Notizie dalla lotta di classe |
Giugno 2002 |
Unire quello che il capitalismo divide. |
Il ministero della pubblica Istruzione non paga le imprese di pulizie nelle scuole che, di conseguenza, da mesi non garantiscono la normale retribuzione ai loro dipendenti. Per questa ragione i pulitori di tutta Italia manifesteranno a Roma il 7 giugno dalle 9 alle 16 davanti alla sede del ministero.
La Bp si appresta a tagliare 800 posti di lavoro nelle società appaltatrici che operano negli impianti del Mare del Nord dopo i 500 ridotti tra il suo personale dell'inizio dell'anno. I tagli interesseranno lavoratori di Aberdeen in Scozia di Sutton-Voe nello Shetland e di altre due cittadine nel nord della Gran Bretagna.
La Ericsson telecomunicazioni non rinnova 200 contratti di formazione lavoro, ma li trasforma in contratti a termine. Annunciate una serie di assemblee e di agitazioni dei lavoratori nelle prossime settimane. I sindacati chiedono la trasformazione a tempo indeterminato dei contratti scaduti e in scadenza.
Circa 50 persone, aderenti al "Movimento di lotta per il lavoro" hanno occupato, ieri a Napoli, il cortile di ingresso del museo e la Certosa di San Martino. I manifestanti chiedono di poter partecipare al tavolo di confronto per il lavoro, previsto a Roma il prossimo 6 giugno.
Primo accordo tra McDonald's e sindacati, sull'uso di telecamere nei locali per motivi di sicurezza. Nel testo firmato dalla multinazionale dell'hamburger (13 mila dipendenti e oltre 250 punti vendita in Italia) e Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil si legge che le telecamere "non saranno utilizzate per il controllo dell'attività lavorativa", e che le rilevazioni saranno "custodite in contenitori accessibili esclusivamente ai responsabili unitamente al rappresentante sindacale dei lavoratori e non potranno essere usate a fini disciplinari o di valutazione dell'attività lavorativa dei dipendenti".
Il mondo delle telecomunicazioni e della new economy è sempre più in
fermento, e adesso tocca ai giovani della Vodafone Omnitel incrociare le
braccia, per il loro primo sciopero generale. Otto ore, distribuite su tutti i
turni lunedì 3 giugno. La protesta riguarda principalmente il problema dei
turni e degli orari, e più in generale della vivibilità del lavoro in azienda,
oltre all'apertura, ormai alle porte, della trattativa per il contratto
integrativo. I dipendenti di Vodafone Omnitel sono in tutto 9.600, dei quali
2000 soltanto a Milano, senza contare interinali e Cococo (collaboratori
coordinati e continuativi), dei quali però non si conosce la cifra precisa, mai
fornita dall'azienda.
Molti lavoratori part-time - di cui si fa molto uso nel call center - chiedono
il passaggio al full time, per poter avere retribuzioni più consistenti,
mentre, al contrario, vengono negati i part-time a molte lavoratrici madri, che
spesso sono costrette a licenziarsi. Ultimamente la dirigenza ha deciso di
equiparare i dipendenti del Corporate (i servizi alle aziende, ndr) a quelli del
190, peggiorando notevolmente le loro condizioni lavorative.
Inoltre, è sempre più diffuso l'uso dell'esternalizzazione: sono già state
ordinate 350 postazioni al call center Cosmed di Roma, cioè almeno 600
lavoratori esterni mentre le attivazioni di Pisa e Ivrea verranno affidate alla
Comdata di Ivrea. Sono almeno 1000 nuovi operatori: verranno pagati meno,
perché a loro verrà applicato il contratto delle telecomunicazioni, mentre
all'Omnitel Vodafone hanno quello dei metalmeccanici.
Tredici ore di lavoro al giorno, con punte di 16 ore. Una giornata lavorativa
che inizia alle 8 del mattino e prosegue, con una piccola sosta, fino alle 19,
alle 20, quando va bene, o altrimenti fino alle 2, alle 3 della notte. la paga
era fissato ad ottomila delle vecchie lire, l'ora, poi abbassato a 7.500. La
parola "straordinario" è bandita dal vocabolario. Tutto ciò accade a
Partinico, in provincia di Palermo, alla cooperativa "Mar", che
gestisce una delle fungaie più grandi del centro-sud. Dopo essere rimasti sette
mesi senza stipendio, i lavoratori e le lavoratrici della cooperativa hanno
deciso di chiedere aiuto al sindacato. Vito Ciulla, segretario provinciale della
Cgil, ha raccolto la richiesta di aiuto. "La Mar è una cooperativa avviata
con i finanziamenti della Regione Sicilia. Dopo l'avviamento, è cresciuta fino
a diventare una delle aziende più grandi del settore. Il problema è che questa
azienda ha poco di cooperativa. La gestione è, infatti, padronale. I
lavoratori, ma soprattutto le lavoratrici, periodicamente vengono sospesi.
Quindi, al danno economico si aggiunge anche la più assoluta precarietà ed il
fatto che sono costretti a convivere con una sorta di ricatto: o così o
niente".
Alla Cgil si sono iscritti in 13, due uomini e undici donne, al termine di un
incontro, quasi clandestino, a Borsetto, paese poco distante da Partinico.
Soltanto due lavoravano, gli altri erano stati sospesi, dopo 8 mesi di servizio.
Dopo l'adesione al sindacato, il licenziamento ha colpito tutti. Dopo di ciò il
sindacato ha parlato al presidente della cooperativa, Carmelo Latino, che
naturalmente ha ridimensionato la vicenda, ritirando la parola licenziamento per
adoperare un termine più soft, la famosa "sospensione". E' stata
messa sul tavolo la riorganizzazione del lavoro, in primo luogo i turni, ma su
questo l'azienda vorrebbe avere le mani libere.
Sarà un giugno caldo quello del trasporto aereo, a causa di numerosi scioperi che riguardano le diverse figure professionali. Si comincia martedì 4, con l'astensione del personale Enav (4 ore dalle 12 alle 16). Lo stesso personale Enav torna a scioperare il 19 e il 26 giugno, con le stesse modalità. I dipendenti dell'intero comparto aereo sciopereranno invece giovedì 13 (4 ore, dalle 13 alle 17), mentre i piloti delle società Alitalia e Alitalia Team effettueranno uno sciopero virtuale martedì 28 per 4 ore (dalle 11 alle 15). Il 14 giugno, tocca al personale della società AdR handling di Roma (4 ore, dalle 12,30 alle 16,30). Dando uno sguardo al calendario di luglio, infine, venerdì 19 tocca al personale Enav del Crav di Roma (8 ore, dalle 10 alle 18).
L'ammissione del ministro del welfare Roberto Maroni, che in futuro la
pensione Inps ai giovani "non sarà garantita dalle norme, ma dalle
concrete possibilità esistenti in quel momento in termini di finanza
pubblica", chiarisce il senso della delega previdenziale, che è quello di
smantellare il sistema pubblico. Molti economisti, l'ex ragioniere dello Stato
prof. Monorchio lo scorso inverno, e la stessa relazione tecnica del ministero
del welfare lo scorso marzo, denunciarono gli effetti nefasti che la
decontribuzione di 3-5 punti percentuali sui nuovi assunti, prevista dalla
delega, avrebbe prodotto sui conti previdenziali.
Le cifre (ufficiali) del welfare erano 0,3 per una decontribuzione di 3 punti,
0,8 per 5 punti. Maroni ha tagliato la testa al toro annunciamdo che le pensioni
pubbliche verranno in futuro conseguentemente ridotte. Confindustria lo sapeva
bene, avendo suggerito lo scorso inverno che l'invarianza delle pensioni future
- scritta nella delega - a fronte del caalo della contribuzione doveva essere
intesa come diminuzione delle pensioni pubbliche, compensata da una maggiore
pensione complementare da ottenersi con il famoso utilizzo del tfr.
Successivamente il dott.Galli ha anche inteso convincerci che questo
risulterebbe conveniente per i lavoratori: "un lavoratore ...che vada in
pensione a 60 anni con 35 anni di contributi, avrebbe diritto, in base alle
norme in vigore, ad una pensione pari al 65% dell'ultima retribuzione. Riducendo
i contributi di 5 punti e investendo il tfr nei fondi pensione, questa
percentuale salirebbe al 73%, ... nell'ipotesi che il rendimento reale del fondo
sia solo del 2,5%" (L'Unità, 20-3). Due conti ci dicono che Galli non la
racconta giusta.
