Il manuale del piccolo profeta.
http://www.oocities.org/mapipro

.26 dicembre 2007
nel giorno di Santo Stefano, primo martire cristiano.
 
Inchiesta su Gesù,
ovvero: come sputare sul sangue di 170 milioni di martiri cristiani.


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Uno speciale ringraziamento a     che ospita questa pagina.

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dal sito: http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=1918


Inchiesta con pregiudizio

 di Roberto Beretta

Pretende di essere una indagine oggettiva. Vuole darci la figura del «Gesù terreno», in carne e ossa, senza bisogno della fede. Ma il libro del duo Augias e Pesce è macchiato dal pregiudizio di una “fede” laicista che ne smonta la pretesa scientifica.

[Da «il Timone» n. 63, maggio 2007]

Sembra molto di moda, il «Vangelo di Giuda». Così si chiama un testo apocrifo del II secolo, ritrovato da poco su papiro e la cui pubblicazione sta facendo successo in libreria. Ma ci sono anche altri «Vangeli di Giuda» in circolazione, studi e testi che «tradiscono» — come fece l’Iscariota nel Getsemani — la vera realtà di Gesù di Nazareth presentandone un’immagine falsa, parziale, basata su trame fantasiose di complotti ecclesiastici (vedi il «Codice da Vinci») oppure immaginando manipolazioni segrete di ciò che sappiamo di Cristo.

Un testo del genere appare il recente «Inchiesta su Gesù» (Mondadori), firmato dal giornalista agnostico Corrado Augias e dallo studioso del cristianesimo Mauro Pesce; uno del volumi più venduti delta stagione. Se ne è occupato in modo critico Marco Fasol, professore di filosofia e storia, già autore de «Il Codice svelato» (Edizioni Fede & Cultura), che ora presenta «I vangeli di Giuda»: un capitolo del quale è dedicato appunto al lavoro di Pesce e Augias.

«Inchiesta su Gesù»: professore, a 30 anni dal best seller di Vittorio Messori «Ipotesi su Gesù», dovremmo rallegrarci che qualche altro «laico» torni a occuparsi in modo indipendente della figura di Cristo. O no?

«In questo caso direi di no. È vero che le notizie riferite dall’autorevole studioso Mauro Pesce sulle radici ebraiche di Gesù sono spesso interessanti e originali. Ma è altrettanto vero che le conclusioni cui arriva il giornalista Augias vanno ben al di là delle prudenti affermazioni del suo collaboratore.
Augias dice di scrivere «in buona fede», però rivela ben presto, nelle primissime pagine, che la sua prospettiva è quella che definisce i Vangeli come «contradditori, lacunosi, manipolati». E allora comprendiamo subito che non si tratta certo di un’analisi oggettiva. Il punto di partenza sembra scientifico perché coinvolge un esperto dello spessore di Pesce, ma il punto d’arrivo è scettico e direi agnostico. Per Augias la fede è una scelta antirazionale, antistorica».

Il libro vorrebbe invece ricostruire proprio la figura del «Gesù terreno», in carne e ossa, al di fuori della prospettiva di fede e in maniera oggettiva, scientifica. Ci riesce, secondo lei?

«Assolutamente no. Il punto di vista scientifico ed oggettivo è quello che rispetta i testi per quello che affermano, non per ciò che si vuole che dicano. Augias parte dalla fede laicista secondo cui non esiste un intervento divino nella storia e in base a questo pregiudizio interpreta i testi a suo piacimento. In altre parole presuppone quello che deve dimostrare».

In particolare, quali sono a suo parere i maggiori errori del volume, dal punto di vista storico?

«Augias non considera l’immensa documentazione papirologica del Vangeli. Si pensi che nel Novecento sono stati scoperti papiri antichissimi, che risalgono a pochi decenni dopo la stesura dei Vangeli. Abbiamo almeno 5.300 manoscritti del Nuovo Testamento greco, un numero di gran lunga superiore rispetto a tutti gli altri testi dell’antichità (si pensi che per Platone disponiamo solo di 11 manoscritti, per Tacito solo di due!). E la comparazione tra questi manoscritti dimostra la sostanziale fedeltà di trasmissione del testo lungo i secoli. Non vedo proprio come Augias possa parlare di «manipolazione». Altro errore è la mancanza di analisi linguistica. Se Augias conoscesse un po’ di ebraico ed aramaico, avrebbe potuto rilevare che la struttura linguistica dei Vangeli, pur essendo greca, rivela chiaramente un sottofondo ebraico-aramaico, segno inconfondibile di antichità e fedeltà alla lingua madre usata da Gesù.

