Protesta delle olive L'impari lotta degli olivicoltori meridionali Gianfranco Laccone (agronomo Agrisalus) |
Liberazione 20 dicembre 1997
Se i Cobas del latte rappresentano l'insofferenza liberista, gli olivicoltori meridionali, come i lavoratori di Bagnoli, rappresentano la lotta impari di chi si sente messo da parte e non ha più voce nel nuovo sistema. Essi lamentano l'insufficienza delle regole di tutela del prezzo del mercato e non si arrendono al ruolo di componente a tutela del paesaggio agricolo, a cui vuole relegarli il progetto di riforma comunitaria con l'aiuto per pianta. Ma la possibilità che si raggiungano buoni risultati è limitata e difficile, e le grandi responsabilità accumulate nel corso degli anni, soprattutto dalle autorità e dalle organizzazioni professionali italiane, hanno causato questa crisi annunciata; si possono ricordare i ritardi nella trasformazione delle aziende, l'abbandono di ogni progetto programmatore, l'incapacità di porsi alla guida di una strategia europea per il controllo del mercato dell'olio d'oliva, nonostante la posizione di massimo produttore e consumatore comunitario; ma soprattutto l'avere sempre pensato al mercato di casa propria, sottovalutando le modifiche che un po alla volta il mercato dellUe registrava. I problemi non sono solo quelli della tendenza progressiva a dislocare in altre regioni la produzione dell'olio doliva (nella Unione europea, la Spagna ed il Portogallo sono regioni interne e non "paesi stranieri"), quanto quelli di avere ceduto pezzi della struttura agroindustriale del settore sotto il controllo delle multinazionali degli olii di semi, che controllano ed orientano il mercato mondiale (ed europeo).
Il risultato è di non essere in grado di controllare il processo di sostituzione dei consumi, già in atto nel resto dellUe, e di avere perso lungo la strada gli imprenditori che potevano impegnarsi a questo livello, accontentati con i piccoli e lucrosi mercati di nicchia, in cui un litro dolio d'oliva costa al consumo 40.000 lire. Anche per vendere lolio doc e partecipare alla conquista di questi piccoli ma lucrosi mercati, è necessario creare adeguate strutture organizzative e pubblicitarie, perché il marchio e la qualità da soli non fanno vendere. E si intuisce che, se lolio doliva locale aumenta di prezzo, i consumi popolari si orientano verso olii a più basso prezzo, promossi e venduti da chi controlla il mercato, con mosse che, come vediamo in questi giorni, mirano alla eliminazione della concorrenza.
Cerchiamo di capire dove sono i veri nemici sul mercato, troviamo alleati tra i consumatori, attuiamo seri controlli e non creiamo facili capri espiatori nei produttori spagnoli o portoghesi, o peggio ancora in quelli extracomunitari. In questo caso il rischio è la solita guerra tra poveri: cosa dovrebbero scambiare con lUe gli altri paesi del Mediterraneo, se si rifiutano le uniche cose che possono offrire, cioè manodopera immigrata e prodotti agricoli?