Attualmente 5 lire di una busta paga lorda di 100 lire versati per 35 anni (cui
il lavoratore rinuncerebbe, con la decontribuzione, a favore delle imprese) e
capitalizzate ad un tasso reale dell'1,5% (come grosso modo avviene per le
pensioni pubbliche), danno 231,38 lire. Correntemente, inoltre, il lavoratore
accumula 7 lire di salario ciascun anno come tfr che capitalizzate al tasso
reale del 1% (il tfr rende 1,5% più i 2/3 del tasso di inflazione) danno 294,54
lire. La somma di queste due voci dà 525,92 lire - cui il lavoratore
rinuncerebbe con la riforma. A fronte di ciò, investendo il tfr nei fondi al
tasso di interesse del 2,5% ipotizzato da Galli il lavoratore otterrebbe un
montante di 394,11 lire. La differenza tra ciò a cui si rinuncia (525,92 lire)
e ciò che si guadagna (394,11 lire) è una perdita secca di 131,81 lire
rispetto a prima. Il trucco di Galli è chiaro: è vero che il tfr investito nei
fondi dà un montante (394,11 lire) superiore a quello che si perde con la
decontribuzione (231,38 lire). Ma con la riforma il lavoratore perde anche il
tfr investito nell'impresa (294,54 lire). Il dott.Galli ci vende uno al prezzo
di due, bell'affare!
Con una decontribuzione di solo 3 punti la perdita è ancora di 39,26 lire.
Ipotizzando rendimenti reali più alti la perdita si può trasformare in un
guadagno (con una decontribuzione di 5 punti e un rendimento dei fondi del 5%
reale il vantaggio netto è di 137,94 lire). Si tratta tuttavia di rendimenti
difficilmente ipotizzabili, anche per i maggiori costi gestionali dei fondi
pensione rispetto a Inps e all'attuale impiego del tfr (nel 2000 i fondi di
categoria hanno reso al massimo quanto il tfr).
Alle probabili perdite future corrisponde già da ora un trasferimento secco
della decontribuzione dai salari lordi ai profitti. La pretesa della
Confindustria e del suo governo è naturalmente che la decontribuzione porti ad
un accrescimento dell'occupazione, non solo dei profitti, ma siamo nell'ambito
dei pii desideri.
Le idee dei politici ulivisti, e quelle dei loro consiglieri economici, non sono
molto diverse da quelle qui denunciate.
Approvata la commissione d'inchiesta sul protezionismo Usa chiesta dall'Ue,
gli operai siderurgici Usa hanno assediato il Congresso perché proteggesse
un'industria che negli ultimi anni ha visto bancarotte e licenziamenti.
Quando ormai la disputa tariffaria transatlantic rischia il punto di non
ritorno, tra azioni e ritorsioni, l'organizzazione mondiale del commercio ha
deciso di avviare un'indagine che stabilisca se i pesanti dazi (fino al 30%)
imposti dagli Stati uniti sull'import siderurgico violino o meno gli accordi
commerciali internazionali. L'iter del processo è lungo e farraginoso, e ieri a
Ginevra è stato in realtà dato solo il calcio di avvio.
In Germania si profila un inizio d'estate all'insegna degli scioperi. Dopo l'accordo dei metalmeccanici, ora tocca ai lavoratori delle poste e dell'edilizia, e agli addetti assicurativi e del commercio al dettaglio. Per quanto riguarda le poste, per il 5 sono previsti scioperi in tutto il paese a sostegno della vertenza contrattuale. Il sindacato di categoria "Ver. di" chiede per i 250 mila lavoratori di Deutsche Post aumenti salariali del 6,5% per i prossimi 12 mesi. L'azienda finora non ha presentato alcuna proposta concreta. Per il 10 e 11 giugno a Muenster ci sarà un nuovo incontro tra le parti, in assenza di progressi si può prevedere un lungo sciopero nelle poste tedesche, note per la loro efficienza. Anche gli edili sono in stati di agitazione. Dopo il fallimento della mediazione condotta, per oggi è in programma una riunione sul referendum per la proclamazione di un eventuale sciopero. Sarebbe il primo nell'edilizia tedesca dal 1949. Il sindacato di categoria Ig Bau chiede aumenti del 4,5%, ma la richiesta è stata respinta dagli industriali. Proteste sindacali si segnalano oggi inoltre nel settore del commercio al dettaglio in Baviera.
Sul fronte dei lavoratori fioccano gli scioperi. Non solo quelli spontanei
per la difesa dell'art. 18, ma anche quelli - come ieri a Melfi - in difesa di
un lavoratore licenziato «senza giusta causa». Praticamente un esempio di quel
che sarebbe la fabbrica e il lavoro senza l'art. 18. Più passano i giorni e
più i lavoratori toccano con mano l'importanza della difesa dell'articolo 18.
Più passano i giorni e più il padronato si incattivisce.
Era stato da poco messo alla porta dalla direzione Fiat della Fma di Pratola
Serra, sorella minore della Sata di Melfi, un lavoratore interinale che aveva
osato difendere in assemblea il diritto degli operai a non essere usati e
gettati come una merce qualsiasi. La scure dell'azienda si è abbattuta su uno
dei delegati sindacali storici dell'ex «prato verde» lucano. Pepino Doino (con
una sola «p»), 36 anni, due figli piccolissimi, è stato licenziato dalla
direzione della Sata di Melfi. Con il solito linguaggio burocratico del solito
telegramma, la Fiat lo ha messo mette alla porta, richiamandosi all'articolo 25
del contratto nazionale e contestandogli quindi un'assenza dal posto di lavoro
per più di 4 giorni senza giustificazione alcuna. Naturalmente le cose non
stanno così e il successo dell'ora di sciopero, in solidarietà dell'operaio
licenziato, proclamata dalla Fiom-Cgil alla fine dei turni di lavoro sta lì a
dimostrarlo. La direzione aziendale contesta al lavoratore un periodo di assenza
"ingiustificato" dal 23 aprile all'8 maggio 2002, durante il quale
Doino era assente per un infortunio avvenuto il 12 aprile. Infortunio
regolarmente denunciato sia all'Inail che alla Fiat. Con un piccolo disguido
formale, che la direzione aziendale ha subito trasformato in occasione di
sanzione, nonostante il capo della Ute 4 (unità di montaggio) dove lavora
Pepino abbia più volte ammesso le telefonate tra lui e il lavoratore, in cui si
metteva in chiaro che tutto era a posto.
"La verità - dice Pepino - è che temo abbiano voluto farmi pagare gli
impegni che come delegato Fiom ho avuto in Sata per più di sette anni. Ora
capisco meglio non solo i continui provvedimenti disciplinari che in passato ho
ricevuto dopo le mie denunce sullo sfruttamento, ma anche i martellamenti degli
ultimi mesi in cui non sono più delegato. E' come se avessero colto la palla al
balzo». La difesa di Doino ha già chiesto il reintegro del lavoratore sul
posto di lavoro per infondatezza sostanziale del licenziamento. La Fiom si
prepara a ulteriori azioni di lotta in difesa del lavoratore e, in un duro
comunicato, invita la Fiat a «ritirare il licenziamento e a riconoscere al
delegato lo stato di assenza dovuta all'infortunio».
Alta adesione al primo sciopero del gruppo Vodafone Omnitel. A Milano l'astensione - secondo i dati sindacali - è stata del 60%; dell'80% a Ivrea e del 50% a Padova. A entrare al lavoro sono stati quasi esclusivamente gli interinali, i Co.Co.Co e i lavoratori con contratto a termine.
Incontro a Torino per ricordare Luciano Parlanti, uno degli operai che ha segnato la storia delle lotte alla Fiat dal '69 in poi. Licenziato per rappresaglia, venne reintegrato dalle sentenze della magistratura. Ma la Fiat prferì pagargli lo stipendio per lasciarlo a casa, anziché farlo rientrare tra i lavoratori, a organizzarne l'antagonismo. Interventi di Giovanni Falcone, Mario Bertolo, Giovanni De Luna, Giorgio Airaudo, Marco Revelli, Giorgio Marpillero. Proiettato il video di Mimmo Calopresti «Alla Fiat era così».
