigrati - non conoscono lo statuto e il regolamento della cooperativa, lavorano anche un mese di seguito senza una giornata di riposo, la retribuzione a forfait di 800 euro al mese comprende ferie e liquidazione, le assenze per infortunio non sono retribuite, i "soci" non sono dotati di divisa, di guanti e di scarpe antinfortuni. Replica il presidente: all'atto dell'assunzione i soci firmano una lettera dove dichiarano di conoscere le "regole" della cooperativa. Lo statuto esiste, se la Filcams vuole prenderne visione "lo chieda al nostro commercialista". I turni di riposo si fanno, assicura il presidente, senza precisare da quando. Solo la settimana scorsa, guarda caso, per la prima volta all'ospedale è comparso un foglietto con l'elenco dei turni. La direzione amministrativa degli Ospedali riuniti di Bergamo tramite l'ufficio stampa fa sapere: "L'appalto alla Ilat prevedeva la possibilità di subappalto. Noi abbiamo rapporti solo con la Ilat, la documentazione che ci ha fornito attesta che la cooperativa Golden New Service versa i contributi all'Inps".
Subappaltando alle cooperative le imprese possono fare offerte più basse perché un «socio» costa meno di un lavoratore dipendente. L'impresa si aggiudica l'appalto, l'ospedale risparmia e la cooperativa di comodo campa nell'intestizio. Tutti scaricano il loro piccolo o grande guadagno sulle spalle dei "soci" lavoratori. E' questo l'incentivo perverso che ha fatto proliferare le cooperative "spurie". Per incepparlo la legge sulla figura del socio-lavoratore approvata l'anno scorso prevedeva che le cooperative adeguassero i salari ai contratti nazionali di riferimento. Il termine è già slittato una volta. La proroga scadrà il 30 giugno e qualcosa ci dice che slitterà di nuovo.

GERMANIA: VERTENZA METALMECCANICA

L'accordo sul rinnovo contrattuale siglato giovedì nel Land del Baden-Wuettenberg tra il sindacato dei metalmeccanici tedesco e gli imprenditori rimane per ora un episodio isolato: non vi e' ancora alcuna intesa per estenderlo a tutta la Germania. E' quanto ha dichiarato il leader di IG Metall, Klaus Zwickel, precisando che gli imprenditori della Sassonia e della Sassonia-Anhalt non sono ancora pronti a sottoscrivere l'accordo siglato nel Baden- Wuettenberg tra l'Ig-Metall e l'associazione degli imprenditori (Gesamtmetall) che prevede un aumento salariale del 4% da giugno prossimo per 22 mesi, piu' un ulteriore aumento del 3,1% dal giugno 2003. L'Ig Metall, ha invitato tutte le regioni tedesche ad accettare l'accordo salariale raggiunto nella regione del Baden-Wuerttemberg.

 

19 maggio 2002

FIAT: A RISCHIO 10.000 POSTI DI LAVORO

Dovrebbe tenersi lunedì o martedì l'incontro tra governo e sindacati sulla crisi Fiat. I sindcati contestano le cifre sugli esuberi fornite dall' azienda, mentre il governo, attraverso il vicepremier Fini, sottolinea che "non ci sono motivi per essere catastrofici". I posti a rischio sono superiori ai 10.000 indicati dall'azienda.

GIORNATA DELLE VITTIME DEGLI INCIDENTI SUL LAVORO

E' prevista la partecipazione di oltre 100mila invalidi alla Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. Sarà l'occasione per fare il punto con il nuovo governo sulle cause del fenomeno - sottolinea l'Anmil in una nota - ma soprattutto per comprendere quali azioni verranno intraprese per invertire le drammatiche cifre della guerra del lavoro e per migliorare la tutela delle vittime".
Gli ultimi dati dell'Inail confermano che, nel lavoro, ogni giorno si attua una vera strage. L'anno scorso sono stati rilevati 998mila casi di cui 1.366 mortali (+3, 4% rispetto all'anno precedente). Il dato di gennaio registra una lievissima inversione di tendenza (-2, 04% rispetto al 2000) ma le prospettive restano drammatiche. Sulla crescita degli infortuni incide l'aumento della base dei lavoratori assicurati e dell'occupazione, che nel 2001 ha registrato un balzo del 2, 1%. Nel 2001 sono stati inoltre indennizzati 37mila infortuni "in itinere", di cui 173 mortali.

LAVORO INTERINALE

Cresce il popolo del "lavoro in affitto" ma soltanto nel Nord. Lo rileva una ricerca degli Artigiani di Mestre, che registra un incremento tendenziale del 5,3% nel 2001 per gli occupati interinali, i quali sfiorano le cinquecentomila unità complessive. La quota degli interinali sul totale degli occupati è pari all'1,75%, ma sale leggermente tra le donne con l'1,95% e molto più tra i giovani, che si attestano al 7,82%. Il lavoro in affitto giovanile vince nel Nord-Ovest (10,98%) e in alcune regioni del Nord-Est.
Si registrano in Val d'Aosta e Piemonte le maggiori incidenze, rispettivamente con il 14,43% ed il 13,02% del totale dei giovani occupati. Nel Meridione, invece, si manifestano i risultati più bassi con l'indice del 4%. E' in particolare la Sicilia a segnare l'incidenza minore: 1,28%. Riguardo all'occupazione femminile, sono ancora Val d'Aosta e Piemonte a segnare le percentuali maggiori, rispettivamente il 6,39 e il 3,11. Seguono Lombardia e Lazio - entrambe con 2,79% - e l'Abruzzo (2,73%). In coda Sicilia (0,29%), Umbria (0,41%) e Campania (0,45%).

ACCORDO PER IL GRUPPO ALSTOM

Per la Fiom Lombardia, l'accordo siglato pochi giorni fa con il Gruppo Alstom (oltre 5mila lavoratori coinvolti) può essere un punto di riferimento. In base al nuovo accordo (uno fu firmato il 21 maggio del 2001) i lavoratori hanno più possibilità di intervenire sui processi (ristrutturazione, riorganizzazione e decentramento produttivo e di modifica degli assetti organizzativi e industriali) grazie a un nuovo contesto nelle relazioni sindacali.
Il gruppo Alstom si è impegnato a fornire le "informazioni relative all'andamento quantitativo e qualitativo dei livelli occupazionali anche con riferimento all'utilizzo dei contratti a tempo determinato e/o lavoro temporaneo" nonchè "informazioni relative all'utilizzo degli impianti, all'articolazione degli orari". Si tratterebbe di una sorta di mappa dell'occupazione precaria a partire dalla quale è possibile rivendicare "eventuali passaggi dal lavoro a tempo determinato a un contratto di lavoro stabile", secondo la Fiom.

ACQUACOLOR

Preoccupazioni per i 90 lavoratori della "Acquacolor" di Erba da ieri in stato di agitazione contro il trasferimento degli impianti alla T.R.T., di Verona. L'azienda fa parte del Gruppo Bonazzi e nei giorni scorsi la dirigenza ha reso nota l'intenzione di chiudere lo stabilimento erbese per dar vita ad una fusione con la T.R.T. che ha sede a Verona.

FISCO: SCIOPERO IL 2 GIUGNO

Cgil, Cisl, Uil e Unsa-Salfi proclamano uno sciopero per tutta la giornata lavorativa il 2 giugno prossimo in seguito alla sentenza depositata dalla Corte Costituzionale con la quale vengono "completamente annullate le procedure relative ai corsi di riqualificazione del personale finanziario". L'intento è di costringere il governo a ricercare immediatamente una soluzione politica che faccia salvi i diritti di chi si è già riqualificato e le legittime aspettative di chi ancora deve farlo.

TIR IN SCIOPERO

Tir a passo di lumaca sulle strade di Perugia per protestare contro il trattamento fiscale riservato alla categoria. Due i cortei organizzati dalla Fita Cna nel capoluogo umbro. Uno si è mosso da Corciano e l'altro da Ponte San Giovanni, dalla parte opposta della città. Oggi la Fita-Cna discuterà di un fermo generale dell'autotrasporto di cinque giorni in un'assemblea a Bari.

MARCONI

Domani il sindacato dei lavoratori della Marconi deciderà le iniziative di lotta a sostegno dei lavoratori. Chiedono garanzie a difesa del settore difesa e security per la Marconi Mobile dopo l'annunciata quotazione in borsa.

DISCRIMINAZIONI SUL LAVORO PER GLI OMOSESSUALI

La prima manifestazione in Italia contro la discriminazione sul lavoro degli omosessuali, a Castelnuovo Don Bosco, piccolo paesino della provincia astigiana, molto cattolico - vi è nato Don Bosco - dove si sono dati appuntamento ieri oltre 400 gay, lesbiche e transessuali da Napoli, Bologna, Genova, Milano e da altre città italiane. Insieme a tanti altri cittadini, per portare la loro solidarietà a Emanuela Tione, transessuale a cui non è stato rinnovato il contratto per "problemi di visibilità", e alla sua compagna, Paola Martinelli, messa a zero ore dalla cooperativa di cui è dipendente. Una mobilitazione di forte valore simbolico organizzata dal circolo Maurice di Torino e dalla Cgil. Emanuela è un'infermiera transessuale di 34 anni. Il contratto non rinnovato in aprile, altri colloqui sostenuti proprio in questi giorni: le sbattono la porta in faccia, sempre per lo stesso motivo: "Problemi di visibilità". La sua compagna e convivente, Paola, cuoca di 25 anni, è stata ripresa al lavoro solo dopo che la Cgil ha minacciato di fare causa. Sempre in aprile, la sua cooperativa l'aveva messa "a riposo" senza una spiegazione. Ultima busta paga: soli 4 giorni retribuiti.
Molti cittadini del paesino, coppie con i passeggini, operai, sindacalisti, alcuni assessori dei paesi vicini, tanti omosessuali hanno offerto la loro disponibilità a contribuire all'affitto della coppia: "Con il lavoro ci hanno tolto la dignità, il poter fare al spesa e pagare la casa, vivere come tutti gli altri un'esistenza normale", dice Emanuela.

