Asse con i comunisti francesi per la campagna sulla riduzione dorario Lintesa cordiale Alessandro Mantovani |
Liberazione 16 dicembre 1997
PARIGI A Barcellona, venerdì, aveva preso la parola davanti a centinaia di militanti, provenienti da differenti tradizioni ma impegnati insieme nella ricostruzione di una forza di classe in Catalogna: in Fausto Bertinotti hanno trovato un riferimento prezioso per contrastare le pretese egemoniche della sinistra moderata.
A Parigi, domenica, lo hanno accolto a braccia aperte Robert Hue e i comunisti francesi. Anche qui il leader di Rifondazione era invitato ad illustrare la sua concezione della costruzione europea, oltre che ad approfondire, nel particolare contesto politico segnato dalla partecipazione del Pcf, che nasce dalla sintonia sulle cose da fare insieme e dalla comune, positiva valutazione di quel che già è stato fatto. Se poi si ascoltano le voci dei militanti, si scopre quanto forte sia lattenzione per il caso italiano e per il ruolo originale, così lontano dalla loro tradizione, di Rifondazione. Lepoca delle relazioni diplomatiche, dei partiti che si definivano "fratelli" perché figli della medesima "vulgata" ideologica, appare lontanissima, sepolta sotto un cumulo di macerie. E i giornalisti che balbettano del Komintern, dellUnione sovietica e del partito-guida fanno un po sorridere. Bertinotti risponde sempre con pazienza, ma chissà se prende sul serio le loro provocazioni...
Prima di intervenire nel dibattito sull'Europa, il segretario del Prc ha incontrato Robert Hue. A Bertinotti e al responsabile Esteri di Rifondazione, Ramon Mantovani, Hue ha chiesto di tornare per un attimo sulla vicenda della crisi politica italiana dello scorso ottobre. Per il leader del Pcf, infatti, un conto è solidarizzare in via di principio, altro è cogliere fino in fondo gli elementi che hanno ispirato lazione del Prc durante la crisi e nel dopo-crisi, oscurati dalla campagna dinformazione.
Il segretario di Rifondazione ha spiegato che la sfida al centrosinistra fino a rischiare la crisi era indispensabile se si voleva strappare limpegno governativo sulle 35 ore che altrimenti non ci sarebbe stato. E che la rottura col governo, peraltro, rimane dietro l'angolo se Prodi non darà corso alla seconda fase del suo governo, quella delle riforme sociali. «In quel caso - ha detto Bertinotti a Hue - dovremmo infatti scegliere tra due mali: da un lato un cattivo compromesso e lipotesi mortale dell'integrazione del Prc nel centrosinistra, dallaltro il rischio concreto dellisolamento»: il male minore, conclude senza esitazioni, sarebbe il secondo. Hue ha espresso con convinzione il suo apprezzamento per le ragioni di Rifondazione, non senza sottolineare similitudini con la situazione francese.
Questultima è stata affrontata dai due dirigenti a partire dalla comune considerazione del carattere fondamentale dellesperienza del governo Jospin, per la Francia come per lEuropa intera. il segretario del Pcf ha spiegato che lesecutivo gode oggi di un diffuso sostegno, ma che al tempo stesso i francesi sono attenti, esigenti: specie sui versanti delloccupazione e della difesa dello stato sociale si attendono un vero cambiamento dindirizzo politico, che dica addio alle ricette neoliberiste.
Questesigenza è però contrastata dalla pressione del padronato, come si è ampiamente sperimentato nella vicenda delle 35 ore, che ha condotto immediatamente alle dimissioni del presidente della Confindustria, Jean Gandois, che proprio oggi sarà rimpiazzato da unesponente della linea dura il cui programma - e sono parole sue è "destabilizzare Jospin". In questo quadro il Pcf non sceglie un atteggiamento rivendicativo, ma un investimento politico deciso nellazione di governo affinché si realizzi un programma di riforme di struttura coinvolgendo il paese e i movimenti espressione della società in un dibattito a tutto campo.
Incontrando evidentemente il pieno accordo di Bertinotti, Hue ha sottolineato che la legge sulle 35 ore della ministra Martine Aubry «è latto più importante di questi sei mesi di governo, anche se si potrà migliorare il testo». Il segretario del Prc, dal canto suo, ha ricordato una volta di più che senza quella legge, annunciata da Jospin il 10 ottobre e cioè precisamente all'indomani delle dimissioni poi rientrate di Prodi, «l'accordo in Italia non ci sarebbe stato e parleremmo, oggi, delle elezioni anticipate o del nostro ruolo allopposizione». La richiesta di «fare come in Francia» è stata infatti la chiave della soluzione della crisi e della sconfitta di quanti, nellUlivo, lavoravano per la rottura.
Ma la convergenza tra Bertinotti e Hue non si ferma qui. "Fausto" e "Robert" concordano anche sul significato più profondo della battaglia per le 35 ore, vera e propria riforma di struttura adatta allepoca della globalizzazione; è un obiettivo, dicono, che consente alla politica di tornare ad investire il processo di accumulazione capitalistica, mette in causa il principio della competitività, riapre il confronto su tempo di vita e tempo di lavoro e, infine, fornisce una risposta credibile al dramma della disoccupazione di massa strutturale. Senza contare, come non ha mancato di sottolineare Bertinotti, che «le 35 ore uniscono la sinistra antagonista mentre dividono quella moderata»: Jospin entra infatti in palese contraddizione con lasse Blair - DAlema-Gonzalez, proprio mentre si spaccano il Labour party britannico e la Spd tedesca.
Inutile aggiungere che lidea di una campagna unitaria per le 35 ore in Europa, una proposta che il segretario di Rifondazione ha lanciato anche a Barcellone, risponde perfettamente al punto di vista del Pcf. E risponde anche, ricorda Ramon Mantovani, all'esigenza di basare l'azione comune delle sinistre antagoniste, comuniste e non solo, su obiettivi concreti e non sull'ideologia.
Particolarmente significativa è stata poi l'esigenza manifestata da Hue di avviare una riflessione sulle ragioni attuali del comunismo, attraverso una rielaborazione dallesperienza storica del movimento operaio del Novecento e della vicenda dei paesi dellest europeo. Questesigenza si è già tradotta, in Francia, nel coraggioso intervento del segretario Pcf sullultima novità editoriale in tema di crimini del comunismo, un tema che Hue affronta "senza reticenze", evidentemente libero da responsabilità dirette ma senza, per questo, tirarsi indietro di fronte al problema politico, culturale e storico di proporzioni gigantesche cui esso rimanda.
Il segretario dei comunisti francesi, molto attento alla definizione di un nuovo sistema di valori, quasi di un nuovo umanesimo, nella prospettiva del superamento del capitalismo, aveva già assunto questo atteggiamento negli anni scorsi. Ora lo ha confermato, come aveva fatto persino al funerale del suo predecessore, Georges Marchais, scomparso il mese scorso. Rifondazione, che non si chiama Rifondazione per caso, non può che apprezzare.