A causa del fallimento della Ligabue, società di catering dell'aeroporto di Fiumicino, i 307 dipendenti licenziati, e lasciati sulla strada assieme ad altri 63 dell'indotto nonostante gli accordi per una soluzione con la società Adr e la regione Lazio, hanno iniziato ieri mattina una sciopero della fame che condurranno in staffetta a oltranza. I lavoratori chiedono un pagamento di almeno tre mesi di salari arretrati per il sostentamento delle famiglie, l'archiviazione della denuncia per 35 di loro per interruzione di servizio pubblico in occasione di un blocco ferroviario al culmine delle manifestazioni di lotta per il posto di lavoro. Chiedono inoltre la risoluzione della vertenza per tutti i lavoratori in blocco. Allo sciopero della fame ha aderito anche il vescovo di Fiumicino, monsignor Gino Reali, e l'assessore alle politiche per il lavoro del comune di Roma, Luigi Nieri, mentre alla regione il capogruppo del Prc, Salvatore Bonadonna, ha protestato per la "sconvocazione" della conferenza dei capigruppo che aveva all'ordine del giorno la gravissima situazione dei lavoratori dell'ex Ligabue.
Un operaio di 21 anni, Graziantonio Ceglia, è morto schiacciato da una trave in legno lunga otto metri. E' accaduto nel pomeriggio di ieri in un cantiere edile alla periferia di Altamura, Bari. Inchieste sono state aperte dalla magistratura e dall'ispettorato del lavoro.
In marzo l'occupazione nelle grandi imprese (almeno 500 dipendenti) del
settore industriale è diminuita su base annua del 4,3%. Si tratta della
maggiore caduta tendenziale dal 1995. Al netto dei dipendenti in cassa
integrazione, la flessione è ancora maggiore: -4,6%. In valori assoluti,
secondo i dati Istat, l'occupazione è diminuita di 34.300 unità. Anche
rispetto al mese precedente, la caduta dell'occupazione industriale è secca: -
0,6% l'indice destagionalizzato. Vanno un po' meno bene le cose nel settore dei
servizi: l'occupazione segna una flessione tendenziale dello 0,3%, mentre
rispetto a febbraio c'è un leggerissimo incremento dello 0,1%.
La disoccupazione in area euro e' salita ad aprile all'8,3% contro l'8,2% del
mese di aprile. Lo ha comunicato Eurostat che ha rivisto il dato di marzo dal
precedente 8,4%. Le previsioni degli economisti erano per un tasso invariato
all'8,4%.
Massicci tagli di personale in vista per Hewlett Packard. L'amministratore delegato della società, Carly Fiorina, ha dichiarato che prevede una riduzione della forza lavoro di 10mila unità entro il primo novembre 2002 e di ulteriori 5mila l'anno prossimo.
Contro la privatizzazione delle case popolari, per il diritto alla casa per tutti, con affitti e prezzi di vendita equi, oggi seconda manifestazione a Firenze indetta dall'unione inquillini di Firenze e provincia.
Sono state molto alte le adesioni allo sciopero nazionale di quattro ore del personale Enav, proclamato da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Ugl. Secondo il responsabile del settore della Filt-Cgil, D'Alessio, ha aderito alla protesta "oltre il 60 per cento dei dipendenti dell'Enav, con punte del 100%, come nel caso del personale operativo a Malpensa". Motivi dello sciopero il mancato rispetto da parte dell'azienda di accordi sottoscritti, questioni relative all'organizzazione del lavoro e pendenze contrattuali 1998-2001 ancora irrisolte.
Come si rendono i voli in aereo più sicuri? La Vitrociset, azienda che ha in
appalto dall'Enav la manutenzione dei radar su tutto il territorio nazionale,
una ricetta ce l'ha: basta licenziare i sindacalisti e i tecnici che denunciano
anomalie e difetti dei sistemi. E così nell'ultimo mese sono stati licenziati
Francesco Vitanza, del sindacato Sulta - che in un'intervista a Repubblica
spiegava i motivi di un black out alle comunicazioni di Fiumicino per ben 40
minuti (dalle 4.40 alle 5.20 della notte del 17 aprile) - e altri due tecnici,
che proprio durante quell'avaria erano presenti nella torre di controllo. La
Vitrociset negli ultimi 5 anni è stata condannata 6 volte per attività
antisindacali. L'Italia è l'unico paese europeo - insieme all'isola di Cipro -
dove l'attività di manutenzione dei radar è separata dal controllo di volo e
dal servizio di informazione meteorologica. L'Enav gestisce direttamente questi
ultimi due, mentre il primo servizio è appaltato dagli anni `70 alla Vitrociset
(società molto chiacchierata, del defunto Camillo Crociani, coinvolto nello
scandalo Lockeed). Vitanza, che è anche il rappresentante italiano dell'Ifatsea
(federazione mondiale tecnici di volo), spiega che "in base alle ultime
raccomandazioni dell'Icao - agenzia Onu per la sicurezza dei voli - i tre
servizi dovrebbero essere strettamente integrati". "In più - continua
- lo stesso Parlamento ha autorizzato laa trasformazione dell'Enav in s.p.a. solo
a condizione che si sanasse questa anomalia, rendendo di nuovo interno il
servizio di manutenzione".
Ma per il momento l'internalizzazione non viene avviata, e l'Enav, la cui
proprietà è del ministero del Tesoro, continua a rinnovare gli appalti alla
Vitrociset. Anzi, nell'ultimo contratto di appalto la Vitrociset è stata resa
ancora più autonoma, tanto che sta procedendo a tagliare l'organico, abbassando
gli standard di sicurezza - per giugno potrebbero saltare 20 posti a Fiumicino
su un totale di 45, 10 tecnici sono già stati trasferiti - mentre l'Enav stessa
ha posto delle semplici penali a sanzione delle anomalie: insomma, anziché
mettere su un efficace sistema di prevenzione, eventuali difetti ai radar, che
potrebbero anche costare vite umane in casi di emergenza, vengono sanzionati con
semplici multe a posteriori.
L'"apice" di questa situazione si è toccato nel 1996, quando la
Vitrociset ha deciso di togliere nelle ore notturne (dalle 22 alle 6) i tecnici
dai centri di controllo periferici (ma non per questo meno importanti, sono
situati lungo i percorsi aerei anziché negli aeroporti); un
"risparmio" fatto sulla pelle di chi vola, non giustificato affatto da
motivazioni economiche: nello stesso anno il contratto Vitrociset lievitava da
120 a 128 miliardi.
Uno sciopero generale di 24 ore dell'intero comparto aereo è la richiesta degli ex lavoratori della Ligabue Gate Gourmet, chiusa lo scorso primo dicembre con il licenziamento di 400 persone. Dieci di loro continueranno a oltranza lo sciopero della fame cominciato lunedì «fino alla soluzione della vertenza». Presidio davanti al ministero del lavoro in occasione dell'incontro tra sindacati, comuni di Roma e Fiumicino, provincia, regione Lazio e Adr.
Il quotidiano statunitense "Washington Post" ha pubblicato ieri la maggior parte degli articoli con la firma anonima di "giornalista del Post". La protesta dei redattori, fotografi, disegnatori e grafici è per il rinnovo del contratto di lavoro. Oltre 1.400 dipendenti, tra redazione e amministrazione, sono iscritti al sindacato dei giornalisti, associato alla Confederazione dei lavoratori delle comunicazioni. Il contratto triennale è scaduto il 18 maggio e le trattative per il rinnovo sono bloccate.
Per gli addetti alle pulizie nelle scuole si prospetta un periodo estivo nero, tra buste paga aleatorie e minacce di licenziamento. Per questo hanno indetto una manifestazione di protesta davanti al ministero della pubblica istruzione, dalle 9 alle 16. Una vicenda lunga che sembra non avere sbocco che riguarda i mancati pagamenti dei compensi alle ditte appaltatrici da parte del ministero, che continua a rassicurare senza sborsare una lira. Una legge che consentirebbe a quest'ultimo di pagare tutti i debiti è ferma in commissione e non si hanno notizie di un possibile sblocco entro l'estate. Così le imprese o non pagano o licenziano.
