E' storicamente piu` probabile che l'assunzione della Madonna sia
avvenuta ad Efeso o a Gerusalemme?
Daniele Carissimo, la domanda che poni e' interessantissima:
tutta la questione e' stata trattata in modo magistrale dal Sac. Emilio
Campana, uno dei piu' grandi mariologi di questo secolo.
Non mi resta altro che riportare le sue parole, tratte dal libro "Maria nel
dogma cattolico", Torino: Marietti 1936/4, pp. 1135-43 e 840-42
".. quando la Chiesa fu sufficientemente diffusa nel mondo, quando la
stabilita` della fede era ormai assicurata, e piu` non richiedeva da parte
di Dio l'assistenza straordinaria che fino allora aveva usata,
la Provvidenza trovo` che la missione di Maria sulla terra era finita,
e la chiamo` nel possesso della gloria, perche' ella iniziasse sotto altra
forma, sotto una forma invisibile, ma piu` universale ed efficace,
la missione di mediatrice tra il cielo e la terra.
Maria disparve dalla terra per essere assunta in cielo,
ma questo passaggio si compi` tacitamente, nel silenzio, consapevoli, nel
principio, soltanto alcuni pochi che vivevano piu` da vicino con lei.
Tutto e` oscurita` in punto alle circostanze che accompagnarono la sua morte.
Autori antichissimi, ma ignoti, ci hanno raccontato, e` vero, tanti dettagli,
ma tutti indegni di fede.
La leggenda che ha fiorito intorno alla tomba della Vergine, e` una prova di
piu` dell'oscurita` in cui, a riguardo di questo avvenimento, si trovava la
prima cristianita`
(si tratta della leggenda riportata da Utimio; vedi la nota finale).
Noi pensiamo che questo sia stato sapiente consiglio della Provvidenza:
la pubblicita` intorno al transito della Vergine, avrebbe forse creato due
specie di pericoli pei fedeli.
Alcuni avrebbero sentito troppo amaramente quel distacco, mentre altri,
al contemplare il trionfo della Vergine entrante nel cielo, avrebbero forse
provato la tentazione di equipararla al Figlio.
Sara` almeno possibile dire dove Maria abbia passato lo scorcio della sua
vita, stabilire il luogo in cui per breve tempo giacquero le sue venerate
spoglie esanimi?
No: nemmeno della tomba di Maria, si puo` dire con certezza dove essa si
trovi.
Tuttavia due sono i luoghi che si contendono quest'onore:
Gerusalemme ed Efeso:
per l'una e per l'altra vi e` un'antica tradizione locale;
per l'una e per l'altra si schierano scrittori di non piccolo valore,
e tutti sfoggiano grande erudizione;
per l'una e per l'altra insomma vi sono argomenti in pro ed in contro,
si` che nello stadio attuale della documentazione relativa non sarebbe
possibile arrivare ad una conclusione decisiva.
Rimontando indietro di qualche secolo troviamo che si dichiararono per
Gerusalemme il Baronio (Ann., ad annum 48, part 18 e 19),
e per Efeso il Tillemont (Nota 14 sulla Vergine),
nonche' il Serry (Exerc 65, par 4), mentre il Natalis ab Alexandro
(In saec I, Diss 1) ed il Trombelli (Diss XLV, quest III)
riservavano molto prudentemente il loro giudizio.
Nel secolo passato la questione si accese di nuova fiamma, specialmente
allorche' divennero largamente conosciute le rivelazioni di
Caterina Emmerich, di cui diremo tosto.
Sorsero allora e ben decisi i sostenitori della tesi che Maria avesse chiusa
la sua vita mortale in Efeso e precisamente nella localita` denominata
Panagia Kapuli.
In Germania la propugnarono, per citare due che conosciamo:.
il P. Leopoldo Fonk, in diversi articoli apparsi e sulle
Stimmen aus Maria Laach, e sul quotidiano cattolico Germania di Berlino;
ed il Dottor Niessen e nel suo libro Panagia Kapuli, Düllmen, 1906,
e nell'altro che gia` ripetutamente incontrammo nel nostro cammino,
Die Mariologie des hl. Hieronymus, Münster i. W., 1913.
Era la sentenza difesa nel 1896 dall'Arciv. Timoni di Smirne,
il cui scritto poco dopo per ispirazione dei PP Lazzaristi venne tradotto
e largamente diffuso in francese dal Gabrielovich.
