Ingiusto il rinvio del pensionamento

Carlo Cartocci

(dipartimento Scuola del Prc)

Liberazione 4 novembre 1997

L'accordo raggiunto fra governo e sindacati sulle pensioni di anzianità presenta una serie di punti positivi: innanzitutto non viene toccata l'anzianità contributiva, che resta a 35 anni, salta l'ipotesi del "doppio requisito", l'età anagrafica viene elevata gradualmente, partendo da 54 anni nel 1998 per i dipendenti privati e da 53 per i dipendenti pubblici, per arrivare nel 2008 a 57 anni per tutti. Vengono salvaguardati tutti gli operai e i lavoratori "equivalenti" (sulla cui definizione si aprirà un confronto approfondito) e coloro che hanno iniziato a lavorare prima di 18 anni.

Se questi punti sono da condividere è assolutamente incondivisibile la scelta di rinviare di un altro anno il pensionamento dei trentamila insegnanti che, pur avendo i requisiti e pur avendo fatto regolare domanda, vedono ingiustamente ritardato di un altro anno il loro diritto, sia pure con la garanzia chiaramente espressa del mantenimento delle regole previdenziali vigenti al momento della domanda.

Noi consideriamo ingiusta questa decisione per tre motivi, innanzitutto perché non più tardi di un paio di mesi fa il governo aveva emanato un decreto legge, su nostra proposta e con relatori di maggioranza del nostro partito, che riduceva ad un solo anno il blocco dei pensionamenti nella scuola. L'attuale decisione, che contraddice quella legge, è un attacco ai diritti dei docenti ed è una palese disparità di trattamento rispetto agli altri pubblici dipendenti che vedono lo spostamento del pensionamento ridotto a soli tre mesi, dal 1° gennaio al 1° aprile. In secondo luogo perché l’ulteriore blocco del pensionamento nella scuola blocca contemporaneamente ogni turn over, cioè la possibilità di più di 10 mila assunzioni che sarebbero necessarie per compensare l'uscita dei pensionati. Si tratta di un attacco ai diritti sia degli anziani insegnanti, sia dei giovani, si tratta di un segnale di indifferenza verso le schiere dei precari sottoposti da molti anni al trattamento "usa e getta", è un ulteriore segno di poca attenzione alla scuola pubblica, mentre si avanzano sciagurate ipotesi di finanziamento alle scuole private.

La terza ragione per cui siamo contrari a questa parte dell'accordo è la nostra comprensione del senso di frustrazione e di incertezza che circola nella categoria degli insegnanti. Nessuno è più sicuro di nulla, se un governo può rimangiarsi un impegno recentissimo non c'è nessuna garanzia che non lo rifaccia ancora fra un anno: la frustrazione e l'incertezza generano protesta e giusta ribellione.

Per quel che riguarda noi ci impegneremo nella maggioranza a presentare gli emendamenti all'accordo che permettano di cancellare almeno le ingiustizie più palesi. Fra i trentamila bloccati ci sono già ora insegnanti con 35 anni di contributi e 53 di età oppure con 36 anni di contributi e minore età, questi docenti sono già in regola con i nuovi requisiti previsti dall'accordo sindacale e devono poter andare subito in pensione. Cercheremo, per tutti gli altri, di coinvolgere le forze politiche della maggioranza nella ricerca di soluzioni di maggiore equità e di rispetto per gli impegni già presi.

Sindacati scuola

Gli insegnanti, in rivolta, sull'orlo dello sciopero

Liberazione 4 nov. 1997

La scuola è il settore più colpito dalla finanziaria. Questo è il giudizio dei sindacati - scuola, che hanno criticato fortemente le intenzioni di Palazzo Chigi.

Il governo intende proporre, e vorrebbe l'intesa con i sindacati, che l'andata in pensione dei 32.000 insegnanti sia ripartita per metà nel '98 e per metà nel '99.

Ma a Torino i sindacati sono sul piede di guerra. Per ora il malumore si esprime con dichiarazioni e comunicati, ma già si annunciano forme di protesta più consistenti. Riunioni allo scopo di prendere posizione e valutare le forme di mobilitazione sono state convocate per i prossimi giorni da Cgil e Uil. Per il segretario generale della Cgil-scuola, Enrico Panini, questa decisione pone tre ordini di problemi: «intanto - spiega – l’ulteriore intervento di blocco pesa di nuovo sulla scuola. Poi bisogna tener conto degli affidamenti che ognuno degli interessati aveva tratto dalla decisione che il parlamento aveva preso solo alcuni mesi fa. Infine, considerare i 32.000 come se avessero tutti le stesse condizioni porterebbe a veder bloccato fino al '99 personale che ha i requisiti per andare in pensione già da settembre '98 (53 anni e 35 anni di contributi o 36 anni di contributi).

Gli Unicobas della scuola hanno già proclamato, invece, uno sciopero generale della scuola per il 28 novembre e, «se il Governo non cambierà linea», si preparano a bloccare gli scrutini del primo quadrimestre. «L'Italia - affermano in una nota - è diventato un paese in cui non c'è più certezza e legittimità, né rispetto per una categoria che funge ormai da parafulmine e da capro espiatorio per tutto il lavoro dipendente».