Circa 1.500 dipendenti della Bundesbank si troveranno presto senza lavoro. La banca tedesca si appresta infatti a tagliare il 10% della forza lavoro e a chiudere quasi 60 filiali minori entro il 2007. La notizia è del quotidiano Boersen-Zeitung e conferma quanto già anticipato dal presidente della banca centrale, Ernst Welteke. Intanto su un altro fronte proseguono in Germania gli scioperi di avvertimento dei lavoratori delle poste a sostegno della vertenza contrattuale. In vista della ripresa del negoziato il 10 giugno prossimo a Muenster, il sindacato dicategoria `Ver.di' intende fare pressione sui datori di lavoro per sostenere la richiesta di aumenti salariali del 6,5% per i circa 240mila impiegati del settore.
Con la riforma fiscale che il governo ha delineato nella delega per quanto riguarda l'Irpef qualcosa come il 70-80% delle riduzioni fiscali previste andrà a vantaggio del 10-20% della popolazione più ricca. Tra i 30 e i 60 mln di vecchie lire di reddito i benefici sono di poche centinaia di euro l'anno, a fronte di benefici per i livelli di reddito di qualche centinaio di milioni, molto ma molto più consistenti. Per non parlare di quelli che, come il ministro dell'economia, l'anno scorso ha dichiarato un reddito di 10,7 miliardi, nel qual caso la riduzione di imposta sarebbe di un miliardo l'anno.
Non saranno soli i lavoratori della Fiat. Oggi si fermeranno tutti i
dipendenti del gruppo e dell'indotto dell'automobile, quasi tutti i
metalmeccanici di Torino e provincia, quindi. E al corteo parteciperanno anche i
lavoratori tessili e chimici che operano per l'industria delle quattro ruote e
il cui futuro vacilla sotto i colpi della crisi Fiat. Lo sciopero di quattro ore
è stato promosso unitariamente da Fim, Fiom, Uilm e Fismic. E' uno sciopero che
parla innanzitutto alla multinazionale torinese, che prima di un confronto serio
e una trattativa con i sindacati ha avviato le procedure per mettere in
mobilità 2.887 lavoratori e lavoratrici, lasciando intendere che con questo non
si esaurirà la partita degli "esuberi". Il nuovo amministratore
delegato della Fiat Auto, Giancarlo Boschetti, ha parlato infatti della
necessità di ridurre del 15% gli organici. L'effetto immediato dei
prepensionamenti già annunciati comporterebbe la sopressione di 12 mila posti
di lavoro nel settore torinese dell'auto.
Per Boschetti, la mobilità per 2.887 dipendenti resta l'elemento portante del
piano Fiat. Per il 18 di giugno è stato fissato un nuovo incontro tra direzione
e sindacati. Per la Fiat il contenuto dovrà essere la mobilità per i
lavoratori "esuberanti", per la Fiom non si discute di riduzione di
organici se prima non si capisce dove la Fiat vuole andare a parare e che cosa
intenda fare dell'auto.
Sciopero in corso per i lavoratori Fs di Civitavecchia. Il settore navigazione è in agitazione contro il piano di privatizzazione del comparto che mette seriamente a rischio la stabilità dei posti di lavoro.
Cresce il lavoro atipico a Milano. Nelle piccole e medie imprese locali i lavoratori sono complessivamente 1.343, il 16,25% del totale. La collaborazione coordinata e continuativa è la più utilizzata (dal 41,4% delle aziende che utilizza l'atipico e dal 28,95% del campione totale), seguita dal contratto a tempo determinato (37,9%) e dal part-time (34,71%). E' quanto emerge dalla ricerca di Apimilano, associazione milanese che raccoglie 3mila pmi locali, con circa 80mila dipendenti. Seguono nella classifica il lavoro interinale, utilizzato dal 33,44% delle imprese "atipiche", la collaborazione occasionale(26,11%) e altre forme di atipico (10,19%). In Toscana, il 12,4% del totale degli occupati è riconducibile a forme di lavoro cosiddetto atipico. E' quanto è scaturito da convegno promosso ieri dalla Cgil regionale, secondo la quale, nell'ottobre 2001, gli iscritti al fondo speciale dell'Inps sono 181 mila, l'8% del totale nazionale, e i giovani fino 30 anni rappresentano poco più del 20%.
Il 21 giugno la Filt Cgil, la Fit Cisl e la Uiltrasporti hanno proclamato uno sciopero nazionale di 8 ore del trasporto pubblico locale a sostegno della vertenza dei lavoratori del comparto napoletano.
Le Rappresentanze di base hanno aperto le procedure di conciliazione presso il ministero del Welfare per arrivare entro la fine di giugno a uno sciopero nazionale di categoria. A darne notizia è un comunicato della Direzione nazionale che attacca l'indisponibilità del governo a modificare nel Dpef gli stanziamenti per i rinnovi contrattuali.
Più di 40 mila lavoratori edili tedeschi hanno scioperato, dando il via agli scioperi di avvertimento decisi per portare avanti una richiesta di aumenti salariali del 4,5%. Le trattative tra i sindacati edili dell'Ig Bau e gli imprenditori sono saltate il weekend scorso e lunedi' dovrebbero tenersi i referendum tra i lavoratori per decidere uno sciopero vero e proprio, il primo nel settore edilizio dalla fine del secondo conflitto mondiale.
Sedicimila addetti in tutta Italia - la maggioranza donne - ma già un
migliaio di loro ha perso il posto di lavoro, dopo diversi mesi senza stipendio.
Sono gli operai delle pulizie scolastiche, quelli che lavorano negli appalti,
dipendenti di grandi e piccole imprese o di cooperative sociali. In un migliaio
hanno manifestato ieri davanti al ministero dell'Istruzione che ha con loro un
debito di molti miliardi di lire, dato che da tempo non eroga i finanziamenti
dovuti ai provveditorati regionali. I provveditorati si sono limitati a
prorogare gli appalti precedenti: per 5-6 anni i lavoratori hanno percepito
dunque sempre gli stessi trattamenti, mentre alcuni addirittura non ricevono lo
stipendio da oltre un anno. Una legge che permetterebbe di recuperare quei
finanziamenti è bloccata al Parlamento, e non si ha per il momento speranza che
venga approvata entro l'estate. Il ministero invierà una circolare ai dirigenti
provinciali per invitarli a dare corso ai pagamenti e a considerare prorogati
gli appalti.
Un primo passo, che dovrebbe tranquillizzare gli operai delle pulizie almeno per
l'anno prossimo. C'è anche un altro punto importante: evitare che le nuove gare
d'appalto si facciano al massimo ribasso, come accede in questo periodo alla
Telecom, in San Paolo-Imi, alle Poste.
Si tratta di disegnare le nuove gare d'appalto con un occhio speciale alla
garanzia del lavoro. Una situazione simile, recentemente, l'hanno vissuta gli
operai delle pulizie delle Fs, anche loro travolti dai meccanismi delle gare a
massimo ribasso, e - prima che si raggiungesse un accordo, maturato dopo mesi di
forti proteste - a rischio di perdita del posto e di ore lavorate. E anche in
questo caso, al taglio del personale corrisponderebbero drammatiche cadute dei
livelli di qualità dei servizi.
Bisogna incentivare ad andare in pensione più tardi, liberalizzando l'età pensionabile e permettendo quindi di lavorare anche oltre gli attuali 57 e 65 anni, fino ad arrivare a 62 e 67-70 anni nei prossimi 10 anni. Lo suggerisce il presidente dell'Inps Massimo Paci, secondo il quale per effetto della riforma Dini, si andrà in pensione al massimo con il 45% della retribuzione anziché con l'80% come prevedeva il vecchio sistema. Quindi - ha spiegato - per avere un trattamento adeguato dobbiamo pensare anche a più di 35 anni di lavoro.
Obiettivo Lavoro e Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno raggiunto l'accordo sul contratto integrativo, relativo ai dipendenti diretti (oiltre 450 ad oggi). Si tratta del primo accordo aziendale di secondo livello, nel settore del lavoro temporaneo. A conferirgli maggior valore è il fatto che sia stato sottoscritto dalla più grande società a capitale italiano del comparto. "A fine 2002 - afferma la Filcams - scade il contratto collettivo nazionale del settore terziario, applicato ai dipendenti diretti delle agenzie interinali: in questa occasione dovrà coerentemente essere definito un reticolo di norme generali, che valgano ad armonizzare le condizioni base dell'operatività e della competizione del mercato".
