Superata l'emergenza, occorre una nuova politica agricola Fausto Cò (senatore Prc) |
Liberazione 20 dicembre 1997
E' del tutto evidente che è venuto alla luce un conflitto, peraltro largamente prevedibile, assai aspro, che pone tutta la classe politica di fronte alla necessità di dare una risposta, che non potrà essere soltanto limitata ad arginare l'emergenza, ma dovrà affrontare i nodi di fondo che la protesta, a volte esasperata, ha messo in evidenza.
Una risposta insufficiente è quella che si limita al richiamo all'esigenza del rispetto della legalità. E' una risposta ovvia, ma è inefficace, perché non mette in luce le cause profonde del disagio che oggi attraversa il mondo della produzione agricola. Le proteste degli olivicoltori e dei produttori di riso ci dicono che il problema è più vasto e che coinvolge le scelte politiche di fondo che si sono perseguite nel passato.
Ma qual è il conflitto? Vi sono imprese ed imprenditori agricoli che producono e che vogliono continuare a produrre, da un lato, e vi sono le norme che, al contrario, dall'altro, lo impediscono. Le norme vanno rispettate; è chiaro che gli allevatori sapevano fin dagli anni passati di produrre oltre il consentito e che non avrebbero mai pagato le multe conseguenti. Tuttavia, i soldi sono stati versati dall'Italia e quindi dallintera collettività, meccanismo arcinoto, ma non per questo meno iniquo. In questo caso, per chi non ha rispettato le regole, paga lintero mondo agricolo.
Questa constatazione però non basta, non ci soddisfa e non ci deve soddisfare. Intanto, sappiamo che la classe politica dirigente nel passato, mentre da un lato stipulava accordi in sede comunitaria, dallaltro ne vanificava gli effetti interni alla produzione nazionale, operando in senso contrario, inducendo cioè a produrre egualmente più di quanto essi stessi avevano pattuito, con la promessa, neppure tanto sommessamente pronunciata, che le sanzioni non sarebbero mai state pagate.
Oggi è giusto e doveroso aprire una discussione politica, che necessariamente chiama in causa la responsabilità di una classe politica che non ha mai creduto nell'agricoltura, ma che ha utilizzato il mondo agricolo in modo clientelare.
In vicenda delle quote latte non è estranea a questa politica, anzi ne è la conseguenza. Possiamo e dobbiamo porci la domanda: queste regole, che sono il frutto di contrattazioni quanto meno discutibili, possono essere cambiate in sede comunitaria? Crediamo sia necessario cambiarle. Perché dovremmo importare quello che potremmo produrre nel paese, per di più garantendo una qualità superiore a quella del latte che importiamo? In questa direzione dobbiamo impegnarci, se vogliamo davvero occuparci di agricoltura.
Dobbiamo allora in questa Europa, che vogliamo veder evolvere da una Europa monetaristica ad una Europa sociale, realizzare una diversa politica agricola. Se la politica agricola nazionale è stata del tutto assente nel suo significato più profondo di realizzazione di scelte per lagricoltura e non di scelte per conquistare il consenso in agricolture, oggi occorre riformare profondamente la politica agricola europea. Il Governo deve essere impegnato a realizzare una politica di lungo respiro, lungimirante sul terreno dello sviluppo equilibrato delle coltivazioni e degli assetti proprietari ed aziendali.
Certo, desta preoccupazione che le iniziative dei Cobas si realizzino oggi in forme così clamorose, senza mettere in discussione la politica dei contingentamenti che, alla lunga, porta allimpossibilità della crescita dellazienda produttiva. Credo che lesasperazione di questi giorni rischi di condurre in un vicolo cieco. I Cobas e i produttori che essi rappresentano non possono dire sì alle quote e contemporaneamente affermare "le quote sono soltanto per noi". Questa protesta divide gli allevatori, crea una spaccatura tra chi ha prodotto entro i limiti e chi non lo ha fatto. Oggi è necessario dare un forte segnale di svolta, scoprire le illegalità e giungere in tempi rapidi allaccertamento su tutti i casi sospetti. Occorre verificare in fretta, anche superando le incertezze del recente passato, quanto latte viene prodotto e se, effettivamente, viene prodotto. La chiarezza sarà una prima risposta per superare lemergenza. Il decreto del Governo va in questa direzione. Ma dobbiamo essere consapevoli che non ci si può fermare qui e che, superata l'emergenza, occorre impostare una strategia, sapendo che l'agricoltura richiede una politica propria e non la riproposizione meccanica di una politica industrialistica nel mondo agricolo.