Nelle reazioni dei critici dopo l’uscita del libro ci troviamo di fronte a due tesi contrastanti: i credenti sostengono che solo attraverso una prospettiva di fede si può capire realmente anche il Cristo storico; gli agnostici ritengono invece che un cristiano sia troppo coinvolto per essere oggettivo. Tutt’e e due le posizioni sembrano avere qualche ragione. Lei che ne pensa?

«Lo storico deve essere fedele ai testi, non ai propri pregiudizi. C’è una concatenazione serrata negli eventi raccontati dal Vangeli: predicazione — miracoli — conflitti con il ceto dirigente — processo e crocifissione — apparizioni del Risorto.
Se si toglie anche uno solo degli anelli di questa catena non si riesce più a capire l’insieme e si rende incomprensibile tutta la storia non solo di Gesù, ma di duemila anni di cristianesimo. Se lo storico, in base a pregiudizi materialisti, rinnega i miracoli o le appanzioni del Risorto, forza i testi e deforma gli eventi. Si preclude la comprensione della storia, che diventa un enigma indecifrabile».

Il razionalismo tardo-ottocentesco sosteneva per esempio che i miracoli e la risurrezione di Gesù sarebbero soltanto «simboli», non eventi reali; la cosiddetta «critica storica» riteneva che fu il cristianesimo (e in particolare san Paolo) a fare di Gesù il figlio di Dio, cosa che lui non sa sarebbe mai sognato di essere... Prospettive che sembravano superate da tempo, anche tra gli specialisti, e che invece riaffiorano nel volume. Come mai?

«Prendiamo il discorso di Augias sulla risurrezione, che è il nucleo genetico della fede. Noi abbiamo undici racconti evangelici delle apparizioni del Risorto, abbiamo le testimonianze degli Atti degli Apostoli e delle lettere di san Paolo. In tutto almeno venti racconti. I termini greci che indicano la “risurrezione” (anastasis ed egheiro, in greco) ricorrono oltre cento volte nel Nuovo Testamento! Invece Augias si limita a criticare il racconto dell’apparizione del Risorto alla Maddalena, interpretandolo come proiezione dei desideri femminili di quest’ultima. C’è un’evidente forzatura dei testi ed un’omissione di analisi assolutamente antiscientifica. Non capisco perché, se i testi sulla risurrezione sono almeno venti e le citazioni un centinaio, Augias ne riporti solo due o tre. Ed ovviamente scelga quelli che si prestano maggiormente alle sue critiche dogmatiche».

Ma e proprio vero che, studiando spassionatamente le fonti storiche, bisogna concludere che Gesù era solo un uomo?

«È vero esattamente il contrarlo. Se rispettiamo i testi, spassionatamente, dobbiamo riconoscere che l’unica spiegazione ragionevole, plausibile degli eventi è quella che riconosce l’irruzione nella storia di una rivelazione etica e teologica sconvolgente tutti gli schemi umani e quindi di origine divina. Come avrebbe potuto la ragione umana pensare un Dio crocifisso? Che poi risorge da morte? Come avrebbe potuto concepire un amore gratuito, rivolto anche ai peccatori, disposto al perdono?».

Come si spiega il successo dell’«Inchiesta su Gesù»? Tanta incertezza del lettori di fronte a certe tesi non indica anzitutto che manca una vera cultura cristiana?

«Dobbiamo superare il fideismo e arrivare a una fede matura, capace di rendere ragione del credo cristiano, di controbattere gli Augias o i Dan Brown di turno. Viviamo dopo due secoli di illuminismo e dobbiamo inserire nella Catechesi anche un capitolo sulla storicità del Vangeli e sulla loro attendibilità. È quello che Benedetto XVI sembra suggerire all’inizio del suo primo libro da pontefice».