Riuscito lo sciopero in tutte le aziende metalmeccaniche della provincia, per
protestare contro il piano di esuberi che prevede la mobilità per quasi 2.900
persone, che salgono a 12.000 con la ricaduta sull'indotto. I dati sull'adesione
parlano di una media dell'80-85%, con punte del 100% alla Teksid e alla
Microtecnica. Tutte le linee di Mirafiori si sono fermate, alle carrozzerie
l'adesione è stata dell'80%, alle presse dell'80-90%, alle meccaniche tra il 70
e il 90%.
Oltre diecimila lavoratori hanno dato vita a una manifestazione imponente.
Nessuno, tra i torinesi che si sono imbattuti nel colorato serpentone operaio,
ha espresso insofferenza verso i dimostranti, molti gli applausi di
incoraggiamento. Tanti gli striscioni: quelli di Mirafiori e della filiera
dell'auto: Pininfarina, Sandretto, Comau, Magneti Marelli, Lear, Tecnocar, ma
anche Iveco, i lavoratori del commercio, delle mense e dei servizi, poi lo
striscione portato dalle 70 operaie della New Box, licenziate in tronco perché
la proprietà ha deciso di trasferire altrove la produzione.
La presenza del segretario nazionale del sindacato dei trasporti TGWU è un
segnale importante, perchè vuol dire che il sindacato, dopo un lungo anno di
vertenze e sofferenze, continua a stare al fianco dei lavoratori. Non una
posizione scontata, specie dopo la lunga e dolorosa vertenza dei dockers di
Liverpool, i portuali che per un anno e mezzo hanno portato avanti praticamente
da soli la loro lotta. Abbandonati da tutti, dai politici e dal sindacato,
proprio la union di Morris. La storia della Dynamex Friction, azienda
metalmeccanica dell'indotto dell'automobile, con sede a Caernarfon, nel nord del
Galles, ha molti aspetti in comune con la vicenda dei dockers. L'anno scorso,
alla fine di aprile, gli ottantasette dipendenti della fabbrica sono stati
licenziati dopo aver partecipato ad uno sciopero organizzato con i sindacati
contro i piani dell'azienda di tagliare i salari e aumentare l'orario di lavoro.
I lavoratori, tutti iscritti alla Transport and General Workers' Union, avevano
votato in assemblea per lo sciopero ma al momento di ripresentarsi in fabbrica
avevano trovato ad attenderli la lettera di licenziamento. Un atto gravissimo,
l'aveva definito allora proprio Bill Morris, che aveva sottolineato come la
legislazione approvata dal governo laburista per le relazioni di lavoro nel 1999
e che, nelle intenzioni del governo, sarebbe dovuta servire proprio a garantire
i lavoratori contro licenziamenti ingiusti, era stata utilizzata dal padrone
della Dynamex Friction per legittimare quei licenziamenti. Teoricamente la legge
"protegge" i lavoratori, nel senso che chi sciopera non può essere
licenziato per otto settimane. "Una finta protezione - dicono al sindacato
- perché in realtà il padrone può comunqque licenziare bypassando o
utilizzando a suo piacimento il limite delle otto settimane". La Dynamex
Friction è diventata una delle aziende più anti-sindacali del Galles da
quando, nel 1997, è stata acquistata dall'imprenditore americano Craigh Smith.
Negli ultimi due anni erano state vietate le assemblee sindacali nello
stabilimento, l'ufficio del sindacato interno alla fabbrica era stato chiuso.
Come è avvenuto per i dockers di Liverpool, i lavoratori della Dynamex sono
stati sostenuti dalla comunità, sia durante il lungo sciopero che nei i mesi
seguiti al loro licenziamento. Come per i portuali di Liverpool, anche per gli
operai della Dynamex la scelta "a un certo punto della vertenza è stata
tra capitolare - come dice Davis - cioè accettare le condizioni del padrone e
tornare in fabbrica per dare da mangiare ai nostri figli, oppure andare avanti
fino in fondo, perché sapevamo di essere nel giusto. Abbiamo scelto di
continuare".
Dopo sette settimane di sciopero e le vacanze forzate, Smith convoca il
sindacato e i lavoratori e "fa le sue vergognose richieste: o accettavamo
le sue regole oppure eravamo fuori". All'ottava settimana, le lettere di
licenziamento arrivano a casa di tutti i lavoratori. Naturalmente, nelle otto
settimane di sciopero e vacanze forzate, la fabbrica non si è fermata:
"Fin dal primo giorno di sciopero - aggiunge Davis - c'erano crumiri che
erano stati reclutati dall'azienda per cercare di sostituirci".
Il governo lascia che sulla testa dei lavoratori penda la spada di Damocle della delega sulle pensioni, mentre i sindacati, più o meno tutti, vanno a trattare per l'art. 18. Sulle pensioni si assiste a una vera e propria imboscata contro i lavoratori.
Pochi giorni fa Bankitalia ha calcolato che in Italia ci sono circa 8 milioni
di poveri. Una cifra appena leggermente al di sotto della stima fatta della
Commissione sulle povertà che indicò in 10 milioni le persone che vivono al di
sotto del limite della sussistenza. L'Istat, puntualmente e dilingemente, ad
ogni trimestre registra gli "incrementi" contrattuali che, stando ai
numeri sono quasi sempre in linea con l'inflazione programmata (ma non con
quella reale). Il punto è che nessuno va mai a calcolare la vera entità del
reddito disponibile, cioè del reddito effettivo, quello che non si coglie con i
soli calcoli del "paniere" (l'indice con il quale viene calcolata
l'inflazione).
Due recenti indagini, riportate ieri da Il Sole 24 ore e dall'inserto
finanziario de Il Corriere della Sera confermano che i redditi degli italiani,
soprattutto quelli da lavoro dipendente, sono sotto il livello di guardia. Una
conferma indiretta di questa situazione viene da Prometeia che valuta il biennio
2001-2002 come il periodo di minima crescita della spesa delle famiglie italiane
nell'arco degli ultimi 40 anni.
Stato di agitazione all'emittente La7, con giornalisti e lavoratori che esprimono "forte preoccupazione per l'assoluta assenza di progettualità che caratterizza l'attuale gestione aziendale". Cdr e Rsu sono stati perciò incaricati "di attivare tutti gli strumenti di mobilitazione sindacale che si riterranno opportuni" per difendere gli attuali livelli occupazionali e tutelare "una voce fondamentale per il pluralismo dell'informazione". I lavoratori accusano il management Seat-La7 di navigare a vista "con una pratica di tagli ai costi fissi (personale e spese correnti) finalizzata a semplici manovre contabili".
"E' in atto una vera e propria aggressione contro la legge Dini e contro
l'attuale assetto della previdenza, un'aggressione che somiglia sempre di più a
una vera e propria imboscata contro i lavoratori e il sindacato". E' quanto
ha dichiarato ieri il segretario generale della Uil pensionati, Silvano Miniati.
Un grido d'allarme che naturalmente nasconde la consonanza tra la "riforma
Dini" e quella proposta nel '94 da Berlusconi, contro la quale i
confederali fecero scendere in piazza - giustamente! - un milione di persone,
salvo poi accettare quella del governo di centro sinistra, che fece da apripista
al contributizzazione del sistema pensionistica, all'allungamento della vita
lavorativa in cambio poi di una più misera pensione.
Le intenzioni del governo sono chiare: in vista ci sono provvedimenti impopolari
che vengono camuffatti con un po' di fumo propagandistico. E in ogni caso,
siccome i cittadini non sono stupidi, l'unico vero risultato di questo gioco è
la crescita dell'allarme e la conseguente fuga verso la pensione anticipata.
La Cgil ha deciso di non partecipare al tavolo di trattativa sul mercato del
lavoro perché non ha ottenuto ciò che aveva richiesto e per cui milioni di
lavoratori hanno scioperato: lo stralcio delle modifiche dell'articolo 18. In
realtà, anche qui si dimentica che i lavoratori hanno scioperato contro tutta
una politica governativa, della quale rientra anche quella previdenziale. I
recenti interventi del presidente della camera e del ministro Tremonti fanno
intuire che c'è qualcosa di più e di peggio della delega in materia
previdenziale.