E due anni dopo, nel 1898, l'Abbe' Giovanni Gouyel, che era stato uno degli
scopritori di Panagia Kapuli, spezzava con ogni ardore piu` di una lancia
per rivendicare l'onore della tomba di Maria in favore di quella localita`.
Ma non meno ardimentosi e fermi si mostrarono gli avversari, che danno come
cosa certa essere stata Maria sepolta sul Getzemani.
In Francia gia` una prima volta nel 1865 e poi di nuovo nel 1907 sostenne
che Maria mori` e fu sepolta in Gerusalemme l'Abbe' Letard, del quale
abbiamo sottomano l'opuscolo:
Le tombeau de la T S Vierge a Jerusalem, Certitude de Jerusalem contre
Ephèse.
Uno scritto di 64 pag in 4°, chiaro, conciso, completo.
In Germania quegli che si acquisto` il primato nel sostenere la causa di
Gerusalemme fu il Nirschl, Can di Wurzburgrg, prima nel 1890 col suo
Das Grab der heiligen Jungfrau Maria, o poi nel 1900 coll'altra sua
pubblicazione: Das Haus und Grab der heiligen Jungfrau Maria,
per la quale aveva preso incitamento dal bel gesto dell'allora imperatore di
Germania Guglielmo II, il quale in un suo viaggio in Gerusalemme aveva
comprato per regalarla a quella comunita` cattolica di lingua tedesca,
la localita` detta Dormitio B M V., ritenuta dalla tradizione locale come
il vero sepolcro di lei.
Riassumendo concisamente ma fedelmente gli argomenti dell'una e dell'altra
parte, diremo che quelli che dicono che la tomba di Maria si trova a
Gerusalemme, si poggiano sulla narrazione di Eutimio, a riguardo della
risposta da Giovenale data a Pulcheria ed a Marciano.
Ma il lettore gia` conosce che valore si deve dare a quella narrazione:
essa non ha nessuna attendibilita` storica (vedi nota finale).
Invece, se davvero Maria fosse stata sepolta in Gerusalemme, non si spiega
piu` come una tomba tanto veneranda sia rimasta sconosciuta a S. Epifanio,
praticissimo della Palestina, il quale perfino dubita della morte stessa
della Vergine; a san Gerolamo, vissuto per tanto tempo in Betlemme,
il quale, descrivendo i luoghi celebri visitati in Palestina da S. Paola,
ricorda, oltre il sepolcro di Cristo, il sepolcro di dodici patriarchi,
e quello di Elena, regina degli Adiabeni, ma non ha neanche la piu` lontana
allusione alla tomba di Maria.
Si conosce anche la relazione di altri pellegrinaggi, compiuti nei luoghi
santi prima del quinto secolo, ma nessuna mai parla del sepolcro di Maria.
Non lo vide S. Elena Imperatrice (326-328), non lo videro i famosi
pellegrini di Bordeaux (nel 333), non lo vide S. Basilio verso il 356
ne' S. Gregorio Nisseno nel 379, che ci ha lasciato il suo Iter Hierosolymae;
e finalmente non si parla del sepolcro della Vergine neanche nella
celeberrima Peregrinatio Sylviae (380), di Silvia, sorella di Rufino, come
si crede, di quel Rufino che fu ministro di Teodosio il Grande.
Il Baronio non ha mancato di valutare tutto il peso di questa difficolta`.
Vi risponde col dire che prima di Giovenale nessuno pote` vedere il sepolcro
di Maria, perche' nascosto sotto il cumulo di rovine, causate dalla
distruzione di Gerusalemme.
Una tale risposta pero` non e` senza replica.
Le ruine, od altra simil causa che avessero coperto il sepolcro della
Vergine, l'avrebbero, si`, tolto allo sguardo, ma non avrebbero avuto il
potere di toglierlo dalla memoria;
non avrebbero potuto in nessuna guisa cancellare il ricordo della morte di
Maria in Gerusalemme, se veramente fosse avvenuta cola`.
Sul cosiddetto sepolcro di Maria in Gerusalemme, sorge ora una chiesa,
detta dell'Assunzione.
Ma "quanto alla chiesa detta dell'Assunzione, cosi` fa osservare la Civilta`
Cattolica (Ser XVII, vol II, p. 192), fabbricata sul detto sepolcro di
Maria SS., essa certamente non esisteva ancora ai tempi di S. Gerolamo,
ossia verso il 385; si sa pero` che fu distrutta, verso il 614, da un
generale di Cosroe II, e quindi posteriormente rifabbricata.
