L’inquisizione condanna Herri Batasuna

Francesco Memoli

Liberazione 2 dicembre 1997

MADRID. Il processo ai dirigenti di Herri Batasuna è stato, per il tipo di accuse mosse e per il particolare accanimento contro tutto il suo comitato esecutivo, un processo atipico tanto dal punto di vista processuale che dal punto di vista politico. A cominciare dall'accusa principale: aver avallato la diffusione di un video di propaganda dell'Eta. Secondo il pubblico ministero dell'Audiencia Nacional, infatti, con la decisione adottata dalla segreteria nazionale di Hb di rendere pubblica la videocassetta durante la campagna elettorale per le politiche del '95, i membri del partito indipendentista si sono resi colpevoli di collaborazione con banda armata e apologia di terrorismo.

Nel video, parte del quale è stato trasmesso in Italia dalla Rai tre settimane fa provocando "indignazione" da parte dell'ambasciatore spagnolo a Roma, tre militanti dell'Eta spiegavano la cosiddetta "Alternativa Democratica", la via d'uscita politica alla crisi basca proposta dal gruppo indipendentista. Un fatto che quindi sarebbe potuto diventare spunto per iniziare il dialogo con l'Eta, in un momento diverso, si è convertito invece in motivo d'accusa per Herri Batasuna.

Tra le tante azioni criticate - soprattutto dal settore indipendentista - vi è stato il rifiuto da parte del Tribunal Supremo di accettare come testi della difesa una serie di esponenti politici internazionali di parte, tra i quali Alex Maskey braccio destro di Gerry Adams, in rappresentanza del Sinn Féin.

José Augusto de Vega, il giudice responsabile dell'Audiencia Nacional e titolare del processo, non ha ritenuto opportuno concedere agli avvocati baschi la possibilità di ascoltare l'opinione di questi testi. Molti di loro negli ultimi tempi hanno visto aumentare il proprio credito e la propria influenza politica: ne sono esempio i colloqui di pace per l'Irlanda del Nord. Per paura quindi che il processo si trasformasse in un caso internazionale, attraverso il quale poter dimostrare come le istituzioni spagnole siano le uniche in Europa a mantenere una linea intransigente verso un gruppo indipendentista, il Tribunale di Madrid ha convertito i testi della difesa in "osservatori indipendenti", concedendogli dunque l'accesso a tutte le udienze del processo, ma negandogli la possibilità di esprimere la propria opinione durante dibattimento, o di poter contribuire alla formulazione di un'ampia linea difensiva.

I commenti degli osservatori, gli unici ad aver assistito al processo in aula oltre alle parti, sono stati raccolti in un comunicato finale, nel quale viene espresso un severo giudizio su tutto il processo. L'evidente legame tra il potere politico e quello giudiziario, la dimostrata parzialità del giudice, che ha dichiarato di voler formulare una «sentenza esemplare» prima di andare in pensione cosa che avverrà tra meno di un mese -, la negazione di fatto della "presunzione di innocenza" degli imputati, sono tutti elementi che hanno influito negativamente sul corretto svolgimento del processo.

Gli osservatori hanno rilevato però cose ben più importanti: non sono stati forniti alla difesa tutti i documenti in possesso dell'accusa nei tempi stabiliti dalla legge spagnola, né è stato concesso il tempo necessario per lo studio degli stessi: «Il primo giorno del processo, la difesa non aveva ancora avuto accesso al dossier di oltre 3200 pagine della Guardia Civil, ammesso come prova dal Tribunale, né conosceva l'identità dei suoi autori. L'utilizzo di questo dossier da parte dell'accusa può costituire una grave violazione dei diritti di difesa. Il tutto viene aggravato dal fatto che alcuni estratti di detto dossier sono stati pubblicati da un giornale nazionale prima del processo; in questo sembra venir espressa l'opinione della Guardia Civil più che fatti probatori». E come se non bastasse, il processo si è svolto a porte chiuse, negando un dibattimento pubblico.

Nemmeno Aznar è rimasto al di fuori delle critiche. «Il governo spagnolo - come appare nel comunicato degli osservatori - ha opinato pubblicamente e ripetutamente sull'esito finale del processo, esprimendo il desiderio di una rapida conclusione dello stesso con una condanna esemplare. Questo, secondo noi, costituisce una pressione inammissibile sul potere giudiziario».

L'evidente oggettività delle osservazioni toglie importanza al fatto che questi "invitati" fossero, in un principio, parziali. Risulta palese, dunque, come il verdetto espresso sia stato influenzata da numerosi fattori esterni che hanno contribuito in maniera decisiva ad elaborare una sentenza di condanna per Herri Batasuna, la prima vera condanna politica espressa da un'istituzione democratica spagnola per l'indipendentismo basco.