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F. NIETZSCHE

fondata nel 1975 a Palermo da Alfredo Fallica

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Il volume "Nietzsche, Psicanalisi e Stato" comprende un'ampia scelta delle relazioni, delle comunicazioni e degli interventi degli studiosi che hanno partecipato al seminario su "Nietzsche e la psicologia" ed al quarto convegno internazionale sul tema "Nietzsche e lo Stato" ; (v. Pubblicazioni).

Il seminario, presieduto da Giorgio Colli, si svolto a Taormina il 22 settembre 1978; il quarto convegno, a Palermo, nei giorni 4 e 5 dicembre 1979.

Dagli atti del suddetto convegno, riportiamo qui la traduzione dell'intervento di Marc Sautet su "Nietzsche e lo Stato Greco".


NIETZSCHE E LO STATO GRECO di Marc Sautet

traduzione dal francese di Carmelita Cosenza Drago

INTRODUZIONE


Le falsificazioni naziste dell'opera di Nietzsche hanno per lungo tempo giustificato la depoliticizzazione del suo pensiero.

Tuttavia, da qualche tempo, questa tendenza ha un suo termine logico: da apolitico Nietzsche è diventato rivoluzionario.

Le falsificazioni staliniste dell'opera di Marx non sono estranee a questo nuovo credito che apre l'opinione pubblica all'opera di Nietzsche. E' facile ormai contrabbandare Nietzsche con Marx.

Non ha forse Nietzsche combattuto con tutte le sue forze lo Stato sotto tutti i suoi aspetti, nello stesso tempo in cui Marx vedeva nello stato operaio la salvezza dell'Umanità ?

Mi piacerebbe contribuire a mostrare quanto questo blocco sia fallace. Esso riposa in effetti su un occultamento sistematico del punto di partenza dell'opera di Nietzsche : la sua nostalgia dello Stato feudale.

Questa nostalgia si rivela in occasione di un inasprimento straordinario della lotta di classe, che culmina con l'insediamento della Comune di Parigi : nell'imminenza della rivoluzione operaia, il giovane Nietzsche deplora la scomparsa dell'Impero Germanico.

Ma conviene, per comprendere questa nostalgia, diffidare dell'apparenza della sua prima opera, poiché La nascita della tragedia non si esprime sulla convinzione che la anima. L'apologia della forma feudale dello sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo non si presenta che sotto il velo del modello greco ;  pubblicamente Nietzsche si contenta di pregare la borghesia di rinunciare a favorire l'emancipazione della classe operaia.

Sulla coerenza della prima opera.


Indubbiamente, nulla appare più "estraneo ad ogni politica" di questo primo libro, pubblicato sul finire del 1871, all'indomani della guerra franco-prussiana : il giovane professore Nietzsche apporta una soluzione nuova all'enigma della nascita della tragedia greca. Nel suo Saggio d'autocritica del 1886, l'autore perviene perfino ad affermare che è "a dispetto" della guerra che egli ha redatto quest'opera. Ma non bisogna credergli sulla parola. Nella Nascita della tragedia, Nietzsche fa leva sull'analogia tra la guerra franco-prussiana e le guerre persiane per fare l'apologia dell'arte di Wagner. E presunta quest'arte come rimedio ai mali del secolo.

Ogni lettore di questo "libro strano e difficile" converrà che il giovane Nietzsche crede l'arte tedesca capace di dare il cambio all'arte greca. Il problema sta soltanto nel sapere a quali mali quest'arte debba portare rimedio. "Alle atrocità derivate dalla guerra !" diranno i lettori pieni di buon senso.

Ma quale statuto accorderanno alla cupidigia delle "classi inferiori" che l'autore descrive così stranamente al cap. 18 ?

"Ed ora che non si dissimuli ciò che si nasconde nell'intimo di questa cultura socratica : un ottimismo che si crede illimitato ! E che non ci si stupisca più nel veder maturare i frutti di questo ottimismo, di vedere una società penetrata fin nelle sue classi più basse da una tale cultura, fremere gradualmente di velleità e di brame sensuali, di vedere la fede nel benessere terrestre di tutti, la credenza nella possibilità di una cultura sapiente universale da tradursi poco a poco nella rivendicazione di una felicità terrestre e alessandrina".