Si ignora quando precisamente fosse per la prima volta costruita".
E cosi`, nemmeno l'esistenza di questa chiesa potrebbe essere un argomento
valido per dimostrare che davvero Maria sia morta in Gerusalemme.
Altri dunque stanno per Efeso.
Un primo argomento lo desumono dalla predicazione che ivi tenne Giovanni.
Maria, cosi` argomentano, segui` sempre S. Giovanni.
Ora, S. Giovanni fu in Efeso, dunque Maria ve l'accompagno` e quivi morì.
Ma l'argomento potrebbe aver valore solo in un caso, nel caso che Giovanni
si fosse recato in quella citta` nei primi anni dopo la morte di Gesu`,
quando Maria era ancor viva.
Invece e` fuor di dubbio che Giovanni non ando` ad Efeso prima di Paolo;
gli Atti degli Apostoli sono troppo espliciti in proposito, per lasciar
campo di pensare diversamente: essi ci fanno vedere che S. Paolo fu il primo
degli apostoli a mettere piede in quella citta`.
Giovanni, dunque, non pote` andare ad Efeso prima dell'anno 65 circa dopo la
nascita del Maestro.
E` troppo improbabile che Maria vivesse ancora in quel tempo; soprattutto
che potesse ancora accingersi ad un viaggio simile: la comunita` cristiana
gliel'avrebbe impedito.
Dunque questo primo argomento non regge.
Tillemont ne adduce un altro, e lo desume da una frase monca del Concilio di
Efeso, frase di cui gia` altra volta abbiamo dovuto occuparci (1).
La proposizione ellittica suona così: Nestorio, l'autore dell'empia dottrina,
"dopo essere venuto in Efeso, ove il teologo Giovanni e la Madre di Dio, la
Santa Vergine Maria...".
Tillemont crede di dover compiere la proposizione col verbo "sono sepolti".
Ma questo procedere e` tutt'affatto arbitrario.
La frase si compie ugualmente bene coll'aggiungervi "hanno il loro tempio".
Ma allora il Tillemont sussume: "Va bene: ma l'antico uso della Chiesa era
quello di erigere dei templi ad un santo solo sul luogo del suo sepolcro.
E così per altra via giungiamo alla stessa conclusione".
Ecco le parole precise dell'illustre autore: "Il passo teste` citato del
Concilio di Efeso, non e` la sola ragione che noi abbiamo di credere che
Maria sia morta in questa citta` (di Efeso).
Si deve inoltre aggiungere quanto si rileva dagli atti del medesimo Concilio,
che cioe` la cattedra di Efeso era dedicata a Maria; e che non troviamo
altrove ricordate da autori degni di fede chiese dedicate a lei in quel
tempo.
Poiche`, per quanto sia sempre stato grande il rispetto che si ebbe per la
SS. Vergine, tuttavia l'uso della Chiesa primitiva era quello di non
dedicar templi ai santi per semplice divozione, ma solamente quando se ne
avevano delle reliquie, o nel luogo in cui avevano sofferto, o per altra
ragione consimile.
La Chiesa d'Africa lo ordino` espressamente con un canone"
(Notes sur la S. V., note XIII).
Ma questa sussunta non e` solida: poiche`, in realta`, non e` vero che
sempre le chiese (in quel tempo di cui si discorre) si costruissero sulla
tomba dei santi, sulle loro reliquie, o sui posti da loro illustrati,
poiche`, per esempio, sotto Costantino si fabbricarono parecchie chiese in
onore di santi, i quali avevano altrove le loro reliquie, avevano altrove
vissuto.
In Costantinopoli vi erano delle chiese dedicate precisamente a Maria
Santissima, e che si facevano rimontare a Costantino
(Revue biblique, 1 Janv 1897, p. 137).
Del resto, ad escludere che Maria sia mai stata in Efeso, ha usi gran peso
anche la lettera di Policrate a Vittore Romano Pontefice.
Il lettore erudito conosce le circostanze e lo scopo di quella lettera.
Gli Orientali celebravano la Pasqua secondo il costume giudaico,
a differenza degli Occidentali che la trasferivano, come si fa ancora al
presente, una settimana dopo.
Ne sorse quindi una grande contesa tra Roma ed i Vescovi d'Oriente.