Tutte le bugie su Gesù

I vangeli di Giuda. Le verità nascoste dei vangeli apocrifi (Fede & Cultura, Verona, 2007), ultimo libro di Marco Fasol, è un efficace aiuto per chi è disorientato dagli attacchi laicisti al Gesù storico. Multinazionali dell’informazione come National Geographic e Sky sfornano documentari e pubblicazioni sui vangeli apocrifi, sull’apocrifo di Giuda, sul Codice da Vinci e per guadagnare audience spettacolarizzano gli eventi, anzi li creano, dicendo che le nostre conoscenze sul Gesù storico andrebbero riviste: molti apocrifi sarebbero stati insabbiati dalla Chiesa. Questa operazione mediatica, agevolata dall’ignoranza del grande pubblico, sta procurando effetti devastanti. Sono i più giovani i più esposti a fraintendimenti dell’autentico messaggio cristiano. Il saggio di Fasol spiega che le fonti vanno valutate attentamente. Non si possono accomunare testi provenienti da mondi completamente diversi, sia come lingua e cultura, sia come epoca e collocazione geografica, Così, si può dire che il tradimento di Giuda si è moltiplicato nella storia ad opera di quegli autori gnostici che hanno voluto accreditare le loro opere come “vangeli” di origine apostolica, per veicolare più facilmente le loro teorie filosofiche. È da questi ripetuti tradimenti che nasce il titolo al plurale.




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Fin qui il testo tratto dal sito suddetto.

Vorrei adesso aggiungere alcune mie note personali, prima però vorrei segnalare un paio di siti veramente interessanti.
Il primo è quello del dott. Andrea Nicolotti, il cui indirizzo è:

 http://www.christianismus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=56


Il secondo è:

http://didaskaleion.murialdo.org/mi_compl.htm

In questo secondo sito vedere in particolare la sezione Volume II, dedicata al Nuovo Testamento.

In questi due siti troverete studi davvero seri e interessanti sul Nuovo Testamento e sulla Bibbia in genere.












L'Augias si sente in dovere di sottolineare nel suo testo:
"Sappia il lettore che queste pagine, comunque le valuti, sono state pensate e scritte in buona fede" (pag. 6).

Questa affermazione fa un pò sorridere, perchè, se fosse vero, che bisogno ci sarebbe di doverlo sottolineare? e specie dopo che, nella pagina precedente, lo stesso Augias ha asserito a proposito della nascita verginale di Cristo:

"Nato da una vergine? Come spiegare, al di fuori di un'obbedienza dogmatica, una tale assurdità?"... al quale fa eco il Pesce: "... secondo i vangeli di Luca e Matteo, sarebbe nato in modo miracoloso da una vergine." (pag.11)

La tresca dei due è già evidente: il primo bolla come "assurdità" la nascita verginale del Cristo, il secondo usa il condizionale ( "
sarebbe" ) ad intendere che è falso.
Questo indica che il vero obiettivo dei due è la Chiesa Cattolica (infatti la Chiesa Protestante non da importanza alla verginità di Maria).

Personalmente, ripeto, tale atteggiamento mi fa sorridere, perchè ritengo di non aver certo bisogno delle piccolezze dell'Augias e del Pesce per confrontarmi con i misteri dell'Universo dei quali essi sono evidentemente molto a digiuno.

Vuole infatti, proprio la signorìa della ragione, che l'uomo, piccolo granello nell'universo, si inchini a ciò che non conosce più che si vanti di ciò che conosce.

Data la stretta relazione del sistema che l'Augias predilige con le dottrine e teorie massoniche e che possono essere riassunte parafrasando il Machiavelli (quel famoso: "dividi e impera") e cioè: "imbroglia e impera", non indugiando egli nell'imbrogliare le carte in tavola e dichiararsi apertamente vincitore c'è da supporre una chiara connessione tra lo stesso e la  malefica setta.

Del resto la presentazione del suo libro
“I segreti di Roma. Storia, luoghi e personaggi di una capitale”,  è stata tenuta presso la famosa "Villa il Vascello" il 15 dicembre del 2005, alla presenza del Gran Maestro Gustavo Raffi.

Ma... "santi" massoni... ma perchè non vi dichiarate? Ma che figura ci fate quando vi si scopre? Evitate queste figuracce a voi stessi... in fondo... non siamo più nel Medio evo, potete dirlo!
Forse che i vostri intrallazzi non funzionerebbero così bene?!?