Sotto il gergo ellenistico colpisce l'angoscia del giovane Nietzsche. La lotta di classe irrompe con violenza nello sviluppo del testo. Ora la diagnosi è chiara : l'ottimismo delle "sfere superiori" è responsabile della cupidigia degli sfruttati.

Chi può sottrarsi a questa contestazione ? Nietzsche è atterrito dalla prospettiva della rivoluzione operaia : "niente di più terribile che una classe servile e barbara che è pervenuta a considerare il suo modo di essere un'ingiustizia e che si prepara a vendicare il suo diritto, non solo per proprio conto, ma anche per tutte le generazioni".

Come negare la lucidità del giovane e nello stesso tempo la sua ostilità radicale nell'abolizione dello sfruttamento ? Quelli che non credono ai propri occhi possono tentare di considerare questa "reazione" come accidentale e indifferente ai propositi essenziali della Nascita della tragedia. Ma sanno essi che ciò che appare accidentale nel testo pubblicato alla fine del 1871 è pienamente sviluppato in uno dei suoi abbozzi ? Per alcuni mesi in effetti La nascita della tragedia si è intitolata "Origine e scopo della tragedia". Ora, si trova sotto questo titolo lo sviluppo coerente della apologia della schiavitù, a partire da una analisi delle origini dell'arte presso i greci. La schiavitù fu necessaria, allora, perché il dolore dell'esistenza trovò la sua redenzione nell'arte. Lo sfruttamento delle masse trova la sua giustificazione nella creazione di un mondo di bellezza.

E lo Stato stesso trova un senso in questo processo di redenzione, poiché è sotto il suo giogo che si verifica la differenziazione sociale. Da ciò la protesta contro l'egoismo delle masse moderne e quello dell'aristocrazia finanziaria che vogliono subordinare lo stato ai propri interessi soggettivi. Da ciò questo grido violento : "Che si dica dunque che la guerra è per lo Stato una necessità simile a quella dello schiavo per la società : e chi vorrebbe sfuggire a questa certezza evidente, se si interroga lealmente sulle ragioni della perfezione artistica mai raggiunta dai Greci ?".

Quest'uomo affascinante combatte la codardia dei suoi contemporanei di fronte a tali verità. Quanto a lui, egli delega lo Stato prussiano ad instaurare, alla fine della guerra franco-prussiana, l'istituzione della tragedia che è riuscita così bene ai Greci alla fine delle guerre persiane. Gli stessi sfruttati vi troveranno il loro interesse, poiché l'arte tragica agisce come l'oppio : essa permette di gioire del dolore, trasforma in gioia sublime le sofferenze più atroci.


Sull'acutezza della coscienza politica del giovane Nietzsche.


E' vano fare assegnamento sul saggio di autocritica del 1886 per contestare il punto di partenza politico dell'opera di Nietzsche. La nascita della tragedia affonda le sue radici nella lotta di classe. "Ursprung und Ziel der Tragodie" è redatto durante la primavera del 1871, nelle stesse settimane in cui i Comunardi si lanciano all'assalto dell'impossibile. Vi si può leggere : "Se la civiltà fosse realmente al servizio di un popolo, se non dominassero potenze implacabili, limiti e leggi per l'individuo, il disprezzo della civiltà, l'esaltazione della povertà di spirito, il saccheggio iconoclasta delle esigenze artistiche, sarebbero ancor più una rivolta della massa oppressa contro gli individui che ne sono i fuchi : sarebbe il grido di compassione che abbatterebbe i bastoni della civiltà e l'istinto della giustizia, dell'uguaglianza nella sofferenza sommergerebbe ogni altra rappresentazione".

In quel tempo Nietzsche si trova in convalescenza a Lugano. Ma si trova in presa diretta con gli avvenimenti di Parigi grazie al suo compagno Von Gersdorff, di guarnizione a St. Denis dopo la capitolazione ufficiale : "Non si vede sempre la fine di questa confusione (...) ma dove trovare l'uomo d'azione che abbia il genio ed i mezzi per porre un freno duraturo al movimento dei Rossi che invade tutto il mondo civile, mentre tende al potere con folle imprudenza. I Parigini fuggono a migliaia il terrore della Comune che assume di giorno in giorno un aspetto sempre più crudele".