Consolidamento dei sistemi informatici specializzati, rilancio dei prodotti per l'ufficio e nuove iniziative in sinergia con Telecom Italia: sono i cardini del piano industriale della Tecnost (100% Olivetti) illustrato a Fim-Fiom-Uilm. Possibili anche periodi di cig per 600-650 dipendenti, con durate diverse, secondo i sindacati. Le indiscrezioni sull'impatto occupazionale del piano non sono state tuttavia confermate dall' azienda e gli stessi sindacati esprimono un "giudizio prudente", anche perché nei progetti dell'Olivetti non ci sarebbero esuberi, ma l'ipotesi di ricollocare il personale in eccedenza in un settore in un'altra branca di attività.
E' cominciato ieri in Germania il referendum fra i lavoratori edili per decidere sullo sciopero a sostegno del rinnovo contrattuale della categoria. Se attuato, si tratterebbe del primo sciopero degli edili dal 1949. Al referendum e alla prospettiva di una protesta lunga e dura si è arrivati dopo il fallimento di tutti i tentativi di negoziato fra le parti, che hanno visto anche una sessione di mediazione. Per gli 850 mila occupati nell'edilizia il sindacato chiede aumenti salariali del 4,5% per un anno. I datori di lavoro hanno offerto invece maggiorazioni per quest'anno e l'anno prossimo del 3% e del 2,1%.
Alla sua prima uscita pubblica il nuovo portale del lavoro (www.
diariodellavoro.it) è riuscito a lanciare due notizie. La prima riguarda i
sindacati confederali: al seminario di ieri organizzato a Venezia e coordinato
per il sito da Massimo Mascini, giornalista del Sole24ore, hanno partecipato
tutti i sindacati. E' stata quindi la prima occasione di confronto pubblico tra
Cgil, Cisl e Uil dopo la rottura. La seconda notizia l'ha lanciata, durante la
discussione, il sottosegretario al lavoro Maurizio Sacconi: la vera scommessa
del governo attuale (oltre a cambiare l'articolo 18) è quella di trasformare il
ruolo sociale dei sindacati. Da organizzazioni che gestiscono i conflitti di
lavoro, a organizzazioni (tipo Spa) che partecipando agli Enti bilaterali,
controllano il mercato del lavoro e arrivano perfino a selezionare il personale
per le imprese.
A voler essere cattivi... bisognerebbe dire che questa di Sacconi è una
scommessa che facilmente potrebbe essere vinta: l'attitudine concertativa, la
spartizione dei fondi pensione sono faccenduole che ben si attagliano a delle
società per azioni!
Visto che il tema dell'incontro era dedicato al futuro delle relazioni
industriali, il sottosegretario al lavoro Maurizio Sacconi, ha spiegato che
"l'antagonismo sindacale è ormai antistorico". La strada da seguire
sarebbe dunque quella degli enti bilaterali.
Per la Cgil ha parlato Paolo Nerozzi, segretario confederale. Per il quale
questa prospettiva sembra alquanto remota considerando la storia italiana degli
ultimi dieci anni durante i quali il paese è stato risanato con il contributo
decisivo dei sindacati. Appunto! Politica dei sacrifici docet.
A Venezia Nicola Tognana, vicepresidente di Confindustria, ha chiesto a tutto il
sindacato, Cgil compresa, di lavorare a un patto che finalmente "metta una
turbina al paese". Un patto che sia in grado di realizzare un nuovo
miracolo economico.
Insomma, anche qui si fa appello all'unità nazionale, allo spirito di
sacrificio... dei salariati, cui il sindacato farebbe da alfiere. Altro che
scommessi di Sacconi!
Insomma si scivola verso l'accordo separato?, è stato chiesto a Pier Paolo
Baretta, segretario confederale della Cisl: "Temo di sì" è stata la
risposta del sindacalista Cisl, secondo il quale, di fronte al rischio di una
saldatura tra governo e Confindustria, la Cgil avrebbe sbagliato risposta,
scegliendo la contrapposizione. Il governo, secondo Baretta, deve essere
considerato una naturale controparte: "viene prima il riformismo o l'unità
sindacale?". Non si capisce quale è la risposta giusta!
Sempre più minori al lavoro nelle aziende italiane. Nei primi 6 mesi del
2001 la percentuale di minori irregolari nelle imprese sottoposte ad ispezione
è stata pari al 25,5%, in netto incremento rispetto al 17,6% registrato
nell'intero anno precedente. Una tendenza che trova riscontro negli infortuni
sul lavoro denunciati all'Inail che, nel 2000, hanno interessato 27.400 minori
fino ai 17 anni. I dati, contenuti in un'indagine realizzata in collaborazione
dall'Istat e dal ministero del Welfare e che sarà presentata il 12 giugno nel
corso della prima Giornata mondiale contro il lavoro minorile, non si fermano
qui. Da noi sono circa 31.500 i ragazzi che svolgono attività lavorative
corrispondenti a forme di sfuttamento: il 66% della popolazione giovanile tra i
7 e i 14 anni. In 19.200 svolgono un lavoro non continuativo, in 12.300 uno
continuativo. I bambini e i ragazzi al di sotto dei 15 anni coinvolti in
attività di aiuto alla famiglia sono oltre 144 mila. Gli adolescenti tra i 15 e
i 18 anni che dichiarano di aver avuto qualche esperienza lavorativa prima dei
15 anni sono 83 mila: 37 mila a sud e nelle isole, 18.600 nel nord-ovest, 17.600
nel nord-est, 10 mila al centro. Nel 2000 sono stati denunciati all'Inail 27.400
infortuni sul lavoro di minori al di sotto dei 17 anni; nello stesso anno sono
state ispezionate circa 16.700 aziende e accertate un numero di violazioni pari
a 2.535: mancato rispetto dell'età minima di assunzione e dell'obbligo di
visite mediche periodiche, lavori vietati e non in ottemperanza delle regole in
materia di riposi, ferie e orari di lavoro.
A livello mondiale
Le ultime stime del rapporto dell'Ilo (International labour office) riportano
cifre drammatiche: circa 246 milioni i bambini/e coinvolti, ossia uno ogni sei
minori tra i 5 e i 17 anni. Di questi, 179 milioni fanno lavori pericolosi,
senza protezione e il più delle volte forzati, che ne mettono a repentaglio
oltre all'integrità fisica, anche quella mentale o morale. Otto milioni e mezzo
sono vittime di vere e proprie forme di schiavitù (prostituzione, pornografia,
reclutamento coatto per conflitti armati).
Uno sguardo geopolitico un po' più allargato ci permette di leggere altri dati:
i bambini lavoratori nei paesi industrializzati sono complessivamente circa 2
milioni e mezzo. Ma il lavoro minorile colpisce soprattutto i paesi più poveri:
127 milioni e 300 mila in Asia e area del Pacifico (60%), 48 milioni nell'Africa
subsahariana (23%), 17,4 milioni in America latina e Caraibi (8%), 13.4 milioni
in Medio oriente e Africa del nord (6%), 2 milioni 400 mila nei paesi in
transizione o ex socialisti (1%).
Il lavoro minorile, sottolinea l'Ilo, assume proporzioni importanti nell'agricoltura commerciale legata ai mercati mondiali di cacao, caffé, lattice, cotone. E anche se la mobilitazione internazionale per l'abolizione del lavoro minorile è sicuramente aumentata non è sufficiente. Le politiche sociali, sotto l'influsso di posizioni neoliberiste basate sull'esclusione sociale, si sono deteriorate ulteriormente ed i primi a pagarne le conseguenze più estreme sono i bambini, mentre i Paesi del terzo mondo si sono specializzati a firmare convenzioni - come quella del '99, sempre dell'Ilo, sull'eliminazione delle peggiori condizioni di lavoro minorile - che quasi nessuno rispetterà.
Dopo i senza tetto, che da sette giorni occupano la Cattedrale di Palermo,
anche i precari hanno deciso di attuare questa forma di protesta.
Tre Lavoratori Socialmente Utili ai quali era scaduto il contratto di lavoro
hanno occupato ieri per circa un'ora la Chiesa del Vespro, all'interno del
cimitero di Sant'Orsola.
