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ATENA

ATENA L'origine del nome di questa dea, e quindi l'origine stessa del suo culto, non sembra greca. Le radici si trovano nei tempi arcaici, di cui nulla sappiamo. Una placca di Micene rappresenta una dea in corazza, protetta da uno scudo; è assai probabile che ci troviamo d'innanzi al prototipo di Atena.

Secondo quanto ci narra Esiodo nella sua Teogonia Atena era figlia di Zeus e di Metis, che significa prudenza o senno. Zeus, pressappoco come già aveva fatto Crono con i suoi discendenti, divorò la madre incinta, in modo da avere sempre con sé la consigliera. Compiuta la gestazione, Zeus avrebbe data la figlia alla luce dalla cima della testa. Funse da ostetrico Efesto, il dio del fuoco, spaccandogli la testa con un ben assestato colpo di scure. Atena nacque già adulta, armata di tutto punto. Mentre tutti gli antichi scrittori sono concordi sulle modalità della nascita spesso non si fa cenno al precedente di Metis. Dice l'Inno omerico dedicato ad Atena:

Canterò di Pallade Atena, la dea gloriosa, glaucopide, di molto consiglio, vergine pura, protettrice delle città, strenua e gagliarda, Tritogeneia, che Zeus, signore del senno, [lotta, ha partorito dal suo capo augusto, armata alla vestita d'oro e di splendore. Stupirono gli immortali alla sua vista. Ella però, seguita dall'Egioco Zeus, discese a balzi dalla vetta del sacro monte agitando la lancia acuta. Vibrò il grande Olimpo sotto i passi tremendi della glaucopide; tutt'intorno rintronò la terra, le onde del mare scure si gonfiarono; di colpo ristettero i fluttui salsi Lo splendente figlio d'Iperione fece lungamente sostare i cavalli, finché la vergine Pallade Atena si tolse finalmente dalle spalle l'armatura divina. Zeus, signore del senno, gioì.

Tuttavia non si ha nessuna ragione per escludere la maternità di Metis, cioè del senno, perché Atena è principalmente la divinità che incarna il senno e la ragione. Ella è sì anche la dea della guerra e dell'ardire, del valore e della vittoria, ma a differenza di Ares, che è un demone sanguinario, pretende dai suoi protetti non le azioni cieche, la mera forza fisica, ma azioni che siano il frutto di riflessione, di fermezza di carattere. E' significativo a proposito che nella battaglia degli dei, di cui ci parla il XXI libro dell'Iliade, è Atena che affronta e sconfigge Ares. E' lunga la schiera dei prediletti di Atena che ella assiste col suo consiglio, col suo incoraggiamento: assiste Ercole, Achille, Giasone, Bellerofonte, Diomede, e, soprattutto, Ulisse sul quale veglia come una sorella maggiore.

Atena è la dea che è sempre presente dove sia da compiere un'opera grande. Ciò la distingue da Apollo e da Artemide che amano il distacco.

Sia Apollo che Atena sono depositari di saggezza, e ambedue ne fanno parte agli uomini, ma con quanta differenza Apollo, per interposta persona, vaticina, e il succo dei suoi oracoli in parole povere suona: "Questo è quanto avverrà; regolatevi come meglio vi pare ". Atena, molto più incalzante, si rivolge personalmente ai suoi prediletti: " Questo è quanto dovete fare se volete conseguire la vittoria sulla natura, sui nemici e, soprattutto, su voi stessi ". La differenza non è da poco. Questa differenza genera altri tratti caratteristici che distinguono le due divinità. La lontananza crea sia l'astrazione sia il suo opposto, la fantasia, la vicinanza il senso del realismo. E astrazione e fantasia, che sono appannaggio virile, le troviamo in Apollo; il senso del realismo, caratteristica femminile, in Atena. Apollo è il dio della musica e delle arti, Atena presiede alle cose pratiche. Da lei impararono l'arte i fabbri, i carpentieri navali, i fonditori e orafi, da lei le donne l'arte di tessere.