Dal suo osservatorio il giovane Dottor Nietzsche redige febbrilmente l'ordinanza suscettibile di rispondere alle aspettative del suo nobile amico. Mentre la borghesia francese supplica tacitamente Bismarck di ristabilire l'ordine col ferro e col fuoco, Nietzsche si prepara a invitare Bismarck a lasciare la parola alla musica di ... Wagner.

Alcuni specialisti acuti obietteranno forse che l'essenziale del testo definitivo del primo libro di Nietzsche è acquisito prima della comparsa del primo Stato operaio, prima del tentativo della Comune. Sono in effetti tre testi anteriori che forniscono la maggior parte dei concetti della Nascita della tragedia : cioè le due conferenze dell'inizio del 1870 e "la concezione dionisiaca del mondo" dell'estate 1870.

Ma io ribadisco che è anche il caso della coscienza politica dell'autore. La Comune non rappresenta che l'apogeo di una tensione formidabile della lotta di classe tra il 1869 e il 1872 : i testi in oggetto sono contemporanei di un'ondata di scioperi senza precedenti e di progressi spettacolari dell'Internazionale.

Ora, arrivando a Bale nell'aprile 1869, Nietzsche si trova improvvisamente a dover fronteggiare questo duplice "fenomeno". Giudicate voi ! Egli vi si stabilisce quattro mesi dopo lo sbalorditivo sciopero degli operai tessili di Basilea e quattro mesi prima del quarto Congresso dell'Internazionale tenuto in pieno centro della città. Nietzsche tiene la sua lezione inaugurale nel momento in cui le "alte sfere locali" si interessano alla questione operaia, in seguito agli accordi presi durante lo sciopero : per tutto un mese il Gross Rath discute clamorosamente il progetto di Fabrikgesetz. E Nietzsche porta a termine il suo primo semestre nel momento in cui gli operai delle borgate invadono il centro della città per festeggiare il congresso dell'Internazionale : per una settimana i delegati discutono rumorosamente il progetto di collettivizzazione delle terre e d'abolizione del diritto ereditario. Grazie alle sue relazioni amichevoli con il consigliere Vischer e con Jacob Burckhardt, Nietzsche conosce tutti i particolari della battaglia parlamentare ; e il Cafè National, dove si svolge il congresso rosso, si trova di fronte all'Università, dall'altra parte del Rheinbrucke.

Di colpo, il nuovo arrivato vive dunque al ritmo della lotta di classe. Da quel momento, non resta agli increduli che un argomento di buon senso : mi si può ancora obiettare che la lotta politica di Nietzsche non ha più motivo di essere dopo l'annientamento della Comune. Dopo la settimana cruenta, Nietzsche aveva ancora qualche ragione per mettere in guardia i suoi contemporanei contro il pericolo rosso ? L'occultamento di "Ursprung und Ziel der Tragodie" non significa forse che questa arringa non s'impone più ?

In questo caso la minaccia avrebbe dovuto essere scomparsa. Ma è diversamente che l'hanno vissuta i contemporanei. Dopo la strage Nietzsche risponde a Von Gersdforff : "Al di là della lotta tra le nazioni, fummo improvvisamente atterriti da questa testa dell'Idra internazionale che fece una sì terribile apparizione annunciando per il futuro dei combattenti di natura ben diversa".

Indubbiamente, una testa dell'Idra è caduta allorché Nietzsche porta a termine la redazione della Nascita della tragedia. Ma il pericolo resta : una nuova ondata di scioperi imperversa sull'Europa e il prestigio dell'internazionale è allo Zenith. Il giornale degli intellettuali di Berna ne parla a lungo attraverso le sue colonne e i suoi editoriali. Chi può sapere allora che l 'Idra non produrrà altre teste ? Più che mai un rimedio alla febbre operaia è all'ordine del giorno.


Sul fondamento della sua diagnosi.


Certamente le possibilità di successo e il ritmo della guarigione sono inversamente proporzionali alla gravità del male. Ora il male è ben profondo. Il capitolo 19 ne dà la misura in maniera notevole. Esso caratterizza la civiltà moderna come civiltà dell'Opera, perché l'Opera ha espresso fin dalle sue origini - italiane - l'ottimismo nei confronti della conoscenza universale e la felicità per tutti.

"Questo principio dell'opera si è poi mutato in una rivendicazione minacciosa e terribile a cui non possiamo mostrarci sordi di fronte all'agitazione socialista in corso. L'uomo primitivo e buono reclama i suoi diritti :che paradiso in prospettiva !".

