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Nel maggio 1996, con la nuova maggioranza parlamentare dell'Ulivo, era venuta a compimento un'ulteriore fase della "rivoluzione" italiana (o all'italiana). I partiti tradizionali avevano esaurito la loro funzione, non essendo stati capaci di rinnovarsi e di adeguarsi al nuovo contesto storico simboleggiato dalla caduta del muro di Berlino, né alle istanze di rinnovamento della società italiana, simboleggiate seppur confusamente dal fenomeno Lega. |
In questo contesto, grazie all'azione dei PG e dei PM, le forze cattocomuniste avevano creduto di veder finalmente realizzato, per mancanza di alternative, il mai abbandonato sogno del compromesso storico e la conseguente presa del Potere. La discesa in campo di Berlusconi e la vittoria del Polo alle elezioni del 1994 avevano fatto poi naufragare questo sogno.
Cominciò a quel punto la lunga marcia di scippo progressivo della volontà popolare che, a colpi di ribaltoni, avvisi di garanzia, par condicio, rifiuto di elezioni, governi del Presidente, voti di fiducia, doveva portare ad una maggioranza parlamentare eterogenea e comprendente pure i Rifondatori del Comunismo, la quale aveva (ed ha) come unico programma lo sbarrare il passo alla "rivoluzione liberale" italiana.
Quali propettive si aprissero per il Paese, con un Governo posto sotto il giogo di chi si ispira a Cuba ed ai suoi miti, e formato da un lato da uomini imbevuti di una ideologia fallimentare ed illiberale, dall'altro da boiardi di Stato vissuti nella e della vecchia classe dirigente, pronti a qualunque giro di valzer per una poltrona, era abbastanza chiaro.
In particolare, vivendo in un contesto europeo, ci apparve chiaro come l'Italia si stesse ponendo su un cammino che fatalmente l'avrebbe allontanata dagli altri Paesi, proprio nel momento in cui la costruzione dell'Europa stava vivendo una decisa accelerazione.
Abbiamo dunque pensato in quel momento che fosse "doveroso" dare un sia pur modestissimo contributo di impegno personale, compatibile con la nostra situazione di residenti all'estero, per cercare di arginare la deriva del nostro Paese. L'incredibile sviluppo che Internet stava allora conoscendo, ci ha dato l'ispirazione.
Nell'avventurarci in tale impresa, eravamo consci del tipo di difficoltà che avremmo inevitabilmente incontrato, pur senza poterle quantificare.
La prima, quella di assicurare una regolare periodicità della rivista, con una frequenza che non fosse troppo bassa, pena la perdita di attualità, né troppo alta, pena l'insostenibilità degli oneri redazionali.
La seconda, quella di riuscire a trasmettere, attraverso gli scritti dei vari articolisti, un punto di vista particolare, quello di chi guarda alla realtà italiana da una differente angolatura.
La terza, quella dell'incognita su chi avrebbe potuto raccogliere le nostre argomentazioni, visto il tipo di potenziali lettori (lettori di sola lingua italiana, interessati alla politica, abbastanza orientati politicamente, e che per di più disponessero di Internet).
La quarta, quella di curare anche l'aspetto grafico della rivista, benché non essenziale agli scopi che ci eravamo prefissi.
Ci siamo comunque lanciati con entusiasmo e soprattutto con convinzione. Il disastro materiale e morale in cui il Governo dell'Ulivo sta facendo rotolare il Paese, sia all'interno che nel contesto delle nazioni europee, ci conforta nell'analisi che avevamo fatto e nella determinazione a volerci opporre con forza sempre maggiore e con ogni mezzo a questo disastro. Se le idee hanno una forza, ebbene ci auguriamo che le idee trasmesse dal nostro Osservatorio possano contribuire a rianimare nel Paese la volontà di resistenza al regime che da un anno a questa parte Gli è stato imposto.
L'avvio del secondo anno di attività de L'ITALIA testimonia come da parte nostra sia immutata la determinazione a proseguire in questa impresa.
A tutti i nostri lettori e collaboratori va l'assicurazione del nostro massimo impegno per garantire alla rivista immutata continuità e standards di qualità sempre migliori. La Direzione.