 

21 maggio 2002

PENSIONI

Le prospettive del sistema pensionistico sono alquanto cupe, incerte e turbolente. E' quello che è emerso ieri in un convegno organizzato dalla facoltà di Economia all'università La Sapienza di Roma, dove esperti e docenti, sindacalisti e uomini di Confindustria, il presidente dell'Inps Massimo Paci e il rappresentante del governo e sottosegretario al Welfare Alberto Brambilla, hanno tentato una difficile sintesi, attorno alla annosa e controversa vicenda previdenziale. I dati forniti dall'Inps, sull'andamento del sistema previdenziale pubblico, sono in linea con le aspettative di contenimento già innestate dalla riforma Dini, e dai successivi aggiustamenti del governo Prodi (e con la famigerata "gobba" che potrebbe spostarsi di molti anni se ci fosse una vera emersione del sommerso e la regolarizzazione del lavoro nero degli immigrati); il governo continua a premere sull'acceleratore della riforma che cercherà di far passare con una delle sue leggi delega, fuori e senza il consenso del Parlamento e con molti mugugni nella stessa maggioranza: sia nel Centro ex democristiano sia nella Destra cosiddetta sociale. E' in questione il destino del Tfr e dei fondi pensione, il passaggio da un sistema pubblico obbligatorio a uno privato volontario. E ancora, la diatriba sulla "privatizzazione" dell'Inps, sul grado di complementarietà delle assicurazioni individuali rispetto alla misura della permanenza in vita di un sistema a copertura statale; il problema dei contributi "sottratti" al sommerso, quelli degli immigrati, dei dipendenti atipici, degli indipendenti "cococo". E per finire, la questione dell'età in cui, per donne e uomini, matura il diritto o si esercita la volontà del "ritiro". Secondo il presidente dell'Inps la soluzione è stabilizzare entrambi i sistemi con un pilastro centrale finanziato dallo Stato e, accanto, lo sviluppo della previdenza complementare. "C'è bisogno di questo dualismo - ha detto - per cautelarci contro "i rischi del mercato" e "i rischi dello Stato", ma non si può sempre scaricare ogni problema sul sistema previdenziale pubblico perché al momento è in stato di buona salute, grazie anche alla legge Dini che sta dando i suoi frutti". Paci, infine, ha respinto al mittente, cioè al capo del governo e ai ministri del Welfare e dell'Economia, una riforma che in sostanza vorrebbe privatizzare le pensioni e l'Inps, e ha sostenuto che "da un lato, i sistemi privati non hanno in sé le capacità per affrontare crisi di sistema: politiche, belliche o catastrofiche; dall'altro, il sistema pubblico è soggetto ai rischi di interventi "politici" da parte dei governi che si susseguono, impostando cambiamenti a volte imprevisti e improvvidi".

FIUMICINO: INFORTUNIO SUL LAVORO

Ieri l'ultimo infortunio sul lavoro si è verificato a Fiumicino. L'autista di un catering Servair durante le operazioni di carico è caduto ed è stato ricoverato al Grassi di Ostia. L'ultimo infortunio è l'ennesimo frutto della pratica delle privatizzazioni che, fino ad ora, hanno portato a centinaia di licenziamenti di cui i 391 della Ligabue rappresentano la punta maggiormente visibile di un processo di demolizione delle norme più elementari della sicurezza.

AMIANTO: VENTI OPERAI EX CASARALTA MORTI DI TUMORE

Venti operai della ex Casaralta di Bologna morti di tumore negli anni sessanta-settanta, dopo essere stati esposti all'amianto e senza che l'azienda per cui lavoravano si sia preoccupata di adottare le misure di sicurezza a quel tempo previste per tutelare adeguatamente la loro salute. Una storia di ordinario sfruttamento che, nel duemila, torna di attualità. Le responsabilità di quanto accaduto saranno infatti finalmente chiarite da un processo. Sul banco degli imputati ci sono finiti due dirigenti dell'ex stabilimento di costruzioni ferroviarie: si tratta di Carlo Farina e Giorgio Regazzoni, rinviati a giudizio con l'accusa di omicidio colposo plurimo.
C'è chi teme che alla fine trionfi l'ingiustizia. "C'è il rischio di prescrizione, non solo per questo processo ma anche per tanti altri", avverte Vito Totire, presidente della Associazione esposti amianto (Aea). Il processo nasce sotto cattivi auspici anche per un'altra ragione: "Avevamo chiesto di costituirci parte civile - spiega Totire - ma la nostra istanza è stata respinta con una motivazione incredibile. Hanno detto che la nostra associazione è stata fondata nel 1989 mentre i fatti imputati sono avvenuti in precedenza. Strano, visto che analoga nostra richiesta è stata invece accolta a Bari, al processo per la Fibronit, fabbrica chiusa nel 1985".
All'esito di questa vicenda giudiziaria guardano in tanti. Secondo la ricostruzione fatta dai lavoratori più anziani della ex Casaralta, pare che gli operai vittime di mesotelioma siano venticinque. In più, poichè le stime epidemiologiche valutano che a ogni caso di mesiotelioma corrispondono da uno a tre casi di tumore polmonare, potrebbero essere almeno 50 gli operai colpiti da tumori all'apparato respiratorio, stando a una proiezione fatta dall'Aea nel marzo scorso.
Nell'industria di costruzioni ferroviarie, l'amianto veniva utilizzato per la coibentazione delle carrozze (protezione dal caldo e dal freddo) e lavorato in due modi: o "a spruzzo", tecnica molto pericolosa, oppure installato mediante pannelli. La quantità complessiva di amianto presente su ciascuna carrozza era stimata da 800 a mille chilogrammi.

ECONOMIA SOMMERSA: ALCUNI DATI

Sono le Regioni del Sud a detenere il primato negativo del rischio legato alla presenza dell'economia sommersa. E la Campania è la regione in cui questo pericolo è maggiore con un valore che arriva, fatto 100 il dato nazionale, a 187,9, seguita dalla Calabria (172,5) e dalla Sicilia (168,5). La disoccupazione vede la Calabria con un valore pari a 246, mentre Trentino Alto Adige e Veneto registrano rispettivamente 30 e 39. Secondo Bortolussi "nel Mezzogiorno prevale un sommerso di convenienza che riguarda quei lavoratori o imprenditori che non hanno nessuna intenzione di emergere perché trovano più conveniente, da un punto di vista economico, rimanere in questa situazione. E' per questo - conclude Bortolussi - che anche noi nutriamo molte perplessità sulla capacità delle misure sulla riemersione del lavoro nero, messe in atto dal Governo Berlusconi.

FLEXTRONICS E LARES TECNO IN LOTTA

Cinquecento lavoratori delle aziende aquilane della Flextronics e della Lares Tecno hanno bloccato ieri mattina il casello dell'Aquila Ovest dell'autostrada per Roma, per protesta contro il mancato avvio di interventi per scongiurare la crisi del polo elettronico, che rischia di espellere dalla produzione centinaia di lavoratori. In assenza di risposte concrete, è annunciata anche l'occupazione dei seggi elettorali (all'Aquila si vota per l'elezione del sindaco il 26 maggio) e il traforo del Gran Sasso della stessa autostrada.

ALITALIA EXPRESS: SCIOPERO IL 29 MAGGIO

Sciopero degli assistenti di volo di Alitalia Express il prossimo 29 maggio.
La protesta, di 24 ore, è stata indetta dal Sulta ed interesserà tutti i voli in partenza dall'intero territorio nazionale. Tra i motivi alla base della nuova protesta che riguarda il settore aereo, il rinnovo del contratto scaduto da oltre due anni, la costruzione di un meccanismo di circolarità del personale verso Alitalia Team.

VITROCISET LICENZIA A FIUMICINO

Avevano reso noto un black out nelle comunicazioni tra torre di controllo e aerei avvenuto a Fiumicino la notte del 17 aprile scorso. Per questa ragione due tecnici e un delegato sindacale del Sulta sono stati licenziati in tronco dalla Vitrociset, l'azienda che gestisce il servizio in appalto Enav. Licenziamenti che, accusa il Sulta, "colpiscono chi da sempre si batte contro l'appalto e attualmente contro la prevista ulteriore ristrutturazione, con significative riduzioni di personale e abbassamento degli standard di sicurezza".

LSU A ROMA

Si è spostata all'esterno del X Municipio la protesta dei lavoratori socialmente utili che mercoledì avevano occupato la sala di presidenza per chiedere una copertura contrattuale. Sostenuti dai precari dei Call center locali, dal Cinecittà Social Forum e dai Disobbedienti, hanno incontrato parlamentari e sindacati, e ora attendono il risultato dell'incontro tra gli assessori Milano, Nieri, Esposito e D'Alessandro. Due mesi fa, il consiglio presieduto da Sandro Medici aveva votato all'unanimità un ordine del giorno, proposto dal verde Giuseppe Mariani e dall'assessore ai servizi sociali Fabio Galati, in cui dichiarava la propria disponibilità a cercare una strada: "Questi lavoratori socialmente utili costituiscono un modello di fuoriuscita dall'esclusione sociale". Anche durante quella seduta i più atipici degli atipici si erano fatti sentire: "vogliamo contratti e non sussidi". La soluzione proposta è di creare un'azienda di utilità sociale, a gestione pubblica (come l'Ama o l'Acea), che regolarizzi la fornitura dei servizi a cui gli Lsu provvedono da oltre 3 anni in cambio di un sussidio bassissimo: all'inizio 200.000 lire, a cui si è poi aggiunto un piccolo compenso, in cambio dei saperi che i lavoratori hanno messo a disposizione. Oggi, dunque, si tratterebbe di passare dall'assistenza al contratto.