Il libro inizia con la la citazione del vangelo di Marco 8:29 che dice:
"Voi chi dite che io sia?", alla quale domanda fa seguito come risposta una citazione di tale Harold Bloom: "E' possibile che Gesù sia stato un enigma anche per se stesso."
Chi conosce questo Harold Bloom? Chi sa chi è? Io non lo sapevo e mi sono documentato, ed ho trovato che è un critico americano, gnostico ed ebreo.
Con tutto il rispetto per il sig. Bloom che è liberissimo di avere l'idea che preferisce su Gesù, il problema è un altro: perchè l'Augias cita il pensiero e il parere su Gesù di un ebreo guardandosi bene dell'informare il suo lettore di questo "particolare"?!??
Dov'è l'obiettività di tale citazione?


L'Augias, fin dalle prime righe del suo testo, si pone questa (retorica) domanda:

"E' possibile sapere chi era ... (Gesù) ... prima che la liturgia, la dottrina, il mito trasformassero la sua memoria in un culto..."? (pag. 3)

"Retorica" domanda poichè naturalmente lui conosce la verità, perchè è evidente che se è in grado di sapere che le notizie riguardanti Gesù sono state "trasformate" è ben perchè egli conosce chi veramente (sic!) sia stato quell'uomo.

Ed egli si augura di riscoprirne la vera "fisionomia" così come era "... prima che scomparisse sotto la fitta coltre della teologia"
(pag. 3).

Ma che bravo! meno male che è arrivato!

La stessa nascita del divin Salvatore non sarebbe avvenuta in Betlemme, ma da qualche altra parte. Questa "notizia" sarebbe una informazione fasulla per "forzare" la profezia del profeta Michea che nel suo libro (cap. 5: 1) afferma:

"[1] E tu, Betlemme di Efrata
così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda,
da te mi uscirà colui
che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall'antichità,
dai giorni più remoti."

E' difficile per me proseguire nella lettura del testo, non perchè mi senta "minacciato" (ho già detto che la piccolezza dell'Augias non mi scalfisce), ma proprio perchè la vantata "buona fede" che egli si premura di informarci di aver avuto scrivendo la sua "opera" è già miseramente naufragata tra gli scogli della VERITA'.
Adesso, sapendo di aver davanti una persona che cambia le carte in tavola, come si fa a trovare ancora del tempo prezioso da prestargli?

Egli scrive infatti:

"In numerose altre occasioni la Bibbia ebraica... è stata utilizzata per dare a Gesù una legittimità. L'intera tradizione cristiana tenta di scovarvi le anticipazioni o le spiegazioni di ciò che la sua breve, tragica vita, è stata, così riducendo la poderosa ... tradizione ebraica quasi solo a un segno precursore della novità rappresentata dal cristianesimo."
(pag. 5).

Ma che l'Augias lo voglia o no è ben vero che una bella fetta della legge ebraica, dei profeti e dei salmi preannuncino la venuta del Messia.


Cito una frase per tutte dal sito ebraico: http://www.morasha.it/ebraismoabc/ebraismo_abc19.html :

"Nel Talmùd, vi sono centinaia di riferimenti al Messia e alla sua missione; di questi si è detto: "All'inizio della creazione del mondo il Re Messia era già nato, perché egli entrò nella mente del Signore prima ancora che il mondo fosse creato" (Pesiktà Rabà, 15)."

"... centinaia di riferimenti al Messia." Il Messia esisteva "prima ancora che il mondo fosse creato".

E sempre dallo stesso sito riporto la seguente:
(http://www.morasha.it/messianismo/berger1.html) 

"La storia ebraica è animata da decine e decine di figure messianiche, i cui seguaci si sono dissipati alla morte di questi personaggi insignificanti. Le uniche due eccezioni – fino ai tempi recenti – sono state Gesù e il messia ottocentesco Shabbetai Tzevi, i cui movimenti si sono separati rapidamente dalla corrente principale dell’ebraismo."


L'Augias si lamenta che:

"... esistono sull'uomo Gesù e sulla sua natura divina certezze non solo consolidate, ma erette addirittura a dogma, dunque sottratte alla razionalità, indiscutibili."
(pag. 8).

come se la certezza della natura divina di Cristo non fosse discutibile... che è proprio l'argomento che viene messo in discussione.

L'Augias prosegue nella sua "obiettiva" intervista al compiacente prof. Pesce chiedendo:

"(Qual'è il suo) luogo di nascita?"
(pag. 10).

risponde il Professore:

"Probabilmente Nazareth, villaggio della Galilea, ... I Vangeli di Luca e di Matteo dicono però che Gesù nasce a Betlemme"
(... che a me non sembra un particolare tanto insignificante, ma il professore ha voluto esordire affermando, poggiando su chissà quali basi storiche, che Gesù è nato "probabilmente" a Nazareth, e poi aggiunge... )
"Il Vangelo di Giovanni colloca sua madre in un diverso villaggio della Galilea: Cana..."
Questo è buffo: siccome la madre si trovava a Cana per la festa delle nozze che tutti conosciamo... allora ne consegue che Gesù era nato a Cana?!?
 