Un luogo dal valore fortemente simbolico, perché da questa Chiesa partì la
rivolta popolare dei Vespri Siciliani contro gli Angioini. La Digos ed i
responsabili dei servizi cimiteriali del Comune hanno avviato una trattativa: i
tre precari, ottenute precise garanzie sul loro futuro occupazionale, hanno
infatti deciso di sospendere la loro iniziativa e sono usciti dal tempio. E
continua anche la protesta dei senza casa che dal 5 giugno scorso occupano la
cattedrale di Federico II. I dimostranti, che hanno costituito un "Comitato
per la casa", hanno infatti deciso di attuare da ieri uno sciopero della
fame che intendono proseguire fino a quando non avranno avuto risposte certe dal
Comune. La loro azione, hanno spiegato più volte, non si rivolge contro la
Chiesa palermitana, ma vuole sensibilizzare le istituzioni cittadine su un
problema che per gli occupanti è di sopravvivenza
Un summit europeo che dovrebbe essere trionfale e rischia la catastrofe,
stretto fra uno sciopero generale che ne paralizzerà la sede, una rivolta di
immigrati clandestini e le proteste no global. Fra nove giorni la città
andalusa dovrà ospitare un difficile Consiglio europeo in cui - a conclusione
del semestre di presidenza spagnola della Ue - i leader dei Quindici saranno
chiamati a decisioni importanti in materia di immigrazione e di allargamento ai
nuovi paesi candidati. Ma il 20 giugno - il giorno prima del summit - in Spagna
si terrà uno sciopero generale, indetto dai maggiori sindacati (Comisiones
obreras e Ugt) nel quadro di una lotta contro le decisioni del governo in
materia di sussidi di disoccupazione e di difesa dei lavoratori licenziati senza
giusta causa (questione abbastanza vicina a quella del nostro "art.
18").
Ieri a Siviglia sono fallite le trattative fra il governo regionale andaluso (a
guida socialista) e i sindacati, per garantire i servizi essenziali in città in
vista del vertice: secondo i sindacati, le autorità non hanno saputo avanzare
nessuna proposta, e dunque non c'era nulla di cui discutere. La trattativa
riprenderà, ma le probabilità che si arrivi al 20 giugno senza accordo, con la
paralisi totale, è molto forte.
Non basta. Da due giorni i locali dell'Università di Siviglia sono occupati da
centinaia di immigrati clandestini dal Marocco, che protestano contro la
decisione delle aziende agricole della regione di non rivolgersi più a loro per
la raccolta delle fragole, assumendo invece delle raccoglitrici messe sotto
contratto in Polonia. La questione si presenta difficilissima e politicamente
esplosiva: dalla parte dei clandestini si è infatti schierata Izquierda unida,
la coalizione che comprende il Pc, e lo stesso rettore dell'Università Rosario
Valpuesta ha rifiutato di chiamare la polizia e chiedere l'evacuazione dei
locali, in quanto "finora gli occupanti non hanno provocato danni e non
c'è motivo di usare la forza". Al contrario, il rettore ha concordato per
loro assistenza medica e rifornimenti alimentari.
Il governo stesso, a Madrid, appare diviso: il vicepremier Mariano Rajoy ha
fatto sapere che in assenza di richieste da parte del rettore non ha intenzione
di procedere con la forza, mentre il ministro per l'immigrazione Enrique Miranda
ha detto che l'unica soluzione per i marocchini occupanti è quella di
rimandarli a casa loro.
Nei piani del premier José Maria Aznar, il vertice sivigliano dovrebbe
focalizzarsi soprattutto sulla lotta all'immigrazione clandestina, da condursi
in modo serio e controllato: prendere decisioni in materia avendo a pochi metri
di distanza un "caso" così clamoroso - sia che gli occupanti vengano
lasciati al loro posto sia che si decida di usare la forza - sarà veramente
imbarazzante per i padroni di casa. Tantopiù che, con l'arrivo in città di
decine di migliaia di manifestanti no global da tutta Europa, il rischio di una
saldatura tra le manifestazioni di protesta e la lotta degli immigrati, con la
possibilità di un caos generale in cui il governo spagnolo non farà comunque
una buona figura, è molto concreto.
"Se Cantarella avesse badato più all'automobile e meno al businnes del
lavoro interinale, forse sarebbe ancora al suo posto e la Fiat non sarebbe in
crisi". Ezio Mattina è presidente di Confinterim (Confederazione delle
imprese fornitri di lavoro temporaneo). La Fiat, oltre a essere l'unica casa
automobilista al mondo che opera nel settore del lavoro interinale, "per
farsi largo adotta strategie antieconomiche". Worknet e Kronos, le agenzie
interinali della Fiat, praticano tariffe stracciate che non garantiscono né la
giusta remunerazione ai lavoratori affittati, né la qualità del servizio alle
imprese che li utilizzano. Pur d'aumentare il fatturato, insomma, lavorano
sottocosto (dumping).
Mattina si dimentica che ciò che è antieconomico per i lavoratori e
remunerativo per i padroni... ma Mattina è parte in causa, è concorrente sul
piano dello sfruttamento di manodopera in affitto!
Mattina aggiunge che altre società - "il caso più eclatante è Metis"
- non versano i contributi all'ente bilaaterale del settore. C'è poi
"qualche furbone venuto da lontano" (Manpower?) che, frammentando i
periodi di impiego a due settimane per volta, "alleggerisce le buste paga
dei lavoratori interinali".
E cosa fa invece Italia Lavora, di cui Mattina è fondatore?
Una delle più importanti aziende lariane, la Marioboselli Jersey con sede ad Albate di Como, ha chiuso i battenti schiacciata dalla crisi dovuta, in parte, anche ai tragici eventi dell'11 settembre. Ufficializzata la chiusura, in 21 resteranno senza posto. La cessazione dell'attività è prevista per la fine di questa settimana.
Axa France prevede di ridurre del 10% in 3 anni il numero dei suoi 25mila dipendenti nel quadro di un piano di ristrutturazione. Lo ha dichiarato al quotidiano "Le Monde" il nuovo presidente di Axa France, Francois Pierson, precisando che le misure prese in Francia dovrebbero portare a una riduzione dei costi di 150 milioni di euro.
Si svolgerà venerdì 19 luglio in Sicilia lo sciopero generale regionale dei lavoratori agricoli di Cgil, Cisl e Uil. Lo hanno deciso ieri gli esecutivi unitari delle tre federazioni di categoria, Flai, Fai e Uila, che nei prossimi giorni definiranno le modalità di svolgimento della mobilitazione.
Oggi e domani presidio davanti all'Amsa contro i licenziamenti decisi dall'azienda. La protesta è stata promossa dalla Flaica Uniti Cub che ha deciso di sviluppare un'iniziativa di sensibilizzazione e di contrasto contro la decisione aziendale.
Domani e sabato sciopereranno i lavoratori dell'igiene ambientale delle aziende private che occupano circa 25mila addetti. lo sciopero deciso per il mancato rinnovo del contratto collettivo di lavoro scaduto da 4 anni.
Accordo raggiunto alla Finmek. dopo la proclamazione dello sciopero, il management ha cambiato rotta. Ieri è stato deciso il ritiro delle procedure di mobilità e nuovi strumenti da utilizzare per affrontare la situazione produttiva. Lo comunicano Fim-Fiom e Uilm.
Una cinquantina di lavoratori socialmente utili sono entrati ieri nella sede del Comune di piazza Pretoria, superando i commessi e i vigili urbani piazzati all'ingresso. Reclamano il pagamento di stipendi arretrati. E' l'ultimo atto di disperazione dei lavoratori socialmente utili che non ricevono da maggio il salario.
Protesta al X Municipio di Roma: diversi cittadini e Lsu hanno costruito uno "stop" simbolico tra via Serafini e via Fadda per sensibilizzare le autorità sul problema incidenti. Gli Lsu sono da tempo in vertenza con il Comune per essere stabilizzati.