 

22 maggio 2002

ISTAT: LE CLASSI IN ITALIA

L'Italia è un paese più ricco, ma più complesso, sostiene l'Istat nel Rapporto annuale. Che significa? Le complessità tendono a determinare "nuove differenze" di classe imbalsamando il paese e emarginando economicamente e culturalmente una larga fetta della popolazione. Le cifre dell'Istat, però, dicono molte altre cose. Ad esempio che la dimensione aziendale delle imprese non ha soluzioni di continuità. Ovvero, non ci sono scalini che possano dimostrare che le imprese non superano la fatidica soglia dei 15 dipendenti per paura dell'articolo 18. Anzi.
Altro mito che viene sfatato: quello della flessibilità. Forse l'Italia è arrivata buon ultima nella giungla del capitalismo senza regole, però ha recuperato in fretta: il 27,5% dei dipendenti lavora con orari flessibili e sono ancora più di 2 milioni quelli che lavorano oltre 40 ore alla settimana. L'impennata della flessibilità è stata accompagnata da una esplosione dei lavori atipici dei quali l'Istat "propone uno schema di classificazione in 31 differenti tipi di rapporti di lavoro" e evidenzia come l'atipicità nel 30% dei casi significa rapporti di lavoro che si interrompono entro un mese. Insomma, lavoro "usa e getta".
Ma al capitale tutto questo non basta visto che l'Italia rimane la patria del lavoro nero: con una punta di sommerso che in Calabria sfiora il 28%, mentre la media nazionale tra il `95 e il '99 è salita dal 14,5% al 15,1%.
Secondo l'Istat la struttura produttiva italiana, pur con molti settori d'eccellenza, difetta da un punto di vista tecnologico, di innovazione. E gli investimenti - nel 2001 - "in attesa di nuove agevolazioni", ossia di intervento statale, sono crollati.
Il paese è più ricco, come afferma l'Istat, ma l'equità nella distribuzione dei redditi, dimostra la stessa Istat, non è migliorata. Il risultato è una progressiva emarginazione di fasce di popolazioni; di aumento della distanza tra Nord e Sud; di consumi sempre più opulenti per una piccola fetta e di un sopravvivere per un altra con il permanere di 670 mila nuclei familiari senza alcun reddito. E ancora: è un po' aumentato il peso delle donne nel mercato del lavoro, ma il tasso di attività è nettamente superiore (a parità di fasce di età) per quelle, anche coniugate, ma senza figli. Perché rimane elevato il peso dell'assenza di strutture sociali in grado di sostenere adeguatamente i nuclei familiari e consentire alle donne di avere accesso sul mercato del lavoro. Un'ultima notazione riguarda la spesa sanitaria pubblica: è addirittura vergognoso che la salute sia negata (o fortemente ritardata) per chi ne ha più bisogno: anziani e cittadini di scarsa cultura.

L'ISTAT E L'ART.18

Dalla lettura del secondo capitolo del rapporto annuale 2001 dell'Istat (scaricabile sul sito www.istat.it) emerge con chiarezza un fatto: a ignorare la realtà delle imprese italiane sono soprattutto governo e Confindustria. Continuano a prendersela con l'art.18 dello Statuto dei lavoratori, il grande ostacolo - dicono - alla crescita e alla competitività delle imprese. Il rapporto può servire a misurare la strumentalità di quest'attacco. Sulla soglia dei 14 dipendenti non c'è nessun accumulo di imprese timorose di crescere assumendo il quindicesimo. L'Istat documenta che le imprese con migliori risultati economici, produttività e profitti, sono proprio quelle che pagano meglio i propri lavoratori. Sono queste quelle che esportano, che riescono a stare sui mercati esteri. Si è continuato in questi anni a chiedere le gabbie salariali per il sud? Ebbene, lì il costo del lavoro è già ora più basso del 16,5% rispetto alle imprese del nord-ovest, ma ciò non sembra aver favorito la produttività delle imprese meridionali (inferiore di oltre il 30% rispetto al nord ovest).
Le imprese italiane - escludendo sommerso, agricoltura e pesca - sono più di 4 milioni: un'impresa ogni 14 abitanti. Vi lavorano 15 milioni di addetti, con ovvia prevalenza assoluta delle piccolissime unità produttive. Sono 3,2 milioni le imprese con uno o due addetti (titolare e al massimo un dipendente). Metà degli occupati nel settore privato lavora in imprese con meno di 10 addetti. Le meno di 10mila imprese con almeno 100 addetti esprimono solo un quarto dei dipendenti.
Negli anni scorsi l'Istat aveva già segnalato che nel settore dei servizi le imprese italiane sono mediamente più piccole di quelle degli altri paesi Ue (compresi Grecia e Portogallo); lo stesso avviene nell'industria, con qualche eccezione.
L'Istat sottolinea che in tutte le classi dimensionali, le imprese meglio organizzate sono anche quelle che pagano di più i propri dipendenti, che presentano una migliore produttività, più elevati margini di profitto e una più spiccata tendenza ad aumentare l'occupazione. Le imprese con una più elevata produttività sono peraltro anche quelle che maggiormente ricorrono a collaborazioni esterne e al lavoro flessibile. Oltre un terzo delle imprese con almeno 50 addetti e un quarto di quelle fra 20 e 49 addetti ricorrono ai lavoratori coordinati e continuativi, mentre l'intensità del ricorso a questa forma di lavoro precario perde rapidamente consistenza presso le imprese più piccole. Il fenomeno è praticamente concentrato presso le imprese industriali sopra i 10 addetti.

 

23 maggio 2002

SIEMENS LICENZIA

Il colosso tedesco dell'elettronica Siemens ha annunciato il taglio di 7mila posti di lavoro. La decisione rientra nell'ambito di un piano di ristrutturazione che ha l'obiettivo di rafforzare la competitività della società. La società ha deciso di dismettere dalla divisione "Industrial Solutions and Services Group" (I&S) le attività che non rientrano nel core business e nelle quali sono occupate 5mila persone (3.700 in Germania e 1.300 negli altri Paesi). E' prevista un ulteriore riduzione del personale di 2mila lavoratori, due terzi dei quali in Germania. Siemens prevede così di risparmiare 500 milioni di euro. La riorganizzazione porterà da 30mila a 27mila i dipendenti di I&S che conta così di avere un giro di affari, dopo la ristrutturazione, pari a 4 miliardi di euro. Siemens lo scorso anno aveva già tagliato 20mila posti di lavoro per far fronte alle perdite della divisione di telefonia mobile e delle reti Tlc. In totale il colosso tedesco occupa 443mila persone.

COREA: SCIOPERI

Sono iniziati ieri nella Corea del Sud gli scioperi dichiarati in coincidenza con l'avvio dei mondiali di calcio, nell'esplicito intento di usarela vetrina internazionale per costringere il governo a una trattativa altrimenti quasi da escludere. Il conflitto, infatti, è stato paradossalmente aperto dallo stesso governo, che aveva preventivamente vietato qualsiasi sciopero nel periodo dei mondiali per garantirsi una pace sociale «visibile» in tutto il pianeta. I primi a muoversi, ieri mattina, sono stati i metalmeccanici e i chimici. Sulla durata dell'agitazione non c'è nessuna certezza: "Questo è uno sciopero a tempo indeterminato" ha detto Han Sun-Joo, leader della Kctu. Il presidente Kim Dae Jung ha minacciato il ricorso a mezzi di repressione durissimi, ma questo non è stato sufficiente a fermare una protesta che ha l'occasione storica per imporre per la prima volta una trattativa vera sulle 40 ore settimanali e latri diritti elementari del lavoro.

BLU

I dipendenti di Blu scrivono al ministro delle telecomunicazioni Gasparri. E' urgente fare chiarezza sul futuro del quarto operatore di telefonia cellulare del paese, perché giorno dopo giorno i dipendenti sono costretti a fare le valigie e a lasciare l'azienda. E' il caso dei contratti di formazione lavoro, assunti per due anni (con sgravi e agevolazioni fiscali a favore dell'azienda) in attesa di essere riconfermati. Già oltre 200 di loro, telefonisti nei call center di Calenzano (Firenze) e Palermo, dal gennaio scorso hanno perso il posto di lavoro. L'altroieri la notizia che per 91 in scadenza entro giugno l'azienda ha concordato una sorta di "salvataggio" attraverso l'assunzione da parte di un'agenzia di lavoro interinale, che a sua volta li riaffitta a Blu. Ma questo fino a fine luglio, e se una soluzione a quel punto non si sarà trovata, i ragazzi saranno di nuovo a rischio di licenziamento. Senza contare che a settembre scadono altri 70 contratti. Nel giro dei prossimi 3-4 mesi, insomma, si potrebbe già salire a oltre 400 operatori "dismessi". L'ipotesi per il momento più concreta - anche se nel dettaglio dei tempi e dei modi in realtà ancora molto vaga - è quella descritta nel piano di cessione consegnato lo scorso 9 maggio dall'amministratore delegato di Blu, Enrico Casini, al ministro Gasparri. Si parla di un modello "a resto zero", ovvero della cessione di tutti i rami dell'azienda con i relativi dipendenti attraverso un break up - più semplicemente, uno "spezzatino" - a Tim, Omnitel Vodafone, Wind e H3G. Il passaggio intermedio dovrebbe essere quello di una vendita in blocco al gruppo Telecom, che congiuntamente si impegnerebbe a eseguire subito dopo la divisione.
I dipendenti hanno scritto a Gasparri proprio per sollecitare tutto l'iter delle autorizzazioni, che per il momento sembra essersi arenato. I telefonisti e impiegati di Blu chiedono di "aprire un tavolo istituzionale presso il ministero, che veda presenti azionisti, acquirenti, azienda, sindacato e dipendenti, per verificare, con la dovuta trasparenza, le garanzie presenti nel piano proposto dall'azienda per il mantenimento dei livelli occupazionali e professionali e per il reintegro dei contratti Cfl non confermati dall'inizio della crisi di Blu". E che il governo intervenga per "interrompere il processo di non conferma dei Cfl in scadenza, finanziando l'azienda per il tempo necessario a individuare una soluzione che scongiuri il rischio di liquidazione o, peggio, di fallimento".