Poi prosegue concludendo:

"L'impressione che danno i racconti dei vangeli di Marco, Luca e Matteo è che Gesù sia nato in Galilea, verosimilmente a Nazareth o che, comunque, vi abbia vissuto a lungo con la famiglia."
(pag. 10).
Questo vuol dire prendere in giro il lettore.  Ma allora: è nato a Nazareth oppure ci ha vissuto a lungo? Perchè tra le due cose c'è una differenza abissale.

Ancora interpellato sulla data di nascita il professore risponde che:
"Non sappiamo fino a che punto possiamo fidarci di Luca, il quale scrisse circa cinquant'anni dopo la morte di Gesù e sulla base di informazioni di terzi"
(pag. 11).

Gli anni non sono cinquanta ma trentacinque al massimo, forse meno.

Il professor Pesce non sa fino a che punto "fidarsi di Luca", ma alla pag. 20 del libro e citando il vangelo di Tommaso, che ormai sappiamo essere stato redatto tra il 150 e il 180 dopo Cristo, cioè molto tempo dopo il vangelo di Luca, dice:

"-Gesù disse-, dettaglio, questo, di estrema importanza".

La frase contenuta nel vangelo di Tommaso:  "Gesù disse" è un "dettaglio ... di estrema importanza" ma dell'intero racconto di Luca "non sappiamo fino a che punto possiamo fidarci"?!? E perchè mai quei numerosi "Gesù disse" contenuti nei quattro Vangeli non godono presso il professore della stessa "estrema importanza"?!?

Che lingua parlava Gesù? Il professore risponde (pag. 12):

"... l'aramaico-galileo. Inoltre conosceva forse un pò di greco e, chissà, qualche elemento di latino."

-Un pò di greco e qualche elemento di latino-?!?
Rispondo al professore in questo modo: non un pò di greco e qualche elemento di latino, ma conoscenza perfetta delle due lingue, insieme a quella cinese, russa, indiana, quella delle civiltà Maya ed Atzeca ed era in grado di interloquire dei misteri profondi di Dio in qualsiasi lingua del mondo, perchè quando queste lingue nascevano Egli  poteva dire: "Io sono Colui che ci sono". Ma il professor Pesce ci sottintende che questo "pover" uomo aveva una conoscenza e una intelligenza mediocre come uno "qualsiasi"di noi... ma è proprio questo che una ricerca seria dovrebbe appurare; se Gesù di Nazareth era uno come noi o se invece era proprio "quel" Dio creatore del cielo e della terra disceso tra gli uomini come sostiene la cristianità mondiale, cominciando da quei suoi Apostoli che furono tutti uccisi nei modi più barbari ma che non rinnegarono il loro credo, essendone stati testimoni oculari.

E' dunque il sangue di tutti questi uomini, donne vecchi e bambini, stimato per difetto in centosettantamilioni nel corso dei due millenni (dei quali la metà nel secolo appena trascorso), che personaggi come l'Augias e il Pesce violentano con le loro aberranti dottrine personali.


"Sappia il lettore che queste pagine, comunque le valuti, sono state pensate e scritte in buona fede" (pag. 6).
Resta invece sempre più difficile credere alla obiettività di ciò che è stato scritto.


L'Augias cita il professor Pesce che ha detto:

"... Non esistono vie privilegiate o verità assolute"
(pag. 8), ed in relazione ai Vangeli che affermano che Gesù è Figlio di Dio:

"...Ovviamente vanno interpretati nel contesto storico e religioso dell'epoca, non secondo concezioni cristiane successive." (pag.14).

Io non so che tipo di biblista sia il professor Pesce. L'Augias ci tiene a farci sapere sin dalla prima pagina (pag.3) che egli è: "... titolare della cattedra di storia del cristianesimo a Bologna". Questo di per sè non offre grandi garanzie, perchè del resto un diavolo si annidava anche tra gli Apostoli di Cristo, e un'affermazione come quella riportata sopra ( "... Non esistono vie privilegiate o verità assolute") è comunque in posizione diametralmente opposta a quella della fede cristiana (... ne ha parlato anche un certo signor Ratzinger... poco prima di essere eletto ad una carica importante!)
Tale affermazione resta un chiaro segno di partigianeria del professore, che appare poco indicato per eseguire una ricerca seria e obiettiva sull'argomento.

