REGGIANE! REGGIANE!
Pagine dedicate agli appassionati dei velivoli della Casa di Reggio Emilia
(english version coming soon)
REGIA AERONAUTICA: CACCIA, DOTTRINA E REALTÁ
La dottrina italiana sul combattimento aereo, per quanto riguardava i velivoli da caccia, era assolutamente influenzata dalle esperienze del Primo Conflitto Mondiale. Lo scontro aereo avrebbe visto, secondo la teoria, prevalere il velivolo con le migliori doti acrobatiche. Il contatto balistico sarebbe stato, di conseguenza, protratto e quindi l'armamento di lancio avrebbe dovuto disporre di abbondante munizionamento a detrimento, se del caso, del numero e del calibro delle armi installate.
La dottrina adottata dalla Regia Aeronautica privilegiava il motore radiale sulla base della considerazione che tale tipo di motore sarebbe stato meno vulnerabile all'offesa in ragione dell'assenza di impianti di raffreddamento e di una relativa semplicità costruttiva. Venivano pertanto posti in secondo piano gli aspetti aerodinamici e, imperante la dottrina del combattimento acrobatico, anche gli aspetti prettamente "velocistici" vennero considerati secondari.
Esperienze belliche più recenti - la partecipazione alla Guerra Civile Spagnola e la Campagna di Etiopia - non portarono a sostanziali mutamenti della dottrina che, anzi, parve uscirne rafforzata.
Nel caso del conflitto italo-etiopico la situazione fu ancora diversa: la totale assenza di opposizione aerea snaturò di fatto l'apporto dei reparti da caccia.
Ciò nonostante, nella seconda metà degli anni 30 in Italia cominciava a farsi strada, seppur tardivamente, la consapevolezza di come la componente motoristica costituisse un potenziale punto debole nella produzione aeronautica nazionale e che la formula biplana a carrello fisso stesse diventando rapidamente obsoleta anche in considerazione di quanto stava avvenendo in Inghilterra e nella vicina Germania.
Come conseguenza l'industria nazionale abbandonò lo sviluppo di motori in linea raffreddati a liquido - settore nel quale la FIAT vantava una tradizione di prestigio - per concentrarsi su motopropulsori di tipo radiale e quindi con raffreddamento ad aria.
Unica eccezione rimase la produzione motoristica della Isotta Fraschini che continuava lo sviluppo dei suoi motori in linea raffreddati ad aria. Tuttavia si trattava di motori di non elevata potenza che denunciavano, in condizioni particolari di impiego, problemi di surriscaldamento; tant'è vero che neppure il potente "Zeta" riuscì mai a superare la fase di messa a punto prima del termine del conflitto.
In tale scenario le industrie nazionali ricorsero, data la mancanza di una esperienza specifica, alla logica della riproduzione su licenza di motori americani, inglesi e francesi. Naturalmente sulla base del know how acquisito vennero avviati programmi autonomi di sviluppo dai quali nacquero prodotti quali, ad esempio, il FIAT A74 ed il Piaggio P XI.
Si trattava tuttavia di motori con prestazioni che, se adeguate alla seconda metà degli anni 30, si rivelarono penalizzanti nel corso del conflitto.
Del resto la nostra industria non fu mai in condizione, a differenza di quasi tutte le altre potenze in lotta, di sviluppare e riprodurre in quantità motori radiali affidabili e di elevata potenza.
Si trattò, come detto, di ripensamenti tardivi, tanto tardivi che all'entrata in guerra la linea caccia della Regia Aeronautica, basata su 21 Gruppi CT, era abbondantemente dotata di obsoleti biplani FIAT CR 32 (6 Gruppi) e CR 42 (8 Gruppi) mentre i monopani erano rappresentati dal FIAT G 50 (3 Gruppi) e dall'AerMacchi C 200 (3 Gruppi). L'inutile Breda BA 88 equipaggiava poi un intero Gruppo.
Si consideri che, all'incirca nello stesso periodo, in Inghilterra, in Francia ed in Germania venivano impostati e / o avviati in produzione i vari Hurricane, Spitfire, D 520, Ms 406, Bf 109 e FW 190, per non parlare di cosa stava avvenendo negli Stati Uniti.
Le conseguenze furono, come noto, gravissime ed irreparabili ed in termini di sviluppo di progetti veramente validi comportò ritardi incolmabili; si consideri come, in pieno 1943, il CR 42 continuava ad essere impiegato come intercettore, anche se più di nome che non di fatto, mentre l'ultimo esemplare del predetto biplano venne sfornato addirittura nel 1944!
C'è di che riflettere…...
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