AIPA: AGITAZIONE CONTOR LA CHIUSURA

Le Rsa Falbi-Confsal e Unionquadri hanno proclamato lo stato di agitazione del personale del centro tecnico per la rete unitaria della pubblica amministrazione. "I sindacati rilevano che il provvedimento approvato in prima lettura dal consiglio dei ministri del 9 maggio u.s. relativo alla soppressione del Centro Tecnico per la Rete Unitaria e dell'Autorità per l'informatica nella Pubblica Amministrazione (Aipa) e che istituisce in loro vece una Agenzia, non tutela pienamente i lavoratori e mette seriamente in discussione i diritti del personale del Centro Tecnico acquisiti attraverso il riconoscimento, con selezione pubblica, delle particolari professionalità necessarie, sin dall'inizio, al funzionamento del Centro stesso. Inoltre tale operazione non appare giustificata né da un risparmio della spesa pubblica, né da una razionalizzazione dei compiti degli enti soppressi, che anzi avevano prodotto un drastico risparmio di spesa rendendo trasparenti molti degli appalti pubblici". I sindacati chiedono pertanto al Governo di riconsiderare l'attuale impianto e di essere convocate urgentemente per discutere ogni aspetto relativo al personale.

 

24 maggio 2002

SITI CONDANNATA PER COMPORTAMENTO ANTISINDACALE

"Se questa nostra viene interpretata come comportamento antisindacale non ci interessa un fico secco e saremo fieri di accettarne tutte le conseguenze" aveva scritto Filippo Guerra alla Fiom, e per conoscenza anche alla Uilm e a Berlusconi, Maroni e Bossi, spiegando che non avrebbe più accettato i rappresentanti del sindacato in azienda né raccolto le quote sindacali. Nei prossimi giorni gli sarà notificato il decreto del giudice che intima di pagare al sindacato 7000 euro e di riprendere l'applicazione dello statuto dei lavoratori e del contratto nazionale. Generalmente le spese per una causa di violazione dell'articolo 28 (comportamento antisindacale) non superano mai i 1000/1500 euro, ma nel caso del signor Guerra la "specificità dolosa" del suo comportamento ha indotto il giudice Marco Dellacasa ad aumentare il carico, come si legge nella sentenza depositata mercoledì scorso presso il tribunale del lavoro di Bologna. I fatti risalgono al 4 marzo, quando due sindacaliste della Fiom si erano presentate nell'azienda metalmeccanica della provincia bolognese, che conta circa 150 dipendenti, per partecipare ad una assemblea dei lavoratori, dopo averlo comunicato all'azienda con un fax. Filippo Guerra aveva chiuso la porta in faccia alle due funzionarie precipitandosi al computer per comunicare la decisione di vietare l'assemblea e spiegando che semmai "tale richiesta" sarebbe dovuta essere presentata dai rappresentanti eletti dai lavoratori. Peccato però che nella Siti eleggere una Rsu non è mai stato possibile, e non è difficile immaginare il perché. Minacce, richiami scritti a chi ha in tasca la tessera del sindacato, alla Siti di Monteveglio sono normale amministrazione. La lettera si chiudeva con doppia firma ed un post scriptum "Per tornare in Siti d'ora in poi dovrete presentarvi con l'ordinanza di un magistrato e se del caso accompagnati dalla forza pubblica". Il sindacato decise di denunciare la Siti per comportamento antisindacale. La sentenza è stata depositata due giorni fa ed entro la prossima settimana sarà notificata all'azienda. Secondo l'avvocato della Fiom Franco Focareta, "gli episodi di violazione dello Statuto o di comportamento anti-sindacale stanno diventando sempre più comuni anche in una regione altamente sindacalizzata come l'Emilia Romagna... atteggiamenti che fino a sei mesi fa sarebbero stati inconcepibili si diffondono a macchia d'olio".

SCIOPERO AL QUOTIDIANO DI PUGLIA

Oggi il "Nuovo Quotidiano di Puglia" non sarà in edicola per uno sciopero dei giornalisti proclamato dopo la decisione dell'azienda e della direzione di non pubblicare un documento sindacale approvato all'unanimità dall'assemblea di redazione svoltasi ieri mattina nella sede di Brindisi.

SPAGNA: SCIOPERO CONTRO LA RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO

10 minuti è durato l'atteso e vagheggiato dialogo sulla nuova «Ley de trabajo» (Legge sul lavoro) che ha riunito il ministro del lavoro Juan Carlos Aparicio e i segretari di Ugt e Ccoo, Cándido Méndez e José María Fidalgo. La conversazione si è arenata sul primo e perentorio "ma" di Aparicio, per il quale, coerentemente con la recente e feconda tradizione neo-thatcheriana europea, il concetto di "trattativa" equivale a quello di "resa incondizionata" da parte del sindacato. La data fissata per lo sciopero generale, il 20 giugno, è un sottile e crudele sgarbo al premier: coincide infatti con la vigilia del vertice di Siviglia che Aznar aveva concepito come una passerella trionfale per chiudere il semestre di presidenza spagnola. La decisione era comunque nell'aria da tempo: il precedente italiano costituiva insieme uno stimolo e un auspicio. Rimanevano però alcuni problemi in sospeso, tra i quali il ricompattamento del fronte sindacale, spezzatosi circa un anno fa per ragioni di leadership, e l'incertezza circa la risposta popolare.
Il primo problema è stato risolto, almeno per il momento, a tarallucci e vino, mentre per il secondo si aspetta che sia la piazza stessa a dare una risposta.
Lo slogan della manifestazione sarà "Lavoro e protezione sociale sono tuoi diritti: non farteli togliere". I contenuti, in compenso, sono chiarissimi: si tratta di far ritirare al governo un progetto di legge che prevede, tra le altre cose, la sospensione dallo stipendio per i lavoratori licenziati e in attesa di sentenza del Tribunale del lavoro, la drastica liofilizzazione dei sussidi di disoccupazione, nonché l'obbligo, per chi volesse continuare a usufruirne, di accettare impieghi scomodi (fino a 50 chilometri da casa), mal pagati e poco congrui con profilo professionale del candidato.

TRASPORTO AEREO

Doppia agitazione il 24 maggio nel trasporto aereo italiano. A Roma si bloccano, dalle 10 alle 18, tutti i lavoratori degli Aeroporti di Roma a sostegno della vertenza dei dipendenti della ex Ligabue, il catering che ha chiuso i battenti a Natale segnando il primo fallimento delle privatizzazioni nel settore. Per sollecitare l'intervento dell'AdR (che secondo gli accordi doveva risprendersi i lavoratori nel caso l'esito dell'operazione fosse stato quello che si è poi verificato) si sono mossi tutti i sindacati del settore, mentre un gruppo di dipendenti prosegue lo sciopero della fame davanti all'«ingresso vip». Dalle 10 alle 14, inoltre, si fermano i controllori di volo dell'Enac aderenti alla Cgil. La società prevede che saranno cancellati, nella fascia oraria dello sciopero, almeno 88 voli. Informazioni sui voli saranno disponibili su Televideo e il sito degli Aeroporti di Roma.

RAPPORTO SVIMEZ SUL MEZZOGIORNO

Le elaborazioni dello Svimez (Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno) sui dati Istat aiutano a capire come le cifre, apparentemente asettiche, vadano maneggiate con cura. Partiamo dal prodotto interno lordo (Pil) del 2001. Un anno di rallentamento per tutto il paese (+1,8%, invece che il 2,9 del 200), ma meno drastico al sud (+2,2%, quasi come nel 2000) che nel nord (1,7%, di contro al 3% dell'anno precedente). Se ne potrebbe dedurre che il meridione stia assumendo una struttura produttiva più solida che in passato; mentre, invece, si tratta solo di una minore esposizione all'andamento della congiuntura internazionale. Insomma: il sud produce prevalentemente per il mercato locale e interno, e il suo relativo isolamento dai mercati internazionali lo ha in questo caso protetto dal rallentamento generale.
Discorso ancora più chiaro per il calcolo del Pil pro capite, uno degli indicatori che usato per descrivere l'andamento della ricchezza su un territorio. A partire dal `96, infatti, si assiste a una costante riduzione del divario tra sud e nord: nel 2001 questa tendenza è stata confermata, cosicché il Pil per ogni meridonale è arrivato al 57,3% di quello di un settentrionale. Il miglioramento, in un solo anno, è stato dello 0,6%. Lo stesso Svimez avverte che a migliorare il rapporto ha contribuito, in maniera "significativa", la ripresa dei flussi migratori verso il nord (290.000 persone, nel periodo indicato). In termini di popolazione residente, scontando anche l'immigrazione da altri paesi, in questi 6 anni il sud ha perso 117.000 unità, mentre il centro-nord ne ha guadagnate 563.000. Un Pil complessivo leggermente migliore, insomma, può diventare "miracoloso" se diviso per un numero sensibilmente minore di abitanti. Mentre laddove la popolazione cresce (il nord, in questo caso) lo stesso miglioramento si traduce in un peggioramento relativo.
Il meridione fa registrare un aumento dell'occupazione dipendente (+2,7%, dopo un +1,6 nel 2000) che potrebbe suonare incomprensibile alla luce del rallentamento economico. Ma vanno tenuti presenti due fattori: il primo è il cosiddetto "lag temporale" (l'occupazione cresce o diminuisce su tempi leggermente in ritardo rispetto a quelli del ciclo economico), il secondo è costituito dalla massa di interventi legislativi volti a comprimere il costo del lavoro al sud, che hanno reso più conveniente assumere persone anziché automatizzare certe fasi produttive. Il riscontro è immediato: gli investimenti fissi lordi, nel 2001, sono cresciuti solo del 3,3% (l'anno precedente c'era stato un +6,8%). In particolare, la spesa per macchine e attrezzature è cresciuta di un 2,7% davvero misero se confrontato con il +10,5 dell'anno precedente.