Nel libro si trovano frasi del tipo:
"(Gesù) era solo uno delle centinaia di predicatori itineranti, invasati da Dio, che si aggiravano per quei villaggi?" (pag.4). Si dà dell' "invasato" a Cristo!!!

"Dovremo parlare a lungo delle circostanze della sua nascita e della complessa dottrina costruita nei secoli intorno a quest'evento"
(pag. 12).
Anche qui viene applicato il sistema di dare per scontato proprio ciò che dovrebbe essere dimostrato, che è un modo disonesto di affrontare certi argomenti.

Da pag. 8: "... le fonti sono scarse, molto alterate..." "La ricerca si basa su testi lacunosi, contraddittori, manipolati" Queste fonti e questi testi sono naturalmente i Vangeli.

Poi:
"...E' come se Gesù, che di sicuro si considerava inviato da Dio..."
(pag. 13).
Gesù viene dipinto come un esaltato che "si considerava" (e che quindi non era) "inviato da Dio".
Come sopra, si da per scontato ciò che si dovrebbe, invece, dimostrare.

Sui quattro Vangeli:
"Se invece ci basassimo solo sulle fonti costituite in sostanza dai quattro vangeli canonici, isoleremmo la sua figura dal contesto e la leggeremmo alla luce delle teorie successive"
(pag. 14), perchè ciò che il cristianesimo primitivo affermava e risalente al tempo stesso di Gesù e dei suoi Apostoli era palesemente falso!!! (sostiene il professor Pesce).

A pag. 17 si compie una spericolata manovra equilibristica, giocando sul verso di Giovanni 21:24 che dice:
"Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera."
Con la prima parte di questo verso si afferma che Giovanni (l'Apostolo) è colui che ha scritto questi fatti, nella seconda parte il gruppo di testimoni che era vicino a Giovanni durante la stesura di questi scritti conferma che "... la sua testimonianza è vera".
Non c'è nessuna contraddizione nè incongruenza, perchè se alcune persone fidate hanno aggiunto queste parole (cioè l'intero verso) al Vangelo di Giovanni e confermato la validità di quello che era stato scritto dall'Apostolo ciò va a vantaggio dell'attendibilità dello scritto, non a svantaggio.
Chi e quanti siano stati questi "noi" non è dato di saperlo, ma erano di certo elementi eminenti della cerchia dei discepoli di Cristo.
Dov'è il problema dunque?
Questo (secondo il Pesce):
"La frase come si vede è contraddittoria. Da un lato afferma che questa parte del vangelo è stata scritta dal discepolo che Gesù amava; dall'altro, è chiaro che chi ha scritto queste parole non è certamente il discepolo che Gesù amava. Infatti dice: "noi sappiamo che la sua testimonianza è vera". In sostanza l'autore del vangelo, con questa frase, intendeva dire che ciò che aveva scritto si fondava più o meno direttamente sulla testimonianza del discepolo che Gesù aveva amato."
Il Pesce inizia con una logica verità quando sostiene che questa parte del Vangelo (cioè queste ultime parole) non sono state scritte dall'Apostolo Giovanni (
"è chiaro che chi ha scritto queste parole non è certamente il discepolo che Gesù amava"), e finisce con una menzogna inventata da lui estendendo all'intero Vangelo ("In sostanza l'autore del vangelo") quello che può essere applicato solo e soltanto a questo verso di Giovanni 21:24.
Il dotto Augias rincalza:
"Come viene spiegata la lampante contraddizione logica del periodo finale?" (pag. 18).
Il Pesce risponde goffamente in questi termini (sintetizzo): siccome Gesù aveva promesso che avrebbe mandato Lo Spirito Santo che avrebbe insegnato la verità, alcuni personaggi sentendosi investiti da tale verità, e pur non essendo stati testimoni oculari di ciò che scrivevano, credono di interpretare correttamente il pensiero di Gesù e alterano (più o meno volutamente, più o meno in buona o mala fede) le parole di Gesù.
E' curioso che il professor Pesce senta il bisogno di puntellare la sua tesi con un insegnamento di Cristo, cioè della Sacra Scrittura. Nel far questo ci ricorda le tentazioni di Gesù nel deserto, quando dopo quaranta giorni di digiuno ebbe fame. Tra le altre cose Satana cita la Sacra Scrittura, dicendo:
"e gli disse: -Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,
ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,
perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede-" (Matteo 4:6).
Conosciamo quale fu la risposta di Cristo.

