Decreto Bassanini : «Si poteva fare di più e meglio»

Fabio Sebastiani intervista ad

Alfonso Gianni

(resp. Ufficio di programma del Prc)

Liberazione, 2 novembre 1997

Cosa fatta capo ha. Ma non è certo il caso del decreto Bassanini. L'impressione generale è che bisognerà mettere mano ad un altro testo. E l'occasione potrebbe essere il testo della legge sulla rappresentanza che aspetta ancora in commissione. Alfonso Gianni, responsabile dell’Ufficio di programma del Prc vede in quella sede l'unica possibilità di cancellare un mostro giuridico che non sta in piedi.

Qual è un tuo primo giudizio complessivo?

II mio giudizio è tutt'altro che positivo. E questo per ragioni di metodo e per ragioni di merito. Se permetti comincio dal primo anche perché qui il metodo è già grande parte della sostanza. II problema è semplicemente questo. Noi abbiamo avanzato al ministro Bassanini delle precise richieste di modifica del testo. Lo abbiamo fatto anche facendoci carico di istanze che ci parevano, e ci paiono, giuste e che provengono dal sindacalismo extraconfederale. E lo abbiamo fatto tanto più di fronte a impostazioni ché tendevano a privilegiare il sindacalismo autonomo di vecchio stampo, quello rappresentato negli organismi tradizionali come il Cnel, a scapito del sindacalismo autonomo di tipo alternativo. Per questo ho personalmente sentito il ministro Bassanini, debbo dire che sulle obiezioni che gli ho fatto che riguardano il problema della soglia e soprattutto delle modalità per calcolare la soglia, sul problema dell'esigibilità dell'elezione delle Rsu, sul problema della rappresentanza nelle situazioni decentrate, ho trovato, almeno a parole, grande sensibilità. Tanto è vero che il giorno prima della presentazione del testo del decreto legislativo al Consiglio dei ministri l'intesa era di risentirci su queste questioni in quanto lo stesso ministro le considerava, almeno in parte, accoglibili, ma soprattutto sull'assicurazione che il Consiglio dei ministri non avrebbe proceduto all'indomani ma che c'era ancora tempo per parlare, per discutere, per confrontarci. Ora invece ci troviamo di fronte a un colpo di mano, cioè il Consiglio dei ministri vara un testo sapendo che su questo testo non c'era il gradimento di Rifondazione comunista e all'indomani di un accordo generale che è quello che ha chiuso la crisi di governo, che prevede una consultazione sistematica tra governo e Rifondazione comunista su tutti gli aspetti significativi dell'attività di governo. E' una questione di metodo che pesa come un macigno, che è già buona parte del contenuto.

Entriamo nel merito...

Era possibile pervenire a un testo molto migliore di quello che c'è, e particolarmente sulla soglia. Noi abbiamo presentato emendamenti perché la soglia fosse al 3 per cento, ma non è tanto la quota aritmetica quanto le modalità con cui si calcola questa rappresentatività e la richiesta era che venisse calcolata sui voti, qualora non fosse possibile altrimenti. Si è invece scelto un ibrido che francamente costituisce un'anomalia da ogni punto di vista. La seconda questione è legata, lo stesso Bassanini la sollevava, all'esigibilità della rappresentanza sindacale, delle elezioni delle Rsu. Ora siccome questo è il punto di conquista storica, doveva essere un punto su cui il decreto doveva essere inequivocabile, invece non lo è. C'è certamente un'ambiguità, poi, rispetto alla possibilità per le confederazioni sindacali di recuperare il famigerato terzo di riserva che è invece un obbrobrio dal punto di vista giuridico e d'altro canto è stato uno degli elementi che hanno motivato la prova referendaria.

II terzo aspetto è la questione della rappresentatività nelle situazioni decentrate. Anche qui la prova referendaria era stata chiara nel suo senso generale. Ora, essendo che siamo di Fonte a un sindacalismo extraconfederale che ha spesso una dimensione "a macchia di leopardo" quindi per zone geografiche determinate, ma in quelle zone estremamente forte, non considerare questo aspetto significa di fatto amputare dalla rappresentatività una rappresentanza sindacale che però è reale.