 

25 maggio 2002

SCIOPERO METALMECCANICO A RIETI

Sciopero generale dei metalmeccanici ieri a Rieti. La provincia laziale è al centro di un processo di deindustrializzazione che mette a repentaglio altri 600-650 posti di lavoro dopo che in pochi anni l'occupazione nel settore metalmeccanico è già diminuita del 46%. Altissima la partecipaizone allo sciopero indetto da Fim, Fiom e Uilm con percentuali superiori al 90% alla Eems, alla Lombardini, alla Vanossi, alla Torda e alla Omicron.

TESSILI IN PERICOLO

La crisi Fiat avrà ripercussioni anche nel settore tessile, tra le aziende dell'indotto che producono rivestimenti interni e sedili per auto. Se la Fiat dovesse ridurre a Torino la produzione nei termini annunciati, sarebbero almeno un migliaio i posti di lavoro a rischio; già nei mesi scorsi alcune aziende dell'indotto avevano denunciato eccedenze strutturali con esuberi per circa 300 lavoratori. Il settore tessile e dell'abbigliamento nella provincia di Torino ha già subito negli scorsi anni pesanti ristrutturazioni (in particolare con la crisi del Gft) che hanno decimato l'occupazione.

SCIOPERO A MIRAFIORI

Davanti a Mirafiori ci sono un cavallo bianco e un puledro marroncino: saranno proprio questi quadrupedi a guidare il corteo dei lavoratori più a rischio d'Italia. La ragazza che li accompagna spiega che sono lì per solidarizzare con gli operai di Mirafiori: "Siamo di Vinovo, il terzo ippodromo d'Italia che tra pochi giorni chiuderà i battenti trasformando cento lavoratori in disoccupati. Ha comprato tutto la Juventus per farci un centro commerciale e qualche campetto da pallone. Vedi, dunque, che il padrone è lo stesso, sotto sotto c'è sempre lo zampino della Fiat".
Due giorni fa, il segretario della Fiom di Pomigliano aveva rilasciato una dichiarazione condivisa da tutti gli operai che ora sfilano davanti a noi: "Lunga vita al padrone Gianni Agnelli", l'ultima frontiera prima della vendita della Fiat Auto alla Gm. Sempre che i soci americani siano davvero intenzionati a comprarsi l'intera baracca. Alle 9 e un quarto il primo corteo operaio a bloccare il grande corso torinese che segna uno dei quattro lati di Mirafiori è quello che esce dalla porta zero, all'angolo con corso Orbassano. E' il corteo dei lastratori. Le tute sono quelle variopinte di Fiat auto e quelle grige e arancione di Tnt. "Mirafiori/ è scesa in lotta/ il posto di lavoro/ non si tocca". Il corteo si ferma di fronte alla porta due per aspettare i carrozzieri, che tardano: "Stanno rastrellando tutti, reparto per reparto". "Abbiamo fermato tutte le linee!", dicono i più giovani in testa al corteo con le bandiere di Fiom, Fim, Uilm, Fismic, Sin.Cobas. Tutte ferme, le linee, gli operai hanno scioperato in massa, il 90% per i sindacati. Tutte ferme, le linee di montaggio. Quelle che restano, s'intende. Erano sette, ora sono cinque, domani quattro. E' la Fiat a dirlo. Parte il corteo di carrozzieri e lastratori, cavallo e pony compresi. C'è anche uno striscione rosso con scritta bianca: "Rsu Politecnico di Torino".
Porta due, porta tre, porta quattro e finamente il corteo avviva alla porta numero 5, il cuore malato di Mirafiori, la palazzina centrale dove scioperano gli operai degli enti centrali ma non gli impiegati. Gli impiegati mugugnano, si sentono traditi, scrivono proteste e parolacce sul sito Intranet aperto dalla direzione proprio per raccogliere "opinioni e suggerimenti". Ma scioperare, signora mia... Questi piuttosto piangono, scioperano solo quando il padrone irriconoscente di tanto zelo li sbatte fuori.
Dalle presse arriva un altro corteo che ospita anche gli operai del Comau servizi, tute diverse stessa incazzatura. C'è l'operaia con troppi anni di anzianità dunque prescelta dalla Fiat per la mobilità. Il quarto corteo è dei meccanici, Powertrain e cioè joint-venture Fiat-Gm; non riesce ad arrivare fino alla porta cinque da via Settembrini, l'altro lato di Mirafiori e dopo aver bloccato la strada se ne torna sui suoi passi. Dopo due ore lo sciopero finisce e si deve riprendere il lavoro. Su 1.300 meccanici, alla Powertrain glie ne avanzano 500. Restano i grandi spazi di Mirafiori, che è arrivata a dar lavoro a quasi 60 mila persone. Adesso ce ne sono meno di 15 mila, in realtà la metà perché il 50% è in cassa. Spazi addirittura eccessivi per costruire qualcosa come 160 mila automobili nel breve periodo, la metà di oggi.

AEROPORTI: SCIOPERANO LIGABUE E CARRELLISTI

Aeroporti di Fiumicino e Ciampino in tilt, ieri, per lo sciopero del personale di terra e dei dipendenti Enac di Roma: al centro delle proteste, la difesa dei diritti e dell'occupazione nei due scali. Una crisi avviata con i processi di privatizzazione ed esternalizzazione selvaggia dei servizi, culminata con il fallimento e la chiusura del catering Ligabue, che ha voluto dire la perdita del posto di lavoro per 400 persone. Secondo i sindacati, il 90% degli operai ha incrociato le braccia. L'Alitalia ha cancellato 111 voli. Tra gli scioperanti, anche gli impiegati dei servizi carrelli e nastri trasportatori, fortemente sotto organico. Gli operai e gli impiegati della Ligabue - cuochi, quadri, fino ai pulitori, parte dell'indotto - da 6 mesi non ricevono lo stipendio, e hanno perso pure il Tfr, confluito nella procedura fallimentare (sarà restituito loro dall'Inps).
I lavoratori hanno anche manifestato davanti alla sede Rai di viale Mazzini, per protestare contro il black out di informazione sulla loro vicenda. Tra i cartelli, "Fiumicino chiama, Torino risponde. No ai licenziamenti".

POSTE ITALIANE

I sindacati di Poste Italiane accusano il vertice dell'azienda di aver risanato la società a spese dei lavoratori con violazioni ripetute del contratto, diritti negati e discriminazioni. Al nuovo amministratore delegato, Massimo Sarmi, le organizzazioni di categoria chiedono "un incontro urgente per affrontare una situazione ritenuta ormai esplosiva e insostenibile". "In azienda -denuncia Nino Sorgi, segretario generale del Slp-Cisl non vengono garantiti i diritti fondamentali come le ferie, i dipendenti sono sottoposti a carichi di lavoro superiori a quelli previsti dal contratto e se regiscono scattano sanzioni, minacce e ritorsioni. Inoltre, nonostante le ripetute denunce il management di Poste utilizza le leve aziendali per discriminare i lavoratori eletti nelle Rsu e quelli che abbiano un qualsiasi rapporto col sindacato, perpetuando una situazione di evidente illegalità". E proprio per conoscere a fondo la situazione dell'azienda e delle violazioni dei diritti, oggi si riuniranno a Roma duemila Rsu delle Poste di tutti i sindacati. Si avvia dunque la mobilitazione di tutta la categoria. I sindacati denunciano ancora i mancati pagamenti per lo straordinario e per quanto riguarda il recapito l'obbligo di recapitare tutta la corrispondenza a prescindere dalla quantità di lavoro, dall'orario e da quanto previsto dalle norme contrattuali. Una condizione che sarebbe aggravata dall'uso quotidiano del cosiddetto abbinamento che sarebbe ormai imposto a copertura di tutte le incapacità gestionali e insufficienze di organico, pena inaccettabili provvedimenti disciplinari o addirittura il licenziamento.

OBIETTIVO LAVORO

Con un fatturato di 198 milioni di euro, in crescita del 26% rispetto all'anno precedente, e utili per 488 mila euro, l'assemblea dei soci di Obiettivo Lavoro, società di lavoro temporaneo, ha approvato il bilancio 2001. Il risultato netto è risultato in flessione rispetto ai circa 3 milioni di euro registrati nel 2000, anche a causa dell'avvio di due nuove società. Lo ha comunicato un portavoce dell'azienda. Le imprese socie di Obiettivo Lavoro, si legge invece in una nota, sono salite a 437.

DISOCCUPATI A NAPOLI

Ancora ieri, nella centralissima Piazza Dante, alcuni disoccupati hanno cercato di ribaltare un autobus dell'Anm. Contemporaneamente, un altro gruppo di disoccupati del "movimento per il lavoro", ha contestato il presidente della Regione, Antonio Bassolino, recatosi nel quartiere Mercato, nei pressi della stazione centrale, per l'inaugurazione di un albergo.

