L’autonomia sindacale rimane ancora il cuore del problema

Ferruccio Danini

(coordinatore nazionale Area dei Comunisti della Cgil )

Liberazione 11 ottobre 97

Il dibattito parlamentare di questi giorni, sulla finanziaria del 1998 e la politica economica del Governo Prodi, ha avuto come epicentro della discussione la questione sociale, i temi quindi del lavoro, degli orari, della condizione materiale dei cittadini e dei giovani del nostro paese. Terreni su cui nel passato, la posizione delle forze della sinistra e del sindacato erano comuni. Abbiamo registrato invece forti differenze nelle due sinistre e nel sindacato su come affrontare e dare soluzioni a tali problemi: e la rottura a sinistra sul terreno sociale è un fatto grave su cui è necessario aprire una seria riflessione di fondo a partire dalla Cgil.

Lo scontro è oggi tutto politico, dobbiamo riuscire a ricondurlo nel merito delle questioni sociali e del lavoro proprie del sindacato. Infatti la discussione investe il ruolo e le politiche concertative dello stesso. Questo è il terreno su cui i comunisti devono misurarsi in Cgil: il merito delle questioni, il ruolo del sindacato e la sua autonomia, come sconfiggere le politiche moderate e subalterna oggi prevalenti. Non si tratta di una questione di poco conto, e non dobbiamo farci fuorviare dal tentativo di drammatizzare sul piano politico la situazione nel sindacato. Le dichiarazioni, gli atti indicano una volontà presente di chiudere il confronto a sinistra nel sindacato, cercando di dimostrale come le nostre posizioni non abbiano diritto di cittadinanza

Non ho condiviso ed ho pubblicamente criticato le posizioni assunte dalla maggioranza della Cgil e dal suo Segretario Sergio Cofferati e oggi si può affermare che il sindacato è stato utilizzato come un ariete nella discussione tra le due sinistre a sostegno di D’Alema e del Pds, rendendo palese ed esplicita la subalternità della Cgil al Pds e alla politica del Governo Prodi. Le cadenze stesse delle disposizioni assunte dalla Cgil sono state tutte funzionali a questo scontro, la stessa "disponibilità" di Cofferati a manomettere le pensioni di anzianità non è venuta al termine della "verifica dei conti" sulla previdenza come si intende far credere, ma dopo l'incontro a casa di Marini tra Cofferati, D'Alema e D'Antoni. Si tratta quindi di una scelta chiaramente di carattere politico. Le stesse dichiarazioni di Prodi nel dibattito parlamentare sono state chiare ed esplicite e il Governo ha utilizzato le posizioni del sindacato per non accedere a concessioni più avanzate al partito della Rifondazione comunista. Questo è avvenuto sia sulla previdenza, che sulla riduzione degli orari di lavoro e sulla occupazione nel mezzogiorno.

Questa volontà di drammatizzare la situazione si è esplicitata con la richiesta avanzata dallo stesso Cofferati di immediate elezioni anticipate: non vorrei che il passo successivo fosse quello di schierare la stessa Cgil e le sue strutture a sostegno della campagna elettorale del Pds e dell'Ulivo. Dobbiamo rompere questa spirale, e riuscire a riportare il confronto nel sindacato sul merito delle questioni; ecco perché la battaglia dei comunisti nella Cgil assume in questa fase un ruolo importante e per molti aspetti decisivo rispetto alle questioni del pluralismo e dell'autonomia del sindacato e al suo stesso futuro unitario. Stiamo assistendo in queste ore ad una irresponsabile campagna contro di noi con il chiaro obiettivo di provocare una rottura insanabile evocando il "sindacato comunista", come "liberazione" nella Cgil di ogni opinione o posizione critica. Considero immondo l'atteggiamento di importanti dirigenti sindacali che si adoperano in questa direzione. Sono palpabili le volontà di creare un clima irrespirabile nella Cgil, di chiudere la discussione per isolarci ed emarginarci; contro queste miopi e settarie posizioni dobbiamo condurre a tutto campo una forte battaglia politica con l'obiettivo di riconquistare la Cgil ad una sua autonomia.

La battaglia non può che svilupparsi nel merito delle questioni rispetto ai temi su cui sono evidenti i dissensi, riproponendoli in maniera puntuale e puntigliosa. Dobbiamo partire dal giudizio sulla finanziaria, confermando che essa non risponde alle istanze provenienti dai mondo del lavoro, che interviene in maniera negativa con tagli sullo stato sociale a partire dalle pensioni. E’ necessario sostenere con forza l'esigenza di una svolta delle politiche del sindacato e di un suo rinnovato rapporto democratico con i lavoratori. Ieri in Francia Lionel Jospin ha aperto la conferenza sull'occupazione, sui salari, sui tempi di lavoro ed ha deciso di proporre per legge la riduzione dell'orario a 35 ore. In Italia, la conferenza sull'occupazione che doveva tenersi circa un anno fa la stiamo ancora aspettando. I sindacati francesi si battono e rivendicano una per legge per la riduzione degli orari.

Perché il sindacato ha subito queste scelte del governo? Perché non abbiamo messo in campo una nostra proposta sui temi dell'occupazione e dello sviluppo? Perché abbiamo avviato un confronto sulla riforma dello stato sociale senza un mandato dei lavoratori? Perché abbiamo accettato di sospendere il confronto con il Governo e poi fatto opera di interdizione nella discussione aperta tra le forze politiche?

Sono tanti i perché della politica del sindacato che dobbiamo discutere in Cgil. E' vero, lo confermiamo, siamo contrari al taglio delle pensioni; siamo contrari al peggioramento delle condizioni previste dalla legge Dini. Siamo per una riforma dello stato sociale che incrementi la spesa sociale e la porti vicina alla media europea.

Abbiamo chiesto nel Direttivo della Cgil una svolta della politica del sindacato. La maggioranza della Cgil deliberatamente non ne tiene conto; troppo è il legame subalterno con la sinistra politica moderata.

Continuiamo con molta serenità e serietà questa nostra battaglia nel sindacato, nella Cgil, così come intendiamo sviluppare nel paese iniziative tendenti a costruire un grande movimento di massa capace di creare le condizioni per il superamento della crisi. Mentre lavoriamo per una grande manifestazione di massa il 25 ottobre, continuiamo con altrettanto impegno nella Cgil una battaglia politica per realizzare una svolta a sinistra della sua proposta politica.