Di costoro sosteneva le parti Policrate vescovo di Efeso, e per coonestare
il costume della sua Chiesa, sfoggio` nella citazione di tutti i nomi
illustri che la resero gloriosa.
Ricorda che in Efeso furono sepolti Giovanni apostolo ed una delle due
figlie di Filippo, dotata del dono di profezia.
Ma della Vergine nessun cenno.
Ora non si puo` credere che Policrate avesse omesso di trar partito, per la
sua tesi, da un fatto cosi` rimarchevole, se davvero Maria avesse avuto la
sua tomba in Efeso.
E Policrate scriveva verso la fine del secondo secolo.
Del resto, se davvero al tempo del Concilio di Efeso, si fosse trovato in
quella citta` un sepolcro cosi` glorioso, non si spiegherebbe piu` come dopo
d'allora, precisamente subito dopo, incominci a diffondersi la persuasione
che Maria fosse morta a Gerusalemme.
Tillemont, pure, sente tutto il peso di una tale difficolta`, e lo riconosce.
Ma, recentemente, quelli che stanno per Efeso, sono ricorsi ad un altro
argomento, che giova esporre e discutere.
E` desunto dalle rivelazioni di Caterina Emmerich.
C'e` bisogno di presentare al lettore la veggente di Dülmen?..
Non crediamo, perche` ormai a tutti e` notissima questa suora agostiniana
che fini` in odore di santita` (ndr beatificata il 3 ottobre 2004).
Solo aggiungeremo alcuni particolari meno noti, delle relazioni che passarono
tra lei ed il celebre poeta Brentano, che da molti e` stimato non inferiore
allo stesso Goethe.
Eccoli colle stesse parole della Civilta` Cattolica: "II Brentano fu preso
dalla santa conversazione della Caterina: e dal maggio del 1819, fino al
febbraio del 1824, tempo della costei morte,
egli fisso` la sua dimora a Dülmen.
Mattina e sera per un'ora alla volta visitava la santa vergine, notava di
fuga quel ch'ella diceva e poi tornato a casa empiva le lacune degli appunti
presi, li abbelliva col suo genio immaginoso, e tornava a leggerli
all'Emmerich.
Non una volta, ci narra il P. Diel, donde prendiamo queste notizie,
l'Emmerich costrinse il Brentano a cancellare parte del suo scritto, come
non conforme a verita`, si` pero` conforme alla fantasia letteraria del poeta.
Morta Caterina, il Brentano si ritiro` a Berlino, e ivi compi` l'opera della
Passione di Gesu` Cristo e della Vita di Maria SS., secondo le rivelazioni
della veggente di Dülmen.
Il Brentano mori` nell'anno 1842.
Egli era pieno di santo entusiasmo per l'Emmerich e pei ricordi d'una vita
immacolata in lei veduta, il che gli fu sprone a virtu` e a pieta`
(egli era stato da principio di vita alquanto libera).
Quanto a quello ch'egli veniva mettendo in carta n'era ugualmente innamorato:
spesso recava seco i quaderni che andava scrivendo, e s'era persino fatto
fare nel suo vestito tasche particolari acconce per essi, e sovente in un
solitario angolo d'un giardino ne leggeva qualche passo ai suoi amici"
(Civ Catt Fasc cit.).
Or bene, nella Vita di Maria, redatta dal Brentano, secondo le rivelazioni
dell'Emmerich, e precisamente nell'ultimo capitolo, si legge che la Vergine
SS. aveva dimorato nei dintorni di Efeso, in una casa fabbricata da
S. Giovanni stesso; vi si dice ancora che la casa era posta a tre leghe da
Efeso, che ancor oggi se ne vedono le rovine, che si chiama Panaghia Capuli,
ossia "Porte della Vergine", e che gli abitanti di Cola` tengono per
tradizione quella essere stata la casa di Maria SS..
L'Emmerich ne descrive minutamente la postura: le strade che vi conducono;
un antico castello diroccato, in vicinanza, che sarebbe stato abitato da un
principe, amico di S. Giovanni, una sinuosa corrente d'acqua; dice inoltre
che la casa della Vergine finisce in una terrazza, che e` composta di pietre,
che si divide in due parti, e che una delle parti e` piu` oscura, ed
infinite altre particolarita`.
Cosi` nelle rivelazioni della celebre Veggente.