 

26 maggio 2002

DVA: LICENZIATA PERCHE' ISCRITTA AL SINDACATO

Lei vuole essere rispettata. Vuole che siano rispettati certi diritti elementari. Così ha provato prima a difendersi da sola in azienda, cercando di discutere le scelte organizzative e gli orari di lavoro. Ha provato a parlare di straordinari quando si andava oltre l'orario stabilito, ha provato a dire che forse 10 ore continuative davanti a un monitor del computer sono un po' troppe. Senza ottenere risultati. Poi si è rivolta al sindacato. E il sindacato, in questo caso la Slc, il sindacato dei lavoratori delle comunicazioni della Cgil, le ha consigliato di farsi la tessera per poter agire più garantita nel suo posto di lavoro. Così la donna, 34 anni di Foggia (preferisce non dire il suo nome), il 21 maggio scorso ha deciso di farsi la tessera sindacale, ma ha ricevuto due comunicazioni in contemporanea: la prima che era stata iscritta al sindacato, la seconda che era stata licenziata. La direzione dell'azienda, la Dva di Foggia, che produce video e filmati occupando 8 dipendenti, non ha gradito la notizia che era stata trasmessa, come prevede la legge da un sindacalista. Il telegramma della ditta è giunto a destinazione, nell'abitazione della lavoratrice. La ragazza non si è fatta però intimidire neppure dal telegramma, visto che tra l'altro non prevedeva neppure i giorni di preavviso. Così venerdì si è presentata in azienda da cui però è stata - con gentilezza - allontana. Lei è licenziata. Punto e basta. Niente preavviso, niente discussioni, torni pure al suo sindacato. Qui - è il messaggio implicito della direzione della Dva - non si discutono gli orari di lavoro, l'organizzazione, l'ambiente. Chi vuole lavorare, lavora, non si parla di diritti sindacali.
Il sindacato ha avviato una denuncia per violazione dell'articolo 28 dello Statuto dei lavoratori (comportamenti antisindacali), il licenziamento è stato contestato e la pratica è stata già affidata a un legale. La donna è stata licenziata, dice il telegramma per «giustificato motivo». In realtà non ci sono motivi tecnici e professionali che giustifichino il provvedimento. Il giustificato motivo è legato quindi solo all'iscrizione al sindacato, cosa che in Italia non è - ancora - illegale. Il sindacato è libero, ogni lavoratore, ogni cittadino ha il diritto di iscriversi al sindacato che preferisce ed è singolarmente portatore del diritto di sciopero. Ma la Dva di Foggia può licenziare una lavoratrice solo perché si è iscritta al sindacato. L'azienda ha meno di 15 dipendenti. E' uno dei tantissimi casi in cui il famoso articolo 18 (quello che prevede appunto il reintegro in caso di licenziamento ingiustificato) non arriva. Se la Dva invece di avere nel libro paga 8 dipendenti ne avesse avuti 15 il problema non sussisteva.

OLIVETTI

Quella tra Olivetti e Fiat è un'analogia tutt'altro che forzata. Il declino industriale che ha colpito questa zona della provincia di Torino negli ultimi dieci anni, infatti, presenta tratti comuni con ciò che sta avvenendo alla Fiat in questi giorni: l'inarrestabile deteriorarsi di un impero che tutto riconduceva a sé; l'incapacità di mantenere quote di mercato per crisi di innovazione; il tentativo di salvare il salvabile tagliando il costo del lavoro - nota strategia perdente - scaricando sui lavoratori il peso di una ristrutturazione dagli orizzonti incerti.
A Ivrea fu la fine dell'esperienza Op Computers a Scarmagno e la dismissione dell'azienda, suddivisa poi in più realtà produttive con una perdita consistente di posti di lavoro. Oggi nel Canavese restano 1.500 lavoratori di Olivetti Tecnost - denominazione del gruppo dopo il passaggio nel 2001 alla Pirelli di Tronchetti Provera - e altri 600 nelle due aziende, Ics e Cms, in cui fu divisa la Op Computers.
Per reagire alla situazione di "totale immobilismo" dopo l'acquisizione del gruppo da parte di Pirelli, Fim, Fiom, Uilm e le Rsu Olivetti del Canavese, hanno deciso uno sciopero per martedì prossimo: due ore a fine turno con presidio davanti alle Officine H della Ico.
Un risultato i sindacati metalmeccanici l'hanno subito raggiunto: la convocazione, il 14 giugno, dell'incontro più volte richiesto per conoscere il piano industriale di Olivetti Tecnost.
Un altro capitolo caldo riguarda i rapporti con le società del gruppo Fulchir, imprenditore veneto che tre anni fa acquisì i resti di Op Computers, allargandone sì l'orizzonte da Scarmagno verso Caluso, ma con scelte evidenti di disimpegno e continui processi di riorganizzazione.

 

28 maggio 2002

CONTRATTO PANIFICATORI

Un incremento mensile medio di 60 euro per i panifici artigianali e di 70 euro per quelli industriali. E' questo, come informa una nota Assipan-Confcommercio, il risultato dell'accordo di rinnovo per la parte economica del contratto nazionale dei panificatori raggiunto dall'Assipan con le organizzazioni sindacali di settore.

PRODUZIONE

A maggio l'indice della produzione industriale, al netto dei fattori stagionali e dell'effetto calendario, segna un recupero dell'1,3% rispetto ad aprile quando si era registrata una flessione dello 0,9% sul mese precedente (ore perse per scioperi e distribuzione dei giorni festivi). A marzo l'Istat aveva indicato una riduzione dello 0,7%. In termini destagionalizzati è risultata una flessione dello 0,9% rispetto ai valori medi del secondo semestre 2001.

29 maggio 2002

ART 18, DELEGHE: IL GOVERNO SI MUOVE. E L'OPPOSIZIONE?

Le modifiche dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori saranno inserite in un disegno di legge costruito su misura. Si tratta dell'ultima mossa del governo Berlusconi per disinnescare il conflitto e tentare di riprendere il negoziato con i sindacati. Il fine del governo è sempre quello di snellire il più possibile le regole che governano il mercato del lavoro per ottenere il massimo di flessibilità. Tirar via l'articolo 18 dalla delega - secondo il governo - permetterebbe così di avviare i tavoli sulla più generale riforma del mercato del lavoro e gli ammortizzatori sociali (per i quali al momento non è previsto neppure un euro), un altro tavolo sul Mezzogiorno e infine altri due tavoli alquanto caldi, quello sul fisco e quello sulle pensioni. Che sono poi la vera sostanza dell'attacco governativo padronale, altro che l'art.18!
La commissione lavoro del senato aveva intanto soppresso l'art. 6 della delega (quello riguardante l'orario di lavoro) e discusso gli emendamenti all'art. 7 sul part time.
La nuova proposta per la delega è stata elaborata dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta che dovrebbe anche coordinare tutti i tavoli di trattativa con i sindacati e gli industriali.
La battaglia sindacale e delle opposizioni politiche per la difesa dei diritti dei lavoratori rischia di farsi irretire dal governo: la Cgil ha dichiarato in più di una occasione che le cose che non vanno bene delle deleghe non si esauriscono con l'art. 18. Per esempio è il caso dell'obbligo di devolvere il Tfr ai Fondi pensione previsto dalla delega sulla previdenza. I sindacati confederali devono quindi affrontare un difficile chiarimento perché finora né Cisl né Uil hanno risposto alla proposta della Cgil di riprendere la mobilitazione unitaria, sciopero generale compreso. Se andasse in porto la manovra di palazzo Chigi cambierebbero poi anche i termini per un eventuale referendum abrogativo delle modifiche all'articolo 18.
Nel frattempo è partita la campagna per la raccolta delle firme per un altro referendum, quello che vuole estendere a tutti i lavoratori (cioè anche a quelli delle aziende sotto i 15 dipendenti) le tutele dello Statuto.
Tutto ciò però si colloca in un quadri di calo del conflitto e delle mobilitazioni: dopo lo sciopero generale, i sindacati confederali e i partiti di centrosinistra puntano soprattutto sull'attività istituzionale, come i referendum, trascinandosi dietro anche l'autorganizzazione sindacale. Lo strumento referendario ha valore se accompagna una lto livello di mobilitazione, ma non sopperisce ad esso pena pesanti sconfitte. Ora si rischia di stare tutti alla finestra, dopo aver messo una firma, a vedere che succede. E intanto, come si diceva, già succedono cose che meritano risposte pesanti.

MARCONI MOBILE: SCIOPERO A GENOVA

Sciopero dei lavoratori ieri a Genova, per protestare contro la ventilata vendita a pezzi della Marconi Mobile, uno dei rami del gruppo inglese Marconi Plc. Un corteo si è mosso dai cancelli dello stabilimento a Sestri Ponente, circa 500 lavoratori hanno sfilato per dire "no alla frantumazione del patrimonio industriale della Marconi in Italia, no alla vendita a pezzi della Marconi Mobile, no alla quotazione in borsa senza garanzie, no alle scelte della direzione aziendale che non considerano le prospettive lavorative e professionali dei dipendenti".

MORTI ALLA SOLVAY

Con le ipotesi di reato di «omicidio colposo plurimo» e «lesioni colpose gravi» 17 funzionari ed ex funzionari del Gruppo Solvay sono stati iscritti nel registro degli indagati della procura di Ferrara. L'indagine riguarda una cinquantina di operai morti e ammalati dopo l'esposizione al cloruro vinil monomero, una sostanza che la letteratura medica internazionale ritiene cancerogena.

TRASPORTO LOCALE: SCIOPERO DEL COMU

I macchinisti del Comu hanno indetto per oggi uno sciopero nazionale di quattro ore per il trasporto locale. La protesta è fissata dalle 10.00 alle 14.00. Il Comu chiede una riduzione dell'orario di lavoro settimanale per i turnisti, un'assicurazione per i conducenti legata alla perdita di idoneità alla guida e un aumento mensile di 38 euro per il recupero del potere d'acquisto delle retribuzioni.

FIAT: IN VISTA LO SCIOPERO NAZIONALE

I licenziamenti prodotti dalla crisi della Fiat rischiano di essere dodicimila in tempi non lunghi nella sola area torinese, dove si concentra una quota importante della produzione automobilistica italiana. Il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini dice che "La situazione è drammatica" e il tentativo per presentare la crisi Fiat come "ciclica è inutile. La questione del settore auto è una questione nazionale e richiede sia scelte da parte della Fiat per lo sviluppo, con ingenti risorse, sia da parte del governo per quanto riguarda scelte di politica industriale che favoriscano quel settore". Dietro questa analisi si cela però il rischio corporativo e persino nazionalistico, e comunque si vuole chiamare all'unità nazionale a difesa dei profitti Fiat e "come conseguenza" dei diritti dei lavoratori. Da una impostazione del genere può derivare anche una messa in secondo piano, o uno scambio sulle deleghe: il governo interverrà sulla FIat, salvando capra e cavoli, se i sindacati accetteranno qualcosa dall'altra parte.
Insieme alle quattro ore di sciopero proclamate due giorni fa, i sindacati chiedono l'apertura immediata di due tavoli di trattativa, con la Fiat e con il governo. Fim, Fiom, Uilm e Fismic denunciano le scelte sbagliate dell'azienda.
Il segretario della Fiom di Mirafiori, Claudio Stacchini, denuncia "l'estraneità della politica e il rischio che una crisi così drammatica finisca esclusivamente nelle mani degli azionisti e delle banche, che hanno una sola cosa in testa: l'abbandono della produzione di automobili, con le conseguenze che questa scelta sciagurata avrebbe sul lavoro e sulla vita di decine di migliaia di dipendenti della Fiat e dell'indotto." E' esattamente la politica perseguita non solo dai padroni privati ma anche da quelli statali, che smantellano, privatizzano e decentrano.