Qui si entra nella disonestà più assoluta ed evidente eppure l'Augias dice che:
"Sappia il lettore che queste pagine, comunque le valuti, sono state pensate e scritte in buona fede" (pag. 6).

Un altra curiosa illazione del duo Augias-Pesce è contenuta a pag. 25-26, dove viene "suggerito" (evito al lettore quest'altra citazione, perchè altrimenti dovrei citare l'intero libro), che poichè le parole della preghiera insegnata da Gesù ai suoi apostoli inizia con le parole: "Padre nostro..." quel "nostro" significasse: "di noi ebrei", cioè escludendo in toto tutto il resto dell'umanità. Questo, naturalmente, nel tentativo di rimpicciolire la figura di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio e Dio lui stesso, perchè se la preghiera del Padre Nostro fosse pensata solo per il popolo ebreo ecco che Gesù di Nazareth diventa solo un pio uomo ebreo e non l'incarnazione in terra di Colui che ha creato il cielo e la terra e tutte le cose in essi contenute.

L'opera del duo è infarcita di una terminologia che ha come scopo la sdivinizzazione di questo Gesù di Nazareth.

Di Gesù si dice a pag. 27 che: "... legge la Bibbia e la crede ispirata da Dio."
La crede ispirata da Dio?!?
No, no, no, cari Augias e Pesce, non "la crede" ispirata da Dio ma la sente, la riconosce e la conferma ispirata da Dio con tutto ciò che questo comporta.
Forse voi non la sentite, questo si vede ed è evidente, ma la vostra sordità non fa della Parola di Dio un fatto soggettivo. Stappatevi le orecchie e non intralciate coloro che ci sentono bene. Forse siete voi che avete qualcosa da imparare,  e non viceversa.

L'Augias pone questa domanda al professore a proposito di Gesù (pag.27):
"Se si vuole davvero conoscerlo, bisogna togliere gli occhiali cristiani e guardarlo con occhi ebraici."
Che è come dire che la cristianità ha stravolto la figura di Gesù adattandola ai propri fini.
Cosa mi fa venire in mente questo??? che non sono i cristiani che usano questi mezzi, sono i massoni, ed il massone Augias non fa altro che usare quei mezzi che ha imparato in loggia. E bravo Corrado, vai avanti così.

Da pag. 28:
"Gesù è un uomo ebreo che non si sente identico a Dio. Non si prega Dio se si pensa di essere Dio. Gesù, come ogni ebreo religioso, prega e interpella Dio."

Questa poi!!!

La piccineria del Pesce "sa" cosa farebbe o non farebbe Dio se decidesse di scendere sulla terra in forma umana. Ma che bravo!

"Molte buone opere vi ho mostrato. Per quale di queste opere mi lapidate voi? Non ti lapidiamo per delle buone opere... ma perchè tu che sei uomo ti fai Dio" (cito a memoria).

I Giudei osservanti e praticanti avevano capito così bene quale fosse il messaggio di Gesù che lo volevano addirittura lapidare.

Ed anche: "Tu non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo? Prima che Abramo fosse -io sono-", dove quell' -io sono- è il tetragramma impronunciabile che racchiudeva il nome di Dio, che studi recenti (e soprattutto seri) traduce in: -Io sono Colui che ci sono-.

"Sei tu il figlio del Dio benedetto?" chiese Caifa dopo l'arresto di Gesù, che risponde: "Tu l'hai detto, e vedrete il cielo aperto e il Figlio dell'Uomo (cioè lui stesso) seduto alla destra del Padre con gran potenza e gloria".
Voi (Augias-Pesce) sapete (e se non lo sapete ve lo dico io), che seduto alla destra del padrone di casa siede Colui che è più importante di tutti.

Non mi sembra poi un uomo tanto "normale" questo Gesù di Nazareth... non credete?!?



Una sezione particolare meriterebbero le citazioni dei vari personaggi del libro dell'Augias.

Esempio: Marcione.