Or ecco che nel 1890, verso la fine di novembre, alcuni sacerdoti di Smirne,
venuti a cognizione di questa Vita di Maria, vollero esaminare se davvero
quanto si diceva della casa di lei, fosse corrispondente a verita`.
Le esplorazioni al luogo chiamato "Panaghia Capuli" furono varie, e tutte,
colla sorpresa che ognuno puo` facilmente immaginare, deposero in favore
delle visioni di Caterina: si trovo` la casa che corrispondeva esattamente
alla descrizione da lei fattane.
Mons. Timoni, arcivescovo di Smirne, recatosi personalmente sul luogo,
dovette lui pure persuadersi che l'Emmerich aveva parlato di un luogo reale,
e che aveva, di piu`, riferita esattamente la tradizione di quella popolazione:
e di tutto questo fece redigere regolare istrumento, facendo pero` iscrivere
sulla casa che ognuno restava libero delle proprie convinzioni in proposito.
Di fronte a tale scoperta non sono pochi quelli che ritengono, colla certezza
piu` incrollabile, che davvero Maria abito` in Efeso, nell'ultimo scorcio della
sua vita: e da questo pare ne venga, senza grande difficolta`, la conclusione
che davvero sia morta in Efeso, e che quivi abbia avuto il suo sepolcro.
Ma un tale argomento, so piace a molti, certo non convince tutti.
Anzitutto si puo` far questione intorno all'origine delle rivelazioni di
Caterina, almeno per riguardo a questo punto specifico.
Mentre molti le tengono veramente ispirate da Dio, altri invece credono di
non vederci che l'eco di cognizioni umane, avute dal Brentano, ed inserite
nei suoi scritti insieme alle altre cose veramente udite dall'Emmerich.
"Avra` egli, si domanda la Civilta` Cattolica (Civ Catt Fasc cit.), nel
compilare quei libri, oltre la magia del suo stile, avuto a sua posta anche
opere erudite di archeologia e geografia, per abbellire le visioni udite a.
Dülmen? Non potrebbe qualche amico averlo aiutato nell'opera?
Certo bisognerebbe, a dir poco, togliere anzitutto questi dubbi, prima di
voler dare a questo argomento una forza dimostrativa.
Abbiamo detto "a dir poco", giacche` nessuno puo` ignorare che i teologi sono
d'accordo nel riconoscere che ben piccolo calcolo si puo` fare delle
rivelazioni private in simili questioni.
E non manca chi fa osservare, che Maria d'Agreda, la quale pure dicesi
ispirata, pone la tomba di Maria a Gerusalemme.
Quale delle due veggenti dice la verita`?..
L'Emmerich certo diventa poco attendibile, quando fa ritornare S. Giacomo
dalla Spagna ad Efeso per assistere alla morte della Madonna nell'anno 48,
laddove si sa storicamente che Erode Agrippa fe' decapitare quell'Apostolo
l'anno 44.
Che pensare dunque del sepolcro della Vergine?
Ecco: noi non possiamo che far nostra la conclusione del dottissimo
Trombelli, il quale, dopo aver vagliati gli argomenti soliti a portarsi al
suo tempo, per l'una e per l'altra parte, termina dicendo:
"Incertum itaque est, quonam loco Deipara fuerit condita
- Rimane incerto il luogo nel quale fu sepolta la Madre di Dio"
(Mariae SS. vita et gesta, diss. XLV, q. III, n. 24)
La storia di Eutimio
Celeberrima e` la "storia di Eutimio, che pure in passato fu tanto adoperata,
e che ottenne anche il non piccolo onore di entrare (con qualche modificazione
però) nel novero delle lezioni del Breviario Romano, istoria, che quando
fosse attendibile, bisognerebbe conchiuderne che nel quinto secolo gia` si
considerava l'assunzione corporea di Maria, come un antichissimo elemento
della tradizione ecclesiastica della Chiesa di Gerusalemme.
Per il lettore, che non ne fosse al corrente, ricordiamo che la storia di
Eutimio e` la biografia di un archimandrita palestinese di questo nome,
vissuto al tempo del Concilio di Calcedonia, e contemporaneo di Giovenale,
Patriarca di Gerusalemme.
In questa biografia fra altro si legge, che l'imperatrice Pulcheria e
l'imperatore Marciano poco tempo dopo il Concilio Calcedonese
(tenutosi nel 451), avendo fabbricato una chiesa in onore della Vergine,
nel luogo detto la Blacherne, a Costantinopoli, e desiderando di avere qualche
reliquia di Maria, ricorsero a Giovenale, Patriarca di Gerusalemme, ed ai
Vescovi della Palestina, che si trovavano ancora a Costantinopoli per aver
preso parte al Concilio.