LE PROPRIETA' E GLI INTERESSI FIAT
ALENIA

Parte del gruppo Finmeccanica, si divide in tronconi diversi: Alenia Aeronautica, a Pomigliano d'Arco, dove vengono prodotti velivoli civili e militari (in avviamento); Alenia Inc., con sede a Washington, una delle branche finanziariedel gruppo; Alenia Marconi Systems, basata a Roma, che produce radar, sistemi navali e terrestri, missili e controllo del traffico aereo; Alenia Marconi Systems Finance s.a.r.l., altra finanziaria con sede a Lussemburgo; Alenia Marconi Systems Gmbh, basata a Monaco di Baviera, dove vengono fabbricati radar, sistemi navali e terrestri, missili e controllo del traffico aereo; Alenia Marconi Systems Inc., basata a Westlake Village, negli Stati uniti, che produce anch'essa radar, sistemi navali e terrestri, missili e controllo del traffico aereo.

FIAT AVIO

Ha cinque stabilimenti di produzione: a Torino (2.308 dipendenti), dove produce parti di motori aeronautici; a Pomigliano d'Arco (Napoli, 1.113 dipendenti) dove progetta, revisiona e monta aerei civili e militari; a Brindisi (811 dipendenti) dove assembla e revisiona motori; a Colleferro (Roma, 541 dipendenti), da cui escono prodotti aerospaziali; ad Acerra (Napoli, 294 dipendenti) dove vengono prodotte parti di motori aeronautici civili.

OLIVETTI: SCIOPERO

Nel pomeriggio del 28, Fiom-Fim-Uilm hanno incassato il risultato dello sciopero di due ore indetto proprio in occasione della prima venuta nel Canavese di Tronchetti Provera: adesioni superiori al 70%, con picchi dell'80% nelle maggiori realtà produttive. Presidio riuscito davanti ai cancelli dell'Associazione Industriali del Canavese, dove si teneva un convegno. Pubblico meno folto del previsto nel parterre della sala congressi.
Appena sceso dall'auto che lo ha portato per la prima volta a Ivrea da Milano, Tronchetti Provera è stato chiamato in causa da un operaio che, stupito, gli ha chiesto "allora lei non è un fantasma?". All'inaspettata domanda il manager non ha trovato di meglio che rispondere "perché?", trovando la pronta ribattuta "perché è da un anno che aspettiamo di vederla a Ivrea, non ci credevamo più".
Tronchetti Provera ha cercato di rassicurare tutti: "Conosciamo i problemi, vogliamo risolverli al più presto. Non prevediamo nessun drastico ridimensionamento, anzi vedremo di valorizzare al massimo le risorse professionali dell'area". Fim, Fiom e Uilm del canavese paventano possibili nuovi "tagli" occupazionali per Olivetti-Tecnost - 1.500 lavoratori ai quali va aggiunto un consistente indotto Tronchetti Provera dice di voler rilanciare Olivetti, ma non esclude la possibilità di effettuare sacrifici su aree di sofferenza.

CINODROMO DI ROMA: 40 LICENZIATI

Chiude il cinodromo di Roma dopo 74 anni di attività e oltre 40 persone rischiano di perdere il posto di lavoro. E' la Snai a comunicare la messa in liquidazione della società e i licenziamenti. La denuncia è dei lavoratori che si riserveranno - secondo una nota - di adoperare tutti i mezzi opportuni per interessare e sensibilizzare sia l'opinione pubblica che le istituzioni.

SI AMMALA: LICENZIATO

E' accaduto a Rrapaj Myftar, 35 anni, albanese. Si ammala e dal giorno in cui cade in malattia la Ditta, una impresa edile del Chianti, "sparisce", lasciandolo senza salario e assistenza. La denuncia è della Fillea Cgil.

COCA COLA

Il colosso Usa Coca Cola dovrà versare 8,1 milioni di dollari a circa 2 mila lavoratori e lavoratrici, per la maggior parte donne, dopo che una verifica federale e un'inchiesta interna hanno riscontrato che erano state sottopagate dall'azienda tra il 1999 e il 2000.

 
30 maggio 2002

FIAT E LOCKHEED

Mentre il governo si appresta a lanciare alla Fiat il salvagente degli incentivi per tirarla fuori dalla crisi in cui sta affondando, la stessa azienda si prepara a decollare con il Joint Strike Fighter, il caccia statunitense costruito dalla Lockheed Martin. Fiat Avio parteciperà come azienda principale, insieme ad Alenia Aeronautica e ad altre 27 aziende italiane, alle fasi di sviluppo e produzione del Joint Strike Fighter, per la cui realizzazione la Lockheed Martin riceverà dal Pentagono (che ne acquisterà 3mila) oltre 200 miliardi di dollari. Per partecipare al programma, però, il gruppo di aziende italiane non sarà pagato, ma dovrà pagare: si prevede un investimento di un miliardo di dollari, che dovrebbe essere recuperato tra il 2012 e il 2025.
Come si concilia la partecipazione italiana (concordata a livello governativo) al programma statunitense del Joint Strike Fighter, chiaramente concorrenziale rispetto a quello europeo dell'Eurofighter Typhoon, il caccia che l'Italia sta costruendo (tramite l'Alenia) insieme a Gran Bretagna, Germania e Francia?
La Lockheed Martin pensa di guadagnare altri 200 miliardi di dollari con prevendite a paesi alleati e contratti di manutenzione. Da parte sua, il consorzio Eurofighter International ha in mente di conquistare, con il suo caccia, il 50% del mercato mondiale di aerei da combattimento. L'impegno italiano consiste non solo nel realizzare l'Eurofighter Typhoon, ma nell'acquistarne 120 per un costo previsto nel 2000 (e quindi soggetto ad aumento) di circa 16mila miliardi di lire, cui si aggiungeranno i costi operativi. Questa infatti è la regola: il paese che partecipa alla costruzione di un sistema d'arma deve essere il primo ad acquistarlo.
Problema risolto: basta che l'Italia, oltre ai 120 Eurofighter, acquisti (sempre con i nostri soldi) altrettanti Joint Strike Fighter. Così ha fatto appunto la Gran Bretagna, che ha preceduto l'Italia firmando nel gennaio 2001 un accordo con il dipartimento della difesa Usa con cui si impegna non solo a realizzare ma ad acquistare, in aggiunta agli Eurofighter, i Joint Strike Fighter.
Chi si illude che la partecipazione italiana al programma del Joint Strike Fighter porterà un sostanziale aumento di posti di lavoro, resterà deluso. In un settore ad alta tecnologia, come quello aerospaziale, l'occupazione è molto limitata. Per di più il caccia viene costruito negli Stati uniti. Resteranno delusi, quindi, anche quei metalmeccanici che, di fronte alla crisi Fiat, ritengono che la strada da percorrere è quella del settore aerospaziale. Dimenticano di porsi una semplice domanda: chi paga i prodotti dell'industria bellica aerospaziale, che sono i più costosi? Sempre i lavoratori, direttamente con le tasse e indirettamente con i tagli alle spese sociali, necessari a sostenere l'aumento della spesa militare.

VERTENZA FINCANTIERI

A Mestre gli extracomunitari hanno ufficialmente aperto la «vertenza Fincantieri» spalleggiati dal Comune rappresentato dal prosindaco Gianfranco Bettin e dall'assessore Beppe Caccia. Così è nato il Comitato delle vittime degli infortuni in Fincantieri, che potrebbe avere presto una succursale anche a Monfalcone: ha rotto quella sorta di muro fra la fabbrica e la città. Bastano le parole di Pasquale Castellano. E' il fratello di Vincenzo, che all'alba del 10 maggio è volato venti metri più sotto. Ora è ricoverato in coma all'ospedale Umberto I. "Ho lavorato sei anni in Fincantieri. Ho visto morire un collega, Calogero, schiacciato da una gru. La stessa sorte è toccata a mio fratello, rimasto prigioniero per due ore in una condotta senza ossigeno. Adesso basta. Dobbiamo salvare tutti gli altri".Vincenzo, è uno delle migliaia di dipendenti delle terze ditte che entrano in fabbrica con i sub appalti. Gente che lavora anche 12 ore di fila, che si dà il turno perfino per mangiare dentro uno stanzone e che non ha diritto nemmeno alla sicurezza imposta dalla legge 626. Lavoro selvaggio: niente parapetti, in equilibrio a venti metri d'altezza, quasi al buio "protetto" da un telone di plastica. Così Vincenzo è stato inghiottito dalla condotta della sala macchine.
Vincenzo è diventato il simbolo di una lotta operaia che mette la Fincantieri spalle al muro. Il Comitato conta di aprire uno sportello per raccogliere le denunce e offrire assistenza legale, mentre si punta ad una piattaforma costruita insieme ai migranti: il tam tam del recente sciopero generale di Vicenza è arrivato anche in laguna, dove si potrebbe replicare il 15 giugno...
Anche il sindacato ha deciso iniziative. La Fiom si è rivolta direttamente al prefetto e si presenterà come parte offesa nel processo per l'incidente a Vincenzo Castellano, puntando l'indice contro il sistema degli appalti in Fincantieri.
Il Comune di Venezia farà intervenire l'Ispettorato del lavoro e il servizio Spisal dell'Usl, per verificare le condizioni di vita di migliaia di lavoratori all'interno del cantiere navale. Dai trasfertisti, gli operai del Sud che sono diventati immigrati ad intermittenza con i viaggi in treno di notte, alla comunità bengalese che ormai ha sostituito il lavoro extra dell'ex Jugoslavia e del Mar Baltico. Fino ai portoghesi, che sono sbarcati a Porto Marghera con contratto e salario del loro paese... Un ciclo produttivo che segue quello delle maree: ondate di appalti che arrivano con la costruzione di una nave. E' la compressione dei tempi di produzione con cui la cantieristica scarica a mare anche i diritti per reggere la concorrenza della Corea o di Rotterdam.
Infine, sempre la Fincantieri è alle prese con un altro fronte: l'amianto. La morte di Ivonne Semenzato, 57 anni, ex dipendente dei cantieri navali, riapre infatti la partita giudiziaria sugli operai stroncati dal mesotelioma pleurico. Il pubblico ministero Felice Casson ha fatto immediatamente eseguire l'autopsia. Semenzato è stato elettricista alla Fincantieri dal 1971 al 1989. Anche da pensionato aveva continuato a lavorare fino all'agosto 2001 all'interno dei cantieri navali di Porto Marghera. Dopo aver ottenuto un riconoscimento parziale dell'esposizione all'amianto dall'Inps (10 anni), aveva sollecitato l'Inail a concedere la malattia professionale: una pratica rimasta senza risposta. Quindi con la moglie e il figlio aveva citato la Fincantieri in giudizio, invocando il risarcimento del danno biologico. Il giudice Paola Ferretti del tribunale del Lavoro ha aggiornato la causa al 18 giugno. Semenzato nel suo ricorso aveva raccontato 18 anni di lavoro sui "materassini di amianto, in uso comune, per consentire agli operatori di avvicinarsi a tubi di grandi dimensioni, polvere di amianto visibile sul pavimento dei cantieri e delle stive delle navi".