Articolo 18, crisi Fiat o la partita della Nazionale contro il Messico? Non
sarà serio porre certe priorità di fronte ai primi due problemi, di tutto
rispetto, ma certamente oggi il cuore degli operai Fiat di Cassino sarà diviso
tra diverse ragioni, a causa soprattutto dei contrasti tra i sindacati. La Fiom
ha deciso che due delle 6 ore di sciopero generale indette dalla Cgil per
l'articolo 18 si faranno durante la partita della Nazionale (dalle 12 alle 14
per il turno di mattina, dalle 14 alle 16 per il turno pomeridiano; l'incontro
con il Messico inizia alle 13.30), Fim e Uilm, dall'altro lato, invitano i
lavoratori a prendere un permesso individuale per godersi in santa pace la
meritata partita. Da qui il rimpallo di accuse tra le segreterie. Fim e Uilm
dicono che la Fiom ha organizzato lo sciopero proprio nel momento in cui tutto
il paese si ferma, per poter innalzare artificiosamente l'adesione alla
protesta. Opinione appoggiata in pieno dal ministro del Welfare Maroni, che ieri
affermava ironicamente che la decisione della Fiom "favorirà la coesione
sociale della tifoseria italiana e alzerà sicuramente l'indice di adesione alla
protesta". Dal canto suo, la Fiom nega l'uso strumentale della partita:
Antonio Luciano, della Rsu, dice che "Fim e Uilm vogliono boicottare lo
sciopero, che era comunque previsto nel pacchetto delle 6 ore decise dalla
Cgil". E aggiunge: "Le altre 4 le faremo in luglio, ma intanto, dato
che in una situazione di crisi molto pesante chiedevamo agli operai di
rinunciare, per l'astensione dal lavoro, a due ore di retribuzione, abbiamo
pensato di farlo venendo comunque incontro alle loro esigenze. Ci hanno detto:
noi comunque sciopereremmo, facciamolo almeno durante la partita".
A Cassino la situazione occupazionale ha raggiunto livelli di emergenza: 100 gli
esuberi annunciati, e cassa integrazione per tutti dal 17 al 30 giugno. Ma la
crisi si vede anche quando le catene di produzione sono attive: invece delle
1700 Stilo previste, se ne producono 1050 al giorno, e non è detto che tutte
saranno vendute. In più, delle 800 assunzioni annunciate, se ne sono viste solo
300, e con contratti di cfl. E 130 interinali, da dicembre al lavoro, da domani
saranno fuori.
KIMBO DI MELITO
Un'assemblea dei lavoratori alla Cafè do Brasil di Melito, nella periferia
napoletana. La sala mensa è piena, gli operai, in tuta color caffè, sono
riuniti per fare il punto sullo sciopero regionale del 20 giugno. L'assemblea è
una delle tante, promosse nelle fabbriche, perché ci sia consapevolezza sui
motivi della rottura delle trattative e dello sciopero generale senza Cisl e Uil.
La Flai Cgil spiega che "il presidente del consiglio ha proposto un disegno
di legge sul lavoro che è peggio della delega", che potrebbe passare
facilmente data la maggioranza schiacciante; che non ci sarà tempo per proporre
un referendum nel 2003, mentre nel 2004 ci sono le elezioni europee, fino a
cadere nel dimenticatoio. "Il disegno riguarda i giovani - spiega Chiriaco
- e i lavoratori che emergono dal sommerrso, solo al Sud". Queste categorie
potranno essere licenziate "senza motivo".
L'attacco del governo è a 360 gradi, la rottura della Cgil riguarda l'interezza
del libro bianco, poi ci sono le pensioni, la sanità, il fisco, la scuola, la
volontà di ristrutturare il sindacato con la creazione degli enti bilaterali.
Non c'è alternativa o si lotta per i propri diritti oggi o li si perde per
sempre.
Dopo un po' d'imbarazzo e di esitazione la discussione comincia, le domande dei
lavoratori sono tante, troppe per il tempo a disposizione. Un operaio, che
lavora da 17 anni nel settore, è un po' diffidente: "Va bene lo sciopero,
ma che non capiti come con le pensioni nel `94, prima le mobilitazioni contro la
destra poi con Dini avete deciso la riforma. E poi, perché non abbiamo
incrociato le braccia sul lavoro interinale contro il centro sinistra?".
«Sulle pensioni - risponde Domenico Riccardi delle relazioni sindacali interne
- non si sono toccati i principi e i dirritti dei lavoratori. Era il momento di
una riforma e si è fatto il meglio. Sono rimasti i 35 anni, si sono aperte
delle finestre e si è innalzata l'età pensionabile per quelli che non hanno
avuto rapporti di lavoro precoci". Insomma tutto a posto, peccato che non
è vero: la riforma Dini ha fatto da apripista, non era vero che bisognava fare
una riforma per forza. Interviene anche Chiriaco: "All'attacco forsennato
di Confindustria e governo per una maggiore flessibilità, dobbiamo rispondere
con un sistema negoziale forte per rendere stabile il lavoro precario".
Attenzione: significa che si smette di essere precari per diventare stabili o
che si finisce per essere stabilmente precari? Non è una battuta: basta pensare
all'azione di sindacati di "settore" (precario) come il Nidil CGIL,
che vogliono governare la precarietà.
Il 20 giugno, per quattro ore i cancelli della Cafè do Brasil resteranno
chiusi. Gli operai applaudono.
Altri 17 mila dipendenti di Consignia, la controllata pubblica che gestisce le poste britanniche, saranno buttati fuori insieme ai 15 mila già decisi nel marzo scorso. Un totale dunque di 27mila su 200 mila lavoratori. Il presidente di Consignia, Allan Leighton ha previsto un piano di ristrutturazione in tre anni, con riduzione dei costi e licenziamenti. Il governo da parte sua, sblocca circa 2,4 mld di euro di dividendi pagati dalla compagnia per diversi decenni e rinuncia alla tassa di concessione per l'anno 2001/02 - circa 100 milioni di euro. Consignia, che avvierà la sua privatizzazione nel 2003 quindi riceve quasi 2,5 mld di euro per uscire dalla crisi, e per scaramanzia ritorna alla vecchia denominazione di Royal Mail (per assumere il nuovo controverso nome 15 mesi fa aveva speso 700 mila euro). Ai lavoratori non resta che essere assunti in altro settore o accettare una "buona uscita". Il sindacato Cwu comunque ha già detto di non accettare licenziamenti indiscriminati che penalizzano il servizio.
Fitto calendario di scioperi da oggi fino al 19 luglio nel settore dei trasporti. Sono circa 16 gli scioperi in arrivo con una particolare concentrazione tra il 19 e il 26 giugno quando le agitazioni saranno quotidiane. Il ministero delle infrastrutture e dei trasporti però sta facendo una sorta di ricognizione degli scioperi nel settore cercando di evitarli. Lunardi, senza pronunciare la parola precettazione, ha fatto capire che il governo non intende assistere passivamente: in seguito alla segnalazione della Commissione di garanzia ha già pronta la richiesta ai sindacati di modificare lo sciopero "europeo" proclamato nel trasporto aereo per il 19 giugno.
La Cgil si prepara a proclamare lo sciopero generale dei lavoratori pubblici se nel Dpef non saranno previste le risorse pattuite con l'accordo di febbraio sui rinnovi contrattuali che prevedono 730 milioni di euro aggiuntivi. Martedì i sindacati incontreranno il ministro della funzione pubblica, Frattini.
L'accordo con Fincantieri e la Dnc è stato siglato: FiatAvio fornirà turbine a gas e i relativi impianti ausiliari e di controllo per le nuove fregate Classe Orizzonte della Marina Militare italiana e francese. L'importo per la fornitura completa è di poco inferiore ai 100 mln di euro. Per la Fiat con l'accordo che si aggiunge a quello destinato a motorizzare la Andrea Doria, la nuova portaerei della Marina Italiana, salgono a 12 gli ordini per moduli propulsivi acquisiti negli ultimi mesi.
Da due mesi i 75 lavoratori della New Box di Torino sono in lotta contro la decisione del consiglio di amministrazione di chiudere lo stabilimento e di trasferire tutte le attività a Camisano Vicentino, dove vi è la sede centrale della New Box con circa 160 dipendenti. Motivo della decisione, definita "inderogabile" dall'azienda: le retribuzioni dei lavoratori di Torino sarebbero assai superiori rispetto a quelle di Camisano. Argomento irricevibile per i sindacati, che hanno subito chiesto alla New Box e alle istituzioni locali di aprire un tavolo per discutere il rilancio delle attività dello stabilimento torinese.