E dissero loro che avendo inteso che il corpo della Santissima Vergine
riposava nel suo sepolcro al Getsemani, eglino desideravano che fosse
trasportato a Costantinopoli per essere deposto nella nuova chiesa da
loro fabbricata.
Alla quale proposta Giovenale rispose: "Quantunque la S. Scrittura nulla
ci dica intorno alla morte di Maria, tuttavia sappiamo da una antica e
verissima tradizione - tamen ex prisca ac verissima traditione hoc
accepimus - che nel tempo della morte della Santissima Vergine, tutti gli
Apostoli, i quali erano dispersi nelle diverse parti del mondo, furono
levati in aria ed in un momento trasportati a Gerusalemme, dove intesero
dagli angeli la morte di Maria, e che il di lei corpo, accompagnato dalla
melodia degli spiriti celesti, e dagli Apostoli, fu portato in trionfo,
e sotterrato al Getsemani; che per tre giorni non cesso` mai il canto degli
angeli e che l'apostolo Tommaso vi giunse al terzo giorno.
Gli Apostoli avendo voluto allora venerare questo sacro corpo, aprirono la
sepoltura, ma non avendovi trovato altro che i pannilini con cui era stato
ricoperto, esalanti un odore gratissimo ed ammirevole, richiusero il sepolcro,
e pieni di ammirazione poterono soltanto pensare che Iddio aveva voluto
onorare quel corpo, conservandolo incorrotto e trasportandolo al cielo
prima della comune e generale risurrezione.
- Atque mysterii illius admiratione perrculsi, hoc solum secum reputare
poterant, quod Deus Verbum ac gloriae Dominus, qui in persona propria carnem
ex ea induere ac fieri homo voluerat, idem etiam post discessum e vita,
immaculatum ac spurcitiei expers ejus corpus
INCORRUPTIBILITATE AC TRANSLATIONE ante communem et generalem resurrectionem
honestare voluisset"
L'importanza di questa narrazione non potrebbe sfuggire a nessuno, dato che
meritasse piena fede.
Ma la merita? Ecco: per rispondere convenientemente ad una tal domanda,
bisognerebbe risolvere due altre questioni, quella cioe` che riguarda
l'autore di questa storia, e l'altra circa l'attendibilita` di Giovenale di
Gerusalemme.
Quanto all'autore non convengono gli eruditi.
Alcuni la dicono di un certo Cirillo monaco di S. Saba, morto nel 531,
posteriore quindi di un secolo al fatto che narra.
Ma altri ne attribuiscono la paternita` ad un autore ancora piu` recente,
ad Eutimio Zigabeno.
Era pero` gia` nota al tempo di S. Giovanni Damasceno, perche' la riporta
nell'orazione seconda sull'assunzione a lui attribuita.
Ad ogni modo l'incertezza intorno all'autore fa sorgere naturalmente
il dubbio anche intorno all'intrinseco valore delle cose narrate.
Questo dubbio aumenta a mille doppi se d'altra parte si pensa che Giovenale
non pativa scrupoli, quando si trattava di esaltare la sua Chiesa di
Gerusalemme, ed in genere quella della Palestina.
Se le credeva utili a queste sue mire ambiziose, egli non aveva troppa
paura delle bugie.
S. Leone Magno, nella lettera a Massimo d'Antiochia, accenna appunto a
questa ambizione feconda di menzogne, e di falsificazione di documenti di
cui era affetto Giovenale.
La Chiesa riporta, si`, questa narrazione nelle lezioni dell' Officiatura
che si legge il 18 di agosto, quarto giorno dell'ottava dell'Assunzione,
ma usa ogni circospezione per non rendersi responsabile di quello che vi
potrebbe essere di non attendibile.
Cosi`, mentre Giovenale avrebbe risposto agli augusti personaggi che lo
richiedevano del corpo della Vergine, che questo corpo era stato assunto
dal Getsemani al Cielo, e cio` secondo un'antichissima, prisca e verissima
tradizione, il Breviario si limita a dire: ex antiqua accepimus traditione".
In Jesu et Maria
Don Alfredo M. Morselli 28-1-2003
               (
geocities.com/athens)