GRECIA: CORTEO CONTRO LA RIFORMA DELLE PENSIONI

Le proposte di riforma hanno scatenato già nelle scorse settimane proteste durissime. La giornata di sciopero, la seconda in due mesi dopo quella dello scorso 11 aprile, è stata indetta dall'Adedy, il sindacato dei dipendenti pubblici, il quale ha Sottolineato in un comunicato che la protesta non è soltanto contro le riforme delle pensioni, ma anche per chiedere l'adeguamento dei salari alla media dell'Unione europea.

BANCO DI SICILIA: SCIOPERO

Le organizzazioni sindacali del Banco di Sicilia hanno proclamato lo sciopero del personale per il mancato accordo per la previdenza per le ore pomeridiane dei giorni 13, 14, 20 e 21 giugno, nonché per l'intera giornata del 28 giugno 2002. Inoltre, è stato proclamato lo sciopero dal lavoro straordinario, per la reperibilità e per ogni altra prestazione aggiuntiva, per il periodo 13 giugno - 30 giugno 2002.

PROTESTE ALLA FINCANTIERI DI ANCONA

Acque agitate allo stabilimento della Fincantieri di Ancona, dove l'occupazione è stata assicurata fino alla fine di dicembre. Cgil Cisl Uil e la rsu hanno deciso di bloccare gli straordinari e di indire una riunione dei coordinamenti nazionali per stabilire ulteriori iniziative di lotta.

SULTA SCIOPERA CONTRO LA REPRESSIONE

Tre lavoratori di Fiumicino licenziati per avere denunciato disfunzioni nell'attività di sicurezza dello scalo. Contro la repressione e le discriminazioni sui posti di lavoro, il Sulta ha indetto 4 ore di sciopero del trasporto aereo per il 13 giugno.

 

31 maggio 2002

FIAT LICENZIA INTERINALE

Sfidare la paura che regna tra i lavoratori flessibili, alzarsi durante l'assemblea di preparazione allo sciopero generale (era il 15 aprile) per difendere l'articolo 18, può costare caro soprattutto a un lavoratore interinale. E così alla Fma di Pratola Serra, la fabbrica dei motori Fiat, i dirigenti lo sfizio se lo sono tolto al momento opportuno. Alla scadenza del contratto interinale del 30 maggio, 82 giovani vengono confermati fino a dicembre, ma l'ottantatresimo uno resta fuori. Dimitri Musto, 29 anni, in Fma da più di un anno, lavoratore impeccabile, è deciso a non calare la testa: "Durante la mia esperienza di lavoro - racconta - ho visto tanto sfruttamento, perciò durante quell'assemblea dissi che difendendo l'articolo 18 i sindacati difendevano anche i nostri diritti".

DELEGHE E OPPOSIZIONI

La Commissione lavoro del senato ha dato il via libera all'art. 7 della delega che riguarda gli incentivi per il lavoro part-time. Approvato un emendamento firmato da Ds e Margherita che prevede norme, anche di natura previdenziale, per agevolare l'utilizzo di contratti a tempo parziale anche per i lavoratori più anziani consentendo la "staffetta" con i giovani. La sostanza della delega, però non cambia: scompare il consenso vincolante del lavoratore a eventuali modifiche del contratto part-rime. E' inoltre stato avviato l'esame dell'articolo 8. I lavori della commissione riprendono martedì prossimo dalle norme sul lavoro atipico (articolo 8 appunto) ovvero dalle nuove regole per il lavoro a chiamata, temporaneo, coordinato e continuativo, occasionale, accessorio e a prestazioni ripartite (job sharing). Contro tutto questo nessuno chiama a lottare?

MERCATONE

I lavoratori della catena di negozi Mercatone Uno sono in stato di agitazione contro i controlli con telecamere installati dalla direzione e per sollecitare l'avvio della trattativa sul contratto integrativo aziendale. Il sindacato ha deciso di denunciare al ministero del lavoro la direzione di Mercatone Uno Service e le direzioni dei punti vendita per aver installato strumenti di controllo a distanza senza aver informato le rappresentanze sindacali aziendali e senza avere stipulato accordi. Per l'integrativo aziendale, il sindacato chiede al ministero del lavoro la convocazione delle parti per sbloccare la vertenza, che riguarda, tra l'altro, le modalità utilizzate dall'azienda per le assunzioni obbligatorie. Sono previste assemblee in tutti i negozi e 8 ore di sciopero in uno dei week end di giugno. Il gruppo Mercatone Uno, presente in tutta Italia, ha in tutto 3 mila dipendenti.

ASSEMBLEA SUL LAVORO PRECARIO A ROMA

"L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro... precario". Lo slogan pubblicizza un'iniziativa di Lavoratori in lotta Atesia, Ligabue, Atace Cooperazione sociale: assemblea pubblica, venerdì 31 maggio ore 16,30, sala mensa officine centrali Atac, Via Prenestina 45. I temi dell'assemblea, nelle parole degli organizzatori: "Per estendere l'articolo 18 a tutti i lavoratori e per i diritti sindacali alle aziende con meno di 15 dipendenti, in difesa della scuola pubblica, della salute e dell'ambiente, per una società veramente libera che non ponga l'interesse di pochi al di sopra dell'interesse di tutti".

SCIOPERO NELL'AGENZIA DELLE ENTRATE

L'Agenzia delle entrate è un organismo chiave del ministero dell'economia. Nel '95 l'allora governo decide di coprire i buchi in pianta organica con un corso di formazione. Sembra andare così incontro alle aspirazioni dei dipendenti, altrimenti costretti - per avanzare nella carriera - ad attendere le solite "leggine" democristiane che promuovono tutti a un livello superiore senza che a ciò corrisponda un lavoro davvero più qualificato. La legge obbliga però l'amministrazione a coprire l'organico con un concorso pubblico. E così avviene, al tempo, modificando "in corsa" le procedure. Il concorso, inizialmente previsto per i soli interni al ministero, viene gestito in modo tale da selezionare - con regolare prova d'esame - i candidati. Di 20.000 richiedenti ne passano solo 15.000, in modo che ci possa essere una quota riservata agli esterni. Nel 2000 si tiene il corso, vero duro e - alla fine - selettivo (i bocciati nonn saranno pochi). Pagato con i soldi di un fondo di previdenza interno (che copriva in parte le spese mediche, ecc), in orario rigorosamente non lavorativo e tale da costringere molti a giocarsi in questo modo le ferie.
A gennaio 2001 l'esame e quindi, per molti ma non per tutti, l'attesa della promozione. Che arriva, a fine anno, con un nuovo contratto che contiene però una clausola capestro: nel caso la Corte costituzionale accolga il ricorso della ex Dirstat, relativo alla correttezza delle procedure, il contratto stesso sarà nullo di diritto e i lavoratori dovranno restituire le somme percepite in più rispetto al vecchio contratto. Puntualmente la Corte riconosce che le procedure sono state illegittime (il concorso doveva essere totalmente aperto) e, a questo punto, dovrebbe scattare l'annullamento del contratto. Il ministero, con questa mossa, si è assicurato una massa considerevole di personale più qualificato, che svolge già ora mansioni superiori a quelle previste dal contratto; a costo zero, perché il corso era stato finanziato con denaro destinato comunque ai dipendenti, e gli aumenti di questi mesi dovrebbero essere restituiti.
A Padova pienamente riuscita l'"assemblea in movimento" organizzata dai Cobas-Adl negli uffici finanziari di via Zabarella e di via Vergerio. Hanno partecipato all'assemblea-sciopero di due ore, dalle 11 alle 13, circa cento persone. I manifestanti, hanno esposto anche uno striscione, naturalmente di colore rosso, con la scritta "Diritto alla carriera e salari europei".
Oggi pomeriggio sempre i Cobas effettueranno una manifestazione pacifica davanti il Pedrocchi, dove, con inizio alle 15, è previsto un convegno sul tema «Fiscalità locale alla luce della riforma in itinere», al quale parteciperanno il sindaco Giustina Destro, Francesco Miceli direttore regionale delle Entrate, il parlamentare Flavio Rodeghiero della Lega e il sottosegretario di Stato alle finanze Daniele Molgora.