Il male è dunque così profondo quanto tutta quanta la cultura moderna ! Esso risale al Rinascimento italiano. E' lo spirito critico e ottimista del Rinascimento che ha generato la cupidigia degli sfruttati.

Come dire che occorre risalire all'era feudale per ritrovare la saldezza dei rapporti sociali. Una nota di Ursprung und Ziel der Tragodie permette di stabilire questo punto decisivo. Il giovane Nietzsche vi deplora esplicitamente la scomparsa dei rapporti feudali da uomo a uomo :

"L'indebolimento dell'uomo moderno ha prodotto i mostruosi stati di miseria sociale del nostro tempo contro i quali in oso prescrivere come un rimedio insito nell'essere stesso della natura : la schiavitù, debba essa presentarsi sotto nomi più blandi, la schiavitù che non sembrerebbe in nessun modo scioccante e ancor meno da condannare ; alla cristianità primitiva, così come ai popoli germanici. Per non parlare dello schiavo greco ;  ma quale effetto sublime produce il servo del Medioevo, nell'intimità possente e tenera della sua dipendenza giuridica e morale verso il suo signore, nella cinta poetica ricca del senso della sua esistenza più intima. Quale effetto sublime e che rimprovero !".

Crudeltà del corso della Storia ! L'ottimismo che si è impadronito delle alte sfere all'alba del XV secolo ha definitivamente compromesso l'edificio feudale ! Tale è l'origine dell'ostilità che Nietzsche ostenta nei confronti del Rinascimento italiano e delle sue filiazioni : l'Aufklarung e la Rivoluzione Francese. Tale è anche l'origine della sua analisi della crisi di cui è testimone.

Che può dunque sperare ? In Germania, la nobiltà sopravvive alla sua sconfitta storica. Essa dispone ancora del potere di Stato, col pretesto della Prussia, la borghesia, dopo il 1848, teme il proletariato. E' un Resch che è appena stato poclamato a Versailles, sulla base della capitolazione della borghesia francese. Ed è la rigenerazione di questa casta che auspica lo stesso Wagner, come appare nel suo manifesto "arte tedesca e politica tedesca" indirizzato a Luigi II di Baviera nel 1867 :

"Sarebbe il caso di esaminare se ciò che è ancora rimasto della nobiltà tedesca, i cui privilegi in quanto semplice classe politica hanno dovuto essere in gran parte sacrificati ma che dal punto di vista sociale si trova sempre in una situazione privilegiata riconosciuta dal mondo borghese volente o nolente, non sia sotto tutti gli aspetti la più adatta a costituire la base dell'ordine da noi concepito in modo che offrendo al monarca l'iniziativa volontaria di questa creazione, essa si rigeneri da sé con onore e per il bene di tutti".

Un tale progetto non poteva che riavvicinare il vecchio rinnegato al giovane disperato. E' su questa base che Wagner e Nietzsche concludono la loro "alleanza", fin dalla pubblicazione della Nascita della tragedia ? Nietzsche credeva seriamente che la nobiltà tedesca avrebbe potuto risorgere dalle sue ceneri ? E' certo, in ogni caso, che egli vide con sommo piacere risorgere sotto il tocco magico dell'artista il Medioevo cavalleresco. Poiché è tutto il feudalesimo che Wagner fa rivivere nei suoi drammi. Ed è già questa una bella consolazione !.


Conclusione


L'occultamento dell'apologia dello sfruttamento dell'uomo dall'uomo nella Nascita della tragedia non giustifica quello delle radici politiche dell'inizio dell'opera di Nietzsche.

Di fronte all'imminenza della rivoluzione, il giovane Nietzsche spera di vedere lo Stato Prussiano istituzionalizzare l'arte di Wagner. Nel momento in cui lo spettro del comunismo ossessiona il mondo, Nietzsche si batte per fare riapparire il fantasma del feudalesimo.

Indubbiamente, egli abbandona presto il suo wagnerismo e la sua metafisica d'artista. Ma abbandonerà mai la sua speranza di veder rinascere i rapporti feudali da uomo a uomo ? Nel 1871, egli tace dietro pressione di Wagner le sue convinzioni più crudeli : le abbandonerà rompendo con Wagner ?

Questo è l'interrogatorio che occorre affrontare ormai. Ma io non vedo in ciò come rompere con Marx...

4-5 dicembre '79

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