E' vero che in Atene troviamo la dea quale patrona di tante altre arti e scienze: medicina, agricoltura, financo pedagogia, e infine arti e scienze tout court. Questa invasione del campo di Apollo è però di data piuttosto tarda e non è in linea col carattere della dea; furono gli Ateniesi ad addossarle queste incombenze nel desiderio di fare della dea protettrice della loro città - e quindi indirettamente della loro città stessa - un simbolo universale di splendore, spiritualità e industriosità.

Se ora confrontiamo Atena con Artemide, notiamo che di ambedue è tratto caratteristico la verginità. Dice il V Inno omerico che ad Afrodite sapevano resistere soltanto tre dee: Atena e Artemide appunto, nonché Estia (Vesta). Però esiste un'essenziale differenza fra la verginità di Artemide e quella di Atena. La verginità di Artemide è fatta di ritrosia e fuga, non è immune di minacce sia esterne (ad esempio Atteone) sia interiori (vedi Endimione); Artemide deve quotidianamente conquistare e difendere la sua verginità. Nulla di tutto ciò in Atena: la sua verginità è ovvia e sicura di sé, non solo non viene mai sfiorata da un attimo di titubanza, ma mai a nessuno dei tanti uomini cui si accompagnava, venne mai in mente di trattarla con atteggiamento men che rispettoso. Atena è la ponderatezza, il senno, il pensiero che porta all'azione, tutti stati d'animo che escludono ogni sentimentalismo o abbandono, che invece è richiesto dall'amore.

Atena è la dea della chiarezza. La chiarezza si rispecchia nell'occhio. Per questo il suo epiteto più consueto è glaucopide, traducibile sia come " dagli occhi azzurri " sia " dagli occhi di civetta ", da glaucos (azzurro) o glaux (civetta). L'etimo però è identico e significa splendente, come del resto glaucos viene anche riferito al colore splendente del mare. Ciò che caratterizza la civetta rispetto ad altri uccelli, è appunto l'occhio grande e splendente, e nell'occhio azzurro e luminoso si riassume anche l'essenza di Atena. Così la civetta divenne l'animale sacro ad Atena.

Fra le piante le era sacro l'ulivo. Narra la leggenda che' quando Cecrope, fondata la città di Atene, era incerto sul nome da assegnare alla città, Atena e Poseidone pretesero d'imporle ciascuno il proprio, finché la controversia, sottoposta al giudizio dei numi, fu composta da una loro sentenza, secondo la quale avrebbe dato il proprio nome alla città chi dei due contendenti fosse riuscito ad offrire all'umanità il dono più utile. Poseidone, con un colpo del suo tridente, fece balzar su dalla terra il cavallo; Atena, invece, creò l'ulivo. Allora gli dei, sia pure dopo un attimo di perplessità, decisero in favore di Atena.

Il culto di Atena fu vivissimo in tutta la Grecia, ma il fulcro restavano sempre l'Attica e Atene. Atene le eresse il grandioso tempio del Partenone (da parthenos = vergine) e le intitolò le più importanti feste dell'anno, le Oscoforie, le Procaristerie, le Plinterie, le Callinterie e, soprattutto, le Panatenee, di cui le ordinarie si celebravano ogni anno e le grandi ogni quattro. Ad Atene venne identificata con Nike, dea della Vittoria; spesso, nell'iconografia Atena è raffigurata con in mano l'effigie della Nike alata pronta a spiccare il volo.

Atena viene normalmente raffigurata vestita di peplo, elmo in testa e armata di lancia e scudo, quest'ultimo con la testa della Medusa al centro. Spesso le viene anche assegnata l'egida, la misteriosa pelle di capra ornata di frange che, scossa, provoca spavento e che è proprietà di Zeus.

Il numero degli epiteti di Atena è infinito; quello più diffuso è Pallade (colei che lancia l'asta).

A Roma, Atena venne identificata con la dea Minerva.

 

 


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