A pag. 16 si trova la citazione di questo personaggio. Il Pesce dice di lui:
"Un grande personaggio religioso, Marcione..."

Chi era questo Marcione?
Marcione può essere considerato il pioniere della religione "self-service".
Accettando solo il Dio del Nuovo Testamento e rifiutando in toto quello del Vecchio arrivò ad inserire nelle suo vangelo personalizzato solo una parte del vangelo di Luca e dieci lettere paoline opportunamente epurate da quelle parti che riteneva troppo giudaizzanti.
Può inoltre essere considerato il primate delle eresie, inquantochè fu il primo personaggio che produsse il primo scisma in seno alla Chiesa cattolica dei suoi tempi (144 d.C.).
Operando questa netta separazione tra il vecchio e il nuovo testamento è considerato anche il primo vero e proprio antisemita della storia "cristiana".
Avendo reciso il vecchio testamento dal nuovo creava uno squarcio tra gli ebrei (colpevoli secondo lui di adorare un Dio crudele e vendicativo) e i cristiani, spingendo questi all'odio verso gli altri.
Queste sono cose risapute, tuttavia il Pesce ci dice di lui (pag. 16): "Un grande personaggio religioso, Marcione..."
Mauro; questo non è un "grande personaggio religioso", è un eretico antisemita che ha creato uno scisma nel cristianesimo già nel secondo secolo dopo Cristo.

Citarlo in questo contesto
è disonesto.

Altra "curiosa" citazione è quella contenuta a pag. 24, e riguarda lo scrittore Riccardo Calimani.
"Curiosa" citazione perchè, anche in questo caso, si è omessa l'informazione che questo autore è risaputamente ebreo (e ripeto: massimo rispetto per i fratelli ebrei... ma ditecelo! così sappiamo come regolarci, e soprattutto non ci sentiamo presi in giro quando lo scopriamo!)
Il Calimani è l'autore del libro: "Paolo,
l'ebreo che fondò il cristianesimo", appartiene cioè a quella cerchia di personaggi della cultura moderna che cercano di dimostrare che è stato Paolo ad "inventare" il cristianesimo.
Ripeto anche qui che la sua opinione merita il giusto rispetto, come qualsiasi altra opinione di ognuno nel mondo, ma tacerlo è disonesto.
Tale Riccardo Calimani ha scritto, tra gli altri, un testo dal titolo: "Non è facile essere ebreo. L'ebraismo spiegato ai non ebrei", 
che è stato presentato giovedì 18 novembre 2004 in Bologna presso il Museo Ebraico, e sapete da chi?!? Ma si! proprio lui! Dal professore Mauro Pesce in persona (vedi: http://www.acabnews.it/view/2999 ).

Nella stessa pagina 24 vengono citati sia il Calimani che l'Harold Bloom, entrambi ebrei, nascondendo questo "particolare".
Che cosa devono dire due ebrei su Gesù di Nazaret se non che era un ebreo anche lui e che si sbagliava sul fatto di essere Figlio di Dio?
Altrimenti non sarebbero più ebrei ma diventerebbero automaticamente cristiani.
E' questa, solo questa, la differenza tra un ebreo e un cristiano, che il cristiano crede in Gesù Cristo come Figlio di Dio, mentre gli ebrei si sono fermati "all'attesa" che questo Figlio di Dio appaia nel mondo.

E il tuo, caro Corrado, sarebbe un libro obiettivo sulla figura di Cristo?

Tuttavia ti
si senti in dovere di sottolineare nel tuo testo:
"Sappia il lettore che queste pagine, comunque le valuti, sono state pensate e scritte in buona fede" (pag. 6).

Sempre a pagina 24 si legge: "I testi evangelici, letti con attenzione e senza preconcetti, dimostrano quanto profondamente Gesù sentisse la propia ebraicità."

Ma questo Gesù di Nazaret non era un semplice ebreo che aspettava la venuta del Messia come l'Augias vorrebbe farci credere: egli è il Messia, e non si sta aspettando, non aspetta se stesso. Egli sa di poter affermare: "io sono Colui che ci sono". Questo è il suo messaggio.

Più che procedo nella lettura del libro più mi convinco di una mia opinione, che è questa:

Gesù di Nazaret è l'unico personaggio della storia umana del quale è necessario sentire in cuore un parere prima ancora di conoscerlo.





Nota: via via che leggo il libro (con molta calma), aggiungerò le mie riflessioni.











 
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